X.I- Destino-

Ignara Psyche


*Nobody puts baby in a corner*
Ciao Nuvolette! 
Direi che il titolo di oggi è impegnativo, per usare un eufemismo xD
Destino: un significato che rincorriamo da millenni.
Ho fatto le mie ricerche eh.
Fato: libero arbitrio o volontà soprastante? 
Sorte: modificabile o inevitabile?

E' tutto già scritto oppure siamo noi gli artefici del nostro destino?
Esiste il destino oppure è tutto in una mano di poker?
Esistono le coincidenze? No, non esistono coincidenze.
Sono dell'idea che le cose possono andare in un solo modo, ma lo decidiamo noi.
Siamo il destino in quanto, se fedeli a noi stessi, rifaremmo sempre le stesse scelte, prenderemmo sempre le stesse svolte agli stessi bivi.
Comunque non conta quello che penso io, conta quello che pensano i nostri protagonisti :)
Destino in inglese arcaico si dice doom e sta a significare condanna, sorte.
Non un granché come consolazione, effettivamente.
In greco neanche a parlarne: la filosofia è nata per rispondere a domande come questa.
Logos, vi dice niente? Ordine delle cose.
In matematica esiste un termine che mi piace da morire: Caos deterministico.
Un ossimoro.
Geniale, eh?
Io ci riconosco la vita in queste due parole accostate: caos e ordine.
Ma il caos è ordine se ci pensate bene: è come leggere una frase in una lingua sconosciuta, no?
Non la capiamo, ma capiamo che si tratta di una frase, di una lingua.
Ecco il destino segue regole che non possiamo capire, non riusciamo a dargli un senso a volte, ma vi assicuro che ce l'ha.
Destino, dal latino destino :<fissare, legare, destinare, assegnare>
Tutte cose che sono nelle nostre mani, no?
Il senso che assegniamo a ciò che ci accade, il valore che destiniamo agli oggetti, alle persone, l'obiettivo che fissiamo sulla linea del nostro orizzonte, i ricordi che leghiamo a noi. Perfino il posto che assegniamo al destino nella nostra vita.

Dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali significa che in un sistema caotico a variazioni infinitesime delle corrispondono variazioni significative del comportamento futuro. In altre parole, ogni configurazione di un sistema caotico è arbitrariamente vicina ad un'altra con una traiettoria futura completamente diversa.[wikipedia sul caos deterministico]
Non siamo altro che traiettorie imprevedibili, e questo è certo, no?



<<Mi sento un cretino>>

<<Un cretino che cammina! Sei un cretino, ma sei in piedi!>>
Flavio scoppiò a ridere, Dario allungò un braccio per dargli il pugno.

Mirko si sentiva pesante, affaticato, ma in piedi.

Su un piede, in realtà.

Reimparare a camminare, quello che stava facendo.

Si sentiva un piccolo ometto cicciotto che non sa dosare il peso.

Forse non aveva mai imparato a camminare davvero, riflettendoci.

E' un affare serio, camminare.

Bisogna gestire l'equilibrio, sapere appoggiarsi, sporgersi, lasciarsi andare.

E' davvero possibile imparare tutte queste cose, da neonati?

<<Sei più handicappato di un bambino di due anni>> lo informò Dario, ridacchiando.

Se ne stava in piedi, al suo fianco, a debita distanza.

Gli occhi verdi, grandi, incollati a lui.

Era diventato un vero gigante d'uomo: i capelli rasati erano nascosti da un cappello verde scuro, il maglione gli copriva il collo e i polsi, solo le mani grandi e ampie sbucavano come per placcarlo.

<<E pensa che a due anni si impara senza farsi troppe pare mentali>>
<<Non mi sto facendo pare mentali>>
<<Ti leggo benissimo, stai viaggiando>>
Abbozzò, stringendo le labbra.

Risoluto alzò il mento, guardò prima Dario, poi suo fratello.

<<Va bene allora, andiamo>>
Flavio scoppiò a ridere: era appoggiato allo stipite della porta, vegliava in silenzio i progressi di quello sfigato cronico di suo fratello.

<<Dove vorresti andare? Non ti reggi neanche!>>
<<Ho una laurea in fisica, se ricordi.>> rispose piccato, provò a sbirciare verso l'alto per guardarlo male.

<<Le ali degli aerei seguono la pressione dell'aria, sotto le ali: se ci pensi, aerei, uccelli, eccetera sono in costante caduta. Se si opponessero a questa caduta, effettivamente precipiterebbero, però, con le ali, rimangono in continuo equilibrio sulla pressione generata dall'aria sotto di loro>>

Puntò il piede destro e usandolo come perno si voltò verso la porta della stanza.

Flavio aveva le braccia incrociate su un dolcevita bianco.

Dario teneva le mani sui fianchi.

Riprese fiato e si spostò un ciuffo di capelli dalla fronte con un gesto.

<<Quindi siccome sei laureato in fisica sei un uccello?>>
Lo guardò davvero male.

Flavio scoppiò a ridere e si fece da parte, per permettergli di passare.

Dario era dietro di lui, pronto a soccorrerlo in caso fosse caduto.

Stava per mandarli a quel paese, ma poi ebbe un lampo di ispirazione.

<<Lo sai? Sì, sono un uccello>> rispose guardandolo dritto negli occhi.

ore 9.30 1 nuovo messaggio

Mirko  Che fai oggi?
ore 11.00 2 nuovi messaggi

Mirko Che fai oggi?
Non volevo sembrare inopportuno, scusami, ma la mia giornata si prospetta dolorosa e noiosa.

Se ti va di farmi divertire

ore 11.25 3 nuovi messaggi

Mirko  Che fai oggi?
           - Non volevo sembrare inopportuno, scusami, ma la mia giornata si prospetta dolorosa e noiosa.
-Se ti va di farmi divertire
-oddio scusami! Suonava male ahah si poteva fraintendere, intendevo se ti va di farmi compagnia...

Azzurra aprì la chat mentre compariva l'ultima notifica

Mirko Vabbè insomma, suona male comunque xD


Sorrise.

Mano a mano che leggeva il suo sorriso si allargava, illuminando il suo sguardo.

Era nel bel mezzo dell'aula di geografia, la frangetta a coprirle il viso, il telefono tra le mani.

La spallina dello zaino era appesa alla spalla sinistra, sopra ad una ciocca di capelli scuri.

<<Azzurra?>>

Alzò lo sguardo, Alessia la stava aspettando in fondo all'aula.

Azzurra si avviò, stiracchiandosi nella stanza vuota, sgocciolata di sole.

Le finestre socchiuse e le serrande alzate a metà scaldavano il pavimento in quella giornata quasi primaverile.

Aveva dormito nelle due ore precedenti, si era appisolata tra una commedia di Terenzio e l'altra.

L'argomento per una volta era stato interessante, ma la cantilena del docente era stata soporifera.

<<Dennis mi ha tenuto sveglia tutta la notte a parlare di un ragazzo con cui si sta vedendo>>
spiegò ad Alessia, prendendola sottobraccio.

Giulia era in biblioteca a studiare, aveva rinunciato a seguire le lezioni per lo stesso problema che affliggeva lei, il sonno.

Diceva che in biblioteca era più produttiva.

Quella sera sarebbe tornata a casa, pensò.

Doveva dormire, in solitudine.

<<Come mai sorridi in quel modo? E' l'antropologo?>>
Azzurra trattenne una risatina nervosa.

La sera prima non era andata come si aspettava.

<<No, non è lui>> rispose, distratta.

Ripensò alla sera precedente.

<<Direi che l'esperimento è a un punto morto, non trovi?>> gli aveva suggerito, avviandosi verso la metro.

Non era sicura che avesse preso bene il bidone che aveva appena sganciato.

Leonardo guardò il traffico, le labbra assottigliate.

<<In effetti sembrerebbe.>> aveva convenuto, poi l'aveva guardata.

<<Ma sono un ricercatore, caverò un ragno dal buco, stanne certa>>

<<Cosa?>>

Non aveva capito bene.

Cosa voleva ancora?
La risposta non avrebbe tardato ad arrivare.

<<Voglio aiutarti>>
<<A fare cosa?>>
Si guardò intorno, preoccupata.

Un diciannove tagliava a metà la strada, i motociclisti a bordo di scooteroni grigi attendevano di poter passare, le strisce pedonali come un ponte di corda davanti a lei, appeso ai semafori.

Il cielo era comodo, pacifico e curioso di vedere cosa sarebbe successo fra loro due.

Azzurra prese un sorso dal boccale di birra, si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio con le dita infreddolite.

Leonardo Mirzì addentò un peperone fritto, la metà che teneva ancora in mano divenne la bacchetta con cui orchestrò il discorso.

<<Allora, forza, dimmi com'è andata>>

<<Come è andata cosa?>> sbottò esasperata.

Le sopracciglia scure di lui si incontrarono al centro della fronte.

<<Con il maniaco>> rispose laconico, addentò il resto del fritto.

Azzurra raccolse un po' di humus con una focaccina.

L'aveva portata in un pub a piazza Trilussa.

Nugoli di turisti con le macchinette fotografiche appese al collo se ne stavano, in bermuda, a guardare un cantante che aveva improvvisato un concerto al centro della piazza.

I poliziotti piantonavano quell'angolo di Trastevere a braccia conserte, attenti.

Coppiette e comitive invece fumavano, appollaiate sulle scalinate della fontana.
Leonardo l'aveva portata al calduccio del Sottosopra, esattamente affianco alla scalinata.

Per essere precisi, loro erano Sopra, quella sera.

Il cantante si stava esibendo in una serie di cover dei Red Hot Chili Peppers.

<<Non è male, non trovi?>>
<<Signorinella, allora?>>
Le agitò una patatina fritta sotto al naso, Azzurra spostò l'attenzione dalla piazza a lui.

<<Si può sapere perché ti vuoi impicciare?>>
<<Allora qualcosa è successo eh>> dedusse.

Nei suoi occhi scuri si leggevano curiosità e un pizzichino di invidia.

Voleva capire come mai non lo trovasse interessante.

Non era che non lo trovasse interessante, era solo che non era interessata.

<<Non è successo niente, ma neanche qualcosa>>

<<Be' se non è successo niente è ovvio che non sia successo qualcosa>>
Alzò gli occhi al cielo, Dennis sarebbe svenuto, se ci fosse stato.

<<L'avverbio niente non necessita una negazione, sarebbe come se in inglese dicessi I don't want nothing. E' una doppia negazione, è ridondante. Quindi dovremmo dire <<é successo niente>> che sarebbe la versione moderna del più medievale <<niente è successo>>. Dire che non è successo niente significa che>>
<<Ho capito, ho capito, per l'amor del cielo taci>>

Lo guardò male.

Addentò la foccaccina, mentre Leonardo si tappava le orecchie.

<<Mamma mia come si vede che fai Lettere>>

Era vero, non poteva dargli torto. Ma nonostante ciò non si sentiva una che faceva lettere.

Quel pensiero la assorbì per qualche minuto.

Nel locale si diffondevano le note di The Adventures of rain dance maggie

L'Antropologo Scaramantico stava sorseggiando il suo spritz.

<<Tutto okay?>>
Azzurra gli rivolse un sorriso e lo imitò.

<<Ho bisogno di più informazioni, per la mia ricerca>>
Azzurra sentì la testa girare quando di scatto alzò gli occhi su di lui.

<<Fammi capire, Antropologo, fino a che punto questa della ricerca è una battuta?>>
Il suo sorriso non la tranquillizzò.

Leonardo abbassò i suoi occhi nocciola sul drink, mentre lo mescolava con la cannuccia nera.

I capelli erano spettinati in tutte le direzioni, il cappotto nero slacciato su un dolcevita.

<<Potrebbe diventare uno studio interessante, a dire il vero>>

Continuava a mescolare il drink, evitando di guardarla.

<<Leonardo. Cosa stai cercando di dire? E' sempre per rimorchiarmi o sei serio?>>
La guardò.

<<Scherzarci su mi ha fatto venire voglia di studiare quando, nella vita vera, le persone hanno paura di innamorarsi.>>

<<Non ho paura di innamorarmi>> rispose piccata.

Anzi, forse era la cosa che desiderava nel profondo.
Lo era di sicuro.

Lui inarcò un sopracciglio scuro e sull'altro fece scivolare il resto del discorso.

Cadde sui fritti misti, poi rotolò sul tavolino, davanti al suo bicchiere di birra.

<<Oppure potrei studiare quanto ci mette l'amore a farsi breccia tra le persone.>>
<<Molto divertente, ma non voglio partecipare>>
<<Perchè no?>>
<<Perchè no. Non voglio diventare una sorvegliata speciale stile Grande Fratello>>
<<Dai, su. Sono scaramantico, lo sai. Ti ho incontrato nel mio posto fortunato, proprio mentre ti scervellavi su come e se rispondere ad un ragazzo che ti piace>>
<<Non mi piace>>
Lui le parlò sopra.
<<E' destino, no?>>
Gli applausi del pubblico arrivarono fino al loro tavolo, Azzurra sospirò.

<<Cosa sei, una sorta di Hitch dei poveri?>>
Lo additò, prese la borsa dalla sedia e iniziò a rovistare in cerca del portafoglio.

<<Chi sarebbe Hitch?>>
Lo guardò negli occhi e scosse la testa.
<<Ecco, prima guardalo e poi ne riparliamo.>>
Tirò fuori una banconota e la lasciò sul tavolino.

Se ne era andata così.

Aveva attraversato Ponte Sisto canticchiando le cover con cui quel cantante stava intrattenendo i presenti.

Si perse con lo sguardo su Roma, sospesa sui fili del tram, i raggi del sole e le lunghe figure che gli stormi incidevano nelle nuvole.

Non le piaceva essere presa come un esperimento sociale.

La sua vita era una cosa privata, punto.

Non faceva parte di un campione, e neanche di una categoria sociologica.

Calciò una pigna e pensò a Mirko.

<<E allora chi è?>> le domandò Alessia, facendola tornare coi piedi per terra.

Azzurra si lasciò sfuggire un sorriso, ma solo negli occhi.

<<Ti va di venire con me, oggi pomeriggio?>> le domandò invece.

Le raccontò del Progetto Pirata.

Giulia fece cenno di stare in silenzio.

L'avevano raggiunta nella gipsoteca della facoltà.

Alessia si tappò la bocca e si scusò con le altre persone al loro tavolo, portò gli occhi sugli appunti, sistemandosi gli occhiali sul naso.

Azzurra tirò fuori il cellulare e aprì la chat.

Azzurra Come mai dolorosa?

Si sentì cretina per averlo chiesto, aveva fatto un incidente, ovvio che avesse dolore!

Si apprestò a rimediare.
Azzurra Comunque niente di speciale, mi dispiace xD Penso che andrò al Porto oggi pomeriggio, nel frattempo mi resta solo una lezione con un prof molto particolare, tutto qui:)
La risposta di Mirko arrivò pressocchè all'istante.

Nuovo messaggio da Mirko.

Quando lesse il suo nome sullo schermo sentì qualcosa agitarsi nel petto.

Mirko Oggi è la giornata in cui vado in ospedale a farmi controllare il ginocchio, penso che mi sente perfino il padre eterno ahahhahaha

Mirko Particolare in senso buono o cattivo?
Giulia le rifilò una gomitata nel costato.

Azzurra trattenne un'imprecazione, la guardò torva e si avvicinò al suo orecchio.

<<Si può sapere che diavolo ti prende in questo periodo? Che vuoi?!>>
Giulia neanche la guardò.

<<Devi studiare>> le disse solo.

Ci mise poco a raccogliere le sue cose e ad andarsene.

Sarebbe andata in un'altra aula, alla faccia sua.

Se c'era una cosa che non sopportava era chi sfogava i propri problemi sugli altri.

Svoltò nel corridoio del museo antico come una furia.
Al centro c'era una statua gigante di un qualche dio greco pieno di muscoli ed ego.

Davanti a lui una testa lilla osservava da vicino il capolavoro.

Lo raggiunse.

Indossava una camicia bianca e dei pantaloni viola.

La borsa di pelle appesa ad una spalla.

La riconobbe e si tolse gli occhiali da sole.
<<Ehi tesoro, anche tu qui a rifarti gli occhi?>>
Azzurra scoppiò a ridere.

Soppesò il membro davanti a loro, con professionale giudizio.

<<In effetti è vicino alla perfezione>>
<<Gli antichi le sapevano fare, le cose>> commentò Dennis.

<<Farsi un giro qui è quasi meglio che andare su YouPorn>>

Sentirono ridere, Azzurra si voltò e si accorse di un gruppo di studentesse che pulivano alcune opere da esporre. Avevano il cartellino dell'Alternanza Scuola Lavoro e ridevano sotto ai baffi.

<<Fra quanto inizia la lezione di letteratura greca?>> domandò Den, era ancora indeciso sui suoi sentimenti riguardo quel professore così stravagante.

La sua espressione riportava tale confusione.

<<Fra mezz'ora>>La prese a braccetto e indossò nuovamente gli occhiali da sole.<<Coffee?>>

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