VIII.II -Favilla-

*Nobody puts baby in a corner*
Eccoci di nuovo! E' stata una settimana interminabile, ma (finalmente) sono felice di presentarvi il capitolo 8.2 <3
Favilla: 
s. f. [lat. favilla]. – 1. a. Frammento minutissimo di materia incandescente che si leva dal fuoco, o da un corpo metallico rovente percosso con forza, e si spegne subito. Minuta particella di brace accesa fra la cenere [vocabolario Treccani]
Immaginate che i nostri personaggi siano delle piccole braci quiescenti e che, dal loro incontro, abbiano iniziato a sfregare l'una contro l'altra tanto da far scattare un'innocente e innocua scintilla.
Faranno faville?
P.S. la vignetta di oggi rappresenta la vista dalla camera di Mirko, niente male eh?

Non vedo l'ora di sapere che ne pensate, vi aspetto in fondo!
Ah dimenticavo: mollate le cime ;)
Salpiamo.


Silvia comparve sulla porta della sua camera.

Mirko riaprì gli occhi, si era addormentato.

Stropicciò il viso tra i palmi e la guardò meglio: indossava dei pantaloni lunghi e un maglioncino peloso che perdeva piume bianche in giro, i capelli grigi erano diventati scuri fino alle orecchie.

Era la prima volta che lo veniva a trovare dall'incidente, si erano sentiti al telefono in videochiamata.

<<Ciao>>
<<Ciao>> disse lei, si portò le mani sui fianchi, osservando il misfatto.

Il suo ginocchio era messo piuttosto male, lo guardò anche lui.

<<Cavolo, è proprio brutto>> gli fece notare arricciando il naso.

Mirko si passò l'indice sull'anellino che aveva al naso, abbassò gli occhi.

<<Scusami>> disse sarcastico.

Lei alzò gli occhi al cielo e andò a sedersi vicino a lui.

Da vicino sembrava imbronciata, Mirko si intenerì.

<<Non potevi stare più attento? Che sei partito a fare se diluviava così forte!>>

Era bello vedere che le dispiaceva così tanto, doveva essersi presa uno spavento.

Allungò una mano a sfiorarle la guancia.

<<Dai, fra un po' torno più nuovo di prima>>
Silvia alzò le sopracciglia, le unghie rosicchiate fino alla carne.

<<Per domani?>>

La guardò meglio, poi spostò lo sguardo sul calendario appeso alla parete.

<<Domani? No, non credo proprio>> ridacchiò, a disagio.

Silvia gli diede le spalle, si voltò verso la finestra e sbuffò.

Le toccò una spalla.

<<Che c'è?>>
Non se lo fece chiedere due volte.

<<Che c'è?! Dovevi accompagnarmi a trovare quell'amica, quella che voleva anche offrirmi un lavoro, me lo avevi promesso!>>
Ricordò vagamente di aver accettato quella sua richiesta, mentre lei lo distraeva con arguzia.

<<Non è che l'ho fatto apposta per farti un dispetto>>

Non capiva.

Silvia si scrollò di dosso la sua mano e incrociò le braccia.

<<Ora ci dovrò andare con i mezzi, ci metterò una vita.>>
Si voltò di scatto verso di lui, gli guardò il ginocchio.

<<Proprio non puoi guidare eh? Non devi usare le ginocchia in moto>>
All'improvviso capì.

Rimase in silenzio per un momento lunghissimo: il cielo si agitava in silenzio, proprio come lui, la condensa contro la finestra, la luce gialla della camera, Silvia di schiena contro il suo fianco.

Guardò i suoi capelli con la ricrescita, le spalle esili, le lentiggini sulla schiena, il calendario con la data di quel giorno segnata da un pennarello. Era vuota quella stanza.

Si sentiva solo.

Si sentiva fuori dal suo mondo, come avere un account e non avere la chaive di accesso.

Aveva provato ad entrare, ma la password era stata sempre errata, ora la vita gli chiedeva di reimpostarla.

Non c'era niente nell'aria, nè rabbia, nè amore.

L'unica fonte di calore era quella che dal termosifone si attaccava al vetro della finestra.

Un cuore spento.

<<Silvia>>
Lei si voltò verso di lui: le braccia ancora incrociate, gli occhi chiari assottigliati e le labbra strette.

<<Basta.>>
<<Basta cosa>>
<<Questa cosa, non so neanche cosa sia. Basta io e te, la finisco qui>>

Forse era quella sensazione di asfissiante immobilità che lo aveva fatto sentire con l'acqua alla gola, forse la velocità con cui la sua vita da fine aveva scritto inizio, uno nuovo.

Uno vero.

Silvia scoppiò a ridere, lo guardò divertita e gli fece un buffetto sotto al mento.

<<Hai preso una bella botta in testa, eh>>
Smise di ridere, e i suoi occhi per una volta si mostrarono per quello che erano: duri, aridi.

<<Sei serio.>> intuì.

Si alzò in piedi, per guardarlo dall'alto.

<<C'è un'altra. E' così>>
<<No>> disse lui, ma lei gli parlò sopra, ripetendo sempre la stessa cosa.

<<Non c'è un'altra, e che per te questo sia l'unico motivo per cui fra me e te debba finire significa molto, credimi.>> disse, ma parlò al nulla, lei non ascoltava.

Camminava avanti e indietro, sbandierando alla finestra la sua figura minuta e affusolata.

<<E' una dello stage? O una di quella cosa assurda di tuo fratello>>
<<Silvia, smettila. Se c'è un altro sono io. Io sono diverso, mi stai ascoltando?>>

Alzò la voce e lei dovette guardarlo.

<<Basta>> disse di nuovo, con voce ferma.

La fissò negli occhi fino a che la porta non si chiuse sbattendo dietro di lei.

Guardò il suo ginocchio fasciato, provò a muoverlo e il dolore gli fece chiudere gli occhi e stringere i denti.

Trattenne il fiato fino a quando il dolore non rientrò.

Guardò il soffitto.

<<Grazie>> disse in un sussurro.

Prese il cellulare e scrisse un messaggio a Flavio.

Mirko a Flavio Avevi proprio ragione. L'amore è una cosa che non si riesce a smettere, no che non si riesce a fare
1 nuovo messaggio da Azzurra

Azzurra  Ehi ciao, Flavio mi ha detto dell'incidente, come stai?

Mirko  Ciao! Sono ancora vivo, pare. Stai tranquilla che torno presto, altrimenti mi ammazza Sabrina xD
Azzurra XD hai ragione, comunque mi sembra un po' egocentrica come scusa per non venire a lezione u.u Te lo dico per il futuro
Lesse il messaggio e scoppiò a ridere di cuore, la prima risata che faceva dopo tanto tempo.

Azzurra stava col telefono tra le mani, appoggiata al finestrino dell'atac, appannato per il suo fiato caldo.

La pioggia allagava le strade.

Aspettava la risposta di Mirko, il piede che tamburellava a terra e il sorriso nascosto dalla sciarpa

Mirko xD xD ho esagerato un po' eh
Mirko Posso chiederti di fare una cosa per me?

Piegò la testa da un lato, l'atac inchiodò alla fermata e le porte si spalancarono: uscì sotto la pioggia, alzò gli occhi verso il cielo e allargò le braccia.

Le persone la guardavano dalle macchine in fila, la indicavano e ridevano.

Si sentiva leggera, come quelle gocce di pioggia.

Si riparò sotto la pensilina, per rispondere.

Azzurra Certo, che cosa?



*Nobody puts baby in a corner*
Da 1 a 10 quanto siete contenti?
Io propongo una standing ovation per Mirko
Secondo voi cosa dovrà fare Azzurra?
Siete d'accordo con quello che Mirko ha scritto a Flavio?





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