IX.II -esperire-
*Nobody puts Baby in a corner*
Buongiorno miei prodi! Ecco a voi l'ultima parte del capitolo 9!
Siete pronti? Vi dò un'indicazione: attent* perché vi sembrerà che non stia succedendo niente e invece ho piazzato parecchi snodi in questo capitolo, per questo è tra quelli divisi in due parti ;)
Vi piacciono le ultime due vignette?
Grazie ancora per tutto il supporto che sto ricevendo, non riesco a spiegarvi quello che provo <3
Buona lettura :) Cosa dite? Terra? Ciurma! Sono solo scogli!
esperiménto (ant. speriménto) s. m. [dal lat. experimentum, der. di experiri: v. esperire]. – 1. raro. L'atto, il fatto di esperire, di mettere in opera, di ricorrere a: decidere l'e. delle vie legali. 2. Più com., quanto si fa per provare, conoscere, dimostrare le qualità di una persona o di una cosa: fare e. della fede altrui; dare e. delle proprie capacità; tentare un e., fare una prova (di cosa di cui sia incerto l'esito)[vocabolario treccani]
ex-perior che deriva dal greco antico πειράω= cimentarsi, mettere alla prova qualcuno, studiarsi, sedurre
Ho scelto questo vocabolo proprio perché il verbo greco da cui si forma significa non solo sperimentare, ma anche provarci con qualcuno. Direi che è un riassunto preciso del nostro capitolo xD
Stava per entrare al Porto, quando le squillò il cellulare.
Un numero non salvato in rubrica.
Stava per riagganciare, poi si fermò, sorrise.
<<Pronto?>>
<<Signorina Autocommiserazione, giusto?>>
<<Giusto>> rispose sorridendo al nulla.
Damiano la vide da dentro e si sbracciò per salutarla, Azzurra fece un cenno col capo e si voltò per continuare la conversazione.
<<In questo momento avrei da fare, c'è un motivo per cui mi hai cercato?>>
<<In effetti sì, c'è. Ti voglio vedere. Stasera hai da fare?>>
Ci pensò su, mentre gli scooter attraversavano la strada in uno sciame.
<<Se dicessi di no?>>
<<Se così fosse ti direi di farti trovare pronta alle otto>>
<<Cos'è, un appuntamento?>>
<<No>> rispose lui, spiazzandola.
<<E' un esperimento antropologico>>
<<Ahh, be' ora suona tutto in modo molto diverso.>>
<<Visto? E' quello che dico sempre quando mando il mio pisello in chat>>
Azzurra scoppiò a ridere.
<<E come la prendono?>>
<<Solitamente, cedendo all'istinto dei neuroni specchio, rispondono mandandomi le loro mutandine abbassate>>
<<Be' io allora sarò un vero caso di studio, signor Antropologo Scaramantico>>
<<Ah sì?>>
<<Sì, perché non vedrà le mie mutandine>>
Ci fu una pausa.
<<Spero che questo significhi che non le indosserai>>
Riattaccò senza farla replicare.
Flavio si sedette sul bordo del letto.
<<Allora ciccio, come stai?>>
Mirko si passò le mani fra i capelli.
<<Sono stanco di pisciare in una bottiglietta>>
Gli occhi cerulei del fratello si addolcirono.
<<Dai, da domani ti puoi alzare. Sono andato a prendere le stampelle>>
Giocherellò con un filo invisibile del piumone, mentre Mirko guardava la sera scendere fuori dalla finestra.
<<Come stai? Dentro>> specificò stavolta.
Mirko spostò gli occhi su di lui.
Portò le mani dietro la testa.
Arricciò le labbra.
<<Non vedo l'ora di poter ricominciare. Mi sembra di aver perso un sacco di tempo e stare immobile mi fa venire il panico>>
Flavio annuì.
<<Parli di lei?>>
<<Anche>>
<<L'hai lasciata? Definitivamente?>>
Mirko sostenne lo sguardo.
<<Sì. E così mi sono accorto che non ci ero mai stato davvero.>>
Si sentiva vergine, su tutto. Gli sembrava di essere nuovo, come se si fosse svegliato dopo un sonno troppo lungo. Un po' come biancaneve quando viene baciata dal principe.
Solo che lui era stato quasi baciato dalla morte, e forse una parte di lui era morta davvero.
Non avrebbe più perso tempo, non avrebbe più permesso a nessuno di togliergli i colori, quelli che adesso vedeva dalla sua finestra accendersi.
Non gli erano mai sembrati così intensi.
Forse però tutto aveva un senso, forse aveva conosciuto Silvia per trovare quella cassetta postale.
Sì, perché l'aveva scovata in una di quelle lunghe serate passate ad aspettare che gli permettesse di provare a convincerla, ancora una volta, a stare insieme.
Aveva gettato una cicca, che aveva colpito proprio la cassetta.
L'indomani sarebbe andato a vedere la sua moto.
D'altra parte se non si fosse trovato immobilizzato in quel letto, forse, sarebbe rimasto impantanato nella sua vecchia vita chissà per quanto ancora.
<<Flavio>>
<<Sì?>>
<<Perchè dici sempre che quello che stiamo costruendo è un porto?>>
Flavio abbassò il mento e sorrise.
<<Perché voglio che sia un posto dove chiunque possa trovare riparo. Un posto sicuro dove essere se stessi, non essere soli. Ogni marinaio, anche il più incallito, prima o poi ha bisogno della terraferma>>
Suonò il citofono.
Mirko guardò verso la porta, allarmato.
Si chiese chi potesse essere e, qualunque fosse l'opzione prospettabile, lo straniva.
Non aveva volutamente risposto al gruppo di amici con cui usciva da quando stava con Silvia, e neanche agli insulti con cui lei gli aveva intasato il telefono.
Alternati a indignitose proposte indecenti.
Realizzò che non si era mai sentito al proprio posto, con quelle persone, neanche una volta, eppure prima di allora non gli era mai sembrato così strano.
Ci era sempre stato abituato.
Si chiese come mai ora gli sembrasse tutto così assurdo.
Guardava quei messaggi, di amici che gli promettevano sbronze colossali e di Silvia che gli assicurava che nessuno mai l'avrebbe eguagliata a letto e il solo provare a digitare una risposta lo faceva sentire bloccato, inchiodato al letto, così immobile da non riuscire a respirare.
<<Chi è?>> domandò cercando di controllare il respiro
Flavio si alzò in piedi e gli sorrise, scrollò le spalle.
<<Adesso vediamo>>
<<Non voglio vedere nessuno>>
<<D'accordo, dirò a chiunque abbia deciso di venire a trovarti che non è gradito>>
<<Dico sul serio>>
Flavio si girò verso di lui, all'altezza della porta, si portò una mano al petto
<<Anche io!>> fece uno sbuffo offeso e andò ad aprire.
Guardò fuori dalla finestra, si accese una sigaretta e imprecò quando agitò il piede per l'ansia, senza ricordare di avere un ginocchio distrutto.
<<Porca puttana>>
<<Porca puttana quanto sei messo male!>>
Alzò gli occhi e, sulla soglia della camera, c'era l'ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere.
Flavio gli teneva una mano sulla spalla, un sorriso soddisfatto gli riempì il volto quando Mirko spalancò la bocca.
<<Che diavolo ci fai qui!>>
<<Come che ci faccio qui, mi trasferisco a Roma per lavoro e tu cerchi di morire pur di non ospitarmi?>>
Dario Ligassi, in tutta la sua ingombrante presenza, attraversò la stanza a si chinò ad abbracciarlo.
Mirko ancora stava assorbendo le informazioni.
Il suo compagno di banco del liceo, quando vivevano ancora al nord, era lì davanti a lui?
Sembrava come se qualcosa, la vita, gli avesse teso una mano.
Uno squarcio dal passato, quando tutto andava bene, prima che tutto cambiasse.
Prima che si perdesse.
Guardò prima l'amico, poi il fratello.
<<Aspetta, ti trasferisci qui? Qui, qui? E tu lo sapevi?>>
Non capì cosa fosse quel nodo alla gola, stava sorridendo.
<<Chi è quello?>> domandò Damiano.
Azzurra scese dalla scala, i capelli dietro le orecchie e la matita fra i denti.
<<Non lo so, a dire il vero. E' l'unico che non ho ritratto>>
Si pulì le mani sui jeans e ammirò il risultato del primo abbozzo del protagonista.
Guardò Damiano.
Il ragazzo scosse le treccine rosse e la squadrò, imbronciato.
<<No, dico quello lì>>
Azzurra si voltò, all'ingresso c'era Leonardo, strofinava i palmi l'uno contro l'altro, una nuvoletta bianca gli uscì dalla bocca.
La vide.
<<Pronta?>>
Annuì, poi guardò Damiano e gli posò una mano sulla spalla.
<<Ci vediamo domani, okay?>>
Annuì, ma si vedeva che era depresso.
Uscì dal Porto mentre abbottonava il cappotto, Leonardo le offrì il braccio.
Era avvolto in una sciarpa color crema, gli occhi scuri puntati su di lei.
<<Mettiamo in chiaro una cosa, Antropologo.>>
<<Ai fini dell'esperimento?>>
<<Proprio così>>
Le sorrise e sollevò le spalle.
<<Benissimo, ti ascolto>>
<<Innanzitutto, portami in un posto caldo. Secondo, ma molto più importante, tu non mi piaci, Leonardo. Non ci sarà mai nulla fra noi>>
Si fermò a guardarlo negli occhi, affinché capisse davvero.
Era divertente, sì, ma non c'era assolutamente niente che le facesse pensare a lui in quel senso.
Lui aprì la bocca per rispondere, poi afflosciò le spalle e i suoi occhi si fecero seri.
Era solo Leonardo, ora.
<<Chiaro.>>
Gli sorrise, grata.
<<Allora, dove vuoi andare?>>
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