III-scaramanzie-

*Nobody put baby in a corner*
Mesdames et messieurs ecco a voi il terzo capitolo della prima parte!
Chi sarà il protagonista della vignetta, stavolta?
Quanti di voi hanno azzeccato la settimana scorsa? Lo avevate riconosciuto Dennis?
Prendo questo angolino per fare la scrittrice carina e coccolosa e avvertirvi che stavolta è stato difficile creare una vignetta senza spoiler, per questo c'è una sorpresa in fondo al capitolo;)
Mi sono resa conto che vi avrebbe rovinato la lettura, ma non potevo non mettervelo.
E' una cosa nuova per me, mi ci sono impegnata molto per farlo il più carino possibile, fatemi sapere se vi piace l'idea e continuerò!

Grazie per aver letto fino a qui, siete fantastici! E tanto di cappello se continuerete! Siete degli intrepidi :9
Non vi trattengo oltre, ecco il terzo capitolo, tutto per voi <3


Si lasciò cadere sul prato, fuori dalla facoltà di Lettere e Filosofia.

Dennis e Giulia erano ancora in biblioteca, immersi in qualche tomo.

Ravviò i capelli con la mano, si guardò intorno e tirò fuori il cellulare dal giacchetto.

Posizionò lo zaino dietro la schiena, mentre con una mano andava ad aprire la chat, per l'ennesima volta

Aveva registrato il numero, quella mattina e ora campeggiava in alto il nome  Mirko Progetto Pirata

Non aveva fatto altro che pensarci, quella mattina a lezione.

Cosa poteva rispondere?

Doveva rispondere?
Quando comparve la scritta in piccolo online, chiuse la chat e posò il telefono sull'erba di scatto.

Oh cavolo.

Tirò fuori un manuale a caso dallo zaino e finse di leggere, per qualche minuto.

Senza dimostrare troppa enfasi, raccolse il cellulare dal prato e sbloccò lo schermo.

Nessuna notifica.

Si impettì.

Bene, per fortuna. Aveva capito che non doveva provarci con lei, meglio così.

Fissò il suo nome in cima alla chat e dopo qualche istante lo cancellò dalla rubrica.

<<Scusami>>
Azzurra alzò gli occhi di scatto, allarmata.

Per un attimo aveva creduto che fosse proprio lui.

Un ragazzo moro, dai capelli corvini e gli occhi scuri si stava avvicinando a lei con un plico di fogli sotto un braccio.

<<Scusami, devi toglierti>>
<<Perché?>>
<<E' il mio posto. Sei seduta al mio posto>>
Si guardò intorno

<<Guarda quanto posto c'è>>
Scosse la testa, le sfilò lo zaino da dietro le spalle, invadendo il suo spazio vitale, poi le fece un sorriso di cortesia e la invitò a togliersi di mezzo.

<<Sembravi piuttosto presa dalla tua autocommiserazione, puoi farlo anche un po' più in là>>

Incrociò le braccia, si guardò intorno per capire quanto fosse evidente quello che le aveva appena detto.

Come aveva fatto a capire che stava pensando alla sua misera e noiosa esistenza?
Tanto noiosa da esaltarsi per un messaggio di uno sconosciuto, possibilmente psicopatico?
<<Non si interrompe una donna che si autocommisera>>
Il tipo afflosciò le spalle, si accucciò sulle ginocchia per arrivare a fissarla negli occhi.

<<Senti. Ho un esame importante proprio fra dieci minuti. Ho bisogno di sedermi qui. Sono scaramantico. L'ultima volta che l'ho fatto è andata bene>>
Sembrava davvero molto serio.

Abbassò lo sguardo, almeno poteva aiutare qualcuno.

<<Facciamo così, tu ti sposti qui vicino a me e io ti aiuto, ok?>>
Lo guardò stranita

<<Cosa ti fa pensare che abbia bisogno di aiuto?>>
Con un gesto del braccio le mostrò il titolo del plico: < Antropologia>

Azzurra alzò le mani e si fece più a sinistra.

<<Allora>> esordì lo sconosciuto, poggiò i gomiti alle ginocchia e le sorrise

<<Che problema ti affligge? Chi è che non ti scrive?>>
Decise di non chiedergli come avesse fatto a capirlo.

Fu lei ad afflosciarsi su se stessa, guardò davanti a sé

<<Un ragazzo. Non ci siamo mai parlati, in realtà, ma questa notte mi ha videochiamato su whatsapp. Poi mi ha scritto scusami>>
L'antropologo scaramantico annuiva, atteggiando le labbra in un becco.

<<Ti piace, giusto?>>
Azzurra scosse la testa.

<<Non ho idea di chi sia!? No che non mi piace.>>
Il movimento delle sue sopracciglia la innervosì, ma cosa voleva da lei?
Gli aveva anche lasciato il posto.

<<Allora cosa ti turba? Se non ti piace, non rispondere>>
Si prese un attimo per capire se stava tentando la psicologia inversa, poi rispose.

<<Non so come devo comportarmi. Non voglio essere cafona, ma potrebbe essere uno psicopatico che si guarda le mie foto alle due di notte>>
<<Sembra che la cosa ti lusinghi, ammettilo>>
Alzò gli occhi al cielo e l'antropologo scaramantico scoppiò a ridere.

<<Va bene, va bene, mi faccio gli affari miei>>
Continuò a ridere fra sé, scuotendo la testa.

Azzurra recuperò il telefono

1 notifica

Cercò di contenere la sorpresa, per non tradirsi davanti a quel tipo.

+3459821752 << Stavo salvando i numeri del gruppo ieri, e per sbaglio ti ho chiamato :)>>

+3459821752 << Ti sei spaventata eh xD>>

Sorrise fra sé, ma si ricordò subito di tornare seria.

L'antropologo scaramantico si alzò in piedi, lo ignorò.

<<Grazie di avermi ridato il posto, Signorina Autocommiserazione>>

Alzò gli occhi su di lui per fargli una boccaccia.

<<In bocca al lupo per l'esame, antropologo scaramantico.>>
Lui rise, scoppiò a ridere e tirò la testa indietro.

<<Ti dico solo una cosa, e me ne vado: potrebbe effettivamente essere un maniaco, ma se non rispondi non lo saprai mai, giusto? E se gli rispondi invece, cosa potrebbe succedere di terribile e irrimediabile?>>

Azzurra aprì la bocca per replicare, ma rimase appesa. Lui le schiacciò l'occhiolino e si avviò verso la facoltà di corsa.

***

L'ingresso stavolta era vuoto, un cartello indicava il pavimento bagnato.

Azzurra si guardò intorno e, camminando lungo il muro, raggiunse il retro.

La stanza in cui aveva preso il caffè l'ultima volta che era stata lì era pieno di voci e movimento.

<<Buonasera>> esordì, si affacciò all'interno.

Flavio stava tenendo banco: il dolcevita bordeaux si abbinava ai suoi occhi cerulei, teneva le braccia sollevate e in una delle mani stringeva una tazzina di caffè.

Appena la vide abbassò le braccia e sorrise.

<<Azzurra! Che piacere!>>
Le persone che erano con lui erano il figlio di Renato, Damiano, e una donna dal sorriso morbido.

Si presentò come Ilaria.

Azzurra si sfilò il cappotto e lo appese dove erano sistemati gli altri, Damiano la salutò con un gesto delle dita, le sorrise.

<<Eravamo giusto in procinto di cominciare>>
<<Resti con noi?>>

<<Tra poco verrà Mirko a sostituirmi, devo assistere ad un'ecografia>>

Damiano comparve al suo fianco, sorrideva.

Sorrideva troppo.

<<Ti spiego le novità, d'accordo?>>
Azzurra si voltò verso lo stanzino, Flavio stava indossando il giaccone a vento, cercò di lanciargli una richiesta di aiuto, ma non la colse.

Ilaria stava sistemando i giornali sul pavimento.

Non assomigliava a Renato, eccezion fatta per gli occhi piccoli e verdi .

Per il resto era pieno di capelli rossicci, il volto morbido e le gambe smisurate in confronto al resto.

<<Flavio ha pensato di coprire quella parete con un murales, io ho un sacco di idee ma non so disegnare>>
Parlava velocemente, le parole si inseguivano precipitose, come bestie che si aggrappavano una alla coda dell'altra per passarsi sopra.

<<Frena, frena. Quale parete?>>
Damiano la afferrò per un gomito e la portò nella stanza in cui aveva conosciuto Renato, indicò la parete lunga, bianca e vergine.

<<Quella parete>>

<<Ma...>>

Era gigantesca.
Flavio posò loro una mano sulla spalla.

<<Allora, ragazzi, avete già delle idee?>>
Damiano iniziò ad elencare le sue con entusiasmo, le mani si muovevano come quelle di un direttore d'orchestra.

Azzurra piegò la testa da un lato, mentre la fantasia si sgranchiva il collo: immaginò volti, colori, curve e pennellate, i suoi occhi erano pieni di luci e ombre.

<<E tu, Azzurra?>>
Flavio la stava studiando.

Lei si riscosse, sorrise e alzò le spalle.

<<Io saprei disegnare, ma>> la interruppe, le cinse le spalle con un braccio e le mostrò la parete bianca.

<<Fantastico! E' davvero, davvero fantastico! Questa è tutta tua>>
Damiano si fece fra loro

<<Le do una mano volentieri>>
Flavio parve soddisfatto.

<<Stupendo>>

<<Ci mettiamo subito all'opera?>> Damiano si arrotolò le maniche del maglione, Flavio si passò le dita sul mento e guardò Azzurra.

<<Scusaci un momento, dovevamo già parlare di una cosa>>

Con la gentilezza più insospettabile lo lasciò lì, trascinandola fuori.

Si allacciò il giaccone grigio e tirò il cappuccio sulla testa.

I suoi occhi cerulei lanciarono uno sguardo al cielo gemello, poi si posarono su di lei.

<<Allora>> si interruppe e corrugò la fronte

<<Non c'è un soprannome, per te? Un diminutivo?>>
Azzurra ci pensò, ma dovette scusarsi.

Flavio cancellò l'aria con un gesto della mano

<<Non scusarti, era per sapere se potevo chiamarti diversamente. Ad ogni modo, vorrei che facessi una cosa per me>>

Le persone passavano davanti a loro con le mani ficcate nelle tasche e i menti affondati nelle sciarpe, il vento freddo aveva allontanato tutte le nuvole, pettinando i raggi di sole sulle sponde del Tevere, ma gelava le ossa.

<<Del tipo?>>
Guardò rapidamente dentro e poi abbassò la voce.

<<Dovresti evitare che Damiano esageri>>
Fece una pausa e riprese.

<<E' molto entusiasta, e questo mi piace, ma ha idee un po' bruttine, se potessi controllare che non riempia la parete di nero o di segni satanici sarebbe il massimo>>
Stavolta fu lei a guardare dentro: i suoi capelli rossi erano una macchia di colore sulla parete nuda, stava illustrando a Ilaria qualche idea con gesti ampi. Lei annuiva lentamente, in un secondo lanciò un'occhiata verso Azzurra e sgranò gli occhi scuri.

<<Certo, non c'è problema>>
Flavio tirò indietro la testa e andò a stringerle le mani nelle proprie.

Si abbassò all'altezza dei suoi occhi e le sorrise.

<<Grazie. Grande Azzurra>>
Senza casco, con un giaccone simile a quello indossato da Flavio, Mirko si fermò davanti a loro.

Sfilò il cappello e i capelli si caricarono di energia elettrostatica.

Con un guanto a mezze dita portò una sigaretta alle labbra, facendo un tiro.

<<Eccoti!>> Flavio le lasciò andare le mani, controllò l'ora.

Mirko le lanciò un'occhiata di sottecchi.

<<Io vado, grazie per oggi. Ah! Pensa che Azzurra sa disegnare! Ci penserà lei alla parete>>
Stavolta si guardarono negli occhi.

Azzurra accennò un sorriso di circostanza, lui salutò il fratello e spense la cicca sotto la scarpa.

Portò entrambe le mani alla testa e, sfilando un elastico dal polso, si legò i capelli scuri.

Azzurra si disse di smetterla di fissarlo e tornò dentro.

***

Damiano le sorrise, di nuovo.

<<Che ne dici?>>
Azzurra, seduta sui giornali a gambe incrociate, si grattò il collo con una matita.

<<Forse un po' eccessivo>>

<<Ma deve essere d'impatto!>>
<<Magari senza traumatizzare nessuno>> rispose muovendo la matita sul foglio.

Si era sistemata lì per pensare a cosa mettere su quella parete bianca.

Ilaria stava scartavetrando le mura dell'altra stanza, assieme a Mirko.

Damiano alzò gli occhi, oltre lei, e alzò la voce.

<<Mirko! Senti che idea ho avuto>>

Azzurra finì di accennare una forma armonica, poi, quando sentì dei passi alle sue spalle, si voltò verso Mirko.

Lui le lanciò un'occhiata, poi guardò Damiano con una sigaretta spenta fra le labbra.

<<Pensavo di fare questa parte come un enorme buco nero, tutto scuro, e da quest'altra parte invece delle luci verdi techno che non si capisce se siano di una discoteca o di un'astronave.>>
<<Mh>>
<<Capisci?! Rappresenta l'alienazione dell'adolescenza, che ci risucchia e chi ne esce può dirsi sopravvissuto>>
Azzurra non riuscì a trattenere una smorfia raccapricciante, che Mirko colse.

Studiò la parete vuota, immaginando il risultato.

Damiano stava sospeso come uno scolaretto prima di ricevere il voto dalla maestra.

Azzurra incrociò le dita, mentre Mirko prolungava il silenzio.

<<Forse un po' troppo>> disse infine, si accese la sigaretta e andò fuori.

Azzurra sospirò di sollievo, poi si accorse dello sguardo triste di Damiano.

Si tirò in piedi.

<<Non demordere, eh? Magari il tema lo prendiamo in considerazione, ok?>>
Annuì, recuperando l'allegria quando si accorse che gli stava rivolgendo un sorriso.

***

Guardò il telefono, Damiano cercava di sbirciare.

<<Devi andare?>>
Azzurra alzò gli occhi su di lui, fingendosi dispiaciuta.

<<Credo di sì, qui non prende, vado fuori a fare una chiamata>>

Fuori c'era Mirko.

All'inizio fece finta di niente, aprì il telefono e controllò se ci fossero messaggi da Dennis.

Lui continuava a fumare, il rumore del fiato che scaldava l'aria attirava la sua attenzione.

Lo guardò.

<<Grazie, per prima>> disse con un sorriso buffo

<<Non l'avrei mai dissuaso da sola>>

Lui accennò una risatina e abbassò gli occhi.

La guardò di nuovo e gettò la sigaretta

<<Di niente>>
Si sorrisero, poi lui rientrò.

Il telefono le vibrò tra le dita.

Dennis  Tesoro stasera ho bisogno di stare solo, ho un incontro interessante, se capisci che intendo
Fece una smorfia.

Azzurra Ti prego poi disinfetta tutto, io ci dormo su quel divano

Dennis  Spera che regga, il tuo divano

Controllò l'orario e i treni in arrivo attraverso l'applicazione.

Doveva andare se voleva arrivare a casa in tempo per cena.

Rientrò e a passo svelto raggiunse lo stanzino, raccolse il cappotto e indossandolo salutò Ilaria e Damiano.

Mirko ricambiò con un cenno, chissà cosa stava pensando.

Non gli aveva risposto ai messaggi, ancora.

Lui sembrava freddo, ma era simpatico nei messaggi. Lei l'opposto.

***

In metro si abbandonò su un seggiolino e cercò di trovare una fantasia per il murales.

Doveva trovarla prima della prossima idea di Damiano.

<<Pronto? Papà?>>
<<Piccola di casa, che dici al tuo vecchio?>>
<<Veramente volevo sapere se posso venire a cena, stasera>>
<<Certo! Ti devo venire a prendere?>>
Si guardò intorno, la luce giallognola di un lampione bucava il buio, il vento le sferzava il cappotto alla fermata dell'autobus deserta.

<<Magari>>

Si ritrovò a pensare alle parole dell'antropologo scaramantico.

Prese il cellulare dalla tasca, aprì la chat

Mirko Progetto Pirata Ti sei spaventata eh xD

Azzurra  Per un attimo ho pensato che fossi uno di quei maniaci che chiamano alle due di notte xD
Inviato.

Si chiese cosa avrebbe risposto, ma i fari del furgone di suo padre comparvero in cima alla strada.

***

Entrarono in casa con il fiato corto.

Azzurra rimase addossata allo stipite, mentre suo padre la superava e avvertiva Sara che erano a casa.

<<Un ascensore no, eh>>

Lui si girò senza fermarsi e le sorrise sghembo.

Era un bell'uomo, Giulio.

I capelli erano scuri come quelli di Azzurra, sbiadivano sulle tempie, me quelle onde grigie si intonavano perfettamente con il suo stile scompigliato: gli occhi caldi erano sempre sorridenti.

Sara non aveva potuto che innamorarsi di lui, aveva perso la testa per lui, al punto da innamorarsi anche di lei, che all'epoca non era che una bimbetta di cinque anni con i capelli a caschetto e il ciuffetto sulla fronte.

Comparve all'ingresso con una tuta coordinata e i capelli raccolti con un mollettone, allargò le braccia e andò ad abbracciarla: profumava di arrosto e camino.

Le tolse il giaccone e le depositò un bacio sulla fronte, iniziò a farle domande sull'università mentre lei riprendeva fiato.

<<Allora? Com'è l'università?>>
Erano a tavola, l'arrosto davanti a lei e il rumore delle posate contro i bicchieri.

Suo padre le sorrise e la invitò a rispondere con un cenno.

Azzurra si guardò intorno, non era una domanda così semplice.

<<Stimolante>>
Sara fece una smorfia e tappò le orecchie a Giulio con entrambe le mani.

<<Intendo in quel senso>> ammiccò.

Sentì di arrossire.

Sara si agitò sulla sedia.

<<Ci ho preso! Lui chi è?>>

Esitò, raccolse un paio di patate con il rosmarino con la forchetta e poi alzò gli occhi su di loro.

<<Nessuno>>
In fin dei conti era la verità.

***

Toc toc

Azzurra si girò, suo padre aprì la porta di uno spicchio e si affacciò.

Lei se ne stava con le gambe raccolte sotto di sè, sul letto, il portatile di fronte a lei.

Mise il film in pausa e gli sorrise.

<<Salve>>
<<Salve signorina, posso unirmi a lei?>>
<<E' una commedia romantica>>
Giulio aprì la porta ed entrò.

<<Sopravviverò>>

Suo padre parlò mentre il film volgeva al termine.

<<Ehi>>
Azzurra sollevò la testa dalla sua spalla e lo sbirciò.

<<Mh?>>
Giulio si grattò il naso e infine si girò verso di lei.
La parete bianca era tempestata di polaroid, la luce soffusa dei faretti ammorbidiva le ombre sotto gli occhi del padre.

<<Allora>> si schiarì la voce <<questo tipo, che ti piace, è apposto?>>
Azzurra scoppiò a ridere.

<<Papà, non c'è nessuno>>

La soppesò, scettico.

<<Se c'è una cosa di cui mi fido, è l'istinto di mia moglie.>>
La fissò ancora e infine Azzurra alzò gli occhi al cielo.

La tastiera del portatile non era mai stata così interessante.

<<Non c'è nessuno pa', davvero.>>
<<Nessuno si comporta bene con te?>>
Si girò verso di lui, mettendo da parte l'imbarazzo.

<<C'è un ragazzo.>> ammise << ma non mi piace e io non piaccio a lui.>>
Stavolta fu lui a scoppiare a ridere.

Tirò indietro la testa e illuminò la stanza della sua risata.

<<E questo che non ti piace, perché non ti piace?>>
<<Perché non lo conosco nemmeno, non so nemmeno perché ne stiamo parlando. Ci siamo scambiati due messaggi, due>>
Sottolineò il concetto con le dita.

Giulio spostò il computer per allungare le gambe.

Fissò la finestra chiusa, in silenzio.

<<Ma tu senti qualcosa>>
Azzurra scosse la testa.

Giulio piegò la testa da un lato, eloquente.
Azzurra ci pensò su.

Pensò ai suoi occhi, alle volte in cui si erano visti, a come le aveva sorriso quando avevano parlato e al messaggio che gli era arrivato quella notte.

Era l'inizio di qualcosa? Funzionava così, all'improvviso?

Forse no, non era niente.

Come poteva essere qualcosa?

<<No, papà. Stai tranquillo>>
Rimasero in silenzio per un po', poi ripresero a guardare il film.

Un po' quello che era successo tra lei e Mirko: si erano guardati per una frazione di secondo, prima di tornare ognuno per la sua via.

Le venne un'idea.

***

Mirko addentò la pizza calda.

Le luci delle auto sfrecciavano sulla strada.

Camminava sulla tuscolana con la pizza fra le mani, teneva la testa incassata fra le spalle per il freddo.

Aveva appuntamento con Silvia, ma era in ritardo.

Dopo una telefonata con sua madre di tre quarti d'ora si era infilato in una pizzeria all'angolo, aveva comprato la pizza che era appena uscita dal forno per sé e per lei e ora si stava dirigendo all'appuntamento.

Il cielo di Roma era freddo, pungente e un po' snervato.

Le nuvole si muovevano scoordinate e aumentavano il suo malumore.

Si prese un secondo per godersi la cena, prese un respiro che gli ghiacciò il naso e si disse che sarebbe stata una bella serata.

Avrebbe passato un po' di tempo con lei, finalmente.

Le nuvole quella sera sembravano uno strappo cruento, un petto lacerato.

Sarebbe stato bello su quella parete bianca.

Si sedette sulla solita panchina e tirò fuori il telefono dalla tasca del giacchetto: era in ritardo, come al solito.

Si alzò in piedi quando vide una ragazza avvicinarsi, ma si accorse in tempo che non era lei, finse di sgranchirsi le gambe e si risiedette.

La nuvoletta di fumo che gli uscì dalle labbra gli coprì la visuale, faceva sempre più freddo e tutto quello che avrebbe voluto era starsene sul divano a guardare la tv.

O magari fare l'amore, sì.

Portò la sigaretta di nuovo alle labbra e, quando squillò, si precipitò a recuperare il cellulare.

Silvia  Mi hanno allungato il turno, non faccio in tempo.

Mirko  Che palle che sei, fai tutte le volte così, si può sapere che cosa stiamo facendo?

Silvia  Io lavoro, tu niente, suppongo. Non prendertela con me se non concludi mai nulla
Mirko  Vaffanculo
Silvia  Dai su, ci vediamo domani
Sì, come no pensò.

Lanciò la sigaretta per terra e strinse un pugno fino a graffiarsi il palmo.

Si era preso un malanno per niente.

Che stronza, invece di dirle che le dispiaceva almeno, aveva parole solo per sminuirlo.

Doveva parlarci.

Il telefono vibrò di nuovo, stringendo i denti aprì la chat per vedere se almeno avesse aggiunto qualcosa di vagamente romantico.

Azzurra Per un attimo ho pensato che fossi uno di quei maniaci che chiamano alle due di notte xD

All'improvviso non sentì più freddo, e sorrise.

Mirko Poi hai scoperto che sono uno di quelli che chiamano anche alle dieci di mattina XD

*Nobody put baby in a corner*

Alloooooora? Sensazioni a caldo?
Ci vediamo nei commenti ;)

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