La biblioteca sotterranea

5

Miranel sembrava essere sempre in festa, le strade candide erano decorate da striscioni colorati e coriandoli, la gente danzava nelle piazze accompagnate da orchestre improvvisate, i bambini correvano felici e giocavano con bastoni di legno e simpatici mantelli colorati.

La Ragazza-Senza-Nome passava tra tutto quel gioioso trambusto come un'ombra scura, gli occhi bassi e i pugni stretti nel tentativo di trattenere il suo potere, ma ugualmente ogni cittadino si voltava a guardarla, turbato, per poi tornare alle proprie faccende, dimenticandosene subito dopo.
La ragazza si stava dirigendo a passo spedito verso la biblioteca. Aveva tutta l'intenzione di scovare una volta per tutte il passaggio per i piani inferiori, dove sicuramente erano celati segreti e libri importanti, libri che avrebbero potuto aiutarla.

Come al solito la biblioteca la lasciò senza fiato per qualche secondo, ogni suo muscolo si rilassò e il buon profumo dei libri le svuotò la mente. Durò poco. In un battito di ciglia, la ragazza si era trasformata in un segugio. Iniziò a scivolare tra gli scaffali, tastare muri e quadri, smuovere libri, cercare scomparti nascosti o passaggi segreti. Tutto questo senza che gli attenti e scrupolosi bibliotecari se ne accorgessero.

Passarono due ore.
Alla fine si sedette a un tavolo, la testa tra le mani e un libro aperto davanti agli occhi che in realtà, non leggevano affatto. Si era fermata per riflettere e riposare; la testa le scoppiava e se non avesse avuto un momento di pausa, i suoi occhi avrebbero iniziato a vedere doppio. Quella porta sembrava non esistere.

"Quindi è qui che ti rifugi tutto il pomeriggio, eh?"
Non aveva dubbi su chi fosse. Come avrebbe potuto non riconoscere la voce che l'aveva salvata durante quelle prime turbolenti notti in Accademia?
Tristan era infatti dietro di lei, un sorriso a illuminare gli occhi stanchi.
"Sono capitato qui per caso e–"
"Ho visto che hai iniziato a seguirmi dalla taverna lungo il fiume." tagliò corto lei.

Le orecchie a punta del ragazzo si fecero bordeaux, e lui si mise a tossicchiare, in imbarazzo.
"Vero." ammise poi. "Volevo ringraziarti per quello che hai fatto con Silas questa mattina lui... ha un passato... ecco non gli piacciono le fruste." dicendolo si sedette accanto a lei, curioso di sapere cosa leggesse, cosa le interessasse, perché sembrasse tanto turbata.
"Non ho fatto niente" borbottò la ragazza senza nome, tornando al suo libro. Per qualche momento Tristan non trovò parole da dire e rimase lì come un'idiota a guardarla con la bocca aperta, come se qualcosa di sensato potesse improvvisamente uscire e sistemare la situazione, ma poi fu lei a voltarsi verso di lui. Sembrava scocciata, si mordeva l'interno della guancia, le labbra contorte e gli occhi ametista che lo osservavano, come se fosse indecisa sul da farsi. "Sto cercando i piani sotterranei della biblioteca" disse improvvisamente. Chiuse con un tonfo il libro che aveva finto di leggere per tutto quel tempo e si voltò completamente verso il ragazzo. "Puoi darmi una mano?"

Tristan non credette alle sue orecchie, ma dovette subito riprendersi perché alla sua espressione sorpresa, la ragazza sembrava essersi scocciata ancora di più. "Certo, posso–anzi, so dov'è" disse sicuro. Gli occhi della ragazza-senza-nome si illuminarono. "Vieni."

Il ragazzo la condusse in fondo alla grande sala del primo piano, verso una delle tante entrate alle scale di quel posto, scale che però portavano solo in alto, ma lei non osò dire nulla. Stava già preparandosi a una disdetta. Aveva già controllato le scale, controllato che non ci fosse la magia a nascondere un passaggio segreto, ci era stata ore: nulla. Tutta la sua speranza era riposta in quel ragazzo dai begli occhi verdi e il profumo di muschio e tempesta.

"Io e Turien abbiamo sentito parlare dei bibiliotecari qualche anno fa che parlavano di quest'entrata per i piani inferiori. Serve un incantesimo di apertura in lingua antica... dovrei ricordarlo, l'ho sentito molte volte." mormorò Tristan mentre chiudevano la porta dietro di loro. Erano sulle scale a chiocciola che collegavano i vari piani ma non c'era traccia di segni nella scrittura antica che indicasse un passaggio segreto. La ragazza iniziò a pensare che fosse stata una brutta idea coinvolgere il suo compagno di corso. Ma sbagliò a ripporre così poca fiducia, perché subito dopo un vento frizzante le scompigliò i capelli e non appena Tristan pronunciò certe parole nella lingua antica, le scale iniziarono a tremare e un nuovo cunicolo si creò ai loro piedi, dritto verso i piani inferiori. Aria stantia e umidità fece venire i brividi a entrambi che rimasero per un attimo immobili a fissare l'oscurità che si trovava ai loro piedi.

"Cosa stai cercando, esattamente?" chiese in un sussurro Tristan.
"Qualsiasi cosa possa esserci riguardo maledizioni" rispose lei, dicendosi che, dopotutto, qualche informazione gli era dovuta. Ma non gli lasciò chiedere altro che, fatta nascere una fiammella blu scoppiettante sul suo palmo, iniziò a scendere, certa che lui non l'avrebbe seguita. Si sbagliò un'altra volta. Il ragazzo si affrettò dietro di lei.

"A chi vorresti lanciare una maledizione?" chiese.
"Non devo lanciare nessuna maledizione, devo spezzarla." un'altra informazione, un altro premio per il coraggio del suo compagno, che rimase in silenzio per un po', guardandosi attorno.

Quelle scale non finivano più. Sembrava che stessero per raggiungere il centro della terra, iniziò persino a fare caldo.
Poi finalmente, dopo interminabili minuti di silenzio interrotto solo dal leggero suono dei loro passi, le scale finirono e la ragazza-senza-nome e Tristan si trovarono nella seconda biblioteca, o meglio la prima, antica quanto le mura di Miranel.
Era avvolta nell'oscurità, la ragazza senza nome non riusciva a vedere molto, perciò espanse il suo fuoco e lo lasciò fluttuare e salire, salire, salire. Sembrava quasi il Nido dei Draghi se non per il fatto che era pieno di scaffali alti venti o trenta metri e scale aggrapate ad essi.

"Wow" il sussurro di Tristan echeggiò per tutta la biblioteca. Solo a quel punto, la ragazza si ricordò che ci fosse anche lui.
"Resta alla porta, non vorrei che–" Troppo tardi. La porta si chiuse dietro di loro con un tonfo e quando provarono ad aprirla non si mosse di un pollice. "Perfetto" ringhiò la ragazza. Tristan per un attimo ebbe paura, soprattutto perché il potere della sua compagna si era liberato e sembrava intenzionato ad avvolgerlo e risucchiarlo.
"Troveremo un modo per uscire" tentò di rassicurarla.

Lei rimase in silenzio e iniziò a guardarsi intorno e camminare tra quegli antichi rotoli di pergamena. Tristan la seguì come un'ombra, segnandosi nella mente ogni suo passo, ogni suo movimento ripetuto, cercando di capire come funzionasse quella meravigliosa e imperscrutabile fae.

"Non potremmo... parlare?"
Silenzio.
"Senti, siamo bloccati insieme qui, perciò magari potremmo trarne il meglio, conoscerci, no?"
Silenzio.
"O potresti semplicemente non parlarmi... funzionerà lo stesso."

La ragazza senza nome alzò gli occhi al cielo e continuò a camminare tra gli scaffali, controllando le varie sezioni. Si fermò qualche volta per leggere qualche riga di pergamena che sembrava poterle essere utile, ma poi la rimetteva a posto con uno sbuffo e uno starnuto per la polvere che si era alzata. Ci sarebbero voluti giorni per controllare ogni scaffale.

"Senti... è da un po' che volevo parlarti di quelle notti–sì, beh, perché lo so che mi hai riconosciuto e non ne abbiamo mai parlato perciò–"
Ma improvvisamente Tristan si ritrovò spiaccicato a uno scaffale, la bocca sigillata dalla ragazza, i loro corpi che aderivano alla perfezione.
Il ragazzo ebbe un attimo di confusione, finché anche lui non sentì un ticchettio, lento e scandito come di una campana arrugginita. Si avvicinava, e sapeva di morte.

N. A. Ragazzi scusate se avete trovato errori di qualsiasi genere ma non sto avendo il tempo di revisionare, lo farò al più presto. Intanto spero che il capitolo vi sia piaciuto!

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