Il torneo

N. A. Ragazzi pensavo di avere già pubblicato questo capitolo una settimana fa!!! Mi dispiace, mi farò sentire presto per scusarmi.

9

Il Generale Lyon aveva aumentato la sicurezza attorno alle mura e all'Accademia, aveva costretto gli abitanti di Miranel al coprifuoco e aveva suggerito loro (ordinato, a dire il vero) di evitare il bosco per non finire sbranati. Aveva costituito gruppi di cacciatori per dare la caccia a quei cani e già due di loro erano morti: i corpi non erano stati trovati. C'era un clima di tensione al castello, ma questo non avrebbe fermato l'organizzazione del torneo.

"Sei ancora in tempo per iscriverti."

Era l'ultima settimana prima della scadenza. E per tutto quel tempo, soprattutto da quando a mensa la ragazza-senza-nome, Jibril e Galar si erano lasciati trascinare da Tristan con lui e i suoi due amici, Turien e Silas, quest'ultimo aveva cercato in tutti i modi di convincere la fae a partecipare.

"No, Silas, per l'ennesima volta, la risposta è no." la ragazza-senza-nome aveva altro a cui pensare e non voleva certo attirare ancora di più l'attenzione su di sé vincendo quello stupido torneo. La sua mente era concentrata interamente sui demoni-lupo che si aggiravano nel bosco da settimane, cercando qualcosa, o, come lei sospettava, qualcuno.

Aveva tentato più volte di ricevere un'udienza con il Generale per chiedergli di poter partecipare alle ricerche, ma lui non aveva voluto. Troppo impegnato, le aveva detto Fance con quel suo sorriso soddisfatto. Eppure i demoni-lupo sembravano scomparsi. Non lasciavano tracce se non i corpi dei poveri cavalieri; spuntavano, uccidevano e poi si nascondevano nell'ombra, lontano dagli occhi dei fae. I cittadini di Miranel iniziavano a innervosirsi, lamentarsi della poca efficienza dei cavalieri, del fatto che se non fossero più potuti andare a caccia molti sarebbero morti di fame. Se non avessero ottenuto presto risultati, sarebbe potuta scoppiare una rivolta ed era veramente l'ultima cosa di cui avevano bisogno.

Vyria, il regno dei Fae, era in subbuglio. Gli eserciti sembravano voler prendere il controllo, generali venivano uccisi e altri venivano eletti, certi venivano acclamati re e poi uccisi nuovamente, villaggi bruciavano e Ansol Tyvell non faceva nulla. Il figlio era già pronto a prendere il trono, e il nipote... il nipote scorrazzava in giro per il continente scappando dalla vita di corte. Eppure il vecchio fae sembrava non voler cedere il trono a chi avrebbe potuto fare qualcosa di meglio, non che Devon Tyvell, l'unico figlio del re fosse tanto una scelta migliore. Del nipote non se ne parlava nemmeno: era un ragazzo sconsiderato, forte in battaglia, ma senza neppure la giusta educazione magica. Non sarebbe mai stato adatto a fare il re e per questo, alla ragazza-senza-nome non interessava. Ciò che veramente le premeva era di servire un regno giusto. I cavalieri dovevano cambiare schieramento.

Insomma, il regno stava collassando, ma ai cavalieri e agli studenti dell'Accademia dei Cavalieri di Drago di Miranel interessava molto di più quella stupida gara. La ragazza-senza-nome non riusciva a capacitarsene.

"Sei ancora triste per Galar?" Jibril si accigliò.

Già, Galar.

La sua famiglia era arrivata giorni prima per fargli visita. La fae era con lui quando si erano presentati. Aveva fatto la loro conoscenza ed era rimasta sorpresa di quanto il padre non sembrasse disgustato nel vederla con la divisa. Era un fae dalle larghe vedute e le era piaciuto immediatamente. Il piccolo Galar le aveva presentato la piccola sorellina, di appena cinque anni, Keara (Kee-ruh, continuava a chiamarla, con voce dolce), che sembrava eccitatissima nel vedere una femmina guerriero e poi la madre. Era in realtà la matrigna di Galar, la seconda moglie di Seamus Wollrose, ma sembrava voler molto bene anche al ragazzino; aveva la pelle color del cioccolato e i capelli riccissimi come carbone. Era una bellissima donna e anche molto dolce. Ma malata. La ragazza-senza-nome se ne era accorta non appena si era avvicinata un po'.

Proprio per quel motivo, il signor Wollrose, aveva deciso di portare a casa Galar, per passare più tempo con la madre e la sorella. Avrebbe interrotto i suoi studi per diventare cavaliere finché la signora non si sarebbe sentita meglio o, nel peggiore dei casi, finché non fosse morta.

Il piccoletto aveva quindi raccolto le sue cose, aveva salutato lei e Jibril con grandi abbracci e poi era partito.

"No, non è questo." sospirò rammaricata.
"Scommetto–"
"Proprio un bel niente, Silas." lo interruppe la fae. "Sono preoccupata per l'Accademia." disse.
"Non c'è di che preoccuparsi, i cavalieri se ne stanno occupando." disse Silas, con noncuranza. Fece persino spallucce, come se i demoni-lupo non fossero anche un suo problema.
"I cavalieri si stanno solo facendo ammazzare." sbottò di rimando lei. "Se solo il generale mi lasciasse andare con loro–"
"Non se ne parla."
Si voltarono tutti verso Tristan, guardandolo con tanto d'occhi. Nascose bene il rossore, ma ugualmente tutti si aspettarono una spiegazione.
"È troppo pericoloso..." borbottò, immergendosi nel suo piatto e, per la sua salvezza, Turien portò l'argomento da tutt'altra parte, ovvero al torneo.

"Non mi piace che tu ti ritroverai a fronteggiare Velias." disse a Silas.
"Ragazzi... stiamo parlando di me! Ce la farò splendidamente." come al solito sembrava non importargli di niente, neppure della sua vita. Questo fece arrabbiare la ragazza-senza-nome più di ogni altra cosa, quindi se ne andò, reputando inutile iniziare una discussione, un mantello di oscurità che aleggiava intorno a lei.

~~~

Il giorno del torneo arrivò troppo velocemente.

Era ormai inverno inoltrato, le festività erano passate senza lasciare il segno nel cuore degli studenti dell'Accademia dei Cavalieri di Drago, che pensavano solo una cosa: vincere.

La Ragazza-Senza-Nome non aveva mai visto competizione e grinta arrivare a livelli così alti; maschi che cercavano di mandare in infermeria altri, risse e combattimenti in corridoio. Sembrava di essere in un manicomio.

Proprio per questo, quella mattina, svegliata dalle grida di battaglia dei cavalieri e degli studenti, la ragazza aveva indossato un vestito color lillà, aveva preso un libro e si era seduta sul davanzale della finestra, in modo da tenere d'occhio l'arena.

Era stata indecisa se andare o meno a vedere la fine di Silas, ma alla fine si era costretta a rimanere seduta dov'era a leggere uno stupido libro sulla tecnica di combattimento con l'ascia che aveva già letto due volte.

Finché qualcuno si precipitò nella sua stanza, spalancando la porta senza preavviso.

Se solo non avesse visto in tempo un paio di occhi verde brillante, la fae sarebbe stata pronta a lanciare il pugnale che teneva al suo fianco. Ma era solo Tristan, un Tristan paonazzo, con gli occhi fuori dalle orbite che boccheggiava alla ricerca di parole.

"Devi venire." disse infine.

La Ragazza-Senza-Nome si trattenne dal ridergli in faccia solo per gentilezza e perché sembrava veramente scosso.

"Velias lo ha già ridotto in brandelli?"

"Lo farà se non vieni!" l'improvviso scatto di rabbia di Tristan la fece accigliare.

"Pensavo che Silas fosse il migliore e poi con il suo potere..." Silas dominava il metallo, era perciò imbattibile se l'avversario possedeva armi di ferro o acciaio.

"Velias ha fatto un incantesimo alla frusta e indovina cosa ci metterà sopra." Tristan non aveva ancora chiuso la porta, pronto a uscire di corsa, ma allo stesso tempo la fae non si era ancora mossa dal suo davanzale e lo guardava annoiata. Poi però capì.

"Non vorrai mica dire..."

"Se non ti muovi, Silas morirà." Tristan era già con un piede fuori dalla stanza, incoraggiandola con lo sguardo a sbrigarsi.

"Ma Velias... no, è troppo stupido non può–"

"L'anno scorso ha fatto mandare a casa un ragazzo."

"Non l'ha certo ucciso!" eppure la ragazza si stava già muovendo. Ripose il libro e si infilò un giubbotto pesante.

"L'ha rimandato a casa senza un braccio."

Detto questo sfrecciarono fuori, per i corridoi, per le scale e poi attraversarono l'atrio e sorvolarono l'infermeria da dove già giungevano vari lamenti, infine corsero verso l'arena.

Tristan le disse che Silas aveva già combattuto con molti studenti e un paio di cavalieri, li aveva battuti tutti, così come aveva fatto anche Velias. Erano rimasti solo loro due come studenti, per il resto erano cavalieri. Si sarebbero scontrati presto.

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