Legame

Wert non riusciva a capacitarsi di quanto veloce stesse andando il cuore di Carlos; per un attimo, aveva pensato che si fosse preso una o due tazze di quella roba disgustosa, il suo amato "caffé". Ma, oltre alla improvvisa tachicardia, sentiva le sue mani sudate, perfino con quel freddo, per non parlare di quel sorriso nervoso -semplicemente adorabile - che balenava ogni tre secondi sul suo viso, dando il cambio a un'espressione straordinariamente seria.
-Tutto bene?-
-SISISISI CERTO! - rispose lui, con voce squillante.
Carlos che squittiva.
No. Non stava affatto bene. Decise di riprovare, prendendola da lontano. -Come è andata la giornata? Non ti vedo da un quarto di Tar!-
Un profondo respiro da quelle labbra rosa, che già desiderava mordicchiare, mentre la sua mente tornava al loro precedente incontro, alle mani di Carlos che la stringevano a lui, forti, curiose, ruvide in modo così sensuale - un'elfo non si sarebbe mai potuto procurare quei calli sulle dita- e una parte di lei, era sicura che anche il ragazzo stesse rivivendo quei momenti.
-Avevo alcuni affari da sbrigare- rispose, distogliendo lo sguardo, per poi piantarlo all'orizzonte, dove il fitto fogliame delle querce sembrava avvolgere il corso del fiumiciattolo. Le tre lune, grandi, enormi, tingevano il viso di Carlos di una luce bianca estremamente tenue, quasi azzurra, definendo lo sguardo serio, concentrato, le labbra appena dischiuse, contornate da quel velo di barba che la stuzzicava sempre, quando lo baciava.
Affari da sbrigare: a dir poco evasivo. Carlos era il primo a odiare le frasi sibilline; se lui stesso ne faceva uso, di sicuro qualcosa non andava. Stanca di tirare a indovinare, si isolò appena dal resto, e lasciò che la sua mente abbracciasse quella del giovane, mentre gli carezzava appena la nuca.
Si era aspettata di tutto nella sua mente, ma quello che vide la spiazzò del tutto.
-Pecore?- chiese, senza nemmeno farci caso. Lui si scostò appena, fulminandola con lo sguardo. -Hai provato a leggermi la mente, Wert-
Non era una domanda.
-Perdonami. Ma si vede che c'è qualcosa che non va- fece lei, serrando le braccia sopra il petto -e non dirmi che non é così, non sono stupida, ti conosco ormai! E poi, uso la telepatia e tu... pensi... alle pecore!?-
Le sue labbra si distesero, per una frazione di secondo, in un sorriso furbo; allora, l'elfa seppe con certezza che non era realmente arrabbiato con lei, per la "violazione della sua privacy" , come la chiamava lui.
-Pecore bianche che saltano un recinto. Una alla volta. Tre passetti e... hop! -
Curiosa, Wert provò a leggergli di nuovo la mente. Effettivamente, quello stesso noiosissimo filmino si ripeteva iterativamente nella testa del ragazzo. -Se non ti conoscessi, direi che questa é la prova che sei una zucca vuota-
Il suo sorrise si distese ora del tutto, e se non ci fosse stato quel grosso macigno invisibile che silenzioso gravava sul suo Carlos, sarebbe anche riuscita a farlo ridere.
-Jamir me lo ha consigliato, per impedirti di leggermi nel pensiero: basta concentrarmi su qualcosa di semplice, ed è fatta-
Carlos che interpellava un maghetto da strapazzo prima di chiedere a lei, o anche a Yanna o Adek?
Era davvero troppo.
Resistette all'impulso di farlo confessare puntandogli il suo amato pugnale alla gola; si concesse un profondo respiro, e fece scorrere i suoi palmi sui suoi, portando le loro mani tra loro due, le dita intrecciate.

Nei suoi occhi castani, il mondo.

-Quattro anni, dieci mesi, tre giorni- disse lui, all'improvviso. Wert imprecò, tra sè e sè: il bracciale che Carlos teneva al polso, sotto la felpa, traduceva le parole di Carlos, dal suo italiano al ben più familiare elfico. Ma non per questo lei aveva idea di cosa fossero anni, mesi, giorni... avevano senso nel mondo di lui, non nell'eterna oscurità della Dimensione Gamma...
-Circa cinquecentosettantre cicli lunari completi- continuò lui, unico non-elfo capace di leggerle nel pensiero, e senza alcuna forma di magia.
-Però, sono tante...- sussurrò, appena. Non lo aveva mai ammesso, fino ad allora, ma quel ragazzo, ormai, era diventato la sua quotidianità. Faticava a ricordare come fosse la vita prima di lui.
-Non tante come credevo- fece lui. Di fronte alla sua espressione confusa, il giovane Sanchez prese ancora fiato, occhi piantati nei suoi. -Quello che intendo dire, è che , quando ho deciso di vivere qui, con te, in questo pazzo mondo, senza il mare, senza la luce del Sole, senza la mia terra, temevo che nonostante tutto il mio amore per te, prima o poi sarei semplicemente impazzito-
-Dai, non dire così... anche a me piace andare nella tua terra, ma sai che non posso lasciare il palazzo troppo spesso...-
-No, no. Lo so, credimi. Ma io credevo che tornare così, ogni tanto, non mi sarebbe bastato. Credevo che anche noi, a un certo punto, non ci saremmo più bastati-
-Tu non mi basti mai, Carlos Sanchez. Faresti meglio a mettertelo in testa, tra una pecora e l'altra-
I denti bianchissimi si mostrarono, in un sorriso sincero, divertito, ma ancora, nervoso.
-Wert, il punto é proprio questo. Temevo che mi sarei stancato, ma non è andata così.
'E l'esatto opposto.
Io non posso più fare a meno di te-
Un bolo di saliva le si piantò nell'esofago, mentre le orecchie si tingevano di un denso arancione, che dalla punta si diramava ai lobi, mentre il suo imbarazzo cresceva.
Poi, una tinta di colore rosso ai loro piedi la costrinse a guardare in basso. Sotto i suo occhi estasiati, delle meravigliose rose rosse stavano sbocciando, proprio in quel secondo, emanando ognuna una fioca luce rossa, globi di luce grandi quanto il fiore stesso.
Ma la loro disposizione non era casuale. Dalla sua sinistra, le rose si aprivano secondo un esatto disegno, e da qualche parte, dentro di lei, sapeva che quella era tutta opera di quel meraviglioso ragazzo.
sh
Non appena lesse queste due lettere, il nodo alla gola scese lungo il basso ventre.
-Hai disposto le rose, per formare una parola? In elfico???-
Lui sorrise. -Farei qualunque cosa per te, e questa é stata in effetti una delle più divertenti-
Ma nemmeno doveva essere stato facile. Quelle rose erano state piantate almeno un ciclo lunare prima, e tutte nella stessa fase lunare, per sbocciare tutte assieme. Erano piante estremamente solidali: fiorivano a catena, una dopo l'altra.
shari
- Veramente sono due parole- corresse Carlos, mentre Wert sgranava gli occhi.
Shari.
Indicava un legame forte, indistruttibile. Un vincolo che superava la morte stessa.
Quando anche l'ultima rosa era sbocciata, Wert lesse, incapace di realizzare.

Shari nea'

-Carlos, sai cosa significa la domanda che hai scritto lì?-
-Non ti piace...
-Nonono, amore, é ... è semplicemente la cosa più bella che abbiano mai fatto per me. Ma... dove hai sentito queste parole?-
-Diciamo che devo un favore a Adek-
-Beh, credo ti abbia fatto uno scherzo; non sai cosa vuol dire realmente, quella frase-
Una nuova determinazione accese quei grandi occhi castani. - Ho chiesto ad Adek come potevo farti una promessa, e allo stesso tempo, chiederti lo stesso. Giudica tu se le parole non sono quelle giuste-
Wert smise di respirare, quando Carlos le prese la mano destra tra le sue, mentre posava un ginocchio a terra.
-Wert, io e te ne abbiamo passate di ogni tipo. Mi hai incontrato quando avresti dovuto uccidermi; mi hai visto toccare il fondo, e poi grattarlo ancora, quando non riuscivo nemmeno a ricordare cosa volesse dire desiderare di vivere.
Con te io sono nato di nuovo, e rinasco ogni volta che mi sveglio, e tu sei lì, al mio fianco.
Rinasco ogni volta che mi sorridi, ogni volta che mi fai sorridere, ogni volta che ci baciamo, ogni volta che ti stringo a me... ti desidero, ti ho sempre desiderato e non potrò mai smettere di farlo. Desidero ogni centimetro del corpo, così come desidero vederti serena, combattiva, competitiva, come adoro litigare con te, fosse anche solo per fare pace dopo.
Ma più di tutto questo, io voglio essere legato, a te. Davvero legato, Wert.
Ufficialmente.
Perché per ora sono solo il ragazzo con cui ti diverti, ma non l'uomo con cui resterai.
Wert, io voglio passare il resto della mia vita con te- disse infine Carlos, porgendola un anello dorato, dove uno splendido diamante le ammiccava, vanesio.
-Okay... conosci che vuol dire "shari nea'"-
-Che è come dire- aggiunse, deciso - Wert, Regina degli Elfi, Vita mia: vuoi sposarmi?-

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