Abracadabra!
-Non conosci nemmeno l'inglese? Strano, per un ragazzo del nord europa-
Zares deglutì, sforzandosi di ricordare cosa gli aveva raccomandato di dire Selena, di fronte a osservazioni come quella.
Era arrivato in perfetto orario, ovviamente. L'aria sembrava straordinariamente leggera, nel mondo di Selena, e quella che sarebbe stata una corsetta leggera nella sua dimensione parallela, lo portava ora anche a mezzo chilometro di distanza in dieci secondi.
Non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, ma adorava esse così veloce.
Non si era mai sentito tanto potente.
Quando ero piccolo, balbettavo; sto imparando ora l'inglese. Sto seguendo un corvo-
Il Signor Delidda, seduto al tavolo con lui, aggrottò pesantemente le grandi sopracciglia scure, serrando le labbra, interdetto. -Intende dire "corso"?-
Merda.
Zares si sarebbe volentieri preso a calci da solo. -Sì, signore- sussurrò, pieno di sconforto.
Era sicuro di avere fatto una pessima impressione: non riusciva a ricordare nemmeno perché si era presentato. Si passò la mano sul viso, incapace di sostenere ancora lo sguardo di quel uomo.
Non sapeva questo famoso inglese.
Parlava appena l'italiano.
Si chiese se poteva andare peggio di così.
Stava per scusarsi e scappare via, quando, alle sue spalle, sentì una voce familiare.
-Buongiorno, si può?-
"No, non può essere" pensò, mentre gli saliva il panico. Nemmeno per un attimo pensò che la presenza di quella ragazza proprio lì, nel bel mezzo del suo disastroso colloquio, fosse casuale.
-Bene, vediamo che sai fare, ragazzo!- disse l'uomo, incoraggiante quanto un coltello puntato alla gola. L'elfo si concesse un profondo respiro; armato di blocco, penna e sorriso smagliante, si presentò al bancone, dove la nuova arrivata, unica cliente nel baretto, aspettava di poter ordinare.
-Gradisce, signorina?-
Un leggero sorriso increspava le sue labbra carnose, mentre riportava i capelli, di un biondo scuro, quasi ramato, dietro l'orecchio.
-Una cola andrà benissimo-
"Patricia, che cazzo ci fai qui!"
"Quale è il problema? Una maga non può prendersi qualcosa di fresco da bere? Fa un caldo, fuori!"
Una parte di lui era contenta di averla lì: era sicuro che fosse venuta per sostenerlo. E, poi, a differenza di Selena, con Patricia poteva usare la telepatia nella più assoluta disinvoltura.
Mentre versava la cola nel bicchiere, il suo sguardo cadde nella scollatura a v dell'amica, la cui maglietta fasciava con cura il seno, con un sottile strato di seta blu, in tinta con i blue jeans.
Sì, la maghetta si era adattata molto prima di lui a quel pazzo mondo, tanto familiare ai fratelli Gaspares, e semplicemente assurdo per loro due. Un mondo dove c'era un sole a illuminare i loro giorni; un mondo dove non si combatteva per sopravvivere, ma per un lavoro; un mondo enorme, immenso, dove lui realizzava di essere davvero insignificante.
Un mondo senza elfi, maghi, gnomi, gobelins o nani.
Un mondo dove non poteva girare con la sua fedele spada.
"Mettici il ghiaccio e il limone!"
Dovette fare un enorme sforzo per capire di cosa stesse parlando, Patricia, o, meglio, urlando nella sua testa.
Poi, quando ci arrivò, era tardi: il capo si era già alzato in piedi, occhi severi, passo deciso, verso di loro. -Io dico! Si può sapere che razza di gente mi ha manda quella ragazza?! Una cola... una semplice cola, e la servi liscia? Non le chiedi nemmeno se vuole... -
Zares stava già combattendo contro i suoi istinti omicidi, quando vide l'uomo prima sgranare gli occhi, per poi sbattere le ciglia convulsamente. Confuso, seguì il suo sguardo.
Patricia teneva in mano un bicchiere di freschissima cola, dove dei cubetti di ghiaccio, una scorza di limone e una cannuccia rosa galleggiavano, mettendo in discussione la sanità mentale del Signor Delidda; questo, disorientato, prese a grattarsi la tempia. Zares non potè resistere alla tentazione di leggergli il pensiero:
"Sto impazzendo? Ero sicuro... gliela aveva servita liscia!"
Patricia sorseggiò con calma, assumendo un'aria innocente, mentre un sorriso incredulo si faceva largo sul viso dell'elfo: forse aveva ancora qualche speranza.
"Hai davvero usato i tuoi poteri per far apparire il ghiaccio e il limone?!"
"E la cannuccia! Non scordarla, è stato un colpo di genio"
"Non riesco a crederci..."
"Abracadabra!"
Zares aggrottò la fronte. "Eh? Che dici?"
"Pare che i maghi dicano fesserie di questo tipo, quando fanno qualcuno di questi giochetti"
"Aaah..."
Era ufficiale: per usare un'espressione tanto amata dalla sua fidanzata, Patricia era decisamente "fuori come un balcone".
-Lavori sempre la mattina? - chiese la ragazza, quando finì il suo drink.
Non riusciva a capire cosa stesse facendo: Patricia non smetteva di sorridergli, tenendo le gambe accavallate e giocando con i lunghi capelli... sì, non era da lei atteggiarsi in quel modo. Deglutì, perplesso.
"Patricia, che ti prende? "
"Fidati di me"
-Veramente io non lavoro ancora qui... -riuscì appena a dire, quando il gestore, alle spalle di Patricia, si scharì la voce, interrompendolo. -Ci lavorerà presto, signorina! Il bel Zares dalla Finlandia! Ogni venerdì sera, per l'apericena!-
Patricia fece due occhi così, scuotendo appena la testa -Oh. Mio Dio! Un barman dalla Finlandia, a Cagliari ! Non ci posso credere! Non vedo l'ora di dirlo a tutte le mie amiche!-
Seguirono dieci minuti buoni di chiacchere sulle serate tipiche del locale, che alle orecchie di Zares risultavano appena rumore di sottofondo.
Ce la aveva fatta!
Il lavoro era suo!
-Beh, a presto, allora!- lo salutò lei, agitando appena le dita in modo... carino? Dolce? Non riusciva davvero a capirlo... Selena non faceva mai così. E ne era felice! Vedere Patricia, la maga più potente che avesse mai incontrato, comportarsi da ochetta, lo metteva fortemente a disagio.
Il barman lo congedò tra mille complimenti, facendogli promettere che si sarebbe presentato anche il giorno dopo, per farsi spiegare qualche "trucchetto del mestiere".
Dieci secondi dopo, aveva raggiunto Patricia al Bastione di Saint Remy, dove sapeva che la avrebbe trovata.
-Non so come ringraziarti- disse subito, non appena la raggiunse. Se ne stava lì, sola, occhi piantati sul quella che alcuni, a dire di Selena, chiamavano "La città del sole", sguardo preoccupato.
-Devo pensare che tu non mi abbia cercato solo per farmi un favore?- aggiunse, quando la vide deglutire. La maga abbassò appena il capo, per poi voltarsi appena e fissare i suoi occhi, azzurri, quasi verdi, nei suoi; Zares, in un secondo, vide oltre quel nuovo abbigliamento, oltre quel trucco che tanto usavano le donne nella dimensione Alfa, e realizzò quanto dovesse essere stanca e afflitta. Quella ragazza aveva un peso enorme, sulle spalle, e non poteva più sostenerlo da sola.
-In effetti, no. C'é una cosa che devi vedere-
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