A pezzi

Era la seconda lezione del mattino, quando Selena sentì la coscia vibrare. Era praticamente certa che si trattasse di Zares, ma rimase egoisticamente delusa, quando accese il display.
Giacomo
"Cosa vuoi per pranzo?"
Era una settimana che non lo vedeva, e per questo si sentiva in colpa. Per lui non era un bel momento: non poteva abbandonarlo a se stesso. Sospirò, tremendamente spossata all'idea del pranzo/depressione che la attendeva.
La colpa di quell'isolamento, però, era più che altro di Giacomo: lui odiava Zares! Non faceva che chiamarlo "pazzo " o "assassino"... ignaro di tutto il sangue che anche lei, in modo più o meno cosciente, aveva versato. E ora che convivevano, come poteva invitarlo a casa loro, se non poteva vedere il suo fidanzato?
-Ehi, scusa... - si sentì dire. Scosse appena la testa, sbattè le palpebre e si voltò appena a destra, dove un ragazzo, anzi, uno splendido ragazzo dagli occhi nocciola, sembrava volerle chiedere qualcosa.
-Dimmi- disse, più fredda del voluto. Non faceva che pensare all'incontro con il fratello; un fratello che aveva tutte le intenzioni di cucinarle il suo piatto preferito!
Un fratello che doveva sicuramente chiederle qualche favore.
-Mi sai dire che libri ha consigliato il prof? Sono appena arrivato...-
Saltò fuori che il ragazzo aveva un nome, e si chiamava Roberto. Adorava il basket, i Linkin Park, andare ai live... Zares odiava i concerti metal: con quelle orecchie da gatto, soffriva come un dannato!
In pochi minuti, spesi alla pausa, davanti alle macchinette, Roberto, dal fisico slanciato, ma senza cicatrici di battaglia, si rivelò una ventata di normalità, in quella mattinata.
Normalità.
Per la prima volta da anni, Selena si scoprì ad averne nostalgia.
Selena
Pasta al ragù ? Niente di sofisticato, non ho molta fame.
E, in effetti, aveva lo stomaco chiuso, quando prese la metro per andare a Selargius, dove stava Giacomo. Lì l'affitto costava immensamente meno di Cagliari, e visto che ora lui viveva da solo...
Una morsa le strinse il cuore, ma si sforzò di non pensarci. Se voleva che lui andasse avanti, doveva mandargli pensieri positivi, spingerlo a uscire, conoscere nuova gente!
Tutta la sua carica di positività scese allo zero Kelvin, quando suo fratello le aprì la porta.
O, meglio, il fantasma di suo fratello.
Due grandi occhiaie cerchiavano gli occhi azzurri, spenti, quasi grigi; sopracciglia e barba poco curati, capelli sistemati alla meglio con le dita pochi minuti prima del suo arrivo! E che dire dell'abbigliamento! Quella maglietta rossa aveva un buco enorme all'altezza del petto.
Forse si era bucata quando gli avevano strappato via il cuore.
Ah no, il cuore doveva ancora essere al suo posto. Solo, che era a pezzi.
-Selena, ciao!- disse, avvolgendola in un caloroso abbraccio. Almeno quello non sarebbe cambiato con il tempo, o con le sue delusioni amorose: Giacomo le voleva bene, e non perdeva occasione per dimostrarlo.
Il problema era che non voleva bene a se stesso.
Una foto catturò la sua attenzione, mentre suo fratello portava la pasta in tavola, sfoderando una specie di sorriso... un sorriso in cui riusciva a leggere tutta la sua amarezza. Nella foto, Giacomo abbracciava una bellissima maga dagli occhi verdi e luminosi; due grandi sorrisi, due giovani che si amavano, due anime che si erano trovate passando per mondi paralleli.
Due ragazzi che si erano lasciati, mandando all'aria tutte le promesse fatte.
-Hai più rivisto Patricia?- chiese, quando si accorse che anche Giacomo, alle sue spalle, stava osservando quella stessa foto, nostalgico.
Quello deglutì e le diede le spalle, invitandola a sedersi a tavola con un gesto del braccio. Selena eseguì, senza distogliere lo sguardo da lui.
-Più o meno-
Che razza di risposta era? Giacomo Gaspares era particolarmente evasivo; Selena odiava quando faceva così.
Un pensiero le attraversò la mente: Zares non le aveva fatto sapere nulla!
-Non l'ho vista di persona... ogni tanto ci sentiamo via sms, lei mi chiede come va... immagino che questo faccia di lei una ex abbastanza premurosa, giusto?-
-Non so, Giacomo. Non mi hai nemmeno spiegato che é successo tra voi-
Lui distolse lo sguardo, incapace di sostenere il suo, per focalizzarlo sui suoi spaghetti.
-Non riesco a parlarne-
-Vi siete lasciati da due mesi! Andiamo! Avete affrontato di tutto, insieme! Cosa può essere andato storto?-
Per tutta risposta, suo fratello la fulminò con gli occhi. -Selena. Lascia. Perdere-
L'unica ragione per cui gli spaghetti della ragazza non finirono in testa a Giacomo erano quelle grandi occhiaie e quell'aria da vagabondo che testimoniava quanto fosse a terra il suo fratellone. Abituata a vederlo gagliardo, vitale, curato nell'aspetto come nell'abbigliamento, non riusciva a metabolizzare questa sua trasformazione.
Doveva assolutamente inventarsi qualcosa per lui.
Ma quel "più o meno" le ronzava ancora in testa, impedendole di chiudere realmente l'argomento "Patricia". Giacomo le chiese dell'università, nel tentativo di avere un dialogo all'insegna della normalità.
-Come è matematica? Ti piace?-
-Assolutamente si! Mi hanno finalmente spiegato cosa sono i numeri complessi!- disse, con fin troppo entusiasmo. Era ufficiale: il suo processo di nerdizzazione era ormai iniziato. Si augurò che Zares potesse amare anche i giochi online e la saga di Tolkien; rimase interdetta, quando realizzò che effettivamente avrebbe apprezzato moltissimo sia Tolkien, sia giochi come Dangerous and Dragons, visto che erano di fatto una summa della sua vita, prima di lei.
Intanto era calato il silenzio; evidentemente le poche ore di sonno lo avevano privato della solita parlantina! Lui, che era sempre stato quasi logorroico!
-Mi vuoi dire perché non dormi?-
Un sospiro pesante, carico di rassegnazione. - In realtà me lo eviterei volentieri, ma non posso fare altrimenti. Ho bisogno di sapere che lei sta bene, e visto che non riesco più a contattarla... -
-In che senso, scusa? Non mi hai appena detto che vi sentite via sms?-
Giacomo si abbandonò allo schienale della sedia, incapace di guardarla in faccia. -Non ho più il minimo segnale di vita da due settimane-
Selena chiuse un attimo gli occhi, e si concesse anche lei un respiro profondo. Desiderava prendere a schiaffi quella maghetta, per quanto stava facendo soffrire suo fratello: il ragazzo che si voleva pure sposare, neanche un anno prima!
-E da due settimane esatte, non faccio che sognarla, Selena! No, no, non pensare male - si affrettò ad aggiungere, di fronte alla sua espressione scandalizzata - non sono sogni piacevoli, credimi! Faccio sempre lo stesso sogno, ogni sacrosanta notte. Per questo ho cercato di chiamarla, ma stranamente é libero, ma non risponde. Sono preoccupato, e vorrei che ti assicurassi tu che stia bene-
"Oh, il mio fratellone iperprotettivo"
-Che cosa hai sognato?-
-Che cosa sogno, sarebbe meglio- la corresse, prima di alzarsi in piedi; camminare riduceva appena la tensione, nonostante gli tremassero ancora le mani. Accozzò la schiena alla parete carica di umidità infiltrata durante le prime piogge di quel settembre bizzarro. Il settembre più umido della storia: quaranta gradi in media, in giornate afose come quella alternate a temporali e nubifragi. Al notiziario non si parlava di altro oltre del tempo assurdo, ormai.
-Lei é in cima a un promontorio. La raggiungo, di corsa. Il mare in burrasca sotto di noi. Mi chiama, mentre si tiene la testa e cade in ginocchio; anche ora, che sono sveglio,mi sembra di sentire ancora le sue urla di dolore, mentre delle fiamme si sprigionano dalla sua veste, completamente nera, e la avvolgono, e tutto diventa fuoco, calore, e mi sento bruciare anche io... e poi mi sveglio. E lei non c'é-

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top