Lou (ovvero Ogni Uomo)
Cade ancora.
E la guancia picchia contro il marmo. Gelido.
Come l'erba coperta di brina che la bocca di me bambino aveva assaggiato tanto tempo prima: chiacchiere, una sull'altra; poi una corsa. A perdifiato lungo il vialetto.
Un'altra caduta. Il primo cedimento di un meccanismo destinato al fallimento. Finisce sempre a terra questa carcassa asfittica.
E se le membra non sanno muoversi, e le labbra baciano il gelo, restano solo gli occhi a rivoltarsi oltre la finestra: mille puntini d'oro, corollati di rosa tra i rami scuri, spezzano la luce ambigua della sera. Si rincorrono, anche loro.
Insegnami come si fa, piccolo fiore eterno, a prender vita dove solo l'arida cenere trova conforto.
NdA: Non so cosa sia: disabilità, vita, immobilità esistenziale, morte, necessità diguardare oltre per poter rinascere. Non lo so. Parlo di un uomo, parlo di tutti. Il titolo fa riferimento a Lou Gehrig, giocatore di baseball morto nel 1941, a causa di sclerosi laterale amiotrofica, in precedenza nota come Morbo di Gehrig.
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