Lo que es y no es...
Quando Feliciano fece ritorno alla sua camera d'albergo, la trovò inaspettatamente buia e silenziosa. Non era affatto normale. A quell'ora Ludwig sarebbe già dovuto essere lì, occupato a firmare e redigere documenti nella sua camera da letto - quella che poco tempo prima era stata la stanza di Romano.
I due ragazzi vivevano soli nell' hotel 'Espejo de Agua' da poco tempo, ma Feliciano si era già abituato ai ritmi regolari del tedesco. E secondo la sua tabella di marcia, a quell'ora Ludwig sarebbe dovuto essere nella sua stanza.
Il giovane italiano però, tenendo fede al suo proverbiale ottimismo, decise di credere che il suo ragazzo sarebbe tornato da lì a poco, possibilmente stanco, affamato e preso da una irrefrenabile voglia di pasta.
Ma le ore passavano veloci, e Ludwig non tornava.
Feliciano misurava la stanza a grandi passi, impaziente di rivedere il tedesco, quando dalla porta entrarono due ragazzi completamente ubriachi.
"Kesesesese, dovremmo proprio -hic!- rifarloh brudër!"
"Però la proshima volta ci vuole più birrah!"
E scoppiarono in fragorose risate.
Feliciano li osservava esterrefatto. I suoi occhi si aprirono nel più completo stupore per qualche secondo, poi sospirò rassegnato.
"Gilbert... ti prego, vai a casa"
"Il magnifico -hic!- me non prende ordinj da neshuno!"
Disse il prussiano, per poi andare a rifugiarsi nella prima stanza aperta che aveva trovato, urlando frasi sconnesse a proposito di un certo frigido austriaco. Feliciano osservò il tutto in silenzio, infastidito.
Quando decise di volgere la sua attenzione di nuovo al tedesco, lo ritrovò davanti al mini frigo del cucinino mentre rovistava tra i prodotti del surgelato, mormorando di tanto in tanto qualche parola in tedesco.
Feliciano lo costrinse ad alzarlo con dolci parole e dicendo che nella sua stanza da letto c'erano molte -MOLTE -birre che lo attendevano.
Ludwig, convinto che davvero ci fossero birre, si precipitò nella stanza di Feliciano, con la tipica andatura da ubriaco perso. Una volta dentro, l'italiano tentò di fargli indossare il pigiama, anche qui riuscendoci non senza grande fatica e dopo parecchio tempo.
Sfinito, si sdraiò accanto al tedesco senza neanche togliersi i vestiti, sperando in un meritato riposo, ma quella notte Ludwig aveva altro in mente, per loro due.
Leggermente più sobrio, riconobbe il corpo accanto a sè come quello del ragazzo che amava, e senza soffermarsi a riflettere più di tanto, a causa del alcool nelle vene, prese a baciarlo prima sul viso, poi sul collo, scendendo piano piano.
Feliciano sapeva quello che stava accadendo, ma non lo fermò. Desiderava quel momento da tanto tempo, e per nulla al mondo si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione di essere finalmente uno con l'uomo che amava. Si lasciò trasportare dal momento. Aveva tutto il resto della settimana per eventualmente pentirsene e farsi perdonare.
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Sempre quella stessa sera, dall'altra parte della città, Antonio stava camminando verso casa, senza fretta, con un sorriso forzato sulle labbra e il passo ritmico e melodico di chi vive senza problemi.
Francis glielo aveva detto molto chiaramente: quella donna desiderava la sua fine e niente avrebbe potuto darle più fastidio che vederlo tranquillo e rilassato mentre lei si dannava per farlo tornare da lei.
Così Antonio girava per le strade apparentando una maschera di felicità che cozzava terribilmente con i suoi sentimenti. In quel momento quello che avrebbe fatto più volentieri sarebbe stato tornare a casa sua a Valencia, aprire Netflix e finire di guardare la terza stagione di The 100, possibilmente sfondandosi di gelato all'amarena.
Tutta questa storia gli risultava disgutosa, ma allo stesso tempo sentiva di aver dipanato, anche se di poco, la nebbia che da tempo offuscava i suoi sentimenti. Ora riusciva a vedere chiaramente nella sua anima ora, e così aveva capito.
Lovino, l'aveva sempre saputo, era ben più che un amico. Non era un fratello, perché quello che provava per Alonso -suo fratello, Portogallo- di certo non lo provava per Lovino.
Dunque non rimaneva che una possibilità.
Ora si rendeva conto di aver mascherato quel sentimento in tutti i modi possibili, ma che nonostante tutto non era riuscito a sopprimere ciò che provava per quel ragazzo dal temperamento esuberante e lo sguardo duro, ma in realtà così dolce.
Lo amava.
Lo amava. Era molto semplice. Tutti i suoi dubbi, la sua devozione, la sua attenzione, la sua fonte di emozione quotidiana, i suoi dubbi, le sue paure... Tutto riconducibile a una sola parola che, in solo quattro lettere, esprimeva al meglio tutto ciò che Lovino era per lui: Amor.
Sapere di essersi negato da solo la felicità per tutto quel tempo gli fece venire le lacrime agli occhi. Si sbrigó ad asciugarle prima che qualcuno potesse vederlo così, e ampliò il suo finto sorriso.
Felice, Antonio, felice. Forza! Dovrebbe essere una mia specialità, essere felice, dannazione.
Dopo due ore di inutile vagabondaggio per Madrid, decise di tornare a casa.
La verità è che non se la sentiva molto di stare fuori tutta la notte solo per inscenare momenti di felicità che non provava.
Aveva provato a chiamare i suoi cosiddetti 'migliori amici', gli stessi che gli avevano consigliato quel piano assurdo, ma entrambi erano occupati.
Gilbert sarebbe uscito con suo fratello, per un paio di 'birre di fratellanza', mentre Francis aveva detto di avere un appuntamento galante, quella sera.
Era solo.
Tornò a casa il prima possibile, cercando di non pensare ad un certo italiano che sicuramente quella notte sarebbe stato il suo tormento. Antonio ne era sicuro, Lovino non era più a casa sua, ma era già tornato con suo fratello.
Lovino sicuramente mi odia ora. Probabilmente mi crede un bastardo sciupafemmine, e lui odia quelli così. Già. Mi odia. È come se avessi tradito la sua fiducia.
Finalmente Antonio arrivò davanti alla sua camera d'albergo. Mise la chiave nella toppa e fece per girare.
Ma la porta era già aperta.
Fece scattare la serratura con solo un mezzo giro di chiavi. Nella mente ripassó i possibili scenari all'interno.
Può essere un ladro... O qualche serial killer maniaco... O possono anche essere una coppia di camerieri che si sono nascosti qui per amoreggiare... E se li becco nudi e in pieno amplesso?? Que mierda. Spero nel ladro...
Antonio prese un respiro profondo. Aprì la porta di scatto, agitando in aria le chiavi della stanza e stringendo nell'altra mano uno dei suoi mocassini.
"Rivelati, ladruncolo che non sei altro!" Gridò Antonio.
Dal cucinino in dotazione si sentirono rumori alternati di pentole e mestoli. Dopo qualche secondo di silenzio fece capolino verso l'entrata la figura di un ragazzo.
Lovino era lì.
L'italiano squadrò da cima a fondo Antonio, alzando un sopracciglio di disappunto quando notò il mocassino in mano allo spagnolo.
"Ma che cazzo volevi fare??"
Tadaan!
Sono una persona orribile!
Scusate, vi ho fatto aspettare a lungo... MI DISPIACE, AVETE IL DIRITTO DI LINCIARMI MENTALEMENTE.
Detto questo... Sì, questo capitolo forse non è brillante, ma abbiamo visto un po' di cose, no?
Gilbert da ubriaco pensa ancora a Roderick...
Francis aveva un appuntamento con *******.
Gerita: confirmed and consumed .
Spamano: work in progress.
Cosa succederà adesso?
Perché Lovino vuole ancora vivere con Antonio? E Antonio, ora che si è reso conto dei suoi sentimenti, cosa farà con Lovino?
Tutto e più nel prossimo capitolo!
ALL THE LOVE❤️
D.
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