Chapter 7\"Pensare nuoce alle emozioni" diceva Pessoa. Eccome...
<<E poi quando si sono accese le candele... oh, è stato magico>>.
Anna porta entrambe le mani al petto e alza gli occhi al cielo, sospirando. E' solo mezz'ora che sta ripercorrendo ogni attimo della giornata di ieri e già mi ha fatto tornare l'emicrania. Siamo sul terrazzo della sua nuova casa ad abbronzarci e a riprenderci dalle ore piccole – avevamo finito di sistemare tutto alle quattro del mattino – e dal troppo cibo e troppo vino, mentre Anna pare un disco rotto. Mio marito di qua, mio marito di là... ora la strozzo.
<<Poi quando Giò ha mollato Silvia in mezzo alla pista per ballare con Noemi, per spronare Andrea a fare altrettanto... dai, che carino>>. Sospira, portandosi alla bocca la cannuccia del cocktail potenzialmente mortale a base di aspirina e coca – cola, "che ci fa bene e ci fa digerire", canta Vasco – preparata per l'occasione.
<<Sì, Silvia c'è rimasta male, però, all'inizio. Mica ha capito che era un gesto per facilitare mio fratello. E poi, entrambi timidi, quei due... sembravano manici di scopa, altro che "Romeo and Juliet">> commento con una smorfia, riportando alla mente la penosa immagine di quei ragazzini ondeggiare imbarazzati sui Dire Straits, chiedendosi, probabilmente, che diamine di canzone fosse e come cavolo uscire da quella scomoda situazione.
<<Certo, Claudio è sparito per il taglio della torta... poteva anche risparmiarsi, per una volta. E poi proprio con Angela... quando sono riapparsi Marco gliene ha dette quattro, e lui l'ha pure preso in giro. Quella battuta sull'eiaculazione frequente, poi...>>.
<<Anna, ma non è una battuta. Previene davvero il cancro alla prostata>> mi sorprendo a precisare.
<<Sì, lo so, ma era decisamente fuori luogo. Non credi?>>.
Mi scruta, aggrottando la fronte, sospettosa. Allarme!
<<Sì sì>> la rassicuro, drizzandomi sulla sedia. <<Ma ti stai davvero sorprendendo? Magari soffre di priapismo>>.
Mai far battute su malattie improbabili quando l'interlocutore – interlocutrice, in questo caso – è impegnato a bere: soprattutto bibite gassate. Anna sputa il sorso del cocktail bomba che stava per inghiottire, che esplode addosso a me e mi fa sembrare di colpo un lecca lecca appiccicoso al gusto terrificante di medicina e cola. <<Cavolo! Scusa!>> si mortifica, ma non riesce a trattenere una risata.
<<Scema. Adesso? Dobbiamo anche uscire tra poco e non posso tornare a casa a cambiarmi!>>.
<<Dai, fatti una doccia qui da me. Marco dovrebbe aver finito. Ti presto poi io qualcosa di pulito>> mi comunica la possibile soluzione al mio triste destino di acchiappa insetti, mentre ancora ride sguaiatamente e mi fa strada verso il bagno.
<<Mile! Che ti è successo?>>.
Marco apre in quel momento la porta con solo un piccolo asciugamano attorcigliato in vita. Okay, il fascino dei fratelli Amodio è genetico: non vi sono più dubbi a riguardo. Poi che lo usino in modo opposto è affar loro... ma lo posseggono entrambi, ed è un parere oggettivo. Certo, non potrebbero essere più diversi: uno glabro, l'altro irsuto, uno con il corpo pieno di tatuaggi, l'altro con la tela corporea ancora immacolata, uno molto alto, l'altro nella media, uno con gli occhi verde scuro, l'altro verde chiaro...
Per non parlare delle differenze caratteriali. Se Marco era introverso, posato, anticonformista, rispettoso, di sè stesso e dell'intero sesso opposto, e generoso, Claudio era estroverso, caciarone, sempre al centro dell'attenzione, vanitoso, egoista – rispetto a se stesso e all'intero genere femminile – e... un gran baciatore. In questo non posso avere un parere, dato che non li posso certo paragonare... ma mi basta aver provato l'esperienza con il fratello maggiore. La meravigliosa esperienza...
<<Io... lei... oh, ma questa roba puzza, anche>>. Mi levo dall'imbarazzo della situazione – anche dei miei pensieri – portando l'attenzione sul mio braccio, che emana un disgustoso odore dolciastro misto a caffè andato a male.
<<Sì, devi assolutamente lavarti. Ti porto degli asciugamani puliti. Ah e il bagnoschiuma alla vaniglia è off limits!>> urla il dolce lama dalla camera, lasciando me e Marco a scuotere la testa come reazione alle sue parole.
<<Ah, non so se hai avuto già occasione di sentire Jake, ma l'orario per il ritrovo di stasera è stato anticipato, perché poi per Claudio sarebbe stato un problema con il lavoro, visto che vuole fare anche il turno domenicale. Lo puoi avvisare tu?>>.
<<Ma chi, Claudio?>> domando con un filo di terrore nella voce.
<<No... Jake>> afferma l'ovvio Marco, che incrocia le braccia al petto e mi osserva dubbioso come Anna poco prima di imbrattarmi di dolcificante chimico.
<<Ah, sì, certo. Ora, scusa... potrei...>>.
Lo scanso, evitando di toccarlo con la parte appiccicosa del mio corpo e mi introduco veloce nel grande bagno color pesca, poggiando i polsi sul lavandino e lasciando ciondolare la testa in avanti : di solito funziona.
Stavolta, invece, la mia mente pare eccessivamente ingombra e non bastano quattro respiri profondi cui il mio Ajarn – maestro di Muay Thai – era tanto affezionato, seguendo il pensiero di Deepak Chopra, il famoso medico e scrittore indiano, secondo cui ogni cambiamento dei nostri stati mentali è riflesso prima nel respiro e poi nel corpo. Portando l'attenzione quattro volte, né una di più, né una di meno, al respiro prima dell'inizio delle lezioni mi spiegava sempre che tale fenomeno funziona anche all'inverso: per lui, cambiando gli schemi della respirazione, si poteva modificarne anche lo stato emotivo. Il mio era, però, troppo compromesso al momento, probabilmente, per testare l'efficacia di questa tecnica zen. E io poi, con le emozioni, non avevo chissà che gran rapporto. Analizzavo nel dettaglio il perché ed il per come di qualsiasi piccola sensazione che potesse classificarsi come reazione emotiva da maledire la mia mente iperattiva. "Pensare nuoce alle emozioni" diceva Pessoa. Eccome...
Scrivo un SMS a Jake come ordinato da Marco e mi butto sotto la doccia. Uso tutto il bagnoschiuma alla vaniglia che Anna mi aveva proibito di utilizzare. Mi aveva conciata lei così, mica poteva davvero pretendere che volessi odorare di quella robaccia piuttosto che di quella spezia fruttata messicana afrodisiaca e antiossidante. Non che mi importasse avere qualcosa di afrodisiaco addosso, sia chiaro. E neppure che ciò potesse essere collegato alla presenza di Claudio quella sera... assolutamente. Volevo solo essere presentabile...
<<Ti ho detto no, quel vestito striminzito mettitelo tu!>> urlo dietro ad Anna, dopo l'ennesimo abitino che vuole rifilarmi, che non mi renderebbe affatto presentabile, nemmeno fossi totalmente avvolta in un baccello di vaniglia! Lo sembrerei anche, indossando quell'orrendo prendisole marroncino che mi lascia pure scoperte tutte le gambe.
<<Ma non hai nulla di... coprente?>> la sfido, attaccando il suo armadio nella speranza di trovarci dentro qualcosa di "normale".
<<Milena ci saranno quaranta gradi fuori. Vuoi un passamontagna? Oppure questi?>> mi sfotte, lanciandomi addosso dei pantaloni da sci.
<<Vedo che hai disposto correttamente tutte le cose negli armadi, in piena stagione...>>.
<<Veramente mi sono appropriata di ogni angolo possibile proprio per non doverlo proprio fare, il cambio di stagione. Tutto sempre a portata di mano. Vedi?>>.
Un'intera parete di mensole, cassetti e vani componeva l'enorme guardaroba della camera da letto color pastello, posseduto per...almeno tre quarti – e mezzo – da lei. Povero Marco.
<<Okay, dai... che altrimenti stiamo qui due ore... va bene che si chiama guardaroba, ma non credo proprio dovremmo attenerci al significato letterale della parola. Dammi quello e non se ne parla più>>. Indico sulla gruccia un vestito azzurro abbastanza lungo per i miei gusti, e non troppo scollato. Lei sbuffa, ma me lo porge ed esce dalla stanza per permettermi di cambiarmi: conosce i miei complessi e le mie diffidenze sul cameratismo femminile. Lo indosso e mi accorgo di non stare affatto male. Certo, quello di ieri mi valorizzava di più e metteva in risalto le curve nei punti giusti, ma devo ricordarmi – e ci metto molto impegno nel farlo – che non sto cercando di fare colpo su nessuno. Il mascara dona volume alle ciglia, ed un filo di rossetto della stessa tonalità del vestito servono solo a completare il mio outfit: nulla più. Giurin giuretta.
<<Bene, sei pronta anche tu. Andiamo>> esclama pragmatico Marco, chiudendo la rivista che stava sfogliando e alzandosi dal divano, sorridendomi. <<Stai molto bene, Mile>>.
<<Grazie. L'azzurro mi dona. Devo segnarmelo per sapere cosa dire alle commesse dei negozi di abbigliamento ogni volta che mi fanno quelle domande impertinenti alle quali non so rispondere. Non so cosa cerco nella vita né cosa potrebbe piacermi, come possono pretendere che io sappia cosa cercare e cosa mi starebbe bene soprattutto in periodo di saldi?>>.
<<Pretendono questo? Assurdo!>> mi sfotte lui, continuando a sorridere e accompagnandomi ai garage.
<<Sali. Anna uscirà dalla porta d'ingresso così imposterà l'allarme>> ordina senza severità, sedendosi al posto di guida della sua Mini Cooper rossa.
Arriviamo al Neil41 in perfetto orario, stranamente.
Jake ci attende in uno dei tavoli disposti perfettamente all'esterno del locale e sta già sorseggiando un Negroni.
<<Ciao ragazzi>>. Si e alza e ci viene incontro.
<<Ciao a te>> rispondo e lo bacio, veloce, mentre Marco entra a prendere le nostre ordinazioni.
<<Ciao Giacomo>> lo prende in giro Anna, che gli plana tra le braccia, facendogli un buffetto sulla guancia. E' più affettuosa lei con il mio ragazzo che la sottoscritta: che pensiero triste.
<<Nat non ce la fa a venire>>. Leggo veloce il messaggio di scuse della mia amica, mentre mi sistemo il vestito prima di sedermi.
<<Ma... è tuo questo?>> mi domanda Jake, squadrandomi da capo a piedi ed emettendo un fischio di apprezzamento.
<<Ma ti pare? E' mio>> risponde per me Anna, che si volta di scatto appena sente un'auto strombazzare insistentemente. La stessa auto che ha attirato l'attenzione di tutti e che sta parcheggiando adesso sulla strada parallela al nostro tavolo: la Cadillac di Giò, con al suo interno il proprietario, Dani, Sandro, Ale e, alla guida, Claudio.
<<Quest'auto è pazzesca!>> dice l'Alfie della situazione, chiudendo delicatamente la portiera e carezzando il cofano della splendida auto d'epoca.
<<Grazie di avermela fatta guidare>>.
<<Figurati. Tanto mia nonna non si è ancora accorta che l'ho presa... in prestito>> ribatte Giò, dando una pacca sulla spalla a Claudio e sedendosi accanto a me, anticipando la sua mossa e costringendolo, quindi, ad accomodarsi vicino a Jake. Non so decidermi se Claudio possa essere all'altezza dell'interpretazione del ruolo di donnaiolo alla Jude Law o alla Michael Cane, entrambi protagonisti dell'omonimo film sopra citato – uno del remake, l'altro dell'originale – come autista e approfittatore di povere ignare donne ricche e noiose. Sicuramente, in entrambi i casi, lo reciterebbe senza alcuno sforzo.
<<Allora questa convocazione? Come mai siamo già stati richiamati a rapporto? Abbiamo fatto qualche cazzata?>> domanda ora Dani preoccupato ad Anna, addentando una patatina nell'attesa dei drink.
<<Ma no>> s' affretta a rassicurarlo lei, con un sorriso. <<Anzi. Avete fatto... avete realizzato un sogno, ragazzi>>. Si sta commuovendo di nuovo...
Marco torna con le ordinazioni giusto in tempo per chiudere la diga pericolante. <<Sì, davvero. Tutti quanti... siete qui perché vogliamo ringraziarvi. Offrendovi questo aperitivo, in primis>> dice, alzando il bicchiere che contiene birra doppio malto avanti a sé, invitando gli altri a fare altrettanto. <<Cin cin>>.
<<E... poi?>> chiede Giò, manifestando come sempre la sua scaltrezza.
<<E poi, avevamo pensato ad un regalo...>> ammicca, lasciando volutamente in sospeso la frase per creare un po' di suspance.
<<Dai! Cosa?>>. La curiosità di Sandro è maggiore alla sua timidezza, e non si trattiene. Anna ride, soddisfatta di tenere i suoi amici sulle spine.
La guardo, minacciandola col pensiero, che alle volte manifesta il suo potere talmente palesemente e talmente in fretta che mi porta a credere di avere una qualche capacità telecinetica.
<<D'accordo, calma calma>>. Alza le mani, sconfitta.
<<Prima i testimoni: volevamo farvi rilassare... ripagarvi delle vostre fatiche facendovi riposare... ma senza troppi sbattimenti>>.
<<Volevamo proporvi di venire alle Terme. Quelle di Piazzale Medaglie D'Oro sono stupende. Vicine ma belle. Vi pagheremo l'ingresso, l'apericena e un massaggio>> spiega Marco, sul cui volto è comparso un sorrisino. <<Che ne dite?>>.
Io e Claudio ci voltiamo e ci scambiamo un'occhiata, ma distogliamo in fretta lo sguardo, imbarazzati da quella che dovrebbe essere semplice complicità da "colleghi" – quelli che avevamo sempre bluffato di essere – ma che in realtà è molto di più. Con palese difficoltà a dover negare l'evidenza da parte di entrambi.
<<W... wow!>> esclamo quindi io, con finta enfasi, anche se l'idea non mi dispiaceva affatto.
<<Anche i fidanzati dei testimoni sono invitati?>>. Jake e la sua sfacciataggine.
<<Ovvio che sì. Ma solo se sono una coppia... da almeno un giorno>> chiarisce Marco, lanciando un'occhiata eloquente al fratello, che alza gli occhi al cielo.
<<Allora verrò solo io>> sbuffa, quindi, Claudio, ma sorride sornione.
<<Dai, tuo fratello scherza. Potrai portare chi vorrai, Clà>> esclama Anna, pentendosi all'istante della troppa libertà concessagli. Mica vorrà propinarci l'oca giuliva tettona che cercava di imbucarsi pure al matrimonio, vero?
Al pensiero inorridisco e mi innervosisco.
Che voglia di una sigaretta... Erano anni che avevo smesso – in realtà non avevo neppure mai cominciato sul serio – e non mi tornava l'esigenza di farmi del male ancora introducendo nicotina nel mio corpo. La prima volta lo avevo fatto sotto la veranda di casa, mentre attraversavo la tipica fase di ribellione adolescenziale in cui se quello che ti dice mamma è A allora fai B solo per farle credere che sei in grado di scegliere l'opzione – che determinerà, niente meno, la direzione delle strade della vita – giusta da sola, quando invece non sai neanche scegliere cosa mangiare quando hai mal di stomaco. Periodo più o meno duraturo – e più o meno destabilizzante – ma dal quale siamo passati tutti.
<<Torniamo a concentrarci sul regalo destinato anche agli umili servitori di contorno, per cortesia?>>. Riporta l'attenzione su di sé e sul resto del gruppo Giò, mentre risponde al cinquantesimo messaggio di Silvia, che non ha potuto partecipare a questa riunione del personale per un mal di pancia improvviso. Ma, da come sorride, forse il destinatario dell'SMS non è la sua ragazza malaticcia...
<<Beh, per voi, comprendendo però anche i testimoni appena saranno riemersi dalle acque termali, sia chiaro...>> comincia Marco, prendendosi una lunga pausa, e iniziando dopo poco a sorridere, osservando l'impazienza dei suoi amici.
<<Per voi, dicevo... voi che alla fine non avete fatto granchè... vi meritate solo...una settimana all inclusive... a casa nostra>>.
Uno scambio di sguardi perplessi e poi l'immancabile commento di Jake. <<Io ci sto. Tanto a me non cambia nulla, osservare lo scorrere del tempo a fare un cazzo a casa mia oppure a casa vostra. Basta che non devo alzarmi dal divano, eh. Ho bisogno di un mio punto di riferimento. Un punto fermo, che mi dia stabilità. Già viviamo su un cazzo di sasso che gira vorticosamente su di sé attorno ad un pallone infuocato che fluttua senza un senso nella vastità dell'universo... un po' di certezze cosmiche mi occorrono, in un ambiente sconosciuto>>.
Spara questa assurdità mentre si lecca con gusto il polpastrello del pollice destro sopra il quale era rimasta un po' di salsa guacamole. Incommentabile.
Marco scoppia in una risata talmente forte da portarlo alle lacrime, seguito da Sandro e Dani, mentre io, Ale, Anna e Claudio lo osserviamo allibiti. <<Beh, Jake>> balbetta Marco, non ancora ripresosi dall'attacco di ridarella che ha scatenato la sua battuta << potresti fare tutti questi ragionamenti filosofici anche su un'isola greca?>>.
Adesso tutti lo osservano senza capire. Vuole che andiamo in Grecia?
<<Certo, no problem>> risponde tranquillo, come non avesse sentito bene la domanda.
<<Ragazzi, ma avete capito? Vogliamo che veniate a Creta con noi>> chiarisce Anna, sorpresa per il nostro silenzio.
<<Ma state scherzando?>>. Dani è attonito, molto più sbalordito di noi. E sì che viaggia tutto l'anno... un' altra vacanza non dovrebbe significare chissà quale shock per lui.
<<Esatto. Io e mia moglie...>>. Marco prende la mano di Anna. <<... avremmo piacere che ci raggiungeste sull'isola per ferragosto. Noi saremo già lì, in luna di miele... abbiamo affittato una casa per l'intero mese>>.
Anna sorride al pensiero della inaspettata – a dir poco, fino a ieri non sapeva neanche di doversi sposare – honeymoon organizzata in tutta fretta ma nei minimi dettagli da un ragazzo che, indubbiamente, l'amava sopra ogni cosa, e pagata dai suoi genitori che, volenti o nolenti, l'avevano ritenuto un appropriato dono per le veloci ma felici nozze.
Tutte queste novità mi stanno dando alla testa, troppe aspettative e altrettante pressioni sul mio precario autocontrollo: una vacanza con Jake e Claudio insieme? Su un'isola, ovvero senza possibilità di fuga se non via mare?
Decido che è il caso di prendere una boccata d'aria... nuova. Di aria – stantia – ne potevo avere quanta volevo, dato che eravamo già all'aperto. Così mi congedo, con una banale scusa, e raggiungo il retro del locale, dove ci sono altri tavolini e dei piccoli divani. Scomodi, ma meglio di niente. Chiedo cortesemente una sigaretta in prestito – in regalo, in realtà, dato che la fumerò tutta – ad una ragazzina punk prima che rientri, e lei mi allunga il pacchetto senza troppe storie: brava ragazza. Mi rigiro l'arma del delitto – il mio, visto che sono cosciente del fatto che siano uno strumento di suicidio, silente ma letale – tra le mani, osservandola a lungo prima di portarmela tra le labbra, realizzando solamente in quell'istante di non avere con me un accendino.
<<Ti serve questo, per caso?>>. Un ragazzo biondo comparso dal nulla mi porge un fiammifero – li producono ancora? – e io lo ringrazio con lo sguardo, prima di sfruttarlo e riconsegnargli la scatolina azzurra con una donna dalle indubbie qualità raffigurata sulla confezione.
<<Grazie>>.
Inspiro a lungo, e poi faccio uscire il fumo dal naso. Mi divertiva sempre testare le mie capacità nel campo per vedere se ancora riuscivo a farlo senza tossire. Ognuno si mette in discussione su ciò che ritiene più giusto... a me, a volte, piace vincere facile, per evitare di farmi troppi complessi...
Sento un rumore alle mie spalle e istintivamente butto il mozzicone per terra, in tutta fretta, espirando il fumo restante velocemente e scuotendo la mano destra davanti a me per far disperdere ogni traccia del mio reato.
<<Beccata>>.
Claudio si siede sulla sedia di fronte a me, incrociando le braccia al petto e guardandomi con sguardo accusatorio.
<<Chi sei, Sherlock Holmes?>>.
<<Elementare, Watson>> risponde ironicamente lui, dando prova di conoscere il personaggio mitico da me citato, partorito dalla brillante mente di Conan Doyle. <<Come mai hai cancellato le prove del misfatto?>>.
Quindi non era solo il fiuto del noto investigatore privato, forse mi ha trovato anche attraverso la Mappa del Malandrino? <<Adesso dovrei urlare "Fatto il misfatto"?>> lo interrogo.
<<Fatto che?>>. No, bocciato.
<<Niente>> sorrido, scuotendo la testa. Non potevo pretendere, in fondo, che tutti potessero essere fan di Harry come me.
<<Insomma...>>.
Porta in avanti il bacino, sospirando. <<Come mai hai dovuto nasconderti per fumare?>>.
<<Non mi stavo nascondendo>> mi difendo, rispondendo sgarbatamente alla sua accusa.
<<No, certo. E' per quello che hai reagito così appena hai sentito arrivare qualcuno>>.
<<Credevo fosse Jake>> esclamo d'istinto. Lo stesso istinto che dovrebbe portarmi a non sbagliare mai, e che invece stavolta pare essersi appellato a quello più latente – ma comunque presente quando si materializza Claudio – di autodistruzione.
<<Volevo dire...>>.
<<Che il tuo ragazzo è in realtà una balia?>>.
<<No, non volevo dire quello>> sbuffo, mentre mi allungo il vestito sulle ginocchia.
<<E cosa?>>.
<<Che... non mi andava mi vedesse... trasgredire>>.
Fase istintiva di sopravvivenza, dovrebbe essere il tuo turno, ora.
<<Capito>> mormora Claudio vittorioso, appoggiandosi di nuovo alla sedia.
<<Io, invece, non ho capito perché diamine sei venuto qui. Mi sembra che non abbiamo nulla da dirci>>. Riprendo il controllo della situazione, avanzando io, ora, con le spalle, verso di lui, denotando sicurezza. Che in realtà non ho.
<<Invece credo di sì. Riguardo a ieri...>>.
<<Ieri era ieri. Oggi è oggi e domani chissà>> esclamo pacata, facendo roteare una mano davanti al suo viso.
<<Hai finito di tergiversare? Dobbiamo parlare di ciò che è successo nelle scuderie, durante il temporale. Ciò che non accadrà più>>.
Mi fissa negli occhi, serio. <<Mai più>>.
<<Certo, perché tu ti ostini a voler somigliare all'erede di Hugh Hefner>> la butto là, ma immaginando benissimo lui sapesse chi fosse. Io ne ero al corrente solamente perché lo aveva menzionato Jake qualche giorno fa, tanto per la cronaca.
<<Oh sì, certo. Non vado solo con le conigliette di playboy, io, chiaro?>>. Come volevasi dimostrare, sa benissimo chi è il caro Hugh.
Si accorge della mia trappola e sbuffa, infastidito. <<Le ragazze con cui sto sono... appariscenti. Almeno, quasi tutte lo sono. Ma non è per quello che le scelgo... insomma...>>.
E' talmente nervoso che prende a mordersi il labbro. E io devo chiudere un momento gli occhi per distrarmi da cattivi, cattivissimi pensieri a riguardo.
<<Non è questo il motivo per cui tu e io... cioè, che noi...>>.
<<Claudio, con parole tue>> lo prendo in giro, godendomi la sua, una volta tanto, insicurezza.
<<Mile...>>. Ora appoggia i gomiti alle ginocchia per starmi più vicino, e i nostri volti distano solo pochi pericolosi centimetri l'uno dall'altro. Deglutisco e cerco di stare calma. E ferma.
<<Milena...>> ripete. <<Tu sei fidanzata. Io sono... un disastro>> bisbiglia quasi tristemente, abbassando per un attimo gli occhi.
<<E poi... non sei il mio tipo. Nient'affatto. Stiamo lontani. Okay?>>.
Strana parola da utilizzare per auto descriversi... disastro?
<<Sei tu che sei venuto qui adesso, e tu che ti sei avvicinato così. Io sono fidanzata, è vero>> ammetto, voltando lo sguardo, incupendomi.
<<Ma tu non sei un... disastro. E... io non sarò il tuo tipo, ma, francamente, il tuo gusto in fatto di donne è altamente discutibile>> concludo con un sorrisino, ripensando ad Angela e alla lunga lista di donnette squallide che l'ha preceduta.
<<Che fate?>>. Ale interrompe il nostro, tutt'altro che morigerato, dialogo, sbucando dalla portafinestra. <<Vi cercavamo. Noi stiamo andando>> ci comunica, guardandoci sospettoso.
<<Tanto avevamo finito>> affermo risoluta, alzandomi in fretta. Claudio mi segue in silenzio e insieme torniamo dagli altri, dandoci appuntamento per il fine settimana alle Terme.
Mentre saluto tutti, penso a quanto Claudio sia un continuo controsenso: dovrebbe riuscire a scendere da quel piedistallo immaginario che si è costruito, ogni tanto... e cadere nella prima buca che trova davanti a sé: chissà, magari servirebbe.
Nota Autrice: Anna è proprio in un brodo di giuggiole 🥰 mentre Milena regna nella confusione più totale... che accadrà alle terme? 😋
Restate sintonizzati e lo scoprirete... conoscendo i protagonisti qualcosa di parecchio piccante potrebbe accadere 😎😜
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A presto!
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