Chapter 4\"Dov'è la sua grande prosopopea, adesso?"




<<Oh, wow, è bello da mozzare il fiato!>>.

Natalia è sbalordita; il lavoro che abbiamo – ho, a dirla tutta, con l'aiuto della professionalità di mia madre, ma tant'è – fatto è strepitoso. Decine di candeline sul lato sinistro e altrettante sul lato destro di quello che potrebbe considerarsi un altare spartano, ma elegante, compaiono alternate a candele più grandi e coniche, tutte bianche con un dettaglio color Tiffany.

<<Non posso darti torto>> acconsento, volgendo lo sguardo, però, oltre lo scenario, dove c'è Claudio che sta parlando con Giò e Ale.

Natalia mi squadra e poi scuote la testa. <<Quando arriva il tuo fidanzato?>> mi chiede severa.

<<Eh?>>.

<<Milena! La finisci? Ancora un po' che gli lanci quegli sguardi infuocati... prendi fuoco davvero>> mi rimprovera, facendomi voltare.

<<Ma che stai dicendo?>>.

Non demorde.

<<D'accordo, lo ammetto: è una fissazione, oramai. Non riesco ad evitare di mangiarmelo con gli occhi. Non ho mai provato un'attrazione così verso nessuno. Soprattutto non da quando sto con Jake>> confesso, sentendomi le mani legate.

<<Ma se siete insieme dall'asilo... è normale>> esclama lei comprensiva, alzando le spalle.

<<Questo, però, non significa che sia normale il fatto che tu stia valutando davvero di mandare all'aria sette anni di relazione seria per una sbandata per uno che domani, probabilmente, non si ricorderà neanche che ti chiami Milena e non... Morena>> puntualizza, abbassando la voce vedendo arrivare la sorella dell'oggetto della nostra conversazione, Noemi.

<<Ciao ragazze! Sono qui per le prove. I miei fratelli dove sono?>>. Noemi avrebbe ricoperto il ruolo di damigella – non d'onore, quel posto era già occupato dalla sottoscritta – e avrebbe sparso i petali dei fiori prima dell'arrivo della sposa: molto cinematografico.

<<Ciao! Come sei carina oggi>> mi complimento sincera, notando il vestitino a fiori che indossa.

<<Grazie>> risponde imbarazzata. <<E' quello che vorrei indossare per il matrimonio>>.

Se il floreale in primavera sarebbe stato "avanguardia pura", secondo la temibile Miranda Priestly, in estate era concesso.

<<Ti sta d'incanto. Guarda, Marco è laggiù, e Claudio sta montando il telo per il video insieme a loro>> indico con il braccio il lato destro del prato, dove, con l'aiuto di Ale e Giò, Clà sta cercando di rendere meno pericolante il supporto per la proiezione del video.

<<Grazie. Ah, Jake è all'ingresso, ti vuole>> m'informa zelante, incamminandosi verso il prato, con un sorriso, rivolto a mio fratello Andrea, arruolato anche lui per darci una mano. Si conoscono?

Me ne accerterò dopo, ora la ringrazio, anche per il diversivo. Prendo coraggio e raggiungo il cancello, dove c'è la Peugeot di Jake ad attendermi.

<<Ciao, Mile. Sono riuscito ad essere qui solo adesso. Dove devo portare Anna, di preciso?>>.

<<Allora, la devi tenere occupata per circa tre ore, mentre proviamo i video e i passaggi per la cerimonia. Poi stasera ci sarò io con lei, andremo a mangiare una pizza per il nostro addio al nubilato segreto, mentre tu andrai a quello al celibato di Marco. Sempre se avrò fatto in tempo a fare tutto...>>.

Mi assale il panico. <<Mancano ancora le fedi, che Marco non è riuscito a recuperare, e poi... oh, l'ho scordato>>.

Porto una mano alla tempia, nervosa.

<<Dai, è praticamente finita ogni cosa>> mi rassicura, uscendo dall'auto per abbracciarmi, notando la mia tensione.

<<La porterò al cinema a vedere una delle sue commedie romantiche, così sarà meno furiosa con Marco che non la sta per niente cagando e che la tiene all'oscuro di tutto. Tu moriresti al suo posto>> sogghigna, stringendomi ancora.

<<Sì, non potrebbe mai fare una cosa del genere con me, la maniaca del controllo in persona>> auto ironizzo, sciogliendo l'abbraccio.

<<Beh, un modo originale per chiederti di sposarmi comunque lo troverò>> mormora, carezzandomi la guancia.

Ascoltando le sue parole, mi rendo conto che sono già in preda al panico e improvvisamente mi manca l'aria. Ma non per le pressanti incombenze... Cos'è che ha intenzione di fare?!

<<Scusa, ho un mal di testa atroce. Ti lascio andare. Ci sentiamo dopo>> mi giustifico, indietreggiando di qualche passo per ritrovare lo spazio sufficiente per riprendere a respirare.

<<Va bene, tesoro. Cerca di riposarti una volta terminate tutte le commissioni, dai, che domani è il gran giorno. A dopo>> dice dolcemente, baciandomi frettolosamente e tornando in macchina. Ritorno accanto a Natalia, che adesso sta discutendo con Marco del suo fondamentale ruolo da vice damigella d'onore, quando Claudio mi prende per un braccio, chiedendomi tacitamente di seguirlo.

<<Dunque...>> esclama assorto, portandosi una penna alla bocca e sfogliando una cartelletta blu con parecchi fogli scarabocchiati. <<Mi manca da spuntare la casella degli anelli. Abbiamo appena finito con il pannello video, perciò possiamo andare a prenderli adesso, prima che inizi il turno di lavoro. Cosa dici?>>.

Così non parteciperà all'addio al celibato del fratello?

<<Dico che... posso anche andarci da sola, mi faccio anche un giro per negozi. Tu, se vuoi, puoi andare a riposare>>.

Cerco di convincerlo, soprattutto sfruttando la carta dello shopping e riportando la mia attenzione alle sue parole e non alla sua bocca, invidiando la penna che sta torturando con le labbra dall'inizio della conversazione.

Mi sento gentile, oggi, e dopo aver concentrato tutte le mie energie per sbranarlo con gli occhi, per tutto il giorno, ora mi mancano persino le forze per discutere.

E poi ha un viso distrutto.

Si era impegnato molto in questi ultimi giorni per finire tutto in tempo, dovevo dargliene atto.

<<No, tanto poi dovrei tornare di nuovo qui. Così almeno mi distraggo un po'. Andiamo>> insiste, prendendomi per mano.

Ancora una volta, però, come scottato, la lascia subito, facendomi invece un cenno con la testa, per spronarmi ad andare avanti.

Che il contatto pelle a pelle provocasse anche il lui quello che provocava in me?


Invece che colazione, potevamo fare un aperitivo da Tiffany, vista l'ora. Come il colore tema del matrimonio, che prende il nome proprio dalla nota marca di gioielli americana, anche le fedi e l'anello di fidanzamento scelto da Marco appartenevano alla più esclusiva gioielleria del mondo, che, neanche a dirlo, era la preferita di Anna. Da vera amante di Audrey, nella sua intramontabile interpretazione di Holly Golithtly, mi aveva costretto, una mattina che avevamo bigiato al Liceo, ad andare con due mega briosche – per lei vegana, ovviamente – a guardare le sfavillanti vetrine del negozio.

L'avevo fatta desistere da chignon e occhiali neri, come lei voleva addobbarsi, ma non dalle note di "Moon River" che mi obbligò a riprodurre dal cellulare mentre curiosavamo.

Che scena pietosa.

E io le avevo pure dato corda. Ora anche lei poteva possedere un vero diamante Tiffany... le sarebbe venuto un colpo!

Sorrido tra me e me a quel pensiero, mentre la guardia all'ingresso ci chiede gentilmente a che cosa eravamo interessati.

<<Io e la mia fidanzata dobbiamo ritirare l'anello di fidanzamento e le fedi nuziali>> risponde Claudio prima che possa farlo io.

Ma perché si divertiva a prendere in giro la gente?

Gli pesto volutamente un piede, continuando a sorridere forzatamente all'uomo – un gran bell'uomo a dirla tutta. Dove le fanno le selezioni per le guardie, in una agenzia di moda? – che ci osserva perplesso, indicandoci il percorso corretto, sulla destra. Forse non aveva mai visto una coppia che si reca insieme a prendere il pegno d'amore che, solitamente, accompagna la dichiarazione e la richiesta della mano della sposa.

<<Imbecille>> sussurro al mio finto fidanzato all'orecchio appena entriamo, sferrandogli anche una gomitata sul fianco.

Finge una fitta di dolore, ma sta ridendo a crepapelle. <<Devi vedere la tua faccia! Sei davvero assurda. Tutte le donne sognano un ragazzo innamorato che le regala un solitario di Tiffany! Sembra possano essere felici solo così>> esclama, rabbuiandosi per un attimo.

<<Ancora non ti è chiaro che io non faccio parte della categoria? Non sogno né il principe azzurro, né l'azzurro di Tiffany>> specifico, tanto per non essere fraintesa.

<<Scusa, ma quindi... dall'alto della tua unicità... cosa pensi possa essere la felicità?>> mi provoca allora, sorridendo.

Cos'è, una domanda a trabocchetto?

<<Bah, per quanto mi riguarda è una canzone di Romina e Albano>> rispondo pacata, esprimendo tutto il mio cinismo. Claudio mi scruta guardingo, con un'espressione perplessa, tanto che m'induce a proseguire, senza perdere la mia impassibilità verso tale amenità.

<<E la storia che un diamante è per sempre... è una stronzata. Un tatuaggio, se mai, lo è>>. Gli sfioro il braccio, dove si trova la S di Superman – figuriamoci se non idolatrava Clark Kent – con il logo del noto personaggio, sfumata e stilizzata, sghignazzando. <<Certo, magari non uno da supereroi>> continuo a sfotterlo, senza staccare però la mano dal suo braccio, né gli occhi dai suoi, che sono inchiodati ai miei, accesi da una nuova curiosità.

<<A me piace Bon Jovi. Per questo ho il suo tatuaggio>> si giustifica veloce, anche se dubito possa essere solo questa la vera motivazione.

La megalomania di Claudio è riconosciuta universalmente.

<<Ecco qui, le due fedi e... l'anello>> interrompe la nostra diatriba la gentile commessa, truccata e pettinata perfettamente, nella sua divisa blu.

<<Sicuro che lo posso mostrare alla Signorina?>> chiede dubbiosa a Claudio, giudicando insensibile un uomo che non aspetta il momento giusto per mostrare il dono d'amore alla sua amata.

<<Sì, certo>> risponde lui distrattamente. <<Così vediamo se le piace. Anzi, perché non lo provi, amore?>>.

Sta scherzando, lo so, ma a quelle parole sento lo stesso un brivido. <<Ehm... no no, mi fido. La misura è stata presa correttamente, ne sono certa>> lusingo la commessa, nella speranza che ponga presto fine a questa tortura.

<<Okay>> sospira lei, scuotendo leggermente la testa, stupìta. <<Però le fedi vanno provate. Ecco>>.

Allunga educatamente quella per Anna a Claudio, e quella per Marco a me, e ci fa segno di scambiarcele, mandando in fumo le mie speranze. L'ansia mi assale, ma è solo un attimo.

Vuole giocare? Giochiamo.

Acchiappo la mano sinistra di Claudio e gli infilo senza indugio la fede all'anulare. Lui se la rimira, alzando compiaciuto la mano, e, poi, tende il braccio avanti a me, per farsi consegnare la mia. Sospiro, ma gliela porgo, e lui, identificando con fatica il dito giusto, prende l'anello destinato alla sposa e lo fa scivolare, lentamente, sull'anulare. Quel contatto e quel gesto mi fanno eccitare da matti. Torno in me giusto in tempo per evitare il pericolo, poiché, ovviamente, la fede mi sta larga. La tolgo veloce, confermando la misura, riappropriandomi del dito e della lucidità mentale.

La commessa, soddisfatta, ripone con cura gli anelli nella scatola dal fiocco azzurro e ce la consegna, insieme all'altra contenente il solitario, con un largo sorriso. <<Congratulazioni, siete una coppia splendida! Si vede quanto siete legati...>>.

<<Capirai, lo dirà a tutti, le solite frasi di circostanza>> commento in tono piatto, quando usciamo dalla gioielleria, ancora imbarazzati per quel gioco di ruolo in cui la simulazione della realtà non so quanto fosse tale. Sicuramente non come i battiti del mio cuore, che si è rianimato e tamburella come un pazzo nel mio petto, come seguendo il ritmo di una movimentata danza africana.

<<Sicuro>> conferma lui, ma un'espressione di turbamento è comparsa sul suo viso.

<<Allora, dove vuoi andare, adesso? Abbiamo ancora...>>. Osserva lo schermo del cellulare per verificare l'ora. <<Un paio d'ore prima di dover rientrare>>.

<<Beh, qui in via della Spiga, c'è ben poco che potrei permettermi. Andiamo verso il Duomo>> propongo, parlando lentamente, così da dare l'impressione di essere calma.

<<Okay>> accetta, e mi prende la mano.

Come ogni volta che accade, però, ci ripensa, e la lascia subito. Mi tende invece il braccio, e io lo allaccio al mio, senza indagare. Mi bastano le mie di difficoltà interpretative – e non solo quelle – al momento. Non voglio accollarmi anche le sue.

Posso davvero mentire così spudoratamente solo per non alimentare il suo spropositato ego?

<<Sì, Clà, ti sta bene>> sbuffo, mentre lui si pavoneggia ancora un po' nei camerini di Gap.

<<Ma non dovevi solo accompagnarmi a vedere i negozi?>> chiedo accigliata.

<<Ma da quando in qua chi va a fare shopping guarda e non compra? Io il detto "guardare e non toccare" proprio non lo condivido>> esclama lascivo, spuntando fuori dalla porta del camerino con addosso solo i pantaloni.

<<Sì, ehm... immaginavo. Comunque...>>.

Tentenno, mostrandomi impaziente, ma solo per cercare di restare indifferente al suo corpo così perfetto che sembra finto. <<Ce ne andiamo? Hai finito?>>.

<<Quasi. Credo che metterò questi, domani. I vestiti che avevo scelto non mi soddisfano come vorrei>>. <<E io voglio sempre essere soddisfatto>> continua, ammiccando, senza abbandonare quel tono e quell'espressione sensuale.

Accidenti!

Fingo d'interessarmi, invece che a lui, a qualche vestito appeso in bella mostra nel reparto femminile e, per allontanarmi dalla tentazione di strappare a morsi la tenda del suo camerino, ne provo qualcuno anch'io; un classico tubino nero con dettagli bordeaux dalle spalline sottili attira la mia attenzione. La taglia che tengo tra le mani è troppo grande, così cerco la small. Il camerino alla sinistra del grande spazio espositivo è libero. Entro e inizio a spogliarmi.

Sto per chiudere la cerniera laterale quando mi accorgo che ve n'è anche una posteriore che sono impossibilitata a chiudere autonomamente per ovvie ragioni: se avessi dato retta a mia madre che per la mia costituzione mi aveva consigliato una carriera di contorsionista, ora non sarei qui a chiedere aiuto. Credo questa sia la prima volta che provo rammarico per un suggerimento – sebbene assurdo – inascoltato di mia mamma.

<<Clà! Claudiooo>> urlo, vedendolo sbucare dalla fila di maglioni alla mia destra.

<<Che succede? Per fortuna mi hai chiamato, non ti trovavo più!>> accorre lui, preoccupato.

<<Sì, ehm... sto provando questo. Mi potresti dare una mano?>>.

Gli indico la cerniera e lui poggia a terra i pantaloni e la camicia blu che ha scelto, scostando la tenda per entrare nel camerino. Prende un lembo del vestito con la mano sinistra, mentre con la destra cerca la zip della cerniera che fa risalire lentamente lungo la mia colonna vertebrale da cui si propagano mille scosse elettriche, come un contatore impazzito dal flusso improvviso di corrente, al risalire della sua mano sulla mia schiena.

Quando arriva a destinazione poggia entrambe le mani sulle mie spalle e ci osserviamo nello specchio, come quella mattina a casa sua. <<Ciumbia>> commenta con un fischio di apprezzamento, utilizzando un'espressione tipicamente milanese.

Provo a sostenere il suo sguardo, che cade, però, sulla spallina sinistra del vestito che proprio in quell'istante mi scivola dalla spalla. E' colpa di Claudio o ci è finita lì da sola? Poco importa, poiché è sufficiente perché la sua mano tocchi la mia pelle nuda, emanando calore e altre mille sensazioni che non so descrivere, ma che mi fanno perdere letteralmente il controllo.

Mi volto e, senza alcuna esitazione, lo bacio.

Le mie labbra sussultano al contatto con le sue, che sanno di proibito, di buono...

Le sue mani slittano sui miei fianchi, ma lui non li cinge, anzi, li utilizza per scostarsi da me.<<Mile, no>>.

Due parole, tre sillabe, che sembrano milioni.

Mi vergogno talmente, che non ho il coraggio di guardarlo.

<<Non... che cosa vuoi fare? Tu... io... tu stai con un altro>> aggiunge, sospirando.

Incredibile come abbia dovuto ricordarmi lui della presenza di Jake nella mia vita. Incredibile e triste allo stesso tempo.

<<E... se non ci fosse nessun altro?>> gli domando piano.

<<Con i se e i ma non si va da nessuna parte. Lui c'è. Ed è importante per te. Non dovresti... per me... Io... io non sono nessuno, Milena>> mormora, uscendo dal camerino.

Ma se lui millanta di essere il Dio dell'universo! Dov'è la sua grande prosopopea adesso?

Quarantacinque minuti di ritardo: stavolta mi sono proprio superata.

<<Scusa scusa scusa scusa scusa!!!>>.

<<Scusa un corno. Ma sai che ore sono? Ma dov'eri??>>.

Anna mi attacca come un pit bull arrabbiato.

<<Hai ragione. Ero...stavo...>>. L'improvvisazione non è il mio forte.

<<Sì, va bè, chissà mai cosa abbiate tutti da fare questi giorni. Su chi scarico la mia ansia da quasi convivente se nessuno mi caga?>> si lamenta, versandosi un po' di vino.

<<Dai, io sono arrivata puntuale. E anche i giorni scorsi, siamo state spesso insieme. Oggi, poi, siamo andate a farci belle. Visto che smalto?>>.

Natalia prova a smorzare la tensione e allunga una mano fresca di manicure verso di me, che la osservo pensando, con orrore, che le mie unghie, invece, fanno decisamente schifo. Almeno domani avrò il tempo di andare dal parrucchiere. Forse...

<<Senti... non è che tu sai qualcosa... riguardo alla festa di domani... Marco... cosa sta combinando?>> prova a farmi confessare Anna.

Non ci riuscirà mai.

<<Mah, so che sta facendo un ottimo lavoro. Non so di preciso cosa, ma l'ho sentito qualche giorno fa e sembrava tutto a posto>> rispondo sfuggente, iniziando a studiare il menu del ristorante dove ci siamo date appuntamento, in una via caratteristica di Brera.

<<Non sto più nella pelle. E sono così felice che ci sarete tutti...>> dice l'ignara sposina, con gli occhi che le brillano.

<<Sì, sarà stupendo. Ed è per questo che adesso festeggiamo! Ultima sera da single! Cioè... da singletudine casalinga!>> si lascia sfuggire Natalia, che, fortunatamente, si salva in corner: stavo già sudando freddo.

<<Allora, chi vuole fare la Samantha della situazione? In the city ci siamo, adesso ci manca il sex>> esclama maliziosa, alludendo alla celebre serie televisiva statunitense, mentre comincia ad essere evidente l'effetto del vino su di lei.

Alzo la bottiglia per verificarne il livello del contenuto, e ottenere la conferma della mia tesi. <<Ma che Samantha e Samantha... innanzitutto dovremmo essere in quattro e non in tre, e poi io comunque sarei...>>.

<<Miranda!>> concludono per me in coro le mie grandi amiche.

<<Come Miranda?!>>.

Le guardo in cagnesco, risentita.

<<Beh, è la più cinica, scettica e dura di tutte. Sei lei per forza>> sottolinea Nat innocentemente, mentre si porta alle labbra il calice quasi vuoto di Chardonnay. Anna annuisce.

<<A voi questo fa male>> le rimprovero, spostando in un tavolo adiacente la bottiglia tentatrice.

<<Se se... In Vino Veritas, cara mia>> le fa eco Anna.

<<Ecco la quarta, ragazze. Però è l'opposto di Carrie, e pure di Charlotte... forse potrebbe essere paragonabile solamente a Crudelia Demon>> mormora Nat con un fil di voce, scioccata, guardando oltre Anna, verso l'ingresso.

Carolina. La nostra simpaticissima compagna di classe del Liceo, che è ancora convinta che Anna le abbia rubato il fidanzato. Porca miseria!

<<Sì, allora... Anna, non ti voltare>> esclamo con un leggero panico nella voce.

<<Non abbiamo ancora ordinato, vero? Paghiamo il vino e andiamocene>> intimo Nat, mentre tento di evitare di far precipitare la serata.

<<Ma guarda guarda... le tre Ave Marie...>>.

Troppo tardi.

Anna sussulta al suono della stridente voce di Carolina alle sue spalle.

<<Non è possibile...>> bisbiglia, serrando gli occhi, come per evitare di affrontare la realtà che le si sta palesando davanti ad essi.

Prendo le redini della situazione, utilizzando un tono pacato, mentre, però, mi avvicino a lei e la osservo sprezzante negli occhi. <<Ciao Caro. E' un enorme dispiacere incontrarti. Potresti cortesemente lasciarci in pace?>>.

I suoi sono velenosi e, purtroppo, cadono sul cerchietto a forma discutibile con le piume bianche che Nat ha portato da far indossare ad Anna come scherzo, lasciato abbandonato sul tavolo.

<<Non ditemi che state festeggiando... un addio al nubilato?>> chiede con insolenza.

<<Non ti riguarda>> interviene Nat, che si alza anche lei e la scruta guardinga.

<<Oh, non mi dire che finalmente hai trovato un senso alla tua triste storia con Giacomo lasciando libere le altre donne del pianeta dalla sua possibile compagnia accalappiandotelo tu per sempre?>> domanda sprezzante verso la sottoscritta.

<<Sì, sì esatto>> rispondo veloce.

Anna mi osserva, grata: ha capito il mio gioco.

Ma Natalia, purtroppo, non è così perspicace. <<Ma che stai dicendo?>> infatti quasi mi urla addosso, pentendosene subito dopo. "Meglio tardi che mai" recita il detto, ma stavolta sarebbe stato meglio mai.

Carolina, la cui perfidia è pari alla sua intuitività, purtroppo, capisce che la mia era solo una dimostrazione mancata di altruismo e solidarietà da amica, e si concentra totalmente su Anna, che sembra farsi piccola piccola al suo cospetto, come la Sirenetta quando assiste alla trasformazione della Strega del Mare in lei, dopo che ha acconsentito a donarle la voce. Ci resta davvero, senza voce, la Ariel dai capelli biondi che sta tremando al mio fianco, mentre Carolina la fissa incattivita.

<<Non voglio neanche pensare come diavolo hai fatto a far rincoglionire Marco così... sei tu che ti stai sposando, vero?>> le domanda schifata, soppesando ogni parola, che sembrano lame. Mi trafiggono il cuore, perché ci stanno rovinando la sorpresa. No, non posso permetterglielo!

<<Qui nessuno si sposa. Ma Marco e Anna si amano, si sono sempre amati, e tu lo sai, Caro. Sono destinati a stare insieme e, infatti, andranno a vivere insieme>> mormoro cauta, cercando di mascherare il nervosismo, provando anche a sorridere.

Non voglio corromperla, né tentare di dissuaderla dallo scopo primario della sua insignificante esistenza, ovvero gettare fango sul prossimo, in modo particolare su Anna, ma... calmare, per quanto mi è possibile, gli animi. Sempre che Carolina ne possieda una, di anima... Comunque, "tentar non nuoce" ... e, in questa occasione, spero che il detto funzioni.

Non so se la risata di Carolina possa definirsi un risultato positivo per la mia missione, se non altro stempera un po' la tensione, palpabile, ora, anche dagli altri ospiti del ristorante, che iniziano ad osservarci incuriositi. <<Ma sì, tienitelo>> afferma, con una smorfia, facendo roteare la mano destra davanti a sé, allontanandosi. Come se a deciderlo fosse lei...

Anna riprende a respirare, e io con lei. Natalia è mortificata per la gaffe e si sta scusando, ma Anna non pare neanche sentirla.

<<Nessuno le ha detto dove si trova la casa dove andremo io e Marco, vero?>> chiede terrorizzata, appena ci allontaniamo dal radar di quella serpe.

<<No, nessuno. Come nessuno le ha detto della convivenza. Oramai non ci parlano quasi più con lei, gli altri... devi stare tranquilla, okay?>> la rassicuro, abbracciandola. Non sono solita compiere questi gesti affettuosi, ma sento che solo così posso evitare un attacco di panico proprio la sera prima del grande giorno all'inconsapevole sposa. Lei mi stringe, sorpresa, e sento che si sta quietando.

<<Grazie Mile. Ti voglio bene>> mormora tra le mie braccia. Anche io, vorrei dirle, ma non esageriamo con l'emotività. Il mio cervello non può farsi indebolire da quattro moine e perdere la sua lucidità. Devo ragionare in fretta... capire se vi è la possibilità per Carolina di rovinare il matrimonio, poiché sono certa che potrebbe essere un suo obiettivo. Trovo conforto nel pensiero che solo in pochissimi sanno della festa e del fatto che si terrà vicino all'Azienda di Giorgio.

Continuando ad affidarmi ai detti popolari, penso che "la speranza è l'ultima a morire", altrimenti a morire sarebbe stata direttamente lei. Sicuro.

Nota Autrice: Chi si aspettava il ritorno di Carolina? Di una delle due, almeno... speriamo di non dover ritrovare pure l'altra! Oh, povera Anna...  🤦🏽‍♀️

E... che mi dite del primo bacio di Milena e Claudio? ❤️❤️❤️E della sua reazione? 🤔

Infinite ditemi... anche voi avete sognato almeno una volta di essere le protagoniste di Colazione da Tiffany? O di ricevere un gioiello Tiffany? 💍Sinceri eh!

Al prossimo aggiornamento!🤩

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top