Chapter 22\"Io e lui, solo lui, infinitamente.Forse"







<<Sicura che vuoi andarci lo stesso?>> mi domanda per la centesima volta Anna, che mi aveva tormentato per tutta la domenica –  e buona parte di quella mattina – sulla mia volontà di farmi introdurre volontariamente, di nuovo, un ago nella pelle, questa volta utilizzando dell'inchiostro indelebile e non solo un fantastico anellino d'argento. Avrei usato quel pretesto come momento catartico, per enfatizzare, affrontandolo, il mio timore per le punture, come già avevo fatto per il piercing, molti anni prima.

<<Ti ho già spiegato che cambierò il soggetto. Oramai ho deciso di farlo, e lo farò. Almeno qualche certezza nella vita...>>. Ammicco in direzione di Marco, che quel lunedì mi avrebbe accompagnata al negozio di tatuaggi prima di andare al lavoro. Ovviamente, speravo di non essere sola a quell'appuntamento, poiché, sebbene non sia mai stata una fifona, la solitudine non so quanto altro male mi farà – la Pausini sapeva il fatto suo, aspettando il ritorno del suo Marco, che se n'è andato e non ritorna più sul treno delle sette e trenta – penso, mentre fisso intimorita l'insegna al neon del negozio di Tatoo scelto da Claudio in previsione del nostro tatuaggio di coppia, che mi aveva convinta a fare in uno dei frequenti momenti che passavamo insieme in cui non avrei saputo rispondere negativamente nemmeno ad una zuppa di funghi, che mi avrebbe spedita all'ospedale in meno di un secondo: non proprio una decisione consapevole, diciamo. Anche se quelle non le sapevo portare avanti neppure senza di lui, né a mente lucida...

<<Dunque, non dobbiamo più farli simultaneamente...>> si accerta di aver capito bene il tatuatore, un uomo sulla sessantina, imprigionato ancora nell'era rivoluzionaria degli anni '70, con capelli lunghi fino alle spalle, pantaloni stretti in pelle, giacchino in jeans borchiato e il corpo coperto di inchiostro.

<<Esatto. Ci sono solo io...>>.

<<Perciò non ha più nemmeno senso lasciare in sospeso la mano... se non c'è l'altra>> chiede, con poco tatto.

L'idea di riprodurre sulla pelle in chiave surrealista, tipica del pittore tanto amato da Claudio, Joan Mirò, il celebre affresco di Michelangelo, "La Creazione di Adamo", dipinta sulla volta della Cappella Sistina, nella parte esterna delle nostre braccia –  in opposizione, così da creare un legame ottico tra la mano di Adamo e quella di Dio, una tatuata sulla mia spalla destra, l'altra su quella sinistra di Claudio – l'aveva avuta Claudio, e l'aveva condivisa con me un piovoso pomeriggio di appena una settimana fa. Sembrano passati secoli – in effetti, l'opera citata poc'anzi, declamata e conosciuta da tutti nel mondo era stata prodotta nel 1500 – invece tutto era precipitato così velocemente... un vero controsenso.

<<Sfoglio qualche schizzo che hai qui>> propongo al sessantottino mentre prendo delle cartellette dalla scrivania. <<E decido>>.

<<D'accordo. Io comunque ho preparato la postazione doppia, perciò appena vuoi accomodati pure>>.

Mi sdraio sul lettino di sinistra, il più vicino alla finestra, nell'estremo caso di fuga, chiudendo gli occhi, indecisa su quale soggetto farmi imprimere per sempre sulla pelle. Non avevo le idee chiare su nulla, al momento, che quella mi sembrava la scelta più semplice e meno definitiva da prendere.

<<Cerca di rilassarti mentre io sistemo il tutto>> esclama con nonchalance, ignaro del mio tumulto interiore, accendendo la macchinetta torturatrice: il solo udirne il suono vibrato mi scatena immediatamente brividi ovunque. Respiro profondamente diverse volte, sempre ad occhi chiusi, ma ho davanti la stessa identica maledetta immagine e non riesco affatto a tranquillizzarmi.

All'improvviso sento dei rumori di passi e la campanella della porta d'ingresso del negozio che segnala l'arrivo di un altro cliente. Il suono fastidioso della macchinetta si stoppa e sento parlottare oltre la tenda che divide la stanza dove mi trovo e l'atrio del negozio. Mi concentro sul respiro, riuscendo quasi a quietarmi, quando qualcuno si sdraia accanto a me e mi prende la mano. Respiro di nuovo, a fondo, impregnandomi le narici di quel profumo così familiare che mi regala subito una sensazione immediata di sicurezza e felicità. Voglio godermi quel calore meraviglioso della vicinanza del mio corpo al suo e, con gli occhi ancora chiusi, stringo forte le mie dita alle sue.

Dopo qualche secondo, trovo il coraggio di voltarmi. Incrocio il suo sguardo e di colpo realizzo che è l'unico che volevo vedere e che è ancora meglio di come lo visualizzavo nella mia mente.

<<Sei qui...>> sussurro, baciandogli delicatamente la spalla.

<<Sì, ho pensato... di restare accanto a te, in un momento poi così delicato...>>. Sorride, prendendomi in giro. <<E anche, beh... perché, nonostante tutto... non saprei fare altrimenti. Ora però dimmi che vuoi ci sia proprio io qui con te. Dimmi che... vuoi che resti>>.

La macchinetta ricomincia a vibrare, ma adesso quel suono non è più così fastidioso, perché è in perfetta sintonia con il mio cuore, che vibra anch'esso, e batte ad un ritmo frenetico, impossibile da controllare. <<Sì, adesso lo posso dire. Voglio te, e te soltanto. Ho sempre voluto solo te...>>.

Abbasso lo sguardo, emozionata. <<Resta>> confermo. <<Io... resterò>>.

<<Anche ora che in realtà vorresti scappare?>> ammicca, conscio della situazione particolarmente impegnativa che stiamo per affrontare.

<<Bisogna dar prova di saper sconfiggere le proprie paure. Tu una volta l'hai già fatto, per me. Se stiamo insieme così, forse... ce la farò... ci riusciremo>>.

<<Forse?>> esclama allarmato, rivolgendomi uno sguardo preoccupato.

<<Guarda che "forse" è una bella parola... la più bella del vocabolario, secondo Leopardi...>> lo rassicuro, strofinando il viso sul suo braccio, pronto per essere tatuato.

<<E sai perché? Perché apre possibilità, non certezze... non cerca la fine, ma va verso l'infinito...>>.

Occhi negli occhi, pelle contro pelle, mano nella mano...

E qualcosa di indelebile su di noi, e tra di noi.

Io e lui, solo lui, infinitamente.

Forse.

Nota Autrice: Siamo arrivati alla fine di questo secondo capitolo della mia trilogia "Tra il Dire e il Fare c'è di mezzo... l'Amore!", che si conclude nel dubbio di chi sia effettivamente entrato nel negozio di tatoo... da una parte c'è Jake, che forse avrà rinunciato a Parigi ( e, soprattutto, a Isabella) dall'altra un Claudio forse pentito, che si è reso conto che qualcosa di indelebile impresso sulla pelle poteva essere la giusta condivisione da avere con Milena?🧐😛

Non vi resta che leggere il prossimo romanzo! Il terzo ed ultimo capitolo della saga. 🤩
Arriverà tra pochissimo! ✌🏼

Intanto, grazie infinite per il tempo che avete dedicato a questa storia🙏

Lisa💜

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