Chapter 20\"Ma non può lasciare in sospeso una cosa del genere..."
<<Claudioooo! Ma dormi ancora?! Non ho tutta la mattina!>>.
<<Guarda che ora salgo! Non mi interessa se non sei presentabile, sappi che non mi scandalizzo, dato che sono la donna che ti ha fatto e ha perciò visto il tuo corpo più di tutte! O almeno, spero...>>.
Una voce lontana che dice frasi senza senso, passi veloci per le scale... ma che?
<<Mamma! Cazzo!>>.
Claudio si copre imbarazzato, mentre sposta veloce la coperta per avvolgere anche me, completamente nuda al suo fianco, ancora mezza addormentata. Peccato che la coperta possa riparare dalla vista ma non dalla vergogna: farmi trovare così nel letto con il figlio non era proprio una mossa saggia per riuscire ad entrare nelle grazie di Nadia, seppur dal matrimonio del figlio minore con la mia migliore amica io abbia potuto avvalermi – se non altro – delle mie buone doti organizzative per farle una buona impressione.
<<Oh, scusate! Io... non avevo idea! Esco subito!>> esclama imbarazzata, coprendosi il viso con il braccio e chiudendosi la porta della camera alle spalle.
Claudio mi guarda mortificato, ma poi scoppiamo entrambi a ridere. Avesse avuto un carattere diverso, tipo quello della mia, di madre, ridere sarebbe stata l'ultima reazione a tale situazione. Ma Nadia era Nadia, e, dopo il disagio iniziale, non poteva che concludersi così la nostra presentazione a lei come "coppia".
<<Bell'esordio, non c'è che dire>> ribatte, ancora rossa in viso, mentre ci porge una tazza di caffè, quando l'abbiamo raggiunta in cucina, poco dopo, vestiti.
<<Mà, ti ho parlato di Milena...>>.
<<Sì, ma certo. Solo non avevo compreso foste... a questo punto. Ti sei già trasferita qui?>>.
Dovrei andare dal medico, questi episodi di semi soffocamento sono sempre più frequenti.
<<No, mamma. Io... lei...>>. Claudio tenta di salvarmi dalla morte, con una spiegazione che però lascia a desiderare, colpendomi piano la schiena.
<<Non vivo qui. Siam... ci siamo appena messi insieme>> bofonchio, impacciata. Non erano neanche quarantotto ore che avevamo preso questa difficile e faticosa decisione, cavoli! Nemmeno il tempo sufficiente per un rigor mortis – dell'amore, data la rigidità facciale che mi contraddistingueva in quel momento – e già avremmo dovuto fare che cosa, le pubblicazioni di matrimonio?! Che ansia...
<<Ah, d'accordo, scusate. E' che tu mi parlavi di questa possibilità da molto...>>. Mette in difficoltà il figlio, con un sorriso serafico. Allora era proprio vero che lui sapeva già di voler stare con me da tempo, se lo diceva, oltre che i suoi pazzi amici, anche lei...
Mi volto verso Claudio, che tiene gli occhi fissi sulla tazzina dal bordo argentato, a disagio. <<Sì, ehm... Comunque, mi dispiace di non avertene parlato e di essermi scordato il nostro appuntamento, okay?>>. Cerca di riequilibrare gli animi lui, sorridendole a sua volta.
<<Va bene...>> concede lei, versandosi un altro po' di caffè. <<Quindi non hai più bisogno il mio aiuto?>>. E' palesemente dispiaciuta.
Claudio, che sto imparando essere molto più empatico e rispettoso verso l'universo femminile di quanto – ammetto – pensassi in un primo momento, se ne rende conto, e la invita, così, a prendere parte alla nostra gita odierna.
***
<<Ci ritroviamo, perciò, io alla guida, lei al posto passeggero, e, nei sedili posteriori della mia Lèon, le rispettive suocere. Nemmeno nei miei incubi più profondi avrei immaginato una situazione paradossale come questa!>>.
<<Non credo che siano le cose più terribili successe nella tua auto, e soprattutto sui sedili posteriori, comunque, fratello>> ammicca malizioso Marco, dando voce al mio pensiero e, probabilmente, anche a quello di Anna.
E' passata una settimana da quella "situazione paradossale" sapientemente descritta da Claudio, e dalla rivelazione al nostro piccolo – ma scomodo – mondo della decisione di formare una coppia. Vera. Hanno consegnato quasi tutti i mobili scelti in quell'occasione da mia madre e dalla sua, perfettamente d'accordo su ogni singolo dettaglio, manco si fossero messe d'accordo prima. Io e Claudio le seguivamo nei vari reparti del negozio di arredamento, in religioso silenzio, facendo qualche battuta, restando volutamente indietro ogni tanto per concederci qualche momento privato. Quando ci eravamo sdraiati su un materasso – mai prenderne uno troppo duro o eccessivamente morbido, ci aveva ammonito mia madre – eravamo scoppiati a ridere, immaginandoci, solo qualche mese prima, nella medesima situazione, ma, in realtà, completamente opposta. Io ero già persa di lui, ma solamente – all'apparenza – del suo magnifico fisico, lui, invece, attratto da me ma deciso a non cedere per alcun motivo alle mie lusinghe. A ripensarci in quel momento, sopra il materasso che sarebbe diventato quello sul quale avremmo condiviso molte notti – e per la maggior parte del tempo, non per dormirci – una risata era inevitabile.
<<Poi le abbiamo perse al reparto oggettistica. Volevano comprare tutti i set abbinabili possibili di ogni tonalità del blu cobalto presente sul mercato. Volevamo morire>>.
<<Beh, però mi pare che il risultato sia ottimo>> conviene Anna, facendo ancora una volta il giro completo della casa, in ispezione.
<<Dai, vieni qui, Victoria Warshawski>> la prende in giro Marco, seguito a ruota da Claudio, che le urla, dalla sala <<sì ma i tacchi a spillo dove sono?>>.
<<Eh? Ah, il film della detective>> ricorda, tornando dal suo ultimo sopralluogo, sorridendo. <<Quindi... non c'è il tuo zampino?>> mi domanda curiosa, pensando di mettermi in difficoltà.
<<No no, al tocco femminile ci hanno pensato le suocere, per fortuna>> ammetto, prendendola in giro a mia volta sulla possibilità di scrivere, stavolta, un giallo proprio in stile Sara Paretsky, dalla cui penna è nata la figura di Victoria, citata poc'anzi.
<<Non ci penso nemmeno. Sai che la mia specialità sono i romanzi rosa>> sospira felice, congiungendo le mani davanti al petto.
<<Robaccia>> commento io, anche e soprattutto per farla innervosire.
<<D'accordo, allora, visto che la metti così, stasera ti sorbirai, anzi, vi sorbirete... la maratona di Twilight>> minaccia decisa, incrociando ora le braccia al petto, con aria di sfida: si mette male. Io e Claudio ci voltiamo all'unisono, imploranti, verso Marco, l'unico in grado di farle cambiare idea, solitamente. Ma stavolta, complice l'abbonamento della rete privata appena attivato quel giorno, non avevamo scampo: la noiosa storia di vampiri, licantropi, e di una sfigata che di Bella aveva solo il nome, inizia a tormentarci, continuando per buona parte della sera. Per fortuna avevamo inaugurato la casa nuova con una quantità spropositata di pizza, e birra, e potevamo sonnecchiare tra una scena mielosa e l'altra senza destare troppi sospetti.
<<E comunque io avrei scelto Jacob>> ha il coraggio di dire Anna al termine del terzo film della serie, Eclipse, con gli occhi a cuoricino e il barattolo dei pop corn quasi vuoto in grembo.
Marco annuisce destandosi dal suo innegabile sonno, Claudio emette un grugnito, riprendendo a mordermi il collo, io ho un brivido al pensiero di dover mai decidere a mia volta tra il mio Jake e il mio affascinante ma pericoloso vampiro qui accanto...
<<Sì ma che lei se li faccia entrambi perché così lui poi prende parte alla battaglia, e poi liquidando il morto vivente con "amo te di più" proprio non si può sentire, eh...>>.
Claudio ne ha davvero abbastanza. <<Gli ultimi due la prossima volta. Non ce la posso fare>> infatti esclama, poco dopo, concludendo il supplizio, con grande soddisfazione di tutti, tranne che di Anna, che sbuffa, mettendo il broncio.
<<Torniamo a casa ad interpretare noi la parte della luna di miele in Brasile...>> propone dissuadendola Marco, dimostrando quanto conosca bene la moglie e, purtroppo per lui, anche la trama del film, diviso in due parti, conclusivo della saga: poveretto.
<<Quindi, per ora, porterai avanti e indietro il tuo zainetto contenente cambi puliti e spazzolino da denti?>> mi sfotte sulla porta di casa prima di uscire Anna, facendo l'occhiolino a Claudio.
<<Sì, per ora direi che è sufficiente così>> rispondo tranquilla, non volendo cedere alla sua provocazione.
<<Beh, si respira comunque aria d'amore in casa vos... tua, Claudio>> si complimenta, con un sorriso sincero.
<<Eh si, "Love is in the Air"...>> le dà corda lui, intonando la celebre canzone di John Paul Young.
Tutti e tre si sorridono e si voltano verso di me. <<Sì sì, bello quando c'è l'amore nell'aria... ma volete mettere quando c'è profumo di torta al cioccolato appena sfornata?>>.
Il mio famoso cinismo non si placa nemmeno a San Valentino. Prima che si faccia strane idee ho minacciato Claudio che se avesse anche solo avuto la malsana idea di farmi gli auguri o, ancor peggio, qualche stupido regalo, lo avrei mollato all'istante. Fortunatamente, pure lui non è per queste cavolate, anche se è sempre molto attento e premuroso... anche troppo.
Per scongiurare ogni pericolo, alla vigilia della festa tanto amata dagli innamorati, e tanto detestata da me – e da chi è fidanzato senza essere innamorato, e ce n'è – gli ricordo che non saremmo potuti stare insieme, perché avevo troppi impegni e i nostri orari proprio non combaciavano.
Persa ad osservare sulla metro in direzione Milano centro per una scappata veloce dall'estetista con Nat – lei ci teneva eccome a festeggiare assieme a Dani questa assurda ricorrenza, io ci tenevo a non sembrare un lupo, San Valentino o no – mi domandavo perché proprio in quel giorno sembravano esserci sempre più coppie in giro pronte a scambiarsi bacini e bacetti per strada. Penso a quando Jake insisteva nel programmare qualcosa di romantico e poi se ne pentiva sempre notando il mio poco entusiasmo, tanto che nell'ultima occasione di condividere questo giorno assieme si era rassegnato, regalandomi, invece che rose e cioccolatini, una delle sue memorabili battute. Eravamo in camera mia, dopo aver visto "Revenant", film che lui si lusingava di poter guardare con me, la sua atipica fidanzata proprio in quel giorno, quando le altre erano in prima fila per le cinquanta sfumature e le commedie rosa di turno.
<<Che poi>> disse serio appena spense la TV. <<Stavo riflettendo giusto adesso: San Valentino, anagrammato, diventa 'na sveltina no?>>.
Lo guardai divertita e quella volta pensai che, in fondo, una sveltina per San Valentino ci poteva anche stare.
<<Adoro il venerdì, perché so che domattina ti troverò nel letto appena arriverò, e potremo poltrire fino a mezzogiorno...>>.
<<Forse dimentichi che domani c'è la laurea di Jake>>.
Smonto con questa frase tutti i sogni, proibiti, del solito week-end ozioso – e peccaminoso – di Claudio. <<Ah, è vero. L'avevo scordato, effettivamente...>> sbuffa, concedendomi l'ultimo hosomaki al salmone, la mia qualità preferita di sushi.
<<Sarò comunque a casa dopo la discussione, per pranzo. Il tempo di stare un po' insieme, e poi andrò alla festa, nel tardo pomeriggio...>>.
Avevo avuto conferma dei programmi per la giornata proprio poco prima con un SMS del mio ex, che mi invitava a non mancare e a non... tardare, come mio solito.
<<Stasera uscirai o resterai qui?>>.
<<Starò qui, ho con me gli appunti e le dispense per studiare, e poi magari guarderò un film. Puoi benissimo portare via le chiavi>> lo rassicuro, sapendo che la motivazione per tale domanda fosse la tacita richiesta di possedere un duplicato personale del mazzo di chiavi di casa sua. Aveva insistito non poco, nei giorni scorsi, per farmi mandar giù questa sua – pazza e prematura, a mio parere – idea.
<<D'accordo... come preferisci>> esclama compunto, iniziando a sparecchiare.
Mi alzo e gli allaccio i fianchi con le braccia, poggiando la testa sulla sua possente e morbida schiena, coperta solo da una felpa grigia dei Prodigy. La sollevo quanto basta per carezzargli la pancia, mentre lui apre l'acqua del lavandino per sciacquare i piatti prima di riporli nella lavastoviglie: era un suo compito quando cenavamo insieme, poiché io, tra tutti i lavori domestici, era quello che più detestavo.
Ma non resiste al mio tocco: stoppa quasi subito il getto d'acqua e, con le mani ancora bagnate, stringe le mie, e le aiuta a far scivolare la felpa sopra il capo, per poi gettarla a terra. Non si volta subito, così ne approfitto per baciargli piano il profilo delle spalle e scendere lungo tutta la colonna vertebrale, carezzandogli la spina dorsale, proseguendo il mio percorso tentatore prima solo con le labbra, poi con la lingua, godendomi i brividi che gli scateno coprendo con la bocca tutta la sua pelle profumata. Abbandona la testa all'indietro, con gli occhi chiusi, mentre si gira e io continuo la mia opera anche nella parte anteriore del suo fantastico corpo...
<<Pensi di corrompermi così?>> balbetta, già in partenza per un altro pianeta, sfiorandomi i capelli. <<Perché ti avverto che... sta funzionando alla grande. Anzi, se hai qualcos'altro da farti perdonare...>>.
Rido e lo zittisco con un bacio, mentre mi lascio trasportare sul divano. <<Cazzo, è tardi...>>.
L'ora segnata dal grande orologio a muro in stile vittoriano girevole, tipico delle stazioni – che avevo scelto personalmente io tra i mille in esposizione – non dà scampo.
<<Vorrà dire che sarai tu, a dover cercare il modo giusto per farti perdonare, domattina...>> lo stuzzico, desiderosa di scoprire quale bel buongiorno mi riserverà per l'indomani.
<<Finisco alle sei, come al solito. Per le sette sono accanto a te. Aspettami così>>. Allunga il dito sul mio petto, coperto da una sottoveste nera sottilissima, unico indumento che ancora indosso.
Sorrido al pensiero, e, a malincuore, lo osservo salire le scale per cambiarsi. Gli auguro buon lavoro da lontano: era già arrivato in ritardo diverse volte, nelle ultime settimane, a causa di saluti troppo ravvicinati, tramutati in brevissimo tempo in altro.
<<So che ho le mani fredde, le ho lasciate sotto l'acqua bollente dieci minuti ma non è stato sufficiente...>>.
Le mani – gelide, ma non per questo bandite, ci sarebbe voluto ben altro per rifiutarle – di Claudio mi accarezzano il fianco, mentre mi abbraccia senza farmi spostare, da dietro. Mi bacia il collo sussurrandomi <<buongiorno, amore>> e io davvero non potrei immaginare di svegliarmi in un modo migliore di questo. O forse sì...
<<Ma questo profumo che ha sempre la tua pelle...>>. Mi sniffa come fossi cocaina pura, mentre mi scosta la sottoveste iniziando a torturarmi il seno, con le mani che, nel frattempo, hanno assunto una temperatura quasi nella norma. E' tutto il mio corpo, adesso, ad essersi surriscaldato in meno di un secondo, sentendo il suo dietro il mio, che mi invita ad accoglierlo. Mi godo ogni piccolo ma profondo bacio dietro la nuca, sulla spalla, sulla schiena, seguendo il disegno della sua lingua impegnata ad assaporare ogni centimetro del mio corpo, totalmente soggiogato dalla sua arte. D'accordo che possedesse, innegabilmente, un vero e proprio talento artistico – il dipinto a muro che ci osservava in silenzio sopra di noi lo dimostrava pienamente – ma era scandaloso il modo in cui mi rapiva, mi soggiogava, mi rendeva totalmente e inesorabilmente sua.
Chiudo gli occhi e volto il viso solo per incontrare il suo e le sue morbide e carnose labbra, mentre, deciso, mi solleva la gamba ed entra in me. Oramai, non c'erano più tentennamenti, né barriere: ogni volta era un volersi ritrovare ed unire completamente, disperatamente, perdutamente. "Truly, Madly, Deeply", per descriverlo alla Savage Garden, il duo australiano che con questa canzone ha lasciato il segno nella storia delle canzoni d'amore più belle del secolo scorso.
Spalanco di colpo gli occhi per la sorpresa e gli mordo il labbro inferiore. Non me lo aspettavo, così di colpo... che meraviglia. La notte lontano da me doveva essere stata molto lunga e sofferta... E' una novità questa situazione, e le sensazioni che mi sta regalando, talmente intense che non riesco a trattenere un urlo, anzi, due, ancora appesa alla sua stupenda bocca, che succhio, morsico, pizzico...
L'abilità di Claudio nel farmi scoprire sempre una percezione diversa del mio corpo e del suo, che si muovono ritmicamente perfettamente in sincronia, la sua maestria, la nostra passione così smisurata... mi fanno sentire avida, e, appena soddisfatta, ubriaca, di vita – d'amore – e schifosamente felice. Eppure, ogni volta, cado nel solito complesso di inferiorità, in cui mi ritrovo a pensare di non essere sufficientemente bella o comunque sufficientemente all'altezza delle sue aspettative. Insomma, con quante donne – dal fisico dieci volte migliore del mio, soprattutto dal davanzale molto più ampio ed attrezzato – aveva fatto quel che stava facendo con me? Dalla competenza e dalla capacità che dimostrava in ogni occasione – temevo volesse testare ogni possibile (e impossibile) posizione del Kamasutra – di esperienza doveva averne fatta davvero parecchia. E avrei tanto, tanto voluto che non fosse un problema, poiché il passato è passato, e, per non trasformarlo in un minestrone facendo tutto a pezzi, avrei dovuto quindi dare ascolto a Shakespeare, che saggiamente consigliava di non permettere di rovinare mai il proprio presente per un passato che non ha futuro... ma, alle volte, proprio non era possibile.
Affonda il viso nel mio collo, stringendomi forte, quando raggiunge il culmine. Lo sento irrigidirsi e poi subito rilassarsi, mentre mi sussurra all'orecchio <<non ho mai provato nulla di simile, con nessun'altra, te lo giuro... quanto sei bella, non ne ho mai abbastanza di te...>>.
Sorrido e mi sollevo, ruotando su me stessa, incontrando il suo sguardo. <<Ricordi che invece io non amo particolarmente le smancerie?>> lo sfotto, godendomi la sua espressione offesa. <<Però amo te. Vale lo stesso?>> rimedio, schioccandogli un sonoro bacio.
Sospira, e si stende, allargando le braccia per ospitarmi sul suo petto: un invito al quale non rinuncerei mai.
<<Ora dormi...sarai sfinito>> lo esorto, accovacciandomi accanto a lui, che prende ad accarezzarmi la schiena piano, poggiando il mento sul mio capo.
<<Prima vorrei parlarti di una cosa. Ho come l'impressione che tu sia ancora... frenata, con me>> sospira, regalandomi un bacio tra i capelli.
Okay, processo empatico terminato e con esito più che positivo: annotato.
<<Vorrei che tu potessi fidarti ciecamente e, se non posso dirti ciò che provo rischiando di risultare troppo sdolcinato ai tuoi occhi, ed infastidirti, non so in che altro modo fare, per poterti dimostrare che voglio stare insieme a te sul serio>>.
Istintivamente aggrotto le sopracciglia per lo stupore e la paura che le sue parole hanno scaturito in me, nonostante mi occorrano per allontanare i miei dubbi; per arrendermi, finalmente, a questo sentimento, del quale inizio ad avvertirne la portata e l'impossibilità di rinunciarvi.
Resto in silenzio, con il cuore che mi martella nel petto, in ascolto. Gli stringo la mano per comunicargli, tacitamente, la mia attenzione.
<<Mi sono domandato>> continua, allora <<se fosse giusto renderti al corrente di questo, adesso. Non vorrei spaventarti ulteriormente, ma ho bisogno davvero tu capisca cosa significhi per me, perché il nostro rapporto è oramai basato su molto altro, oltre che sul piano fisico, che è comunque pazzesco...>>.
Lo sento sorridere, ma poi farsi subito serio.
<<Io... tra poco diventerò padrone dell'azienda di mio padre>>.
Alzo la testa poggiandomi sul braccio, guardandolo fiera. <<Claudio, ma è fantastico!>>.
<<Cioè>> mi si incrina la voce. <<Sarà una bella responsabilità... un grande impegno. Che tu saprai portare avanti al meglio, ne sono sicura>>.
<<Ti ringrazio. Lo so da un po'... ma prima di rendere la cosa ufficiale abbiamo dovuto discuterne in famiglia, per capire i rispettivi ruoli che andremmo ad ottenere una volta che il cambio al vertice sarà definitivo: Marco e Noemi sono d'accordo e, anzi, mi hanno dato piena fiducia>> dice quasi commosso, attirandomi a sé.
<<Sono orgogliosa di te, Clà...>> mi complimento, facendogli una carezza. <<Ma non ho capito perché questo dovrebbe giocare a tuo vantaggio nel convincermi della veridicità e della sincerità delle tue intenzioni nei miei confronti>>.
Mi siedo, facendo aderire la coperta sulle mie spalle, per non sentire freddo.
Lui mi osserva perplesso, sia per il mio gesto, sia per le mie parole, che pare non aver afferrato.
<<Insomma>> gli spiego, sicura. <<Il fatto tu possa diventare il "capo" e avere così a disposizione molto denaro, non ti fa risultare migliore ai miei occhi. Sai che a me non interessa affatto>>.
Sorride e mi afferra il viso, strofinando il suo naso sul mio. <<So che non sei venale, né un' approfittatrice, né che vuoi essere mantenuta>> afferma compiaciuto. <<Ma so anche che sei molto ambiziosa e coraggiosa, e che un ruolo da leader potrebbe sicuramente fare al caso tuo>>.
<<Non accetto lavori nella ditta di tuo padre... cioè, nella tua. Né ora né mai. Io detesto i favoritismi, e sono per la meritocrazia>> chiarisco, inflessibile, divincolandomi.
Sospira, ma sul suo volto compare un sorrisino divertito. <<L'ho capito. Mi è chiaro, davvero>>. Solleva le mani per difendersi dal mio sguardo diffidente. <<Ragion per cui, sto per rivelarti il mio grande progetto>>.
<<Di cui io non farò parte>> mi intrometto.
<<Almeno fammi finire>> si innervosisce, e mi poggia l'indice sulle labbra.
Stiamo praticamente discutendo – litigando mi pare eccessivo, anche se sto iniziando ad alterarmi – eppure quel gesto mi fa solo venire voglia di mordergli il dito e di saltargli addosso, di nuovo: povera me.
<<Ricordi>> continua, aspettando di avere la mia piena attenzione. <<I locali inutilizzati dietro le scuderie?>>.
Annuisco e lui prosegue. <<Ecco, quelli verranno ristrutturati ed ampliati. Vorrei creare degli spazi dove poter svolgere delle attività ricreative, anche equitazione. In più pensavo ad una palestra, un atelier... adesso ancora non ho le idee chiare su come sfruttare appieno il potenziale del posto>>.
<<Ovviamente...>>. Abbassa gli occhi, cauto.<<...avrò bisogno di qualcuno che possa gestire il tutto. Una persona di cui mi fido, che possegga capacità organizzative, conoscenze amministrative, buone qualità relazionali...un manager multitasking. Che, per ovvie ragioni, non potrà quindi trattarsi di una figura maschile>>.
Mi strappa un sorriso a quest'ultima considerazione – l'autoironia non si insegna, ma lui pare stia iniziando a copiare dalla sottoscritta, regina del campo – anche se ho capito dove vuole andare a parare. <<Capisco... magari, ecco, una donna, a questo punto, che abbia una specializzazione in...>>. Fingo indifferenza, agitando la mano davanti a me. <<Amministrazione e gestione d'impresa, per esempio?>>.
<<Come sei perspicace!>> ammicca iniziando a ridere, consapevole di avermi lanciato il messaggio che ho colto con facilità e con molto meno entusiasmo.
<<Quindi qui entri in gioco tu. Che oltre a possedere, indubbiamente, tutte le competenze e qualità del profilo che stiamo cercando>> dice in tono formale, come fossimo ad un colloquio. << Sei anche di bella presenza, e questo non guasta affatto, dato che il futuro capo, ho sentito dire, è parecchio esigente>>.
Si copre le labbra con la mano come se fosse un segreto che mi ha svelato in un impeto di bontà e generosità, sussurrandomi sorridendo quanto sia davvero molto molto esigente, questo nuovo capo.
<<Anche se sono una persona dedita al lavoro, stakanovista, oserei dire, e... adoro immensamente soddisfare ogni esigenza del capo...>>. Gli disegno il contorno delle labbra con la punta della lingua, per rafforzare il concetto e contemporaneamente rabbonirlo, ma anche per soddisfare in parte pure le mie, di esigenze. <<Non posso prendere in considerazione la sua offerta, mi dispiace>>.
<<Anzi>> aggiungo, veloce. <<Non può occuparsene quella che già vi lavora, ovviamente solamente per le incombenze strettamente professionali, tipo... com'è che si chiamava? Ester?>>.
Claudio mi guarda come se gli avessi appena tirato un pugno. <<Lei verrà licenziata>> sentenzia senza mezzi termini.
Lo guardo allibita. <<Stai già progettando tagli del personale?!>>.
<<No, solamente lei. Sarà la prima cosa che farò>> rimarca, amareggiato, sdraiandosi e chiudendo gli occhi, per dichiarare conclusa la conversazione.
Ma non può lasciare in sospeso una cosa del genere...
<<Clà...>>.
<<Milena, non pretendo tu capisca, ma lei non farà parte dell'organico. Ha svolto il suo lavoro per parecchi anni, abbastanza bene, ma non è una persona con cui voglio lavorare, né con cui voglio avere un qualsiasi rapporto, anche solo di lavoro>>. Incrocia le braccia al petto, dandomi le spalle, con una strana nota rabbiosa nella voce.
Improvvisamente capisco. Mi porto una mano alla bocca, e una sul petto, per il dolore che quel pensiero ha scatenato in me, ancora prima di averne la conferma. <<E' lei, vero? La donna di cui mi hai parlato...>>.
Lui sospira, lentamente, ma non risponde.
<<Porca miseria, Claudio!>> lo riprendo, incapace di trattenermi. <<Ma perché non l'hai cacciata appena è accaduto?>>.
Lui si mette a sedere in fretta, urlando. <<Certo, e cosa dicevo a mio padre? Guarda, devi mandare via una che lavora per te da anni, perché ha sedotto tuo figlio adolescente? Sai che scandalo veniva fuori?>>.
<<Invece così lei ha potuto fare i suoi porci comodi, rovinando te, altro che la sua preziosa reputazione! E' rimasta impunita per la sua meschina azione!>>.
Sono schifata, incazzata oltre misura per questa storia. Vedo la ferita ancora aperta negli occhi di Claudio, che abbraccio, forte, iniziando a piangere. Non posso proprio farne a meno.
Lui mi rassicura, asciugandomi le lacrime con le dita, e quelle che non riesce a catturare con le dita, le bacia, lavando via tutto quanto, trovando un nuovo sapore nella sapidità delle mie gocce di pianto, che si fermano solo quando lui inizia a dire, e a ripetere, all'infinito <<grazie, amore mio. Grazie>>.
***
Si addormenta che sono oramai quasi le otto e mezza. Per le dieci sarei dovuta essere al Politecnico, per la discussione della tesi di Jake. Lo bacio delicatamente, per non svegliarlo e mi preparo.
Per la prima volta vedo Jake vestito in giacca e cravatta e la mia reazione non è sicuramente quella che lui si aspettava. Mi sorride ma subito il suo sorriso si tramuta in una smorfia, quando nota la mia palese presa in giro, nella più fantastica imitazione di un pinguino impacciato che sia capace di fare.
<<Spiritosa>> mi dice a denti stretti, quando lo raggiungo, fuori dall'aula.
<<Oggi devo fare le tue veci, dato che sei rigido come un palo della luce>> lo sfotto di nuovo, per calmarlo un pochino. Volevo lasciarmi alle spalle la pesante conversazione fatta poco prima con Claudio e concentrarmi sul suo momento di gloria: ci teneva moltissimo.
<<Vorrei vedere te. Mi sto giocando il culo>> esclama, nervoso, portandosi le dita alla bocca.
<<Il culo con la tua falsa credibilità te lo sei giocato secoli fa>> continuo la mia opera di sbeffeggiamento, allontanandogli con un gesto poco elegante le mani dalla bocca. <<E piantala di mangiucchiarti le unghie!>>.
<<Andrà tutto a meraviglia, secchione che non sei altro>> lo rassicuro, stringendogli le mani che ho catturato poco fa.
Finalmente mi sorride, e rivedo in lui quello sguardo che mi rivolgeva quando lo sgridavo per poi fare pace. E di solito fare pace ci veniva davvero bene.
Distolgo lo sguardo, sciogliendo la stretta di mani, imbarazzata da quel pensiero, proprio mentre arriva una ragazza castana, dai lineamenti molto delicati, un po' in carne ma sufficientemente alta da risultare proprio affascinante, che ci interrompe. Indossa un vestito corto blu che le sta a pennello e ha un trucco impeccabile. Io avevo optato per un filo di eyeliner e di gloss e il vestito che avevo scelto per la serata a Villa Crespi, impreziosito da un gilet color panna, che nascondeva, anche, il suo lato più sexy di pizzo nero sulla schiena.
<<Ah, eccoti. Finalmente vi conoscete. Milena, lei è Isabella>>. Introduce la sua attuale ragazza un Jake insolitamente impacciato, che attende la fine delle presentazioni con imbarazzo. Ci stringiamo la mano con apparente indifferenza, mentre l'antipatia è già reciproca. Lei mi sta facendo una accurata radiografia, chiedendosi, probabilmente, cosa mai Jake avesse trovato in me per poter essere stato legato ad una tipa banale come la sottoscritta per tutti quegli anni. Io mi sto domandando esattamente la stessa cosa, anche se sono insieme da poche settimane, ma forse è la gelosia – inutile negare che al suo cospetto è arrivata anche lei – a parlare.
La cerimonia sta per iniziare ed io scorgo Anna e Natalia, tra le prime file, con un cappotto marrone a fianco, come mio sostituto. Mi congedo e le raggiungo, contenta di essere lì a vivere questo momento con loro.
Nota Autrice: Il segreto che Claudio ha portato con sé fino ad ora aveva un certo peso... il fatto che lo abbia rivelato a Milena fa intendere che il loro legame sia davvero profondo... voi che ne pensate? 🤓 E... cosa accadrà alla laurea di Jake? 😉
Restate connessi! A presto❤️
Lisa😌
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