Chapter 11\"Ci fissiamo e capiamo che è una grande, enorme cazzata..."




La notte porta consiglio, o almeno così dovrebbe.

Silvia non ha sfruttato la possibilità di dormire accanto a Giò e si è trasferita nel letto di Anna e Marco, che non hanno occupato, questa notte. Marco, com'era prevedibile, non ha voluto discutere, ma si è allontanato. Sandro e Ale sono andati a cercarlo, ma invano. Sono rientrati al mattino, soli e sbronzi. Forse la loro ricerca non è stata poi così accurata, o hanno fatto ciò che la maggior parte di noi aveva solo probabilmente pensato, ovvero ubriacarsi per dimenticare. Claudio è rimasto solo in camera, per una volta.

Reputo di minor gravità la creazione della chat segreta con il mio ex ferito, rispetto a ciò che è accaduto con lui. Era vero: Jake, Anna e Nat erano amici e io non potevo impedir loro di esserlo ancora solo perché era finita tra di noi. A mente fredda, riuscivo a percepirne il lato egoistico e a osservare il tutto da un altro punto di vista. Cosa che mi è più difficile fare con la cantonata che ho preso con le aspettative illusionistiche riguardo alla fedeltà di Casanova, verso il quale, comunque, non posso nutrire chissà quale rancore: è sempre stato chiaro – lui, quanto evidente la realtà oggettiva – sul suo rapporto con le donne. Ero io che non volevo vedere, accecata da questa travolgente attrazione per lui.

Anna mi fa alquanto pena: ha dormito – anche se dormire è una parola grossa – nel divano letto, praticamente seduta, mangiucchiandosi le unghie delle mani accoccolata alle ginocchia, piangendo sommessamente per buona parte della notte.

Io e Nat, quindi, insieme a Dani, che si è però lasciato catturare dalle braccia di Morfeo appena appoggiata la testa sul cuscino arancio del divano, siamo state accanto a lei tutto il tempo, consolandola e rassicurandola sul fatto che sarebbe andato tutto bene. Ma dopo un po' si era scocciata di sentirci ripetere le stesse cose. Preparo il caffè che è solo l'alba, ma tanto oramai siamo sveglie. Siamo proprio conciate... tento allora di puntarla sull'umorismo. La massima del giorno, in allegato al mio oroscopo quotidiano che trovo nella mia casella e-mail ogni mattina con le News mi da una mano: la rete libera Wi-Fi poteva essere utilizzata per scopi ben più utili – e nobili.

<<Ragazze, dai proviamo a buttarla sul ridere. Freud qui dice che l'umorismo è il più potente meccanismo di difesa, perché permette un risparmio di energia psichica. Con una battuta, a parer suo, possiamo bloccare l'irrompere di emozioni spiacevoli>> recito solennemente, poggiando sul pavimento soddisfatta il mio cellulare, con cui mi ero riappacificata – almeno con lui – da qualche minuto appena e sorseggiando il mio primo caffè dei quindici che avrei bevuto di lì a qualche ora.

<<Al momento, scusa tanto eh, Mile, ma ridere è l'ultima cosa che riesco a fare. Mi sento come se mi avessero strappato il cuore dal petto e fatto a pezzettini>> bisbiglia Anna, tornando a martoriarsi le dita.

<<Ti ha fatto visita Hannibal Lecter?>>. Abbozza un sorriso.

<<Visto? Non è così difficile>> esclamo, in preda ad un entusiasmo che non ho la più pallida idea di come, dove, quando e perché sia arrivato in mio aiuto. Ma lo ringrazio.

<<Comunque il tuo cuore è ancora intero... quando parlerai con Marco chiarirai tutto. Devi solo trovare le parole giuste... per toccare il suo, di cuore>>.

Nat mi sta rovinando il piano.

<<Basta piagnistei. Abbiamo capito che cosa deve fare, adesso pensiamo positivo>>.

<<Ancora 'sta storia del protone?>> mi sfotte, passandomi davanti e urtandomi apposta con il gomito.

<<A proposito di toccare il cuore>> continuo nel mio intento di scherzare sull'argomento, come farebbe un comico agli sgoccioli della carriera, che deve citare i suoi colleghi per portarsi a casa qualche risata. <<Sentite cosa ha postato la Littizzetto su FB>>.

Se Claudio utilizzava i Social in modo inappropriato non significa che io non debba farlo nel modo giusto. <<Se un uomo riesce a toccarti il cuore, hai due possibilità>>. Segue elenco e ho l'attenzione del mio piccolo – ma sufficiente – pubblico (anche Dani si è unito a noi sentendoci parlottare). <<Uno: voleva toccarti le tette e ha sbagliato mira, due: è Kenshiro e hai sette secondi di vita>>.

Anna scoppia in una fragorosa risata suo malgrado, Nat scuote la testa – vuoi vedere che non sa chi è Kenshiro?! –  e Dani ha quasi le lacrime.

<<Per me l'opzione uno comunque, ragazze, è la più plausibile, dato che per trovare queste qui>>. Mi prendo il seno con i palmi. <<Ci vuole il navigatore. Facile sbagliare obiettivo>>.

Scateno altre risate. Cavoli, quanto è divertente. Mi metto pure a canticchiare la sigla del cartone animato giapponese, in preda ad un attacco isterico ben mascherato.<<Ken, sei tu, fantastico guerriero...sceso come un fulmine dal cieeeeeeloooo...>>.

Sono colpita, pare, anche da un attacco molto potente di logorrea, complice la caffeina. Meglio di quello che di diarrea, indubbiamente, che può essere, per alcuni, il medesimo effetto dato dall'assunzione di tale droga. Infatti continuo, perdendo momentaneamente l'attenzione di Dani, che si sta concentrando su Nat e il suo, di seno, fingendo di distrarsi continuando a fischiettare la famosa sigla per me. <<Comunque, alla fine, non sarebbe possibile neanche quello. Il mio cuore è chiuso>>.

<<Ah pensavo che adesso dicessi banalmente "non ce l'ho un cuore">> sbuffa Anna.

<<No no, avercelo ce l'ho, ma è fuori uso. Chiuso per lutto>>.

<<Adesso, per lutto. Diciamo... per inventario>> suggerisce Nat, con una risatina.

<<Naaaa. Ci ho messo un bel lucchetto. Riapriremo "a mai", proprio>>. Porto una mano avanti, in segno di stop. <<Adesso devo metterlo pure alla mia vagina, e siamo a posto>> sospiro, amareggiata.

Alla parola vagina Dani ritorna ad ascoltare il mio discorso, e apre la bocca, stupìto. Ops, mi ero scordata ci fosse pure lui ad ascoltare le mie minchiate post notte insonne, delusione amorosa e caffeina a litri, "All Toghether Now", come cantano felici i Beatles nel brano pacifista "Geave Peace A Chance". Forse un inno di pace potrebbe essere la soluzione per appianare le nostre difficoltà. Abbiamo l'opportunità di ricominciare, oggi, senza più segreti, mandando in onda un nuovo spettacolo. Magari evitando di prendere il grosso abbaglio della Rai nel 1965, quando aveva rifiutato di trasmettere il concerto della più nota e amata band anglosassone sopra citata perché ne aveva sottovalutato il potenziale.

Noi oramai abbiamo ben chiare le nostre potenzialità – scarse – ed i nostri limiti – molti – perciò possiamo riavvolgere la pellicola e riprendere a recitare, proprio come nel film.

Ognuno la sua parte... "Perché c'è sempre una parte da recitare... si farebbe un secolo prima se lei tornasse vestita soltanto del bicchiere" canticchiava Ligabue della sua bambolina. In questo caso, se la bambolina Anna tornasse a prima di romperlo, il bicchiere, mandando in frantumi non solo quello, ma il suo breve matrimonio. <<Dove potrebbe essere andato...>> si tormenta ancora, con lo sguardo perso nel vuoto, il vestito seducente – ogni cosa addosso a lei pare diventarlo – color caramello, stropicciato e il trucco slavato, per il troppo pianto.

Si sono alzati tutti, nel frattempo, ognuno con la faccia da zombie che meglio gli riusciva. Ci ritroviamo seduti al tavolo in terrazza per la colazione, ma non ci scambiamo nessuna informazioni in più rispetto a quelle di servizio, strettamente necessarie. Claudio neppure quelle, a dire il vero. Ha ascoltato le poche notizie su suo fratello disperso, ha salutato distrattamente con un cenno del capo ed è uscito.

<<Ho chiesto al Rent a Car qui accanto>> ci spiega in tono allarmato tornando in casa, dieci minuti dopo. <<Ha noleggiato una Micra azzurra ieri sera>>.

Anna riflette un momento, portandosi la mano alla tempia. Poi scatta in piedi. <<So dov'è>> afferma convinta. <<Cambiamoci e partiamo. Ci vorrà circa un'ora e mezza>>.

Se non avessimo tutti queste facce cupe, potremmo anche sembrare un gruppo mal assortito di giovani amici intenti a fare quei viaggi-simbolo della vita, tipo Muccino e compagnia bella, che in un'isola non lontana da qui, Santorini, se non erro, sulle note di "Che ne sarà di noi" – le parole del testo sarebbero perfette anche in this case, maybe – hanno girato quella drammatica commedia adolescenziale da taglio delle vene assicurato. Gli esami di maturità, però, li abbiamo finiti da un pezzo – e meno male – e Grignani potrebbe accompagnare questo nostro avventuroso cammino solo con "Destinazione Paradiso", la perfetta colonna sonora, adatta al momento e non per la destinazione sicuramente paradisiaca che stiamo raggiungendo.

Dante, il tuo di paradiso, è lontano. Qui sembra di esser passati dall'inferno per una permanenza definitiva, giusto una capatina in purgatorio e poi di nuovo giù. O meglio, così pare a me, che brucio nelle fiamme della passione per uno che fa infuocare mezzo mondo con un solo fiammifero. Sono più patetica e faccio più pena della piccola fiammiferaia...

Percorriamo in direzione sud ovest buona parte dell'entroterra cretese, passando per la capitale, Iraklio, fino ad arrivare dalla parte opposta dell'isola. Dopo mezz'ora di silenzio, Ale accende le sue casse acustiche portatili e finalmente un po' di musica si intromette nei nostri pensieri, provando ad allontanare quelli più insidiosi. Anche se se i Muse con la loro "Madness" forse non contribuiscono alla missione.

Osservo il profilo di Claudio intento a guidare seguendo attentamente il navigatore e cerco, invano, di non tradurre nella mia mente le parole del testo...

"I, I can't get these memories out of my mind/And some kind of madness is started to evolve/I, I tried so hard to let you go/But some kind of madness is swallowing me whole, yeah/I have finally seen the light/And I have finally realized/What you mean"...

Distolgo lo sguardo e noto l'indicazione Festo, il sito archeologico che avevo segnato come punto d'interesse nella mia guida prima della partenza. Adoro le vacanze culturali e, sebbene non vi avessi attribuito propriamente questa intenzione, non volevo negarmi l'opportunità di accrescere la mia conoscenza storica del luogo solo perché lo scopo primario di questo viaggio non era originariamente quello: le mie priorità possono cambiare velocemente, a seconda degli eventi. Sì, anch'io, la donna forte, determinata, tutta d'un pezzo, posso diventare, in realtà, una ragazza volubile. E mi detesto per questo.

"I need to love/Come to me/Trust in your dream/Come on and rescue me/Yes I have known, I can be wrong/Maybe I'm too headstrong/Our love is... Madness".

Ecco comparire in lontananza quelle che so essere le Isole Paximadia, e, proprio di fronte, una baia di sabbia e ciottoli, chiamata Matala. <<Ci siamo. Marco mi parlava di questo posto, che voleva visitare perché ci sono venuti pure Janis Joplin, John Lennon Bob Dylan...>>. Niente di meno...

<<Spero che il mio istinto non m'inganni>> dice Anna speranzosa mentre cerchiamo parcheggio.

<<Ah, sì... è quella delle grotte degli Hippies!>> esclama Ale, che si era documentato all'ufficio turistico sulle spiagge più in voga dell'isola.

<<Esatto. Andiamo>>.

Anna salta giù dal furgone appena si spegne il motore, determinata. Percorriamo la spiaggia, poco più di 250 metri, in lungo in largo, all'esterno e all'interno delle famose pareti preistoriche scavate nella roccia, setacciando anche il mercatino e i negozi lì accanto.

Torniamo al centro della baia, circa un'ora dopo, tutti accaldati e agitati, senza novità. Forse Anna aveva sbagliato, dovevamo cercare altrove.

Dani, l'unico a non volersi arrendere dopo la sfinente e svilente ricerca, nota improvvisamente un'indicazione per un sentiero che porta ad un'altra spiaggia.

Chiediamo informazioni ad un abitante del posto e saliamo la collina posteriore alla spiaggia, scendendo dalla parte opposta. Il percorso non è impegnativo, né lunghissimo – saremo in cammino da una ventina di minuti – ma certamente le infradito indossate da Nat, con brillantini e pailletes non fanno proprio al caso. Si lamenta in continuazione, facendo le veci di Anna, che, invece, è talmente in ansia da non trovare il tempo neppure per il suo passatempo preferito. E sì che indossa delle ciabattine con le quali io non riuscirei neanche a lavare i pavimenti in casa. Io calzo senza problemi dei sabot verde militare, e almeno non rischio di inciampare ad ogni passo.

Arriviamo alla fine del sentiero, dove notiamo l'indicazione "Red Beach", ed un piccolo bar. Avanziamo di qualche metro e poi lo vediamo: Marco, seduto a guardare il mare. Anna si blocca. Oltrepasso Silvia e Giò e le vado accanto. Le stringo il polso, intimandola di procedere. Noi staremo qualche metro più indietro, concedendo loro lo spazio per la riconciliazione che – lo spero davvero– avverrà.

Restiamo spettatori silenziosi della grande magia che sanno creare, quei due pasticcioni, anche solo guardandosi. Anna si è avvicinata piano e si è inginocchiata di fronte a Marco, che è rimasto impassibile nel vederla, quasi si aspettasse di essere raggiunto. Nessuno dei due parla, ma quando lei accenna un movimento delle labbra, lui la ferma con l'indice della mano destra, appoggiandolo delicatamente sulla sua bocca. Poi le sia avvicina e, fissandola negli occhi, sulla sua bocca ci mette la propria, dando vita ad un bacio che nessuna parola potrebbe descrivere esaustivamente. Come direbbe Luciano, "si sono detti già tutto tacendo".

Ora si abbracciano, sostenendosi sulle ginocchia, ad occhi chiusi, in una forma di comunicazione molto più potente ed espressiva di quanto mille parole potrebbero esserlo mai. L'amore ed il perdono, generato da quello, mi fanno commuovere, facendomi dimenticare per un attimo di aver seppellito il mio cuore e di essermi ripromessa di non volerlo riportare in vita, per nessuna ragione.

<<Come mi avete trovato?>> domanda incuriosito poco dopo Marco, arrivando ancora abbracciato ad Anna, incredula ma felice di aver ritrovato il marito – e che sia rimasto tale.

<<Cimice nelle mutande>> scherza Claudio, visibilmente sollevato, sorridendo al fratello.

Ridiamo tutti alla battuta, rilassandoci, e rendendoci conto solo in quel momento della splendida cornice marina dove siamo capitati: Red Beach è un nome più che appropriato, poiché questa spiaggia stupenda è composta da sabbia rossa e mare cristallino, incredibilmente caldo. Lo scopriamo perché ci buttiamo subito, spogliandoci in fretta, tutti assieme, facendo una corsa liberatoria verso le onde.

Nat e Anna mi saltano addosso, e io le faccio cadere nell'acqua, dove ci ritroviamo una sopra l'altra, ridendo come matte. Silvia ci raggiunge e prende parte anche lei al nostro momento di follia. Si tuffa e cerca di fare la verticale, ma cade rovinosamente su Dani, che da una spanciata fortissima e resta lì, agonizzante.

Marco, Ale e Claudio, allora, sembrano andare in suo aiuto ma, in realtà, lo sollevano quel tanto per poi ributtarlo in acqua, trovando in Giò e Sandro due complici per il loro diabolico piano: Dani resta bloccato sott'acqua costretto, anche, a subire il solletico sui piedi.

Natalia allora accorre in aiuto – vero – del povero malcapitato e lo libera, stampandogli anche un bel bacio sulle labbra. Restiamo di sasso ad osservare la scena, ma il più sorpreso è il diretto interessato che, però, non si fa sfuggire l'occasione, e prende lui l'iniziativa, baciandola di nuovo.

Stavolta partono fischi e commenti poco lusinghieri sull'intraprendenza di Dani, forse eccessiva, dato che Nat cade all'indietro, picchiando il sedere sul fondale.

<<Oh, scusami!>> urla allora mortificato, tirandola per un polso nell'intento di riportarla a galla, mentre lei, imbarazzata ed impacciata mormora un <<niente>> aggrappandosi a lui e cercando di nuovo la sua bocca.

Addio anche a loro, adesso possiamo considerarli ufficialmente partiti per un'altra isola.

Resto immersa ancora qualche minuto nelle meravigliose acque del Mar Libico, estraniandomi da tutto – e da tutti – nella speranza di prolungare questa sensazione di benessere il più possibile, prima di tornare sulla terra, metaforicamente e fisicamente parlando, con tutto ciò che questo comporta.

<<Hai messo la protezione solare stamattina?>>.

Una voce alle mie spalle conclude per me il mio – troppo breve – viaggio interdimensionale, alla ricerca di nuove terre, indossando, però, nuovi occhi, per renderlo tale. Chissà se Proust, l'ispiratore di questo mio filosofico pensiero, mi presterebbe i suoi?

<<No, l'ho scordato>> dico, sbuffando, per dover riportare i piedi sul suolo.

E la testa sul collo. Con tutto quello che avevo in mente stamattina, secondo lui avrei dovuto ricordarmi la crema solare?

<<Si vede. Ti stai scottando>> afferma Claudio, sfiorandomi la spalla.

Mi divincolo, pensando ad un pretesto per non cogliere il suo disperato tentativo di riavvicinamento, non avendo nessuna voglia di affrontare lo spinoso argomento "cosa-cazzo-facciamo-adesso"? Prima di tutto, se vuole discuterne, lontano da occhi e da orecchie indiscrete. <<Non qui e non ora, Clà>> lo ammonisco.

<<Eh? Tu ti stai scottando proprio qui, e proprio adesso>> afferma ingenuamente, senza cogliere il mio riferimento ad un possibile chiarimento, ma toccandomi di nuovo la spalla, che, in effetti, brucia al suo tocco.

Ma siamo sicuri sia colpa del sole? Se lo fa di nuovo, non posso più ricorrere alle buone maniere, ma mettere in campo l'artiglieria pesante.

<<Mile...>> pronuncia nel suo tono fastidiosamente sexy, facendomi venire la pelle d'oca.

In un universo parallelo so che ho fatto la scelta giusta, ignorando queste sensazioni e quello a cui porterebbero se acconsentissi loro di prendere il sopravvento. Ne ho già avuto un assaggio, e non ne vado fiera.

<<Meglio che vado al riparo dal sole. E... da te>> dichiaro quindi, esplicitamente, voltandomi per raggiungere la riva. Claudio sospira, scontento, ma non si oppone. Mi segue in silenzio e si accomoda dopo di me sulla fila di sdraio presi a noleggio dai nostri amici, che hanno pensato servissero anche a noi: che gentili.

<<Ragazzi pranziamo insieme, poi però io vorrei andare a vedere il palazzo di Festo. E' poco distante da qui>> annuncio, controllando quanto denaro ho con me, calcolando mentalmente il necessario per la mia piccola gita.

<<Puoi prendere la Micra. L'ho parcheggiata vicino a Kommos, a qualche chilometro da qui. Non dovrai spendere soldi per taxi o altro>> mi rassicura Marco <<ma non so chi vorrà accompagnarti>>.

In effetti, sembrano tutti molto impegnati a godersi il ritrovato – e meritato – relax, dopo la notte che, chi più, chi meno, hanno passato insonne. Anch'io sono stanca, ovviamente, ma la mia idea di rilassamento non è appisolarmi al sole, bensì camminare, vedere, scoprire... lontano da siti inaccessibili e difficilmente visitabili, come quelli che riguardano Claudio e le sue vicende storicamente riconosciute.

<<Dopo ce lo racconti>> commenta Ale, e un paio di teste annuiscono.

Ho capito, gita in solitaria.

<<Vengo io, se vuoi. Il sito archeologico di Festo mi manca>>. Figuriamoci... <<Perché, ti interessa la civiltà minoica?>>. Mi volto verso Claudio con una palese volontà di prenderlo per il culo.

<<A dire il vero sì. Mi piacerebbe vedere gli appartamenti reali dove è stato trovato il disco di Festo>> risponde lui, per nulla offeso dalla mia discutibile intenzionalità.

<<Il disco di Festo?>>.

<<E' un pregevole manufatto d'argilla con incisi geroglifici. Adesso è conservato al museo di Iraklio, credo>> mi spiega tranquillamente.

<<Sei per caso un appassionato della cultura greca?>> gli domando adesso, seriamente incuriosita.

<<Beh... mi interessa. Cioè, all'università...>>. Si blocca, tossendo.

<<Hai frequentato l'università?>>. Sono incredula.

<<Sì, no. Cioè... ho fatto qualche anno>> dice piano, abbassando gli occhi.

<<Mi manca qualche esame...>> infine ammette.

<<Ma che facoltà?>>. Oramai sono curiosa come una scimmia.

<<Beni culturali>> dichiara in tono piatto.

Ma chi diavolo è questo ragazzo?

<<Cosa significa che ti rallento, non è mica una gara! Io sono in vacanza!>>.

<<Sì, da una vita, come Irene Grandi>> mi sfotte lo studente d'arte che ho scoperto da poco essere, tirandomi per un braccio.

<<Eccoci. Guido io>> afferma senza possibilità di replica, rubandomi dalla tasca dei pantaloncini color crema le chiavi dell'auto noleggiata da Marco, parcheggiata, come da sue indicazioni, dietro la spiaggia infinita di Kommos: questa sera dovrò mettere parecchio doposole, assicurato.

<<Non se ne parla. Ridammele!>>.

<<Assolutamente no. Come ti dissi a suo tempo, ci tengo alla mia incolumità fisica. E non m'interessa delle tue argomentazioni circa il fatto che devi sempre avere il comando tu, bla bla bla, guido io>>.

<<Se ci tenessi davvero, non avresti cercato di palparmi le chiappe per prendere... Le chiavi sbagliate>>. Ammicco vittoriosa, mentre faccio ondeggiare davanti al suo naso le uniche chiavi che avrebbero permesso di aprire e guidare l'auto.

<<Quelle sono del garage della casa di Gouves>>.

Mi accomodo al posto di guida evitando di ascoltare le sue lamentele a proposito, proponendomi di condurre – come mio solito, ovvero con una guida... sportiva – noi e la Micra verso Festo. La vista dal cortile centrale delle rovine del secondo palazzo più famoso di Creta, dopo Cnosso, è uno spettacolo. Da un lato la sconfinata Piana di Messarà, con i suoi ulivi, fiori di ogni specie e campi coltivati, dall'altro l'imponente Monte Psiloritis, o Monte Ida, il più alto di tutta l'isola.

<<Immagina di tornare indietro di 4000 anni>> mi propone Claudio, voltandosi verso le rovine, assorto.

<<Questo posto brulicava di gente, spettacoli, voci, commercianti, che guardavano lo svolgersi delle attività quotidiane. Dev'essere stato bellissimo. Sai che quello si dice sia il primo Teatro mai costruito al mondo?>>.

Sono affascinata dalle sue parole e dal modo in cui le pronuncia. Non posso credere che la persona che ho davanti sia la stessa che si fa apprezzare solo per il suo fisico, quando le qualità che possiede sono ben altre. Non ha problemi a evidenziare la sua vanità per le sue doti esterne, perché evitare di farlo con quelle più intime, e, anzi, nasconderle?

<<Certo che sei strano>> esclamo senza guardarlo, sedendomi sulle rocce del promontorio.

<<Beh, mi piace immaginare le realtà antiche. Non credo sia così tanto strano ch...>>.

<<Non mi riferivo a quello>> lo interrompo, voltandomi e incrociando il suo sguardo confuso.

Si siede con prudenza accanto a me. <<Solo perché tendo... a farmi i cazzi miei?>>.

<<Perché tendi a farti i cazzi tuoi dando un'immagine sbagliata di te>> lo correggo, facendo schioccare la lingua.

<<Io non voglio dare nessuna immagine di me. Quello che vedi è quel che sono. Punto>> si difende, ma fugge lo sguardo, e capisco che sta mentendo.

<<Neanche per idea. Non mi freghi>>.

<<Motivo per cui dobbiamo mettere delle regole a questa... cosa... che c'è tra noi>> afferma saggiamente, frizionandosi la parte esterna dei polpacci, nervoso.

Scuoto la testa, trattenendo una risatina. <<Già fatto. Le mie regole le ho già stabilite>> annuncio con una smorfia, in tono compunto.

<<Ah sì?>>.

<<Certo. Te le dico. Dunque, prima regola del Fight Club: non parlate mai del Fight Club. Seconda regola del Fight Club: non dovete parlare mai del Fight Club>> scherzo, e lui sbuffa contrariato, ma sorride.

<<Sul serio, Milena. So che le cose che hai sentito ieri sera...>> si imbarazza, e nasconde il viso con le mani.

<<Mi hanno reso più semplice capire. Sono... serena a riguardo. Ho compreso che è impossibile>>.

Mi lancia un'occhiata perplessa. <<Non ti seguo>>.

<<Beh, ho capito che non è possibile che accada nulla tra di noi e sono felice di non aver... oltrepassato il confine>>.

Lo guardo, e cerco le parole giuste per esprimere al meglio il concetto. << Io non voglio essere come quelle ragazze. Così... penosa. Io non voglio rincorrere nessuno, né dipendere da nessuno. Neppure solamente per il sesso. Tu... sei così. Hai cercato di farmelo capire molte volte... sfrutti le donne, mi è chiaro, adesso>>.

Lui si acciglia, alzandosi in piedi di scatto. <<Coooosa?! Io non sfrutto affatto le donne!!!>>.

<<Adesso non dirmi che sono loro che sfruttano te come Patrick Swayze, perché io non sono ingenua come Frances Houseman>>.

Pronuncio questa frase tutta d'un fiato, in tono stridulo.

Lui mi guarda ancora titubante, e decisamente incazzato.

<<La Baby di Dirty Dancing>> spiego cauta, alzandomi a mia volta.

<<Che cazzo c'entra Dirty Dancing!>>.

Se i decibel che alza lui nella voce sono tollerati, non vedo perché le mie urla dovrebbero essere da meno. <<Non mi metterai mai in un angolo! Capito? Non sarò mai come quelle cretine a sbavare per avere ancora una volta il tuo pisello!>>.

Okay, forse ho esagerato, ma quell'aria da finto innocente stava iniziando a darmi sui nervi.

<<Mile...>>. Ignorando lo spettacolo che stiamo inscentnado, mi prende per un fianco, facendo sbollire in fretta la sua rabbia con la stessa rapidità con cui è sopraggiunta. <<Io sono sempre chiaro sulle mie intenzioni con qualunque ragazza mi si avvicini. Se penso che possa volere... ehm... qualcosa di più del mio... cioè, del sesso, la evito. Proprio perché io non farei mai soffrire consapevolmente una donna>>.

Vorrei riuscire a mantenere lo sguardo sul suo, così fiero e – lo ammetto– apparentemente sincero, ma non ci riesco. La mano che mi cinge il fianco emana un calore così forte che mi sento male: devo smetterla.

<<Beh, se le cose stanno così, allora la colpa è tutta loro e del loro istinto di conservazione andato a male. Forse non sono tutte così idiote come... Michelle. Forse sono solo masochiste>> ipotizzo, indietreggiando.

<<Comunque sia, io non sono e non voglio essere come loro. Dimentichiamoci tutto e torniamo solo... amici>> esclamo senza convincere neppure per scherzo me stessa, ma alzando la mano verso di lui per suggellare questo utopico patto.

Lui la scruta titubante, ma poi la stringe.

<<Promesso>>.

Non c'è vento, neppure un soffio, eppure l'elettricità elettrostatica che ci procura una scossa appena uniamo le mani, è forte e tangibile.

Accidenti.

Ci fissiamo e in quel momento esatto capiamo che ciò che stiamo per riprometterci è una grande, enorme, gigantesca cazzata.

Nota Autrice: Ciao a tutti! Ecco un nuovo capitolo di questa storia... cosa ne pensate? 😌

Come mai Claudio nasconde le sue doti intellettuali? 🧐

Che sapore ha questa promessa che ha stretto con Milena? 🤔

Fuori i commenti! 👊

Alla prossima🥰

Lisa

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