24. Rudy
«Un altro tempo e possiamo andarcene a casa, cazzo» annuncia Alessandro di fronte a me quando stiamo per rientrare in campo. È la seconda trasferta di fila, tra campionato e Champions, oggi è il sesto giorno che trascorriamo fuori casa e per questa presunta libertà stanno godendo solo i ragazzini.
«Abbiamo bisogno di questa vittoria» grida il mister davanti a tutta la squadra, «la batosta dalla Juventus in campionato non ci voleva proprio, cazzo, e non possiamo perdere anche qui in Germania.» Mi indica. «Rudy, devi passare quella palla.» Lo fulmino con gli occhi, restando in silenzio. Ora è il turno di Alessandro. «Tu hai intenzione di iniziare a correre? Se Rudy dovesse decidere di passartela sei sempre troppo indietro» dice alzando spropositatamente il volume, «troppo!»
Ci guardiamo indecisi se ascoltarlo o picchiarlo, almeno nel mio caso. Annuisco optando per la prima ipotesi.
Torniamo in campo e andiamo alla grande. È come se le parole del mister avessero scosso entrambi in positivo. Segniamo un goal a testa, a soli undici minuti l'uno dall'altro, ne mancano sette alla fine della partita e gli avversari si stanno facendo fin troppo aggressivi, ma l'arbitro non sembra prestarci troppa attenzione. Poco prima dell'area di rigore avversaria intercetto la palla di un difensore calciata troppo alta, questo, per evitare che possa saltare e crossare di testa verso il mio compagno, mi afferra per la maglia tirandomi a terra, cadendo a sua volta sopra di me. Alessandro è il primo a intervenire ringhiando sul viso al malcapitato. Scuoto la testa per fermarlo e guardo in basso, vedendo delle gocce di sangue sull'erba, mi alzo chiedendo aiuto per uscire mentre i tifosi gridano il mio nome. Dolore a parte, è una bella sensazione.
Appena sono nello spogliatoio con i ragazzi prima di cambiarmi controllo il cellulare e sul display trovo numerose chiamate e altrettanti messaggi di Lenoir, mi allontano dalla bolgia per poterla chiamare.
«Come stai?» chiede dopo un solo squillo.
«Tutto bene, sono uscito adesso dall'infermeria, mi hanno dato tre punti al sopracciglio» sussurro.
«Tre punti? Non sei un pugile e non dovresti uscire dal campo ridotto così» strepita preoccupata.
«Non tutti la pensano come te.»
«Se prendeste spunto dal calcio femminile, forse queste scenate a base di testosterone avrebbero una fine» sospira profondamente e io immagino il suo seno arcuarsi.
«Allora ci tieni a me.»
«Preferisco non rispondere e dimostrarlo domani al tuo ritorno.» Nell'istante esatto in cui il mio pisello realizza ciò che ha detto si alza sull'attenti come stesse cantando, "sì, sì, sì".
Chiude la conversazione lasciandomi a duemila chilometri di distanza con una voglia pazza di lei, in uno spogliatoio pieno di uomini sudati e con un'erezione da guinness dei primati. E brava Lenoir!
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Il giorno successivo, arrivati all'aeroporto, mi allontano velocemente salendo in macchina; l'occhio mi fa male e sento disperatamente bisogno di un letto e di Lenoir al mio fianco. Saluto i ragazzi prima di accendere il motore e dileguarmi in strada: direzione casa. Entro, arruffo Buio che saltella, entusiasta di vedermi e sono dannatamente felice di sentire il profumo di Lenoir nel mio appartamento. Nei giorni in cui sono stato in trasferta, è venuta ad accudire questo pulcioso per la felicità di Dino che, non amando i cani, non ha mai approvato la mia scelta di prenderlo e soprattutto detestato l'obbligo di dovergli dare cibo e acqua in mia assenza. Appoggio la valigia nell'armadio, mi spoglio ed ingurgito un antidolorifico. In quell'istante ricevo un messaggio da Lenoir: 30 minuti. Guardo l'enorme televisore nel salotto senza alcun divano davanti pensando che sia arrivato il momento di acquistarlo, opto per aspettarla nel letto, scorrendo i canali tv e fermandomi ai momenti salienti della partita di ieri.
«Sai, durante il pranzo, Andrea, il mio cameraman ha parlato di un certo sito internet» quasi mi spaventa in piedi appoggiata alla porta della camera con le décolleté in mano, per non fare rumore. Getta le scarpe a terra ed incrocia le braccia. «Quando dai le chiavi di casa a una donna, questa appare quando meno te lo aspetti. Ricordatelo.»
«Desideravo con tutto me stesso che arrivassi il prima possibile.» È bellissima con i capelli sciolti, la camicia da uomo infilata nei pantaloni aderenti neri e i piedi nudi incrociati come le braccia. Quando mi volto si accorge del il mio occhio.
«Cristo santo» esclama concitata mentre carponi sul letto si avvicina e con la mano sinistra tocca il sopracciglio dolente. «Hai l'occhio nero, e il taglio non è così piccolo come hai detto al telefono.»
Il suo tocco è delicato e le dita sono piacevolmente fredde. La cingo tra le braccia e la bacio sulla bocca, desideravo questo momento da troppi giorni. Ha le labbra più morbide e sensuali del mondo. Liberandosi dalla presa dice che ha disperatamente bisogno di una doccia e sgattaiola in bagno. Il bisogno di seguirla è pari a quello che ho di respirare. Ma lei non è una scopata, e anche se abbiamo già fatto sesso anni fa, oggi non intendo forzarla in alcun modo.
Esce dal bagno, con i capelli raccolti in cima alla testa e indosso un asciugamano legato sopra il seno. Quella visione è la cosa più sexy che abbia mai visto. Non viene verso di me, rimane ferma sulla soglia del bagno. «Prima quando sono entrata in camera hai prestato attenzione a cosa ho detto?»
Annuisco, sorridendo.
«Mentre pranzavo con Andrea, lui mi ha detto che esiste un sito web che valuta tutti gli atleti dal punto di vista sessuale.»
La guardo. «Che cosa?»
«Sì, esiste eccome, e tu caro mio detieni un ottimo primato.»
Sono scioccato. Voglio dire, non pensavo che esistesse addirittura un sito di valutazione sessuale per i giocatori. «E tu hai letto i commenti?» le chiedo mentre mi guarda negli occhi senza alcuna vergogna.
«L'ho fatto, ma poi Andrea ha detto che chiunque può commentare, e non esiste nessuno che può certificare l'avvenuto atto sessuale.» Si scioglie i capelli muovendoli con la mano.
«La tua valutazione 4,8 su 5 stelle potrebbe essere una bufala.»
Sentirla parlare in modo così allusivo e provocante mi eccita da morire. «Dici che potrei aver falsificato i commenti?»
Annuisce convinta. «Quindi mentre venivo qui, ho deciso di fare una valutazione personale. La volta scorsa non conta, ero giovane, scossa e... poco esperta, diciamo. In cinque anni le cose sono cambiate.»
«Non ho intenzione di immaginarti avvinghiata ad altri uomini in questo momento.» Sbuffo mentre un velo di rabbia mi serra la gola.
Per tutta risposta, con estrema facilità e senza vergogna fa cadere l'asciugamano, mostrando il suo corpo nudo che non sembra quello di una donna in carne e ossa, bensì di una statua in marmo perfettamente scolpita.
Ingoio rumorosamente, mentre il respiro si fa affannoso. «Pertanto questo» dice indicandoci, «è solo una valutazione ai fini della ricerca.»
Annuisce abbassando la luce e mettendo le mani sui fianchi. «Il Rudy da 4,8 stelle cosa farebbe a questo corpo nudo?»
Mi alzo da letto togliendo la maglietta e andando verso di lei. «Io non ti merito» le dico tra un forte respiro ed un bacio. «Non merito nulla di quello che mi stai offrendo.»
Mi afferra e mi attira a sé, la sua bocca si apre nuovamente per approfondire il bacio. Le tengo la testa, incrociando le dita con i capelli, e lascio scivolare l'altra mano sulla coscia. «Ma ti voglio, ora» le mormoro sul collo. Il sangue brucia, nelle mie vene scorre il desiderio. Spingo il mio uccello già duro contro di lei, che geme e preme le dita sulla mia schiena. Sto andando a fuoco e le mani sono ovunque sul suo corpo, insaziabili.
L'incavo del mio ginocchio tocca il letto e mi fermo. Appoggio una mano sul suo seno e le bacio il collo, arrivando alla clavicola. Faccio scorrere la lingua sul suo capezzolo finché non s'indurisce, poi lo graffio con i denti e lei rabbrividisce.
Si sdraia sul letto non distogliendo mai lo sguardo da me e appena sfiora le lenzuola stringe tra i denti il labbro inferiore e solleva le braccia sopra la testa, cedendomi il controllo.
Dio, è spettacolare. Le dolci linee del collo e delle spalle, il seno pieno e sodo, i fianchi stretti, le ossa del bacino lievemente sporgenti.
«Da dove inizio?» chiedo. Mi tolgo i pantaloni, rivelando la mia solida erezione.
Amo la sua espressione affamata.
Mi arrampico sopra di lei e mi abbasso, premendo la punta contro il suo inguine; lei spalanca le gambe, spingendo i fianchi verso di me e socchiude gli occhi.
Mi spingo dentro e lei si aggrappa alla mia schiena. Mi sfugge un gemito soffocato sul cuscino. Cazzo, che sensazione stupenda. Anche migliore di quanto ricordassi. Com'è possibile? Sono sopraffatto, consumato da quest'onda inebriante di passione. Scivolo fuori, godendo la sensazione della sua dolce stretta attorno a me, e mi spingo dentro di nuovo. Non voglio perdermi troppo in fretta, ma Lenoir è intossicante.
Mi sostengo con una mano e le afferro il sedere con l'altra, mentre lei solleva le ginocchia più in alto e geme, quando inizio a muovermi dentro e fuori con più forza.
L'eccitazione prende il sopravvento. Vorrei farlo durare, ma il suo calore mi sprona e mi muovo più velocemente.
«Oh, Rudy...»
Sento che tutto di lei si stringe attorno a me e mi lascio quasi andare. Rallento il ritmo, prolungando quest'euforia agonizzante, ma sono pronto a scoppiare dentro di lei, il mio cazzo pulsa, non riesco a pensare, mente e corpo sono consumati.
Lenoir ha le labbra socchiuse. Le divoro la bocca, il dolore al sopracciglio sparisce nel flusso annebbiante del piacere. Preme le mani sulla mia schiena e mi viene incontro spingendo il bacino verso di me mentre la scopo.
Dal nulla, mi colpisce un orgasmo così potente da togliermi il fiato. Il mio corpo si tende e mi svuoto dentro di lei, sento la mia erezione avvolta da pulsazioni convulse di lei che proseguono ritmiche, aumentando il piacere. Continuo a muovermi mentre lei urla, le ondate del mio orgasmo mi scuotono, riempiendomi d'estasi. Non mi fermo finché non ha finito, entrando dentro di lei ancora e ancora mentre viene.
Le tocco il viso con dolcezza mentre riprendiamo fiato.
«Dio, Lenoir, era talmente tanto che volevo farlo.» Le bacio teneramente le labbra. «Sei incredibile.»
Risponde al bacio, facendo scorrere le mani tra i miei capelli, e mi godo le sensazioni che dà per un altro istante.
Incrociando il suo sguardo un senso di quiete e tranquillità mi pervade tutto il corpo.
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