23. Lenoir
Dopo aver sbattuto la porta mi sono rannicchiata a fianco della cucina con il corpo ricoperto di brividi e il volto di lacrime, sono rimasta in quella posizione finché la pipì non ha avuto il sopravvento costringendomi ad andare in bagno. Ho provato dolore anche ad alzarmi, togliermi il trucco e indossare un completo da notte, rigorosamente nero, come il mio umore. Quando mi sono letteralmente buttata sul letto senza neppure coprirmi, gli occhi sbarrati e rivolti verso il soffitto attendevano inermi che la notte si trasformasse in giorno e la sveglia suonasse.
Come ho potuto credere di poter essere anche lontanamente oggetto dei suoi pensieri a distanza di così tanti anni; Rudy Hoffman, uno degli uomini più desiderati del mondo e più volte eletto sportivo più sexy del globo terrestre... cosa mi è passato per la testa. Ed è stato proprio in quel momento che il campanello ha suonato la prima volta; credendo fossero scherzi ormai frequenti della mente non mi sono alzata. Al secondo, ho constatato di non sognare e sono schizzata ad aprire, ma in tutta sincerità mai, e sottolineo mai, mi sarei aspettata che dietro il portone ci potesse essere proprio lui. La Regina d'Inghilterra, probabile, Rudy Hoffman, impossibile.
Nei dieci minuti successivi all'apertura della porta ho creduto veramente che quello fosse un sogno. Poche ore prima stringeva tra le mani un'autentica bomboniera bionda e adesso sta aprendo il suo cuore a me, farneticando qualcosa sulla mia famiglia, su quello che cinque anni fa ha detto ad Alessandro ma ciò che le mie orecchie hanno udito benissimo è che lui mi desidera. Desidera me, oggi come allora, ed io per tutta risposta sono in silenzio, con il cuore che sta uscendo dal petto, ma senza parole.
Ho gridato il suo nome quando se ne stava andando. Tutto quel desiderio represso che ho cercato di negare così a lungo mi ha inondata, ed ho capito di essere spacciata non appena la porta si è aperta e Rudy era sulla soglia.
Senza alcun dubbio non volevo essere sua amica, desideravo mi stringesse a se e appiccicasse le sue labbra alle mie. Da quando ero bambina vedevo il modo in cui i principi baciavano le principesse, quei baci sognati da ragazzina, sperando di poter un giorno trasformare un rospo, in un bellissimo ragazzo, alto quasi due metri, moro, con occhi azzurri e un fisico da paura. E in questo preciso momento, con le labbra di Rudy sulle mie, le lingue che si muovono assieme, so che questo bacio è quello giusto. Uno di quei baci che, qualunque cosa accada, è e rimarrà il più straordinario della mia vita, il bacio del principe azzurro. Il secondo bacio del mio principe azzurro.
Rudy mi è entrato sotto la pelle cinque anni fa, e mi ha appena ricordato perché.
Prendo il suo volto tra le mani e inarco la schiena, cercando di avvicinarmi a lui. Geme nella mia bocca, premendomi contro la porta mentre le sue mani si spostano dai miei fianchi fino a circondarmi il sedere e sollevarmi, quindi avvolgo le gambe intorno alla sua vita e sbattendomi all'indietro provoca un rumore sordo. Sposta la mano dal mio sedere e la fa salire lungo la schiena fino a stringere la base del collo, tiro indietro la testa, e quando le nostre bocche si staccano, mi morde il collo. Gemo, i miei occhi si chiudono, le gambe serrano ancora di più il suo bacino e i miei capezzoli credo siano così duri da strappare la canottiera.
«Cos'è questo casino alle due di notte?» gridano dal piano di sotto.
«Cazzo...» sussurra Rudy risalendo con la lingua il mio collo per poi baciarmi di nuovo, ma questa volta è molto più voglioso di prima. Ancora avvinghiata a lui lo faccio entrare chiudendo in malo modo la porta alle sue spalle. A domani i problemi con il vicinato.
Sbattiamo contro l'attaccapanni, la poltrona e una colonna divisoria quando finalmente con una mano trova l'isola della cucina e mi appoggia sopra, ma non lascio la presa. Quando infine ci allontaniamo, il nostro respiro è ansimante come se avessimo appena finito di correre. «Principessa.»
«Sì» sussurro.
«Dimmi che non ho immaginato tutto, che tu sei reale e provi anche tu questa sensazione di desiderio incontenibile.»
Annuisco e con le mani sbottono la sua camicia «Si» proseguo sfilandola dai pantaloni lentamente, «sono qui e adoro baciarti» dico mentre lui inclina la testa verso il basso rivolgendomi un sorriso che ricambio.
«È una cosa positiva direi.» Si avvicina al mio orecchio: «Ho intensione di baciarti molto spesso.» Sussurra mentre inizia a leccarmi il collo.
Mi schiaccio contro lui stringendo le gambe, rimanendo preda dei suoi occhi quasi famelici.
«Quanto sei bella» abbassa lo sguardo, osservandomi tutta. «Sei dannatamente bella.»
Sorrido in imbarazzo. «Cos'è questo, Rudy,» con la mano indico noi due. «Nel senso, io so cosa vorrei fosse...» abbasso lo sguardo.
«Cosa vuoi che sia?» Sorride mentre con un dito alza delicatamente il mio volto.
«Vorrei poterti avere, completamente.» Sollevo il busto avvicinandomi a lui. «E detto mentre sono praticamente avvinghiata a te, suona un po' strano» abbozza un sorriso mentre cerco di spiegarmi meglio «È stupido voler uscire con te, desiderare di prendere a schiaffi ogni donna ti ronzi attorno e desiderare ardentemente, e con tutta me stessa, che tu non te ne vada da questa casa anche stanotte?» Quando finisco la frase il mio volto è poggiato sul suo petto mentre le mani mi carezzano i capelli.
«Sinceramente avrei intenzione di uscire con te parecchio, per evitare che possano metterti in galera eviterò di trovarmi a meno di due metri di distanza da qualsiasi altra donna, ma quello di cui sono assolutamente sicuro è che me ne andrò da questa casa, solo il giorno che tu vorrai.» Mi stringe forte a sé. «Giusto perché tu lo sappia.»
Mi allontano da lui, e con il palmo delle mani sfioro delicatamente i suoi pettorali coperti da svariati tatuaggi. Con la punta delle dita inizio a percorrerli mentre socchiude le palpebre e sospira profondamente. «Non ho mai provato niente del genere in tutta la mia vita, Rudy, e questa sensazione mi spaventa.»
«Oh, sapessi a me» sospira, «ma quello che non si conosce, non è detto sia per forza negativo.»
Nego. «Allora, ci stiamo... frequentando.»
«Sì.» Mi afferra i capelli alla base del collo, abbastanza forte da non permettermi facili movimenti, facendo scaturire dei brividi in tutto il corpo. «Chiamalo come vuoi. Dimmi solo che rimarrò con te, e io lo farò.»
La mia bocca si piega in un sorriso e in quel momento mi stringe saldamento dal seder per portarmi in camera da letto e lasciandosi cadere sulle lenzuola bianche, io cado sopra di lui. Rimaniamo stretti per tutta la notte.
Le prime luci dell'alba ci scoprono l'una abbracciata all'altro, non con tutti i vestiti indosso, ma avvolti da un'aurea di beatitudine.
«Eccomi qua» sussurra quando i suoi occhi si aprono.
Il mio cuore palpita ricordandomi il senso di vuoto che ho provato cinque anni fa svegliandomi sola in camera d'albergo. Ed i miei occhi si rabbuiano.
Mi alza il volto. «I due cuori che hai sul fianco. Li ho visti e credevo che uno appartenesse ad un... lui.»
Inarco il sopracciglio.
«Ed ho scoperto solo qualche settimana fa che 88 poteva essere la data di nascita di Alessandro.»
Non riesco a impedirmi di ridere. «Quella notte, sei andato via a causa di questi?» Scopro i tatuaggi. «È proprio vero, mio fratello ha il potere di allontanare ogni uomo mi ronzi attorno.»
Afferra i miei fianchi tirandomi a sé. «Devo andare!»
«Hai appena detto che non saresti mai andato via» ribatto sorpresa.
Sorride muovendo il torace. «Ho un cane, è un labrador, si chiama Buio e non posso lasciarlo senza cibo» si solleva leggermente sul cuscino. «Ti giuro che se non fosse per lui, mi incollerei a questo letto e soprattutto a te.» Sussurrando piano per non farsi sentire. «Salterei il mio primo allenamento.» Fa una croce sul petto. «Mai fatto prima d'ora.»
Eludendo la sua stretta mi posiziono su di lui. «Per questa volta puoi andare, non voglio assolutamente far soffrire di fame Buio e sopra ogni cosa essere il motivo di un improvviso calo di prestazioni atletiche di Rudy Hoffman.» Sollevo i capelli guardando fuori dalla finestra il giorno che arriva. «E chi lo sente Antonio Leone.»
«Se non ti alzi velocemente dal mio pisello, Lenoir, potrei veramente decidere di chiudermi in questa casa per giorni e giorni, con te.» Mi stringe forte i glutei e in quel momento squilla il telefono. Chiudo gli occhi, lo bacio sul labbro superiore e mi alzo mentre sotto di me sento crescere di molto le sue dimensioni. Quando sono di fianco al letto mi volto nel momento esatto in cui si sta stiracchiando, e sì, devo constatare che la mia presenza sopra di lui ha fatto un notevole effetto. Corro verso la cucina a malincuore, mentre il suono improvvisamente cessa, apro la borsa e vedo che è Stella.
«Tesoro» dice non appena rispondo. «Non dirmi che ti sei dimenticata di venire a prenderci all'aeroporto anche questa volta.»
«Mhmm, perché?» chiedo, cercando di vedere se Rudy è sempre nel mio letto.
«Siamo atterrati adesso e volevo sapere in quale parte del parcheggio ti trovi.»
Respiro a fatica cercando una scusa valida per non sembrare recidiva. Mi ero dimenticata anche le due volte precedenti. «Ho incontrato un po' di traffico» dico sentendo borbottare mio fratello in sottofondo: «Ti avevo detto di chiedere a tua cugina, è un caso senza speranza.»
«Scusa, scusa, scusa, Stella... ma ho veramente un valido motivo per non essere venuta» sussurro implorando perdono.
«Cioè?» chiede curiosa.
«Mi sono addormentata avvinghiata al mio ragazzo» dichiaro senza mezzi termini, sentendo ridere Stella e ringhiare mio fratello. «Dai, Stella, una volta ogni tanto, puoi evitare di tenere il viva voce?»
«Chi cazzo stai frequentando? Perché io non ne so nulla?» Il cellulare è ormai in balia di Alessandro.
«Non lo sa nessuno, è una cosa molto recente. Quindi per il momento preferiamo tenerlo privato. Inoltre, Ale, mi piace davvero tanto, puoi non farlo scappare?»
Mi volto e Rudy è sulla porta che sta ascoltando la conversazione sorridendo compiaciuto. Allontano il cellulare dall'orecchio e lo bacio mentre in sottofondo mio fratello non si dà pace.
«Lo conosco? L'ho mai incontrato? Chi è?»
«Ale, sto riattaccando, chiamate un taxi, ok?» getto il cellulare sul letto.
«Quindi chi sarebbe il tuo ragazzo?» chiede Rudy sorridendo.
«Il mio ragazzo, che parolone» rispondo scrollando le spalle e passando sotto il suo braccio poggiato alla porta.
Mi afferra i fianchi da dietro e avvicinandomi con forza a sé, mi bacia sul collo.
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