12. Rudy
Impossibile pensare che alla prima partita giocata fianco a fianco potessimo amalgamarci in modo tale da portare la squadra alla vittoria; tutt'altro, ancora non riusciamo a comprendere in che modo possiamo conciliare il suo gioco tattico e preciso al mio che alterna genio e potenza. Gli allenamenti questa settimana sono stati estenuanti, il mister ha voluto che entrambi ci trattenessimo più degli altri la sera e, ciliegina sulla torta, al mattino successivo arrivassimo addirittura prima e così è stato. La mia sostituzione al trentottesimo del primo tempo è la prova che gli sforzi sono stati vani e che le sessioni di allenamento non sono ancora sufficienti a farci esplodere, citando le parole di Leone.
Al fischio d'inizio del secondo tempo mi trovo nuovamente in panchina, furente per non aver concluso niente di buono in campo a parte colpire una traversa, ma consapevole di aver provato a unirmi con il resto della squadra, specialmente con Alessandro e trascorrendo molto tempo solo con lui in questi ultimi dieci giorni ho potuto apprezzare oltre al suo gioco dannatamente chirurgico e meticoloso da fare invidia, anche lo spiccato senso dell'umorismo e l'amore per la famiglia che traspare da ogni sua frase. Ha tre figlie e una di queste deve essere una vera teppista. Ho distrattamente ascoltato una telefonata fatta dalla moglie che disperata gridava per un miscuglio di talco e miele rovesciato non ho capito bene dove, era furente mentre Alessandro cercava di trattenere le risa, e un sorriso lo ha strappato anche a me quella piccola peste.
Il Sassuolo da qualche minuto ha troppo possesso palla e difficilmente i nostri centrocampisti riescono a intercettare i tiri in modo efficace da bloccare la loro pressante offensiva. L'arbitro fischia rimessa da fondo campo a nostro favore e Pierluigi afferra il pallone calciandolo in direzione di Mattia che scartando abilmente due attaccanti del Sassuolo prosegue verso il centro campo e calcia la palla in modo da cambiare fascia a favore di Marten. Quest'ultimo stoppa di petto e prosegue sulla linea per poi crossare verso Alessandro, nonostante sia marcato a uomo riesce ad individuare Josip alla sua sinistra, in una frazione di secondo decide di alzare la palla e quest'ultimo segna con una rovesciata da oscar.
Tutti in piedi, ovazione totale, goal esagerato.
La partita si conclude qui: Atalanta 1 - Sassuolo 0.
Negli spogliatoi siamo tutti esaltati al massimo, non ci aspettavamo di portare a casa la vittoria, o almeno non in modo così teatrale. Josip ha dovuto cambiarsi due volte a causa dei gavettoni a tradimento che Alessandro gli ha propinato, uno quando non era ancora vestito, il secondo quando si stava allacciando le stringhe. Purtroppo la festa è finita nel momento in cui il mister è entrato dentro lo spogliatoio per placare gli animi, che in poche parole ha significato urlarci contro di mettere il culo fuori da quelle quattro mura nel più breve tempo possibile e, non meno importante dal suo punto di vista, ridurre al minimo le interviste con i giornalisti. Un senso di vuoto allo stomaco mi attanaglia, Lenoir era a bordo campo, ho visto i suoi capelli ondeggiare in lontananza, era lei, ne sono certo ma, data la mia immagine non ancora completamente redenta, preferisco dileguarmi da microfoni e telecamere. Saluto con un cenno i ragazzi che si stanno organizzando per il dopo cena. Cercano di coinvolgermi, ma questa settimana sono distrutto e bramo solo il letto del mio nuovo appartamento anche se ancora non è sistemato in modo definitivo. Per la verità è un cumulo di scatoloni, ma ci sto lavorando. Preferisco un letto in mezzo al caos, rispetto a un club stracolmo di persone. Esco di soppiatto ma lei è a pochi passi dai cartelloni pubblicitari. Indossa una camicia bianca lievemente trasparente e una gonna blu troppo corta, difficile non vederla. È rivolta di fianco e mi prendo un momento per ammirarla. Cazzo, quelle gambe. Del suo abbigliamento quello che amo di più sono i tacchi, amo che li indossi nonostante la sua altezza. Attorno a lei c'è una specie di aurea che dice "non me ne fotte un cazzo di quello che pensate di me, posso guardarvi dall'alto verso il basso".
Però la mia altezza è tale da evitare che mi guardi così, anche con indosso quelle scarpe. A meno che non sia seduta sopra di me, in quel caso la sua superiorità è la benvenuta, era la benvenuta. Mi correggo prontamente dando un colpo di tosse e Lenoir alza la testa. Dai suoi occhi non sembra molto contenta di vedermi e dal sospiro ad ampio petto che ha appena fatto ne ho la certezza. L'idea che possa intervistarmi e di conseguenza venirmi vicina, devo ammettere, mi disturba. Schiaccio la bottiglia d'acqua che tengo in mano e mi avvicino a lei che con una mano fa cenno al cameraman, credo presupponga cinque minuti prima della diretta.
«Ti chiami Lenoir, vero?» dico come un idiota cercando di mascherare il crescente imbarazzo. «Mi fai un intervista?» chiudo gli occhi incredulo per ciò che la mia bocca sta dicendo, probabilmente senza alcun controllo cerebrale.
«No» risponde secca, «sto tirando fuori il metro dalla borsa, prendo le misure per un abito.»
Il ragazzo dietro la telecamera trattiene una risata mentre lei prosegue. «Ascolta, dopo quello che è successo alla conferenza stampa a causa del tuo brutto carattere, cerca solo di rispondere alle domande ed evitiamo di uscire dal seminato.»
«Sul serio, il mio brutto carattere?» chiedo più forte di quanto avessi pensato. «Il mio?»
«Sai cosa, non sopporto più le tue stronzate. Non mi frega nulla se mio fratello e mio padre credono nella tua redenzione, per me un cazzone eri e un cazzone rimani. Quindi» dice facendo un cenno con le dita al cameraman, «se tra quattro minuti vuoi rispondere a due domande rimani e metti l'auricolare, altrimenti puoi anche andartene. So che ti riesce bene farlo.»
La sua voce è più alta del necessario così alle mie spalle sento avvicinarsi qualche curioso. «Prima che facessi lo spiritoso avevo addirittura pensato di cambiare alcune domande che la redazione aveva pensato per te, le ritenevo troppo insidiose e non volevo metterti in difficoltà. Pensa quanto io sia deficiente e tu uno stronzo. Lo sai, vero?»
«Sì, mi è stato detto parecchie volte, ma io non intendevo...» Cerco di rimediare al fraintendimento ma è un fiume in piena.
«Perché con te è così difficile, non potendo dirmi oscenità nell'orecchio o tirarmi un pugno in faccia pensi che facendomi sentire un'incapace potrai affermare la tua supremazia?» I suoi occhi si sono ricoperti da un velo e credo stia per piangere da un momento all'altro e io non so come questa conversazione assurda abbia potuto portare a questo esito infausto. Mentre escogito un espediente per poter rimediare a tutto questo, dalle mie spalle echeggia come dall'oltretomba il suo nome che fa calare il gelo su tutto il corridoio. Il mister sta guardando gelido Lenoir e lei senza batter ciglio sostiene impassibile il suo sguardo. Sospira così forte che il petto le si alza ancora più velocemente a pochi centimetri da me.
«Due minuti alla diretta» dice al cameraman senza distogliere gli occhi dal padre. «Seguimi, Andrea, iniziamo con i giocatori del Sassuolo.» Ed in un batter di ciglia è sparita.
«Josip e Pierluigi rimanete voi per le interviste.» Annuiscono al mister senza fiatare, mentre anche lui nello stesso modo si dilegua.
Ancora non pienamente consapevole di quello che è appena accaduto incrocio lo sguardo di Alessandro, mi sorride e alza gli occhi al cielo mentre torna all'interno dello spogliatoio. Indosso la giacca, fuori piove, mi dirigo all'auto parcheggiata insieme a quelle dei miei compagni, entro all'interno, cingo il volante e metto in moto cercando di tenere il respiro sotto controllo, ma quello che è accaduto poco prima continua a ripetersi nella testa e le sue parole martellano pulsanti. Rivedo quegli occhi velati e umidi e il cuore mi batte più veloce nel petto.
La sua accusa fa più male di un coltello piantato nello stomaco. Me ne sono andato e queste sono le conseguenze.
Torno a casa, mangio seduto per terra in compagnia di Buio, non ho ancora sedie all'interno del nuovo appartamento, anche se stasera il pavimento freddo sotto di me ha una sorta di effetto rilassante. Il pulcioso nero, accorgendosi della serata storta si accoccola sulle mie gambe e a pancia piena si addormenta, beato lui, io avrò più difficoltà nel farlo.
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