5. Narry.
5. Narry.
Sono le nove meno un quarto, ho preparato la colazione a tutti e ho lavato le cose che ho sporcato stanotte.
Sono in ansia? Si ovviamente.
Mi brucio lo stesso per vederlo? Si anche.
Sospiro e scrivo un post it alla mia famiglia ospitante e mi metto fuori a fumare una sigaretta.
Non fumo da quando sono arrivata qui, ho perso il vizio e quando lo faccio, lo faccio solo per placare il nervosismo.
Non me ne vergogno, non sono una fumatrice accanita e poi non devo dare a conto a nessuno, giusto?
Quando lo faccio, poi, sono sola e fuori l'orario di lavoro quindi va tutto bene.
Appena finisco la sigaretta, butto il mozzicone lontano e prendo la famosa mentina che Anne mi ha messo l'ultima volta.
Lo faccio per la mia bocca eh.
Non per Harry, sia chiaro.
Controllo le notifiche e sorrido vedendo un messaggio di Tonia, una mia amica stretta a distanza.
Tonia Esposito ha la mia stessa età, vive a Napoli e ama gli one direction -sia da band che da solisti- tanto quanto li amo io.
L'ho conosciuta per caso quando su twitter volevo disperatamente parlare con qualcuno e tra un interazione e l'altra, ci siamo scambiate i numeri e abbiamo parlato del bonus cultura, dei ragazzi, delle nostre opinioni senza mai attaccare l'altra quando la pensavamo diversamente.
Le voglio un bene dell'anima, credo che sia la seconda persona a cui tengo più della mia vita.
Appena ha saputo che mi trasferivo a Londra, ha subito messo il broncio perché voleva venire con me ma sappiamo entrambe che è una cosa impossibile.
Lei frequenta l'università di informatica e spera di trovare al più presto un lavoro di questo genere, ama questa "materia" più di se stessa e vorrebbe aprire uno studio tutto suo un giorno.
Lo spero per lei anche io, se lo merita e poi è brava; basta pensare a come aiuta me con i miei soliti problemi.
Una volta, ha hackerato il mio profilo instagram per farmelo riprendere.
Cosi, dal nulla.
È brava anche ad ascoltare, ascolta sempre in silenzio senza lamentarsi mai, c'è sempre stata e anche se non ci siamo mai incontrate, è come averla qui comunque.
Le scrivo che la chiamerò dopo per raccontarle delle cose, ho bisogno di dire questa cosa a qualcuno e chi meglio di lei?
Nessuno appunto, spero non mi strozzi.
Un clacson mi fa sussultare e alzo la testa di scatto per vedere la familiare ranger rover nera difronte a me.
Con un sorriso mi alzo dal gradino e cammino verso di essa.
«Ciao straniera!» sorride il guidatore.
Madonna sono le nove e questo sorriso illumina già la mia esistenza.
E io odio la mia esistenza, sia chiaro.
Inciampo sui miei passi e dopo essere tornata ad una postura dritta, entro in auto con il volto in fiamme.
«Non dire niente, per favore. Il tuo sorriso mi ha abbagliata, devo prendere gli occhiali da sole.» sbotto.
«Non dico niente.» fa una mezza risata.
«E gli occhiali sono dentro il cruscotto, non si sa mai rimani cieca.»
Ti odio Harry Styles, ti odio.
«Ma non mi dire, quindi ti svegliavi alle tre di notte per registrare gli acuiti. Non lo sapevo, mi dispiace così tanto Harry. Spero tu stia bene adesso e che il lavoro è un po' alleggerito.»
Falsa. Sono una falsa, ecco cosa sono.
So tutto, e c'è anche un pezzo in this is us dove svegliano zayn per registrare e quel poveretto aveva dormito cinque minuti.
Ma so anche che vuole parlare, non posso sempre bloccarlo con "lo so. Si lo so, mh mh sisi, certo che lo so" perché sarei una stronza.
Harry ha tante sfumature e voglio conoscerle tutte anche se alcune le so.
Oddio meglio che sto zitta.
«Si, non mi lamento. Anche se fare il cantante solista non è per niente facile, hai tante responsabilità e più ponti, pezzi..» continua a parlare di cose di cui non capisco un cazzo ma annuisco e sorrido.
Si, sorridi e annuisci Samantha. È la soluzione a tutto.
«Quando sei in una band, hai il lavoro dimezzato ecco.» conclude, beve un sorso di caffè e chiama la
cameriera per il conto.
«Posso solo immaginare quanto sia stato difficile. Ma eravate forti insieme, vi volevate bene e questo conta più di ogni altra cosa.»
«Si questo si, anche se poi uno decide di tagliare i conti definitivamente con quelli che considerava "fratelli".» scrolla le spalle con una punta di acidità.
Oh Gesù, sta parlando di Zayn?
Mi muovo nervosamente sulla sedia e mi schiarisco la voce: «Giusto.» non so cosa dire, sono cose private queste.
«Non fai domande?» alza un sopracciglio e si alza, io lo seguo.
«Sinceramente te ne vorrei fare tante, dico sul serio.» ammetto, uscendo dal bar.
«Ma sono sempre cose vostre, Harry. Te l'ho già detto, sei pur sempre una persona normale e una persona normale, ha anche dei segreti.»
«Ma dove sei stata? Ti ho cercato da una vita.» esclama ridendo.
Arrossisco come una cogliona e sorrido, salendo in macchina.
Lo prendo come un complimento.
«Allora, dove vuoi andare? Io sono a corto di idee e le stampelle le ho riavute.» mette in moto e inizia a guidare verso chissà dove.
Controllo l'ora sul telefono e faccio un sorriso furbo: «Portami su quel ponte dove avete registrato you and i.» dico senza pensarci.
«Non so mai quando andare, non trovo nemmeno la fermata della metro. Per favore?»
«Intendi Clevedon Pier, ho capito! Ho amato quel posto.» dice con un sorriso.
«Che ore sono? Ci sono degli orari appositi e-»
«Nove e mezza, chiude alle undici. Siamo in tempo, dimmi che non è lontano.» mormoro.
«Ci vogliono due ore per arrivarci...» borbotta, sterzando a destra.
«Oh beh.. allora non so, dimmi tu.» dico con una scrollata di spalle.
«Hai vena degli one direction, ho capito. Ti porto in alcuni posti dove abbiamo registrato alcuni videoclip, vediamo un po'.» si porta un indice sul mento e lo mordicchia lentamente.
Samantha, ricordati che è solista.
Va bene essere fan della band, ma così è troppo.
«Facciamo che mi porti in alcuni posti a tua scelta e mi parli di te. Gli one direction dopo.» faccio un sorriso sincero.
Si gira un po' scioccato ma riprende in fretta con un sorriso, annuendo.
Non ce la faccio, è troppo importante per me.
Chi se ne frega del ponte dove Niall Horan con i suoi capelli migliori scende e canta o del balletto goffo di one things, ho l'amore della mia vita affianco e dovrei approfittarne.
Harry Styles mi ha portato a Holmes Chapel, casa sua.
Inutile dire che stavo svenendo a terra, mi ha retto lui per i fianchi e stavo per morire davvero sta volta.
Abbiamo fatto un salto al forno dove lavorava per salutare le sue persone care e poi siamo andati nel famoso muro dove ha scritto il suo nome.
Ovviamente non ho capito se era in un parco, in un giardino ma chi se ne frega, sono con Harry.
Ci siamo sdraiati e abbiamo contemplato il cielo limpido, raro ma vero.
Mi giro su un fianco e appoggio la testa sulla mano.
Guardo il suo profilo e mi incanto: gli occhi chiusi, un piccolo sorriso che aleggia sulle labbra, i capelli mossi dal poco vento.
E giustamente, perchè non sto mai ferma e sono una cogliona, allungo l'indice verso la piccola fossetta che si è formata.
«Che fai?» mi chiede, aprendo gli occhi.
«Scusa, è da dieci anni che volevo farlo. Chiederò il permesso la prossima volta.» mortificata metto l'indice al suo posto e mi sdraio anche io.
«Tranquilla, non c'è niente di male.» ribatte.
Arrivando a questo punto mi prenderà per psicopatica.
Rimaniamo in silenzio per una buona mezz'ora ma non c'è nemmeno imbarazzo, ed è la cosa bella di Harry: non ti fai mai sentire a disagio, mai.
E lo apprezzo.
Giro la mia testa verso il famoso muro e noto che il nome di Harry, scritto con un gessetto, non c'è più.
Faccio una smorfia e mi balena un'idea in testa.
No Samantha, stai zitta per piacere.
Non fare cazzate.
«Harry, c'è un negozio di ferramenta qui vicino?» chiedo.
Apre le sue gemme e le punta su di me, corruga le sopracciglia e annuisce: «Perché?»
«Voglio fare una cosa, spero non mi arrestino.» ribatto in fretta.
«Tu sei tutta matta. Cosa vuoi fare?»
«Una cosa, non fare tante domande. Dov'è quindi?» mi alzo a sedere e tolgo dei fili d'erba tra i miei capelli.
«Vieni con me, andiamo.» si alza del tutto e si stiracchia. La sua maglietta gucci si alza un poco, lasciando mostrare un lembo di pelle.
Oh dio.
«Andiamo?» chiede, ignaro dell'effetto che mi fa.
«S-si.» balbetto.
Dieci minuti dopo, sono davanti al muro a scrivere il nome mio e di Harry con una bomboletta spray bianca.
Nera, ovviamente, non c'era perchè finita ma chi se ne frega!
«Tu sei pazza.» borbotta il ragazzo al mio fianco.
«Harry?»
«Mh?»
«Stai zitto.»
«Non ti arresteranno. Ora per favore, stai zitta che devo fare una cosa.» Harry si ferma davanti ad un negozio di sport e scende con le stampelle in mano.
Ma che fa con quelle cose?
Boh, lo sa solo lui.
Prendo il telefono e mando un veloce messaggio a Tonia.
Un messaggio con una foto. Una foto che rappresenta me, -o meglio, le mie gambe- mentre sono sul cruscotto stile Louis Tomlinson.
Me ne pento? Si.
Lo rifarei? Probabile.
Dopo aver mandato la foto alla mia amica, chiudo tutto e mi giro verso le risate rumorose che sento.
E quello che vedo mi fa tremare, seccare la gola e pure l'anima.
Harry Styles e Niall Horan stanno ridendo mentre il primo porge le stampelle a quest'ultimo.
Madonna del carmelo, ma stiamo scherzando?
Allontanatevi, non reggo io.
Veramente, non ce la faccio.
Harry, subito dopo, si gira a guardarmi e torna serio.
Il suo viso è misto tra preoccupato e divertito.
Dice qualcosa al suo amico e torna verso di me.
Abbasso il finestrino con mani tremanti e ascolto quello che ha da dire.
«Stai bene? Sei pallida.» mi dice.
Non posso trattenermi.
Scusate fan, scusami Harry so che non tolleri le parolacce ma perdonami.
Perdonatemi tutti.
«Ma sei coglione?» sbotto, punta sul vivo.
«Che ho detto di male?» chiede.
«Sai con chi stai parlando Harry?» prendo un respiro profondo e cerco di calmarmi.
È Harry, stai calma.
«Con Niall.»
«Con Niall.» ripeto.
Poi capisce e sgrana gli occhi.
«Scusa.» bisbiglia.
«Sai com'è, con te viene naturale.»
«Lo so, ma ricordati sempre che ho un punto debole anche io.»
«Mi perdoni?»
«Ti perdono.» ribatto in fretta.
Con quegli occhietti è impossibile non perdonarlo.
«Scendi, te lo faccio conoscere se vuoi. Se te la senti, ovviamente.» mi dice con calma.
«Si certo, poi devo chiedergli di scrivermi una frase per un tatuaggio.» scendo velocemente e cammino con le gambe tremanti.
«Tranquilla, Niall è alla mano.» fa una mezza risata.
Appena arrivo davanti a Niall, lui mi sorride: «Ciao, mi ha detto Harry che ti ha prestato le mie stampelle. Spero tu stia bene.» mi dice.
Silenzio.
«No scusate, non ce la faccio.» dico, prima di svenire.
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