Sei invecchiato, ciccio
Interludio
XIII
«Devo presentarti una persona», disse Tommy a Grimm, non appena furono giunti al Laboratorio.
Aveva passato un paio di cicli in compagnia di Dagger, la cosa non lo aveva entusiasmato, ma non gli era neanche dispiaciuta. Aveva imparato molto e altrettanto aveva insegnato al neocapitano, con il quale tuttavia faticava a nascere quel legame di amicizia che era sorto così spontaneamente tra lui e Grimm.
Quest'ultimo sedeva come sempre sul suo sgabello, chino su ampolle e ingranaggi meccanici, con la chioma cerulea in disordine e i bronzei occhiali protettivi. Stava lavorando su Larry, ne era sicuro al duecentoventi percento, circa. Non alzò gli occhi dal tavolo all'ingresso del socio, né gli andò incontro per un caloroso abbraccio di bentornato. Si limitò a dirgli: «Era ora che ti facessi vivo, idiota. Larry ha sentito la tua mancanza, mi sta triturando i testicoli da tre quarti di ciclo.»
«Anche lui è mancato a me, ma non mi pare che stia benissimo. Grimm, lui è Dankar Dagger. Capitano, lui è lo scienziato pazzo di cui ti parlavo» e, a quelle parole, Grimm alzò lo sguardo dal tavolo e si accorse che il suo collega non era solo nel laboratorio. Si avvicinò al giovane sconosciuto, lanciando un brutale sguardo di avvertimento a Tommy che sapeva benissimo che nessuno doveva mettere piede all'interno del suo spazio sacro, poi prese con decisione il braccio del Capitano. «Molto lieto.»
«Il piacere è mio», rispose Dankar, assecondando la presa. «Se non sono indiscreto, posso chiedere chi è Larry?»
In quel momento, l'insieme di ingranaggi di bronzo che sembravano sparpagliati sul tavolo si mosse e sembrò tirarsi su a sedere. Era un androide, aveva braccia e gambe composti da tubi di rame e bronzo, decisamente troppo piccoli per il busto a cui erano attaccati e una testolina a forma di radio, con due grandi occhi rotondi e un'apertura che si estendeva dall'orecchio destro a quello sinistro, sempre che di orecchie si potesse parlare.
«È tornato Tommy?», chiese con una voce robotica, che in tutto e per tutto somigliava a quella del suo padrone.
«Sì», gli rispose Grimm di rimando, alzando gli occhi al cielo.
«Oh Gaelos, che gioia! È tornato Tommy! Fammelo salutare! Dov'è? Dov'è? Oh santi Mari, Tommy, ma che t'è successo? Sembri appena uscito dal Vecchio Forno di zio Todd. Ti sei dimenticato la crema? Vieni qua, abbracciami!» e, così dicendo, scese dal tavolo di lavoro di Grimm e camminò sulle lunghe gambe fino a Tommy, saltandogli in braccio.
«Sei invecchiato, ciccio. Ti hanno preso? Finirai in gattabuia? Oddio, Grimm, dobbiamo comprare delle arance. Chi sono questi gentiluomini vestiti male?»
«Il Capitano Dagger e il suo quartiermastro, Larry. Non essere maleducato, sono amici. Tu come stai, vecchia ferraglia?», gli chiese Tommy.
«Cado a pezzi, amico. Ho perso la rotula e un pezzo di cervello. Ah e un dito, guarda!», disse il robottino, mostrando la mano sinistra. «Gri mi sta rimettendo in sesto, gli ho detto che si deve impegnare di più, però. Non voglio essere rottamato, sono giovane!»
«Come hai fatto a perdere una rotula e un dito?»
«Perché non mi chiedi come ho fatto a perdere un pezzo di cervello?»
«Perché quello non mi stupisce.»
«Ehi!»
Tommy scoppiò in una fragorosa risata.
«Smettetela voi due», si intromise Grimm. «Scusateli, Capitano. Manca qualche rotella a entrambi.»
«Eeeeehiiii! Mi manca qualche ingranaggio, ma le orecchie funzionano!», disse il robottino, offeso. Poi con la mano buona tirò il lembo della camicia di Tommy per farlo avvicinare e gli sussurrò: «È diventato più antipatico da quando sei partito, secondo me gli sei mancato, il che mi offende non poco. Ti sembra che sono una brutta compagnia? A me non sembra di essere una brutta compagnia. Mi senti?»
«Ti sentono tutti, Larry.», gli rispose Grimm, sconsolato.
«Devi controllarmi il volume della voce, Gri, qui uno non può neanche spifferare segreti al suo migliore amico che lo sanno tutti.»
«Non ero io il tuo migliore amico?», rispose lui, contrariato, ma con il sorriso ancora sulle labbra.
«No, tu sei antipatico e asociale, Tommy è il mio migliore amico.»
«Allora chiedi a Tommy di rimetterti in sesto. È un mago con brugole e bulloni.»
Larry si girò verso Tommy con una faccia dubbiosa, poi si lanciò in braccio a Grimm urlando: «Mi dispiace Tom, davvero, guarda sto perdendo olio dagli occhi, sono disperato, ma sei pessimo in meccanica. È la fine della nostra amicizia? Chi lo sa. Non ti dimenticherò mai. Mai, mai.»
Il robottino si girò verso il suo padrone e il Capitano Dagger. «Sto facendo discorsi sconnessi? Pensare mi fa venire male agli ingranaggi qua dietro, guarda. Tocca, sono bollenti!»
Grimm alzò di nuovo gli occhi al cielo e portò Larry su una specie di branda, adagiando quella che il robottino chiamava 'la sua splendente capoccia' su un morbido cuscino vellutato.
«Dormi, ammasso di ruggine, ti stai surriscaldando.»
«Ah, sì. È l'effetto che mi fa vedere voi pollastre», rispose lui.
«Ok, adesso stai delirando.»
«Davvero? Siete carine. Bene, è stato un piacere, spero di essere ancora vivo domani, ciao e grazie a tutti», poi tirò più vicino Grimm e gli sussurrò: «non farmi toccare da Tom, per favore, gli voglio bene ma non vorrei svegliarmi con la testa al posto delle chiappe. Grazie, grazie. Ciao, ciao, ciao...»
«Il disco si inceppa ancora?», disse Tommy all'amico.
«Ci sto lavorando». Grimm si avvicinò a un catino, inserito in mezzo a due vasi in terracotta di due misure diverse e ne estrasse una siringa contenente del liquido blu refrigerante, un'invenzione di cui andava molto fiero. Avvicinò la siringa alla nuca del robottino e subito uscì un'innocua quantità di fumo che raffreddò il metallo e permise a Larry di addormentarsi, o meglio di spegnersi.
Quel robottino era il risultato di orbite di studi nella sezione di Chimica e Alchimia della Libroteca, per non parlare dei cicli passati con suo padre a mettere in pratica i principi di Meccanica. Aveva creato vari prototipi: all'inizio era solo un ammasso di ferraglia e bulloni, senza un grammofono, pertanto senza una voce. Poi alla sola Meccanica, aveva provato a sommare le sue conoscenze sulla chimica teoretica e il secondo prototipo ne era uscito sicuramente meno scricchiolante e molto più resistente agli urti. Una sera, dopo infiniti tentativi, Grimm si era trovato su quello stesso bancone a sfogliare un libro di Alchimia regalatogli dal suo precettore. I passaggi erano sempre gli stessi: calcinazione, distillazione, sublimazione, coagulazione e tintura, com'era scritto negli altri cinquantadue manuali fino ad allora pubblicati e da lui letti e riletti. Alla fine di quel tomo, monotono e ripetitivo, Grimm tuttavia trovò delle pagine manoscritte, un agglomerato di formule e schizzi frenetici, riguardo un procedimento diverso, con un potenziale innovativo unico.
L'aveva provato. Per gli Dèi se l'aveva provato! Ma quel teorema mancava di qualcosa e lui sapeva che era destinato al fallimento. Quella notte costruì sette antenati di Larry, uno migliore dell'altro, ma nessuno di loro riuscì ad assemblare una frase di senso compiuto. Solo quando la luce dell'alba cominciò a rischiare quella topaia e a filtrare dalle piccole finestre alla sua sinistra, Grimm riuscì a comprendere quale fosse l'elemento mancante di quel teorema. La chiamavano, e la chiamano tuttora, Exotera. Era rarissima e produrla era una vera e propria impresa: ci voleva la belladonna, il lilio, l'elloboro bianco e della polvere di Labradorite, ma Grimm ne era sicuro, l'Exotera era il fondamentale collante per fare in modo che la scatola cranica comunicasse con il grammofono e con il resto del corpo di metallo, dandogli letteralmente vita. Dopo cicli di ricerche e l'aiuto di un compagno cleptomane all'Institutum di nome Thomas, nacque Larry, che non era neanche lontanamente l'androide migliore dell'impero, ma da cui Grimm non riuscì più ad allontanarsi.
Con il passare delle orbite, avrebbe potuto costruirne altri cento, migliori e sicuramente più prestanti, ma dal momento in cui il robottino aveva aperto gli occhi e aveva detto 'Ehi. E tu chi sei? Sembri simpatico' capì che nessun altro sarebbe stato come lui e decretò che, a costo di aggiustarlo per sempre, sarebbe stato l'unico piccolo androide nella sua vita.
Fu il suo primo vero capolavoro e, cosa più importante, il suo primo vero amico.
«Accomodatevi», Tommy invitò con la mano i suoi ospiti a sedersi sugli scomodi sgabelli del laboratorio. «Posso offrirvi qualcosa?»
«Perché, abbiamo qualcosa di bevibile qui dentro?», gli chiese Grimm con un ghigno divertito sul volto.
«Per te no. Per i Signori, invece, ho del Morgan, del Glenmore e dell'infuso freddo di menta, se preferite», disse gentilmente al Capitano.
«Glenmore, grazie», rispose lui, appoggiandosi al muro alle sue spalle.
«Morgan», gli fece eco il Quartiermastro.
Tommy si diresse verso la credenza, dall'altro lato della stanza, e iniziò a preparare loro da bere. Quando ebbe finito, porse loro i bicchieri e si sistemò nuovamente dietro al suo tavolo di lavoro. «Allora, come possiamo aiutarvi?»
Dankar sorseggiò un goccio del suo whiskey e si schiarì la gola, rivolgendosi a Grimm: «Non sono sicuro di aver fatto un buon affare a lasciare vivo il tuo amico, penso che ce lo dirà solo il tempo, ma ho bisogno di gente sveglia e soprattutto anticonformista, che abbia voglia di fare montagne di soldi e che non abbia molti scrupoli. Ve la faccio breve, se volete far parte di questa cosa dovrete dimostrare la vostra fedeltà a me e alla causa. Il qui presente Thomas ha già dato prova di saper fare il commediante, ma non mi basta un bel faccino in grado di abbindolare polli, ho bisogno di un ladro professionista, di una spia, di un chimico e di tutto ciò che potrebbe essere utile a costruire una rete informativa che tocchi ogni angolo dell'Impero.»
«Lo scopo?», chiese Grimm, incrociando le braccia al petto e alzando un sopracciglio, riluttante.
«Se ve lo dicessi sarei un idiota. Diciamo che lo scopo è il bene superiore e tra noi e l'obiettivo ci sta una locomotiva volante di cose poco legali, denaro e pericoli di vario genere.»
Una risata soffocata fuoriuscì dalle labbra del chimico dalla chioma azzurra, che tuttavia non commentò e rimase fermo a fissare il Capitano.
«Perdonatelo, Cap. Ha un caratterino un po' difficile, ma quando si scioglie è una zolletta di zucchero», disse Tommy sorridendo all'amico e guadagnandosi uno sguardo a dir poco fulminante.
«Mi sembra una stronzata colossale. Cosa dovremmo fare? Superare delle prove di abilità per dimostrare a quest'uomo che ci fidiamo di lui, senza nemmeno sapere cos'ha in mente? Chi ti dice che non vuole solo usarci per fare soldi e che non ci getterà in mare con una palla di cannone fissa al piede per essere sicuro che, quando facciamo amicizia con suo padre, non torniamo indietro?», disse Grimm, sfacciato.
Il quartiermastro, a quelle parole, si girò verso Dankar sicuro che avrebbe tirato fuori la rivoltella e ammazzato seduta stante l'omuncolo che gli stava seduto di fronte, ma il Capitano restò immobile. Le uniche cose che Baltizar notò furono gli occhi ridotti a strette fessure e la mascella tanto contratta da pensare a denti scheggiati e gengive sanguinanti.
Dopo qualche istante, il Capitano chiuse gli occhi e fece un lungo respiro, prima di tornare con lo sguardo su Grimm. «Non hai torto. Ti sei espresso di merda, ma hai ragione. Io non posso garantirvi che mi fiderò di voi, né posso garantirvi un'esponenziale carriera nel commercio o la certezza che non morirete, quello dipende dalla vostra furtività e dalla capacità di stare il più possibile lontani dai casini, ma vi offro due cose: protezione e soldi. E da quanto ho capito nell'ultimo periodo passato con Thomas sulla Murena, non dovrebbe servire molto altro per convincervi.»
Grimm aggrottò le sopracciglia, fulminando l'amico con lo sguardo. Si alzò, fece il giro del tavolo, prese Tommy per un braccio, assicurandosi di stringere la presa, e gli sussurrò: «Dobbiamo parlare. In privato», lanciando sguardi di sottecchi agli ospiti indesiderati.
Tommy annuì e lo seguì fuori dal laboratorio.
Si allontanarono di qualche piede, prima che Grimm iniziasse, con estrema calma, a dare di matto.
«Ti sei completamente bevuto il cervello?»
«Calmati, Gri. Ho passato un intero ciclo con quell'uomo sulla sua nave. Per carità, una sosta obbligata dato che mi ha scoperto mentre stavo per sgraffignargli la roba, ma pur sempre un ciclo in sua compagnia. Poteva gettarmi in mare quando mi ha trovato, gli sarebbe bastato un ordine e io ero fatto e finito, invece mi ha proposto questa cosa e ora siamo in uno stallo, amico. Lui ha bisogno di noi. Cioè ha bisogno di un cleptomane di livello, con conoscenze matematiche e piccoli agganci nelle rotte commerciali e, diciamocelo, c'è qualcuno migliore di noi nel rubare cose, spiare persone e costruire marchingegni che rubino cose o spiino persone al posto nostro? No. Quindi eccoci qua. Lui ha bisogno di noi, ma non si fida, e noi abbiamo bisogno di soldi e gli dobbiamo un favore.»
«Tu gli devi un favore.»
«E tu sei in squadra con me, quindi, per la proprietà transitiva...»
«Non usare la Matematica contro di me, sembri un idiota e non attacca. Io non gli devo niente e se decidiamo di accettare questa follia le cose resteranno così.»
«Potresti fare tanti soldi, Grimm. Potresti arrivare a casa un giorno e dire ai tuoi: "Buone notizie! Non dovete lavorare mai più e avete vacanze pagate per il resto delle vostre vite"», cercò di ammorbidirlo Tommy.
Grimm strinse la mascella. «Non ti azzardare a usare la carta dei miei.»
Thomas lo guardò con occhi da cerbiatto, cercando di fargli tenerezza. «Ti prego! Sono stufo di arrabattarmi nella vita e di sgraffignare oggetti di poco valore che tra l'altro finiscono quasi sempre in mano tua o nel cervello di Larry. Vuoi sapere cosa c'è qua dentro?», si voltò per aprire la cassetta in ferro battuto appesa sul muro del laboratorio e ne estrasse due buste bianche con il sigillo imperiale. «Notifiche di sfratto, Grimm. Alla terza puoi dire addio a questo posto, alla tua ferraglia, a tutto. Ho contraffatto i pagamenti della proprietà finché ho potuto, ma negli ultimi cicli non ho avuto tempo di stare dietro anche a questo. Non possiamo continuare così e, sinceramente, io non voglio neanche continuare così. Me la merito una vita migliore.»
«Non lo metto in dubbio e se pensi di vivere una vita migliore a mille miglia nelle profondità degli abissi probabilmente stai facendo la scelta giusta, ma a me non dispiace respirare.»
«Stai esagerando, Gri.», gli rispose l'amico, serio.
Grimm lo fissò per qualche istante, gli occhi fissi in quelli dell'amico cercavano di capire cosa fare e per quale motivo Tommy si volesse buttare a capofitto in questa cosa. Sapeva che era sempre stato impulsivo, ma accettare questo accordo avrebbe comunque cambiato per sempre le loro vite. In meglio o in peggio, non era dato sapere finché non avessero avuto entrambi i piedi in una fossa o su una montagna d'aurei.
Sospirò e si passò due volte le mani sul viso, come a schiarirsi le idee.
«D'accordo. Ma inseriamo delle condizioni nostre. Uno, Larry è nella squadra. Due, chiediamo un accordo di segretezza scritto secondo il quale possiamo sganciarci da questa follia in qualsiasi momento, tenendo la bocca chiusa. Tre, avremo potere decisionale o comunque diritto di parola sui piani. Non siamo pedine, siamo l'alfiere e l'arcivescovo, chiaro?»
Tommy ripensò al giorno in cui il suo compagno gli insegnò a giocare ad Esagoscacchi, una variante eterodossa degli scacchi classici che si giocava su una scacchiera esagonale e comprendeva personaggi alquanto bizzarri, con libertà di movimenti ancora più inusuali. In confronto a un arcivescovo, la Regina sembrava quasi ridicola.
«Tu saresti l'arcivescovo?», gli chiese Tommy, sorridendo soddisfatto.
«No, io sono il cazzo di Re e tu devi smetterla di giocare da pedone sottomesso. L'hai detto tu, Dagger ha bisogno di noi. Facciamolo sudare per averci. Ah, quasi dimenticavo...», prese e sventolò le lettere di sfratto di fronte agli occhi dell'amico. «Tra le condizioni c'è anche questa baracca. Dagger la rileva e ce la dà come regalo di benvenuto. Se non accetta queste condizioni, io mi chiamo fuori», detto ciò spinse la porta con forza e si incamminò nuovamente dai suoi ospiti, con un rinnovato interesse per gli affari e un'infinità di progetti che prendevano vita nella sua mente brillante.
Dopo quattro bicchieri di rum a testa, due viperosi diverbi e diverse minacce sottese, i tre siglarono il loro accordo e crearono la Banda.
Fu l'inizio di un'era.
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Spazio autrice:
Se Larry vi ha ricordato un certo Ben, è normale. Ben (questo adorabile robottino qui sopra) è il mio idolo. Vorrei avere un Larry o un Ben con me. Onestamente, penso che tutti dovrebbero averne uno. Migliorerebbe la vita.
Abbiamo finalmente sentito parlare Grimm per la prima volta e assistito alla creazione della Banda.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
In questi giorni sarò un po' presa per scrivere, il prossimo capitolo potrebbe metterci un po' di più ad arrivare, ma come sempre voglio che sia perfetto prima di riporlo nelle vostre mani. Nel frattempo, io resto qui per domande, scleri bibliografici e supporto morale al disturbo da accumulazione seriale e lettura ossessiva.
Grazie di cuore a chi di voi ha trovato il tempo di leggere questa storia e, soprattutto, a chi mi ha scritto parole meravigliose, incoraggiandomi nella prosecuzione della scrittura.
Mi rendete felice. ❤️
Buona lettura! 🥰😘
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