Capitolo I - Il viaggio in aereo
Mi sveglio grazie ad una voce rude e profonda che mi chiede in modo fin troppo indulgente di pagare il tassametro.
-Sono cento sterline tonde tonde, grazie.-
Nemmeno un saluto, che maleducato. Pago rassegnata, ma non convinta della veridicità del prezzo proposto. Vado verso la zona d'imbarco; mi fermo un attimo per guardarmi intorno essendo ancora un po' assonnata. Inizio a pensare al motivo per cui sono in viaggio: ho ricevuto una lettera da un illustre istituto di correzione per malati di mente e sono stata selezionata per entrare a far parte dell'equipe di medici che dovrà lavorare al nuovo progetto del direttore dell'ospedale. Sono così emozionata! Continuo a camminare e supero il check-in; mi siedo nella sala d'attesa appoggiando il bagaglio a mano accanto a me. Nella stanza ci sono solo altre nove persone che sembrano ansiose quanto me. Una donna sulla trentina in tenuta elegante mi rivolge un sorriso cordiale ed io, conoscendomi, non riesco a trattenermi dal ricambiarlo. Questo le fa prendere la confidenza necessaria per avvicinarsi e rivolgermi la parola chiedendomi come mai, secondo il mio parere, ci siano solo dieci persone all'imbarco. Le rispondo che credo che il motivo sia dovuto alla poca affluenza di gente dato che non siamo in un periodo di vacanza. Lei continua a guardarmi sorridendo, come se avessi detto la cosa più stupida del mondo.
-In realtà- dice -C'è così poca gente perché questo volo è privato.-
-Privato?- sono visibilmente confusa.
-Si, privato. In questa stanza siamo tutti medici, pronti per partire alla volta del nostro nuovo posto di lavoro. Il nostro nuovo direttore ha preferito farci viaggiare con un volo privato, era scritto nella lettera d'ammissione. Non l'ha letta?-
Inizio a sentirmi in imbarazzo poiché effettivamente non ho nemmeno letto la lettera per intero a causa della mia emozione per il nuovo e primo incarico. Le porgo un sorriso di circostanza, il più "bello" che riesco a mostrare. Credo che abbia capito.
-Non si preoccupi- aggiuge vedendomi in difficoltà -Non deve tener conto ad una persona così maleducata come me, non mi sono neanche presentata. Mi chiamo Tara Simmons e sono specializzata in neurofisiologia.-
-Che coincidenza, la mia specializzazione è la neuropsicologia, forse lavoreremo insieme.- non nascondo la mia emozione.
-Ottimo! Almeno lavorerò con una donna.- mi fa notare con un cenno quasi invisibile della testa che siamo le uniche donne nella sala d'imbarco.
Ci voltiamo entrambe in direzione della voce che proviene dall'altoparlante; dobbiamo andare. Tara si offre di aiutarmi a portare le valige, rifiuto ringraziandola e mi dirigo con lei verso il volo tanto atteso. L'aereo sembra essere molto lussuoso.
-Non mi ha ancora detto il suo nome, dottoressa..?- mi fa notare Tara seduta accanto a me.
-Oh, sì! Mi scusi, il mio nome è Abigail Doyle.- come ho fatto a dimenticarmene?
-È straniera?-
-No sono nata in Inghilterra, tuttavia mio padre proviene dall'Irlanda.- rispondo. Dopo un po' di conversazione decidiamo entrambe di fare la cosa più saggia mettendoci a dormire appena salite in aereo in vista delle dieci lunghe ore di viaggio. Chiudendo gli occhi immagino come sarà il mio nuovo lavoro, il luogo, i colleghi, i pazienti.
Mi sveglio e noto, guardando l'orologio dell'aereo, che sono le 17:34. Mancano ancora cinque ore per arrivare. Cerco di muovermi il meno possibile per non rischiare di svegliare Tara giacché ha la nuca addossata alla mia spalla sinistra; ho voglia di sgranchirmi le gambe. Con cautela riesco a prendere un cuscino abbastanza spesso e con una lenta accuratezza lo sostituisco alla mia spalla in modo tale da non scomodare la compagna dormiente riuscendo così ad alzarmi dal mio posto. Finalmente mi stiracchio dopo essermi accertata dell'assenza di occhi addosso, mi guardo intorno in cerca del cartellino che sta ad indicare la direzione per la toilette delle signore. Quando lo trovo vado verso di esso, ho bisogno di sciacquarmi la faccia. Entro e noto con mia grande sorpresa che anche l'interno dei bagni è estremamente lussuoso; mi avvicino al lavandino e lascio scorrere un po' d'acqua fresca, la raccolgo con le mani e inizio a lavare via la stanchezza dal viso. Alzo lo sguardo verso lo specchio e mi guardo.
-Molto meglio.- mi dico. Esco dal bagno e torno verso il mio posto. Un rumore attrae la mia attenzione e mi volto indietro: sta arrivando l'hostess con il carrello per portarci del cibo. Mentre cammino con la testa rivolta verso la ragazza che sta per arrivare urto contro qualcosa; mi rendo presto conto che ho sbattuto contro un altro passeggero. Mi scuso, sono mortificata per non aver prestato attenzione a dove stavo andando
-Non si scusi, ero disattento, madame.- mi dice, sembra essere molto educato.
-No, davvero, mi scusi signor...- non mi fa continuare la frase e prende la parola.
-Oh mi chiamo Fabien. Fabien Blanchard, molto piacere.-
Spazietto dell'autrice:
Bene ragazzi questo era il primo capitolo, spero che sia di vostro gradimento. Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti e se vale la pena continuare. Ovviamente se trovare errori segnalatemeli nei commenti e li correggerò. Buona lettura ^^
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