Cap. XI

«Dove credete che siamo?» chiese Camilla

«Non ne ho la piú pallida idea.» risposi, scuotendo le spalle

«Nel futuro?» suggerí Cole

«Piú come un'altra dimensione.» ribadí Nico.

«Un mondo di cenere...» dissi, sotto il mio fiato

«Che hai detto?» chiese Camilla «Ripeti, grazie.»

«Un mondo di cenere.» ripetei (preparatevi a non capire) «Avevo letto in un libro questa teoria. Se ci si rilassa si puó fare questo "salto" con l'anima, verso le altre dimensioni. Ce ne sono molte, altre versioni della nostra, alcune piú avanti, alcune piú arretrate, alcune simili alle nostre in tutto e per tutto. I mondi distrutti vengono chiamati mondi di cenere.»

«Non ho capito molto, ma okay.» fece Nico.

«Esattamente quando e come avremmo fatto questo salto?» chiese Cole

Ci pensai qualche istante, poi risposi:«Alla villa. Quella cosa, la luce, magari era una specie di Portale.»

«Com'é possibile che un mondo si riduca cosí?» chiesi, guardando la cittá.

«Magia. Non si sente molto la sua influenza qui, ma probabilmente é stata quella.» rispose il figlio di Ecate

«Quindi?» chiese Camilla

«Quindi cosa?» feci, confusa

«Cosa facciamo?» rispose

«Io direi di trovare un posto dove stare. Che stia in piedi, possibilmente.» rispose il figlio di Ecate.

«Per cosa?» chiese Nico, polemico «Non abbiamo esattamente intenzione di stare qui.»

«Per dormire e mangiare, hai presente? I bisogni primari. E poi,» rispose il rosso «ci sará da qualche parte qualcosa che ci dica dove o quando siamo.»
Visto che il figlio di Ade non aveva nulla da ribadire, ci dirigemmo verso la cittá.
Trovammo una casa, vicino a quello che avrebbe dovuto essere il centro.
Aveva la facciata annerita e che cadeva a pezzi, ma probabilmente al suo tempo era gloriosa e imponente, magari anche di qualcuno di importante.
Entrammo, la prima stanza era un grosso salotto. Un divano, addossato al muro, era ormai nero, anche se si vedeva che un tempo era stato bianco. Dall'altro lato della stanza uno schermo rotto ricoperto di polvere.
Il tempo di fare un paio di passi che veniamo investiti da una nuvola di polvere, levatasi dal tappeto.

«Be', non c'é che dire» disse Cole, tossendo «é molto invitante.»

«É il meglio che abbiamo trovato.» rispose Nico «Sembra che non ci sia niente, ma meglio controllare.»

«Non dividiamoci.» consigliai, venendo bellamente ignorata: i miei compagni si erano giá dispersi, Cole e Nico ai piani superiori, Camilla setacciava quel piano e a me rimaneva...

«La cantina.» borbotta i, contrariata

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