Cap. VII

Camminammo per diversi giorni
verso la nostra destinazione, che ci era sconosciuta completamente se non per l'approssimativa posizione che ci dava Cole. Dormivamo dove capitava, a volte all'interno di qualche centro sportivo o di oratorio.
Eravamo seduti in un bar all'angolo della strada in un paesino, una cameriera ci portó ció che avevamo ordinato.

«Perché credete che i mostri non ci abbiano mai attaccato in questi giorni?» chiese Camilla, sorseggiando la sua Coca Cola

«Credo sia per lo sbalzo di energia. Saranno tutti ammassati lí.» rispose Nico.

«Quindi mi stai dicendo che appena arriveremo saremo attaccati da un'orda di mostri?» chiese Cole

«Forse, se non scapperanno appena ci vedranno arrivare.» risposi «Cioè,siamo tre dei semidei più potenti della storia con i poteri fuori controllo, se tengono alla loro esistenza farebbero meglio a scappare!»

«Grazie,esisto anche io,eh!» si lamentò Cole

«Davvero?» fece stupito Nico, facendo sbuffare il figlio di Ecate.

«Se non mi volete me ne vado, non c'è problema.» rispose, irritato

«No, perfavore, poi chi ci condurrà verso il suicidio?» disse ironico

«Senti, non è stata una mia idea!»

«Bambini, bambini, calmatevi!» intervenne Camilla «Mi state facendo venire il mal di testa.»

Quando ripartimmo Cole e Nico si tenevano il broncio e non si parlavano.

«Ho l'impressione di non piacere troppo a Nico.» disse, avvicinandosi

«A Nico non piace nessuno.» lo consolai

«No, lui proprio mi odia!»

«Non to odia, é solo che...»

«Che?»

«Non lo so, é incomprensibile »

«Wow, rincuorante, davvero!» alzai le spalle

«Non sono brava in queste cose.» dissi «Ne' con la gente in generale, in realtá.»

«Piccioncini, smettetela di piccioncinare e venite a vedere: forse l'abbiamo trovata!» ci urló Camilla

«Piccioncinare? É un verbo realmente esistente?» chiesi

«Piccioncini?!» fece Cole, nello stesso momento. Ci guardammo straniti e ci voltammo verso la direzione indicata dalla figlia di Poseidone.
C'era un grande maniero di mattoni rossi, con l'edera che cresceva sui muri e s'infiltrava nelle feritoie. Il portone era di legno, probabilmente bloccato dall'interno. Era una visione un po' inquietante.

«Be'... Invitante, non c'é che dire!» ironizzó il figlio di Ecate, estraendo il pugnale.

«Entriamo o cosa?» chiese Camilla.

«Abbiamo scelta, ora che siamo qui?»

~Angolo Autrice~
Semidei, lo soooo che di solito pubblico piú tardi (o piú presto, dipende dal punto di vista) ma oggi ero a Milano e non ho avuto tempo per scrivere nulla finché non sono tornata a casa, quindi inutile dire che forse domani non pubblicherà su questa storia. Niente, spero passiate una bella vita senza essere uccisi da qualche mostro, e ci si rivede!

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