Cap. XII
La mattina dopo fui svegliata da dei colpi alla porta, come di consueto.
«Maledetto il momento in cui ti ho chiesto di svegliarmi così presto la mattina.» borbottai, aprendo la porta a Cole.
«Non l'hai mai fatto, ma se vuoi allenarti devi svegliarti a quest'ora. E poi non è presto: sono le otto e mezza.» rispose, infilando le mani nelle tasche della felpa bianca che indossava.
Mugugnai qualcosa e mi chiusi portone alle spalle. Ci dirigemmo verso il padiglione della mensa per fare colazione. Gettai un pezzo di pane e Nutella nelle fiamme e mi andai a sedere al tavolo per i figli di Zeus da sola. Jason era in una qualche missione stupida con Apollo, mentre Thalia era una delle Cacciatrici da Artemide, quindi non avevo molta scelta. Anche Camilla, a pochi tavoli di distanza da lei, era da sola. Nico sedeva con Hazel e chiacchieravano con i figli di Apollo al tavolo di fianco al loro.
Finita la colazione iniziava la parte divertente della giornata: l'allenamento. Non che di per sé fosse divertente, ma era divertente vedere la gente che in canoa cadeva in acqua e usciva fradicio, sapendo che prima o poi sarebbe venuto il tuo momento.
«Devi parare più in alto, o l'avversario potrà colpirti senza problemi.» spiegò il figlio di Ares che stava cercando di allenarmi. «Davvero, non capisco come tu abbia fatto a restare in vita fino ad ora, non hai neanche un po' di tecnica.»
Scrollai le spalle. Durante i combattimenti veri era tutto molto meglio: i sensi erano amplificati, vedevi le cose come se andassero a rallentatore, garantendoti tutto il tempo necessario per migliorare la traiettoria della spada o scansarti di lato.
«Riflessi, suppongo.» dissi.
«Proviamo di nuovo.» sospirò il ragazzo, sollevando la spada e attaccando. La parai correttamente, per una volta. Fece per complimentarsi con me, ma io tentai velocemente un affondo.
«Calma, calma.» disse lui, parando. Lo ignorai e tentai di colpirlo di nuovo. Finalmente un buon combattimento.
«Attenta!» urlò qualcuno, impaurito.
«Whoa, come hai fatto?» chiese scioccato il mio allenatore. Si riferiva ad una grossa bruciatura su uno dei manichini. Non ne avevo idea.
«Non ne ho idea.» feci, sinceramente stupita. Non avevo neanche visto qualcosa partire dalla mia mano e andare verso il manichino.
«Facciamo che adesso vai e ti rilassi, eh?» disse lui, appoggiando la spada. Io annuii e ritrassi la mia lama.
«Va bene. Allora a domani.» risposi, uscendo dall'arena.
~Angolo Autrice~
Lo so che mi odiate perché non aggiorno mai, ma prometto che ora provo a scrivere di più questa storia (perché, ovviamente, mi viene l'ispirazione soltanto scrivendo altre storie).
Sorratemi, vi voglio bene <3
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