Capitolo II

Leggendo Percy Jackson avevo conosciuto e fatto mia passione la mitologia. Sapevo che il dio dei fulmini era Zeus. Ma non potevo essere figlia sua.
No.
Mi rifiuto.
Non potevo essere figlia dell'irritante, egocentrico, borioso re dell'universo. Il mio sogno era di essere una semidea, ma non la figlia di Zeus. Avrei preferito Ade, Nike o magari Ecate. Ma Zeus? Perfavore Dei, salvatemi. Eppure i pezzi coincidevano. Ero iperattiva. Ogni anno mi succedevano cose strane. Riuscivo sí e no a resistere a scuola negli anni, ma nulla vietava ai professori di volermi cacciare.
Stavo ancora facendo pensieri deprimenti sulla possibilitá che mio padre fosse il dio dei fulmini, quando mia madre mi chiamó a cena.
Tutta la sera pensai solo a quello. Finii per addormentarmi con i libri di Percy Jackson in mano, e, per quanto li cercassi, non trovai indizi che provassero che non ero una figlia di Zeus.

Mi svegliai chiedendomi come mai avessi i libri di Percy Jackson sparsi sul letto e per terra, poi mi ricordai la sera prima. Avrei voluto urlare e sclerare, ma era il mio primo giorno nella mia nuova scuola. Mi vestii e andai a fare colazione, presi lo zaino e corsi a scuola.
La struttura era imponente e rossiccia, con un colonnato attorno all'entrata. Sospirai. La mia nuova vita stava per iniziare.
Entrai e mi trovai davanti il tipico corridoio con gli armadietti dei film. Allora le scuole americane sono davvero cosí! Vidi una professoressa che mi aspettava e mi condusse all'ufficio del preside.

-Salve.
-Buongiorno.- risposi, ansiosa.
-Come sa in questa scuola esigiamo solo il meglio...- ed eccolo lí, il discorso piú noioso che avessi mai sentito in vita mia. Smisi di ascoltare e tornai a deprimermi sull'idea che mio padre potesse essere Zeus. Che sfiga, dai!

-... E lei é Samantha, la tua accompagnatrice.- finí il preside.

-Ciao!- disse. Era carina, con i capelli neri e ricci, la pelle ambrata e gli occhi nocciola. Mi fece fare il tour della scuola e alla fine mi mostró la mia classe.

-Allora ci vediamo a pranzo. Vieni a sederti con me. Sará un piacere presentarti alle mie amiche!-

-Okay, grazie Samantha.-

-Chiamami Sam, come fanno tutti! Ci vediamo Micol!- fece lei, poi corse via

-Ciao!- e lei se ne andó. Entrai in classe. Andai a sedermi al mio posto e cercai di iniziare una nuova vita.

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