Memories

Cara G, stavolta non ti scrivo in inglese e sopratutto non ho alcuna voglia di implorarti di tornare indietro.

Avevo solo voglia di passeggiare un po' con te per il viale dei ricordi.
Ne ho così tanti, tutti sparpagliati. Ad esempio, mi ricordo del mio secondo giorno: io ti avevo accompagnato fuori a fumare, ci eravamo sedute al sole accanto ad un albero e abbiamo iniziato a cantare le canzoni che avevamo in comune (la maggior parte. Già, hai ottimi gusti musicali).
Cantavamo i ritornelli, poi ci venivano in mente le strofe e cantavamo anche quelle, invertende qualche parola o saltando qualche frase. Ne cantavamo una, poi ci veniva in mente il titolo di un'altra e ci spremevamo le meningi per ricordare il motivo della nuova canzone. E imprecavamo e bestemmiavamo (CRISTOCA**O!) perché non ci venivano subito in mente.
Poi hai finito la sigaretta e A ci è venuta a dire che facevamo troppo casino, così ci siamo spostate sul muretto e abbiamo continuato. Quanto abbiamo riso. Io poi ho avuto un dubbio su una canzone di Eminem e tu mi hai corretto e hai detto: "Chi è la queen di Eminem ore eh?" E ti sei data delle arie. Io risi, ma in realtà pensavo solo che eri bellissima.
Poi ci hanno detto di rientrare, e dentro non potevamo più cantare come prima. Siamo andate in sala rosa e c'erano dei fogli bianchi con delle carte e dei colori sparsi sul tavolo rotondo. Hai iniziato a prendere in mano le carte e i colori, finché non ti è capitato un 4 di cuori e una matita nera. Ci hai scritto sopra "Love you" e me lo hai dato. Quando l'ho visto c'era metà del mio cervello che urlava "MA CHE CAZZO?!?" e l'altra metà che faceva dei gridolini eccitati e incomprensibili. Per fortuna si è fatta strada una terza parte, quella razionale, che ha pensato che quello fosse un "ti voglio bene". Il tutto in un paio di secondi o meno. Ho detto "Ma grazie, questo lo appiccico in camera. Firmalo però, sennò mi scordo che è tuo" cazzate, non me lo sarei mai scordato. Tu la hai ripresa e ci hai scritto il tuo nome con sopra un cuoricino. "Se devono giocare a carte ora come faranno?" Ho chiesto. "Ehhh, si attaccano" hai riso. Ho riso anche io.
Poi è arrivata J. Mi stava un po' sulle scatole e volevo se ne andasse, avrei cambiato idea col tempo. Tu ti sei messa a scrivere e disegnare con la tua matita nera su uno dei fogli bianchi. Ad un certo punto hai scritto: "I painted it black, 'cause I know you don't like normal things". È una citazione di American Horror Story - The murder house. Ne avevamo parlato la sera prima, mi avevi detto che avevi visto solo la prima stagione perché Evan Peters sarebbe stato sempre e solo Tate Langdon, però era la tua serie preferita. Quando mi hai sorriso facendomi vedere il foglio, ho sclerato.
"Tienila, è per te" mi hai detto, poi hai piegato il foglio e strappato la parte con la citazione per passarmela. J non capiva un accidenti di quello che stavamo dicendo. Io uscii dalla stanza e andai ad appiccicare i miei primi due ricordi al muro sopra il letto.

Quando, molto tempo dopo, mi hai detto che quel "Love you" non era un "ti voglio bene", non ci potevo credere. Tu in quel periodo amavi Jack Testa Di Cazzo Sparrow e mi conoscevi da un giorno e mezzo. Hai alzato le spalle e hai sorriso " provavo qualcosa anche per te ".

È colpa tua se ora devo skippare quasi tutte le canzoni che ho sul telefono, se voglio evitare di piangere.

E tutte le volte che ti ho dato il bacio della buona notte. Alle 8 precise A scendeva per trascinarmi giù a prendere la terapia, poi voi fumavate o facevate la telefonata e io vi aspettavo su, non ci mettevate mai tanto. Nt, J , M e L ci salutavano per la buona notte e io, te, A e Nd restevamo sul divano ad ascoltare la radio. Di solito la formazione era tu sull'angolo corto del divano, sdraiata su Nd che era al centro; io dal lato lungo, sdraiata sull'altro lato di Nd e A sdraiata su di me. Tu mi stringevi la mano di nascosto.
Poi però tu eri stanca, così andavi su a dormire. Di solito dopo pochi minuti andava anche Nd, così io le fregavo il centro e A restava sdraiata su di me.
Ma alla fine anche A crollava (e anche io), così l'accompagnavo di sopra senza farmi notare, entravo nella vostra stanza, le scoprivo il letto e la facevo mettere sotto; le rimboccavo le coperte, le facevo una carezza sui capelli, le davo un bacio sulla fronte e lei chiudeva gli occhi. Poi mi voltavo e ti guardavo: la maggior parte delle volte avevi le braccia incartate nelle coperte strette al petto e l'espressione crucciata, come un bambino che non sa fare i compiti di matematica. Sembravi una bambina mentre ti vedevo dormire, senza più tutta quella "adultaggine" che avevi assunto troppo presto.
Io sorridevo, mi accovacciavo accanto al tuo letto, con un dito ti accarezzavo i lineamenti del viso e poi ti davo un bacio; talvolta sulle labbra, o sul naso, sulla guancia o sulla fronte. Poi ti rimboccavo le coperte sulla schiena e, in silenzio, andavo a dormire.

Conservo molti di questi ricordi, magari malvolentieri. Ricordo le parole, le espressioni del viso. Prima era bello, ma ora questi ricordi mi tormentano. Sono prepotenti, s'impongono nella mente e va bene solo se ti ci crogioli dentro, come ho fatto adesso.

Ma poi tornare alla realtà è come buttarsi da un palazzo, e tutte le volte è più alto, anche se sono caduta talmente tante volte che ormai non sento più molto dolore.

Ci sono quelli che si ubriacano, per non ricordare. Probabilmente lo farei anche io, ma sappiamo entrambe che non posso.

Quindi, cosa consigli per dimenticarmi di te?

Natalinna

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