Borderline not, so what?

C'è una canzone che ascolto a loop da ieri sera, si chiama "Borderline" ed è di Sufjan Stevens. Non mi piace particolarmente, ma continuo ad ascoltare e a lasciare che mi incida un po' di dolore sullo sterno.
Nei commenti del video tutti concordano che è una canzone molto triste, qualcuno dice che lo è soprattutto: "For who has borderline"
To have borderline significa avere dei confini, ma cercando delle traduzioni della canzone la parola Borderline non viene mai tradotta.
Come in psichiatria.
Non so se il significato sia davvero quello, non sono certa che parli davvero di Borderline come disturbo, ma quando la sento non posso fare altro che pensare a quello.
Secondo le carte della maggior parte degli strizzacervelli per cui sono passata, la mia diagnosi è Borderline, anche se sono ancora nell'adolescenza ed è troppo presto per dare una diagnosi definitiva.
Dopo aver metabolizzato il fatto di avere un disturbo psichiatrico, e che questo disturbo fosse quello di cui avevo tanto letto e che mi ero convinta di non avere, ho iniziato a cercare tutte le differenze possibili tra me e chiunque avesse questo disturbo (e ho incontrato più di qualcuno) fino ad arrivare alla conclusione che i medici erano degli idioti e io non avevo proprio un cazzo, o perlomeno non il disturbo Borderline che dicevano loro.
Poi sono stata meglio, più mi dicevo che erano tutte stronzate più stavo bene, e quando protestavo per i farmaci e chiedevo perché dovevo prenderli, loro dicevano per la mia "malattia" e io iniziavo a sbraitare. Lo faccio ancora adesso.
Poi arriva ieri sera e trovo questa canzone. Non la capisco ancora del tutto, ma quello che capisco mi fa male. Così l'ascolto.
Ho pensato seriamente al fatto di essere o meno Borderline, perché se davvero non lo sono 1) potrei avere un'altro disturbo oppure 2) tutto ciò che ho passato, che sentivo e che sento era finto, solo una sclerata e una messinscena da adolescente bimbaminkia viziata in cerca di attenzioni; ma questo non può essere, quindi rimane una sola opzione 3) aveva ragione quel grillo parlante che mi chiamava mostro e mi diceva di uccidermi, perché non sono degna di stare con gli umani e non sono una di loro.
È lo stesso motivo per cui avevo iniziato a cercare roba sui disturbi mentali tanto tempo fa, perché cercavo qualcosa da sbattere in faccia a quella voce, tipo: "Guarda un po' bastardo, non sono un mostro, sono umana, è solo che sono malata, non è colpa mia"
Volevo una giustificazione per come mi sentivo e per quello che ero, qualcosa che potesse togliermi di dosso il senso di colpa per essere me stessa. Per esistere.

La mia psicologa dice sempre che non dovrei rimuginare, che è pericoloso, ma non posso farne a meno. Come faccio a non pensare alla scalfitura sul mio sterno che minaccia di spaccare la cassa toracica e stringere il cuore finché non smetterà di battere?
Ma questo la mia psicologa non deve saperlo. Nessuno deve saperlo. Solo voi, sconosciuti e lontani, potete.

Natalinna

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