~Suicide Season~

Good Charlotte - Predictable
I knew it all along
You're so predictable
I knew something would go wrong (something's always wrong)
So you don't have to call
Or say anything at all
You're so predictable
Everywhere I go for the rest of my life
Everyone that I love
Everyone I care about
They're all gonna wanna know what's wrong with me
And I know what it is
I'm ending this right now.

(Sto completando questo capitolo alle 2 del mattino del 19 febbraio. Oggi il mio fratellone Sam Bettley diventa un anno più vecchio. Auguri stellina mia!)

Sabato ho pensato per 20 minuti buoni di suicidarmi.
Avevo spento il telefono, poi l'ho riacceso, nel frattempo Gaia mi stava inviando dei messaggi, mi ha chiamata e io non ho risposto. Ero troppo impegnata a decidere in che modo mi sarei tolta la vita, perché soffrivo come non mai...
Ad un certo punto è sparito tutto e mi è ritornato il buon senso e la pace interiore, a caso, come se non fosse successo nulla. Mi sono sentita come posseduta da un demone attaccato all'ipofisi (o ipotalamo... insomma, la parte del cervello che controlla l'umore) con le unghie e coi denti.

Quel pomeriggio, inizialmente controvoglia, sono uscita con Gaia e due sue amiche: una la conoscevo già, Francesca, una bravissima persona; l'altra no e quando le ho stretto la mano per presentarmi tremavo. Stavo per incazzarmi e fare una scenata, perché come ho detto nel capitolo precedente, NON volevo conoscere gente nuova.

Siamo andate tutte e 4 in una pasticceria americana, abbiamo messo musica, tra Papa Roach, Articolo 31 e Good Charlotte. Ad un certo punto, ripensando a quei minuti di istinti suicidi, metto Remembering Sunday degli All Time Low, dicendo che io mi sarei volentieri tolta la vita con questa canzone in sottofondo. È ironico avere davanti una red velvet e pensare a cose tipo... il suicidio.

Durante TUTTA l'uscita sono stata letteralmente inondata dei messaggi di Serena, i suoi problemi dettati dal suo pessimismo e poi le accuse di averla "sostituita" quel giorno per uscire. In realtà tempo prima le avevo chiesto di venire a Carnevale a Milano, ma lei ha risposto che non avrebbe potuto. Si è appoggiata sul fatto che ancora prima avessi detto di non voler uscire per via della sfilata e le transenne (per trovarci la prima volta ci è voluta mezz'ora), ma col tempo ho cambiato idea perché il desiderio di rivederla era più forte di ogni casino. E poi in Duomo ci sarò stata giusto 5 minuti, a piangere per Ermal Meta che stava a pochi metri da me per il firmacopie.

Avrei potuto dirle "sono fuori, non posso risponderti" ma dopo avermi accusata di averla ripudiata non potevo. Avevo provato a dirle di chiamarmi la sera, che sarebbe stato tutto più facile a voce, ma lei ha detto di no, perché non le piace parlare al telefono... PRIMA ANCORA CHE FOSSERO INVENTATI I MESSAGGI, I TELEFONI SI USAVANO PER PARLARE! Non capisce che si perderebbe meno tempo, sarebbe tutto più chiaro... No! Ogni volta che cerco di chiamarla io mette giù dicendo che non può, e succede SEMPRE! E io ho smesso di credere a ogni sua scusa che poi mi scrive su Whatsapp. Pretende che le spieghi per messaggio quel che volevo dirle. Se insisto per il fatto che non è possibile e che mi serve la parola, la voce, per esprimermi, lei ribatte, finché mi arrendo e scrivo e ovviamente lei non capisce fino in fondo e non riesco a farmi capire e ad esprimere bene le mie emozioni.

Continuavo a darle il mio supporto per tutto il casino che le sta succedendo, ma nel momento in cui mi ha detto "mi rispondi in due righe con frasi fatte, dette e ridette" non ci ho visto più.
Proprio io che sono stata trattata con queste frasi di merda dovrei usarle?
Io stavo male mentalmente.
Ero uscita per distrarmi.
Nonostante stessi con altra gente (e lei lo sapeva perché aveva visto le Instastories di Gaia) avevo tempo per lei e non apprezzava neanche questo.
Se guardavo il cellulare era sempre e solo per lei e ogni volta urlavo in preda alla frustrazione. Chissà cosa penserà di me quella ragazza che ho conosciuto: "sta sempre al cellulare e ha i tic nervosi per colpa della migliore amica". Bella considerazione.

Andiamo verso la metro e le scrivo, incazzata nera, che deve crescere, che non posso sempre salvarla, che non posso perdere le ore a incoraggiarla e lei non accetta neanche mezzo consiglio che le do perché titanica e troppo pessimista.
Mi risponde ancora più incazzata, dicendo che dopo quello che le avevo scritto avrebbe potuto fare cazzate.
Cazzate traducibili col suicidio... Anche lei.
"Io per aiutarti perderei 50 anni, anche tutta la vita"

Ho la mia vita e i miei problemi, e alcuni li affronto anche da sola, perché fare la palla al piede non mi piace. Lei a quanto pare non è della mia stessa opinione.

Scusa Gaia se in questi giorni con te l'ho fatto. Giuro che non accadrà più. E rivedendo alcuni messaggi che ti ho mandato, non mi riconoscevo neanche. Sono arrivata a dire "Bass Player mi ha rovinato la vita", ma è una palese bugia. Al massimo io l'ho rovinata a lui e per l'amore che provo me la sono rovinata io da sola la vita. Ma Emanuele non ha colpa.

Così come io non ho colpa del tentato suicidio della mia migliore amica. Io ho fatto tutto quel che un essere umano potrebbe fare, fino a, come mi disse un giorno Nana, "togliermi la pelle dalle ossa". Sono mesi che la sua situazione mentale non cambia e non sembra esserci margine di miglioramento, a parte un ragazzo che ha conosciuto in università, e io da mesi cerco di aiutarla, ma alla fine si ritorna sempre al punto di partenza, trasformando frasi non affatto "dette e ridette" in tali.
Lei ci sta male.
Io ho svariati esaurimenti nervosi e la sensazione di essere inutile.
Ora è diventata un chiodo fisso. Dopo aver parlato con Gaia, ad un certo punto inizio a preoccuparmi in maniera esagerata per lei, le scrivo e lei mi risponde. Sì, non ho più pace da adesso in poi.
Ho paura che Serena si uccida.

Ora so come ci si sente ad avere sulla coscienza una persona pronta al collasso magari a causa tua.

Verso sera parlo con Giulia (NON la mia compagna di classe), AKA ra7xven, conosciuta in un gruppo di fan degli Avenged Sevenfold l'estate scorsa. Parliamo molto poco, ma ieri, dopo una mia Instastory, ha voluto conoscere una parte di me, quella sentimentale.
Prima che potessi dire la mia, lei mi ha raccontato la sua esperienza: tanti piccoli dettagli sono uguali a quel che sto vivendo io. Lei ha chiuso con la persona che amava a giugno e definitivamente una settimana fa. Sta meglio, ma a livello morale non è stata al massimo.
Mi ha sconsigliato uno psicologo:
"Lo psicologo migliore siamo noi stessi"
E di contare solo sull'affetto delle persone che mi vogliono bene.

Poco prima di parlare con Giulia, ho parlato con un'altra mia amica fangirlando a livelli bestiali su Armadio Disney. Parlare di lui mi rende felice. Se avesse la mia età lo sposerei, davvero, ma... 39 anni di differenza direi che sono troppi. A lei manca, era una sua alunna, e io ho pensato al futuro: a quest'ora, l'anno prossimo, Armadio non sarà un mio prof. Nonostante il nostro rapporto abbastanza confidenziale per essere solo professore/alunna, io sento che ho ancora tanto da dargli e lui altrettanto in questi ultimi mesi.

Passiamo al sogno.
Dopo la madre violenta, passiamo alla prof di tedesco violenta. Sì, negli ultimi giorni ho sognato solo violenza, suicidio, sangue, voglia di morire. Non so cosa mi stia succedendo.

Ho una verifica per cui ho studiato tantissimo e nel sogno non sarei riuscita a farla, perché stavo terribilmente male fisicamente.
Ero all'aperto. La mia classe era all'aperto(?). La lavagna era un muro(??). Io stavo su una brandina (???), avvolta in una coperta, sopra Bass Player che mi abbracciava (????) ed era sporco di cemento (?????).
Ad un certo punto la prof di tedesco mi tira giù dalla brandina, mentre Bass Player cerca di fermarla (??????). Lei riesce a prendermi e mi dice: "visto che non puoi fare la verifica...", mi afferra dalle labbra (???????) e mi sbatte la fronte contro il muro. Inizio a sputare sangue dalla bocca. Poi mi lascia lì. (Ci tengo a dire che nella vita vera, la prof di tedesco è una delle persone più composte che conosca, dai modi di fare estremamente calmi e soprattutto non si permetterebbe mai di alzare le mani a nessuno). La verifica finisce, tutti se ne vanno, Bass Player mi aiuta a rialzarmi mentre in mano aveva delle travi di legno (????????). Ci salutiamo a una fermata di autobus: "ci vediamo qui più tardi". Faceva caldissimo, c'era un sole che spaccava le pietre. Io in tutto quel frangente di tempo cammino per Milano, indovinate per cosa? Suicidarmi.
Alla fine non ci riesco. Si erano fatte le 3 del mattino. Era buio. Torno alla fermata dove avevo lasciato Bass Player e... era lì ad aspettarmi.

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