~Questo lo dice Freud~

Good Charlotte - It Wasn't Enough
I'm giving all I can
It wasn't enough
To keep you in my hands
Should I give up?
I try to understand
Was it ever enough?
I don't understand

-3 giorni alla partenza in Spagna.

Partiamo subito dal fatto che ieri non ho visto Mattia e mi giravano già per questo, perché la sua presenza mi sarebbe servita.

Oggi è stato un casino.
Ho sfasato di brutto.

La prof di filosofia è andata avanti a spiegare Freud.
Lo sto amando. Sapevo già mi sarei innamorata di lui e del suo lavoro sui sogni. È stato come seguire una lezione di Armadio Disney: talmente piacevole che i concetti sono entrati in testa subito.

Ho scoperto di soffrire di piccoli attacchi nevrotici, ma non intralciano la mia vita quotidiana, quindi non sono clinicamente un problema.

Mi sono scritta 2 frasi di particolare rilievo, una del buon Sigmund e l'altra di Hegel:
"Il piacere non ha vincoli"
"La storia finisce con una commedia"
Interpretatele a modo vostro. Io ce l'ho la mia interpretazione personale.

Gaia mi sta organizzando un'uscita il giorno prima di partire. Ci sta mettendo tutta sé stessa, ha rinunciato a un suo impegno importante, vorrebbe che il tutto fosse perfetto. Io non so cosa le stia passando per la mente, un "grazie" per quel che ha fatto e sta facendo non basta; forse sta anche facendo troppo per me. Non dico di sentirmi in colpa, ma un sentimento simile.

Durante l'intervallo mi viene un attacco isterico: mi accanisco su Fede e Giradischi, in particolare su quest'ultima nel momento in cui per trovare un minimo di pace interiore, abbia deciso di leggere la lettera che mi diede Gaia ieri, e continuava a parlarmi. Dalla rabbia faccio persino cadere la sedia. Probabilmente avrò fatto spaventare qualcuno, perché ok lo sfogo cattivo sul diario, ma credo che un attacco di isteria al punto da prendermela con una sedia non l'avessero mai visto da parte mia.

Le stavo gridando addosso, quando quel poco che mi rimaneva di buon senso, ha deciso che fosse il caso di allontanarsi immediatamente.
Per calmarmi mi sono letteralmente chiusa nell'armadio, con in mano la lettera.
Mi sono commossa a leggerla.
Sono rimasta lì a piangere per un 3 minuti abbondante, poi sono uscita e mi sono seduta, con la testa fra le mani e la fronte sul banco.
Avrei voluto a quel punto scusarmi con Giradischi, ma non ce l'ho fatta. So che per lei questo mio sclero è normale e si fida abbastanza di me da sapere che io in quel momento di rabbia incontrollata non ce l'avessi minimamente con lei, che con le sue parole cercava di farmi tornare in me, pur non sapendo esattamente che problema mi affliggesse, anzi, non me lo so spiegare neanche io.

In termini freudiani, direi che il mio ES abbia avuto la meglio sul super-ego e l'ego.
ES: "SCLERA!"
Super-ego: "Non sclerare!"
Ego: "**dorme**"
Sì, ormai in certe situazioni mi fermo a pensare a questi elementi.

"Ma hai l'interrogazione?"
"No"
"E allora perché hai un foglio in mano?"
"È... una lettera"
Per questo dico che la lettera cartacea ha già un valore di per sé, ancora prima di leggerne il contenuto.

Arriviamo all'ultima ora della giornata.
Direi che ho sofferto ed ero sul punto di un attacco di panico.
Ho sentito l'aria pesante, figuratevi se fossi stata interrogata in quella situazione: non avrei detto una parola, sarei stata pietrificata dalla paura.
Non mi era mai capitato di provare un'emozione simile e non so se è a causa della precedente crisi isterica.
Sono uscita da scuola tremando e tornata a casa ero ancora in stato di shock.

Sto studiando ormai da settimane il famoso sogno della prof di tedesco, ma solo oggi ho visto qualcosa di vagamente riconducibile. Quando lo avrò elaborato del tutto anche nella vita reale, allora trarrò le mie conclusioni, anche se credo di aver già intuito come finirà.

Chissà cosa direbbe Freud.

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