.18.

Mi sveglio.

Ho freddo.



No.


No.


No.


No!









È inconfondibile quella luce bianca che arriva agli occhi.







Un'altra volta no.

Un'altra volta no.

La terza.

La terza operazione.

Mi hanno già rimosso i sensi principali, ho paura facciano di peggio.

Purtroppo non riesco a sentire, avverto solo le catene fredde sui polsi, e una fascia metallica sul collo, che emana odore di ruggine.

Percepisco di essere in un luogo illuminato, sento tutta la pelle che pizzica come se fosse esposta al sole.

Sento la presenza di più persone, so di non essere solo, sento l'odore di medicinali e dei guanti di gomma.

Si avvicina un'altra persona. Dagli odori che emana non deve avere il camice. Deve essere vestita normalmente.

So chi è.

Riconoscerei quell'odore dopo 100 anni.


È venuto qui, per vedere la mia esecuzione, forse per darmi un addio, o forse per farmi un ultimo sfregio, prima che me ne vada.

Qualcun'altro si avvicina.

Qualcuno che non porta con se un'aria piacevole.





Ha appoggiato qualcosa di freddo nel mio occhio.

Le catene mi impediscono di rimuovere quell'asta gelida e vitrea che passa fino al mio lobo frontale.

Sta entrando ritmicamente, colpita da un martelletto per penetrare fino al cervello.






Fa male, ma non riesco a pensare ad altro che mio padre, che sia lì a guardare senza far nulla, e mi sembra che anche tutti i miei sensi rimanenti mi stiano lasciando...

Credo sia finita.

_

_

_

Tic

Toc

Tic

Toc


_

L'asta si agita ritmicamente nel mio cervello, e sento il sangue che riga le mie guance fino alla nuca.

Tic

Toc

Tic

Toc

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Tic

Toc

Tic

Toc

_

Tic

Toc

Tic

Toc

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Tic

Toc

Tic

Toc

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