Mi sveglio, di nuovo.

Un altro giorno qui dentro.

Giorno...chi immagina se là fuori è giorno o notte, piove o nevica, da me è notte da tantissimo tempo, una notte buia, senza luna né stelle.

La mia vita è ormai allo stremo, non credo mi manchi molto, non mangio da circa 16 giorni, un uomo non può resistere oltre i 30/40...

Perché la mia vita è inferiore a quella di chi è là fuori?

Perché le persone "normali" hanno diritto a una vita piacevole e io no?

Che ho io in meno di loro?

C'è chi si batte contro l'aborto, contro l'eutanasia, contro il femminismo, e poi mi lascia qui dentro...un ragnetto in una scatola.

Perché la gente etichetta gli esseri viventi come utili o meno?

Perché se viene ucciso un uomo devi andare in prigione a vita, ma se sradichi un carciofo dalla terra nessuno ti dice nulla?

Perché cortei di animalisti si battono sui diritti degli animali, e poi se a casa vedono un ragnetto non esitano a farne scempio con una ciabatta?

Perché vegetariani e vegani rifiutano di mangiare carne, per non far soffrire un bovino o un maiale, ma possono mangiare la frutta e la verdura?

Che ha un bovino che non ha un sedano?

Anche lui emette impulsi elettrici simili al dolore, anche lui ha una vita, è un essere vivente, ma siccome apparentemente non pensa non gli viene detto nulla.

Ma perché allora una persona in coma o in stato vegetativo ha più diritti di una pera? Entrambi "non pensano", ma entrambi vivono.

Perché nessuno pensa ai diritti dei batteri nelle nostre vene quando ci ammaliamo? Che hanno loro in meno di noi?

Nessuno si preoccupa degli acari sul cuscino o dei pidocchi tra i nostri capelli, che hanno in meno loro di noi?

Non può essere un fattore psicologico, le persone in stato vegetativo, in coma, non vengono uccise, perché loro si?

Non riesco a capire.

Cosa stabilisce se la vita è una vita degna di essere vissuta o no, che vada ceduta ad un altro essere vivente?

La mia vita non è buona?

Perché sono qui?

Perché non mettermi in una casa di cura accogliente e confortevole.

Invece sono in una cella fatta di giornali spacciati per cuscini morbidi.