Mi sveglio.

Sono ancora qui.

Non potrei essere in un altro luogo d'altronde.

Sono ancora qui dentro, un piccolo acquario di pietra rivestito di stoffa e pezzi di giornale spacciati per piume di cuscini.

Le ferite stanno cicatrizzando, ma bruciano ancora, non ho bisogno di farmi del male, basta quello.

Sono qui come una piccola formica in un grande formicaio.

Un piccolo puntino, rinchiuso dentro un quadratino, mentre tutti gli altri sono là fuori.

Chissà se c'è qualcuno di grande là fuori.

Qualcuno di molto grande, su bel cielo, qualcuno che controlla tutto dall'alto.

Perché dall'alto? Perché non potrebbe controllare tutto dal basso? Perché bisogna utilizzare uno stereotipo? Se a questo lui piacesse controllare tutto dal basso sono affari suoi, e dovremmo iniziare a dire, qualcuno che ci controlla laggiù.

Perché deve essere un lui? Perché non deve essere una lei?

Chi ci dice che chiunque sia lassù o laggiù non sia un'anziana signora con i capelli bianchi.

Chi ci dice che sia una femmina? Chi ci dice che abbia un sesso? Chi ci dice che sia comprimibile in 3 dimensioni, e non espanso in 6,7,100 dimensioni, o in nessuna dimensione, una figura astratta che ci controlla da lassù o laggiù.

Che magari potrebbe tirarmi fuori da qui.

Alzare un dito, schioccare le dita e tirarmi fuori da questa scatola di cemento dove mi rinchiudono.

Ma magari c'è un motivo per cui non lo fa.

Magari c'è un motivo per cui la gente non mi tira fuori di qui.

Anche essendo libero non potrei avere la mia vita, cieco e sordo avrei bisogno di costanti aiuti, e se avessi mantenuto i miei sensi, chissà che pericolo sarei stato per gli altri e per me stesso.

Le ferite mi bruciano ancora.

Il filo di ferro stringe selvaggiamente i lembi di pelle per farli coagulare e la camicia di forza ogni giorno diventa sempre più crostosa e rigida, come se si impegnasse di sangue.

Sono già 3 notti che non dormo, almeno credo.

Ma oggi voglio dormire.

Devo riposare, per riprendere le energie.

Mi stendo al centro della stanza e divarico le gambe, appoggiando la testa sulla stoffa della stanza.