.13.
Mi sveglio.
Non sono nella mia stanza.
È tutto morbido qui.
Sembra di essere seduti su milioni di cuscini.
La pelle mi brucia terribilmente, sento i punti di sutura sulle braccia e le gambe.
È piacevole, la sensazione di avere un filo di ferro che mi attraversa la carne mi piace, è affascinante.
Il dolore mi rilassa, più forte è, più mi piace.
Ma non posso farmi male urtando a muro, qui è tutto morbidissimo.
Vogliono farmi diventare ancora più pazzo di quanto non sia già.
Come tento di muovermi, di alzarmi, sento le gambe che affondano nei materassi morbidi e che si piegano sul loro stesso peso, e comunque alzarsi senza usare le braccia è difficile, esse ora sono strette del tutto alla camicia di forza.
Qui è ancora peggio di prima, non posso più sentire la pioggia che mi scende sulla schiena, qui non sento né il caldo ne il freddo, non posso urtare la testa a muro per sentire dolore, non posso annusare l'odore di terra bagnata della mia cella, non posso fare nulla.
I sensi che mi restano si affievoliscono sempre più e ormai mi sembra veramente di essere morto.
Solo il dolore mi fa capire di essere ancora vivo, se non l'avessi penserei di essere morto.
Cieco, sordo, non sento nessun odore, non mangio più da tantissimo tempo, i miei sensi vanno scomparendo secondo dopo secondo e mi sento come un fiore che essicca lentamente in un vaso, come un pesce in un acquario, di pietra.
I punti di sutura stringono ferocemente la carne, sento la pelle che viene tirata con forza a se stessa e il sangue che ancora emerge dai tagli e cola dalle ferite.
Ormai pure le orecchie credo siano cicatrizzate del tutto, non oso immaginare come sia il mio volto, un mostro orribile senza né occhi né bocca.
Oggi non voglio dormire.
Voglio restare sveglio.
Sveglio, per almeno capire se sono vivo o no.
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