Capitolo 6
30 novembre 2015
Caro diario,
mi sono divertita più di quanto pensassi con Mariah.
Non abbiamo fatto molto, ci siamo semplicemente sedute sul suo letto con una scatola di biscotti di pasta frolla di fianco.
Non mi ero mai seduta sul letto di qualcun altro. Mi sembra una cosa troppo intima, una cosa riservata alle amiche di lunga data.
Credo sia un buon segno.
Mi ha chiesto cosa fosse successo con Eleonora e Tommaso, e così le ho raccontato tutto per filo e per segno.
E' la prima persona a cui ne parlo, e mi ha promesso che non ne farà parola con nessuno.
Adesso lei sa una cosa di me che gli altri non sanno. Siamo legate.
Un po' mi spaventa.
E' come se per un attimo avessi svelato un pezzo di carne sotto l'armatura e le avessi offerto un coltello per ferirmi. Ma non lo ha fatto, e sono certa che non lo farà.
Io le capisco le persone. E da lei ho subito capito che sa essere sincera e vera.
Certo, non sa ancora niente di me.
Ci sono una marea di cose su di me e sul mio passato che muoio dalla voglia di raccontarle, ma devo fare attenzione.
Rischio di farla scappare, o peggio, di buttarmi letteralmente senza difese in un campo minato.
Ci vorrà tempo prima che esponga la mia carne più debole e sensibile.
Ma se riuscirà a togliermi l'armatura di dosso, sarà la prima persona in vita mia ad averlo fatto.
6 dicembre 2015
Caro diario,
ieri sera lo zio si è addormentato, e stamattina non si è svegliato.
Parte di me ancora spera che si svegli tra poco, che sia solo molto stanco.
L'altra parte di me è consapevole che abbia chiuso gli occhi per sempre.
Devo ancora elaborare, per ora non sono riuscita a piangere una lacrima.
Troppi pensieri che mi affollano la testa.
Non voglio accettare che l'unica persona che mi abbia mai capita veramente ora non ci sia più.
Sono riuscita a fargli visita un'ultima volta, ma qualcosa nell'aria già mi sussurrava che sarebbe stata l'ultima.
Era seduto su una poltrona e guardava il nulla fuori dalla finestra.
Era assente, come se non fosse più lì. Come se se ne fosse già andato.
Io gli parlavo, gli raccontavo di Mariah, ma non sono sicura che stesse ascoltando.
Gli ho fatto una carezza e gli ho dato un bacio sulla guancia.
Per un attimo mi ha afferrato il polso, ma continuava a guardare un punto indefinito fuori dalla finestra polverosa e bagnata di pioggia.
Poi mi ha lasciato.
Io me ne sono andata.
Quando mi sono girata per dargli un'ultima occhiata (come se sapessi che non gliene avrei date altre per il resto della mia vita) vidi una lacrima scendergli sullo zigomo, solcare la guancia incavata e finire sul colletto della sua maglietta.
Non avevo mai, e dico mai, visto mio zio piangere.
Vedere quella roccia, quell'uomo così forte e pieno di cicatrici della vita piangere, mi ha sconvolta come mai prima d'ora.
E' stata come la conferma del fatto che qualcosa di brutto stesse per accadere.
E infatti, dopo essersi messo a dormire, è lentamente scivolato verso il luogo dove finiscono le anime che abbandonano i corpi.
Spero che sia un posto bello. Merita di trovare la pace.
Addio zio, che la terra ti sia lieve.
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