L'altra



Ultima striscia di lungomare, in leggera salita, prima del porto, alla mia destra una dozzina di piccole barchette a remi, o con motori leggeri, ancorate ad un molo probabilmente abusivo. Un vecchio con la pelle sottile, indurita e brunita dal sole di decine di anni passati col mare, sonnecchia sotto un ombrellone a righe rosse e bianche, sottratto nottetempo da un bar di periferia, e controlla di sottecchi il lavoro dei suoi giovani dipendenti.

Il vecchio ha un pezzetto di cioccolato in mano,  gelato, rigorosamente fondente, sì, è quello che ci vuole, in questo momento, una delizia di mente e palato. Da godere con gli occhi chiusi e la testa abbandonata verso l'alto.

Il mio occhio di uomo si sofferma al lato dello  stradone alla mia sinistra.   Un'insegna ora spenta e opaca, ombra del neon blu elettrico, lampeggiante ed attraente, che nella notte indica l'ingresso di uno streap tease alla moda. Regno del desiderio e della musica, del ballo e del corpo, di donne che tutti vorrebbero come amanti almeno per un'ora. 

L'amante, letteralmente persona che ama, il nome dovrebbe evocare una figura passionale, innamorata, nell'immaginario collettivo ha sempre un'accezione dispregiativa, temibile, infida quindi da evitare.

Mi chiedo, dopo aver visitato il mondo, piuttosto ristretto e monocanale del maschio traditore, e quello, ben più complesso e articolato della donna che vive una scappatella o una storia parallela, come sia la vita di quei poveri esseri umani appellati dalla gente comune come le amanti. In realtà alla pari con loro sarebbero da considerarsi anche gli amanti, ma è indubbio che questi restano sempre nell'ombra, non subiscono il diretto, giudizio del popolo. Probabilmente, anzi sicuramente ciò è dovuto ancora ad una struttura sociale fortemente maschilista, cui appartengono la figura dell'Uomo-cacciatore e della Donna-sfornamarmocchi, molto radicata nell'Italia meridionale, presente ma meno esplicita in quella centro-settentrionale.

Raramente le stesse mogli e fidanzate rammentano, mentre condannano e additano con fantasiosi appellativi questa o quella concubina, che almeno una volta nella loro vita, esse stesse sono state l'altra donna.

Cosa pensa una donna che accetta un rapporto, occasionale o duraturo con un uomo già impegnato? E' una domanda che mi faccio da anni e piano piano, come un enorme puzzle da quattro miliardi di pezzi intravedo dei frammenti di risposta. Ogni giorno, una tessera in più; di questo passo impiegherò ad occhio e croce diecimilioni novecentocinquantottomila novecentoquattro anni per completarlo, anno più anno meno. Il tempo c'è.

Sono qui, a lasciar scorrere i pensieri, in riva al mare e ininterrottamente mi tornano alla memoria volti di donne, protagoniste di alcune delle innumerevoli combinazioni che ci mette a disposizione il destino per rendere meno monotona la vita. Ognuna di loro, per un po', ha impersonato la parte della cattiva.

Tutte donne diverse, una straniera in una giornata iniziata nella nebbia di un capoluogo e terminata nei fumi dell'alcol a letto, e che sparirà in seguito dalla vita del protagonista; una donna che da amante diventa ufficiale o meglio ufficiosa..., storia molto meno passionale ma più complessa e sofferta con una transizione, lunga e difficile; per finire una bella ragazza incapace di incontrare uomini liberi; un'altra amante del rischio...

In ognuna di loro c'era qualcosa da studiare, cominciamo con la prima: la ragazza incontrata nel capoluogo. 

"Un giovane intraprendente e di belle speranze considera un viaggio di lavoro come una occasione di crescita professionale e di divertimenti autorizzati. Anni fa mi fu offerta la possibilità, in cambio di una presentazione scientifico-pubblicitaria di godere di un viaggio all-inclusive in bel capoluogo europeo, con alcuni colleghi. Il programma, come in molte riunioni monotematiche era serrato, ma ben organizzato, e comprendeva anche intrattenimenti serotini e notturni. I primi giorni passarono senza notevoli emozioni, fino all'ultima sera. Cena di gala in una splendida villa rinascimentale, clima caldo umido, atmosfera frivola, antipasto a buffet nel giardino illuminato da candele e fiammelle profumate, miriadi di tartine, cocktail multicolore in bicchieri superaccessoriati, allegro frusciare di raso e provocante ancheggiare di sete, ostentare di decolleté, ondeggiare di cravatte e tintinnare di calici, sorrisi, risatine, ciao come stai...da quanto tempo, ti posso presentare.

In uno di questi ti-posso-presentare, due, all'apparenza, graziose creature, mi fioriscono davanti agli occhi. Indubbiamente molto più giovani di me, che sono il più giovane, sono destinate alla nostra compagnia, di un mio collega e della mia. Come quattro sconosciuti qualunque, appena arrivati in un villaggio estivo, che avidamente succhiano il nettare della breve vacanza, così noi, costretti dal tempo tiranno, ci scambiamo parole e bicchieri, vini e ricordi, impressioni e profumi. In poco meno di mezz'ora, passeggiando per il giardino i due fiori si erano trasformati in corpi stranieri tanto liberi quanto decisi a divertirsi. La prima in pantaloni neri e top argento, bionda, spigliata, alta, molto attraente, ma davvero troppo giovane; la seconda, altrettanto sfrontata, veste verde e fucsia molto sopra il ginocchio, di dubbio gusto, meno appariscente, forse bruttina, un pessimo italiano, ma con lo sguardo fin troppo chiaro. La cena passa seduti allo stesso tavolo, ovviamente, in sordina, in un batter di ciglia, ci troviamo ancora nel giardino per il dessert e poi per i liquori. E' l'ora di andare, tutto sembra concludersi, con il lento declino della luna ad illuminarci la strada di casa. Mi sbagliavo, anche qui il fato aveva deciso di divertirsi: «Non vorrete andare certo in albergo a quest'ora? Perché non andiamo a ballare?» Inutile dire cosa abbiamo risposto. Detto fatto, con la benedizione della madre prendiamo un taxi che ci porterà alla discoteca. Musica, alcol, fumo. Ancora alcol, ancora musica, ed ancora fumo. La nebbia della strada entra nel locale, poi negli occhi, fino ad arrivare nel cervello, quel piccolo, stupido, inutile, pidocchioso contenitore di neuroni ormai in corto circuito. La folla cresce, la temperatura anche, si balla, si salta, si suda, profumi inumiditi, aliti di whisky, trasparenze di tessuti innominabili, audaci pizzi colorati esibiti su curve abbronzate, distanze che si accorciano fino al paradosso, e poi la magia. La musica sparisce, martello, incudine e staffa si irrigidiscono fino all'impossibile, la nebbia si fa fitta, restano due corpi che si scrutano, si sfidano, s'invitano e si respingono, s'avvicinano, si sfiorano, si annusano, come un rituale antico, all'unisono, intorno il nulla, ondeggiare di anche, intrecciare di mani, la mia indugia sulla schiena, il ventre risponde con una lieve pressione, due corpi finalmente uniti. Labbra ansimanti e dischiuse cercano e donano piacere, e, ardenti di desiderio affondano in un morbido sapore di fragola e vodka ed esplorano le profondità sconosciute di una così intima sconosciuta. Pausa. Cocktail, sigaretta, aria fresca, la nebbia si dissolve, un barlume di ragione fa capolino: «Hai la ragazza?»

«Si»

«Da quanto»

«Un po'», pausa.

«Non capisco perché voi uomini andate con le altre donne!» – non capisco perché voi donne cercate spesso uomini occupati, lo sapevi che avevo una ragazza, ne avevamo parlato a cena, ma forse non ti interessava allora, o forse è stata una sfida. Chi lo sa, cosa ti passa nella testa, ma la miccia è accesa, l'ombra scesa sul volto svanisce con una nuvola di fumo acre, "Chi se ne frega", penserà. Ricomincia la danza, stavolta sul marciapiede, fino a che una voce dal mondo esterno ci invita a tornate in albergo. Taxi. Bar della hall, semideserto alle tre del mattino, mezz'ora di tregua, in fondo non è successo gran che, un bacio, niente di più. Non è niente. Ormai siamo in zona sicura. Una frazione di secondo dopo vedo frantumarsi tutte le mie certezze. Aveva aspettato anche troppo, il suo sesso scalpitava, bruciava, affilava le armi. Tre parole appena sussurrate sfiorandomi l'orecchio, «Fa schifo qui», ci ritroviamo in camera, senza mezzi termini, senza altri preavvisi, senza parole, si sfila il vestito in un sol colpo e scopre una preziosa lingerie bordeaux, troppo per essere casuale. Il resto è solo pantaloni e biancheria in terra, e due corpi che si amano per due ore ininterrottamente, fino all'esaurimento, allo svuotamento, allo sfinimento."

Due perfetti sconosciuti possono amarsi soltanto con questa violenza? Animati soltanto dall'egoistico desiderio di succhiare all'altro quanta più vita possibile, dalla passione effimera del momento, che al sorgere del sole svanirà come la brina sui vetri delle macchine? Comunque sia, resterà un dolce momento in un piccolo, remoto, dimenticato neurone, che nei giorni di pioggia solo in casa lampeggerà concedendo un sorriso di pochi secondi e uno sguardo verso l'alto, come per dare un'altra occhiata al tempo andato.

Il racconto esalta soprattutto la differenza tra i due ruoli, attivo quello della protagonista, passivo e apparentemente ambiguo quello del maschio. Fosse successo il contrario, il pensiero popolare avrebbe definito con due classici luoghi comuni i nostri protagonisti. In quest'occasione, la comune opinione è discordante, soprattutto quella maschile. Non so altrove, ma ancora l'uomo medio meridionale, non riesce ad accettare la determinazione sessuale della donna. Ancora meno quella di una donna che seduce un uomo già sentimentalmente impegnato. Effettivamente è sorprendente come, perfettamente cosciente di avere di fronte un uomo che probabilmente ama un'altra e che non vedrà mai più, una donna possa uscire dal nostro stereotipo e decidere di vivere una storia della durata di poche ore o di una notte. Non basta, un così esplicito invito, è raro e destabilizzante per la poco elastica mente maschile: nella maggior parte dei casi viene accettato (sempre animali siamo), escludendo però ogni possibilità di evoluzione futura. Il pensiero di tutti i loro sedotti: se è venuta con me così facilmente, perché non dovrebbe farlo con altri?

Questa non è certo l'unica tipologia di amante che ho conosciuto, ne esiste un'altra, certamente meno decisa, meno esperta, meno intraprendente, perfetta con il ruolo di concubina, molto meno come prima donna, che forse viene coinvolta maggiormente, che forse soffre di più, ma non riesce a liberarsi da tale legame. Esempio di tale donna è Eva.

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