Eva
Eva e Francesco sono stati insieme per circa un anno o forse stanno ancora insieme.
In verità dire insieme non è esatto, e qualsiasi altra definizione della loro storia sarebbe riduttiva e sbagliata. E forse sarebbe anche inutile. Ma partiamo dal principio.
Tutto inizia quando Francesco lascia la propria città natale, Palermo, e parte con un suo collega per uno stage di sei mesi in un'azienda del nord, luogo del loro incontro. Eva, studentessa universitaria, lavora part-time come amministrativa nella stessa azienda, per pagarsi gli studi e l'affitto della casa dove ha deciso di vivere sola. Cominciano a frequentarsi, prima al lavoro, poi fuori, in poco tempo lei si innamora. Piccolo problema, Francesco ha lasciato al sud anche una ragazza, che rivede ogni volta che torna a casa dai genitori.
Io conosco Eva mentre lei vive questa situazione. È una ragazza simpatica e rapidamente si stabilisce un rapporto d'amicizia. Le prime indiscrezioni sulla loro frequentazione filtrano proprio grazie a lei, nei piccoli momenti di insicurezza, soprattutto quando lui parte per tornare a casa. La situazione mi appare fin dall'inizio molto chiara, lei innamorata, lui molto poco, e con poche intenzioni di lasciare una ragazza di cui si, pare, si lamentasse con lei, come fanno tutti.
Ma forse mi sbaglio.
Passati sei mesi di frequentazioni, lui termina lo stage, ma con la promessa che sarebbe ritornato per un lavoro definitivo. Telefonate, telefonate, telefonate.
E' amore?
E' amore! A quanto pare si.
Più o meno. Eh si, perché è tutto molto bello finché la relazione resta a distanza,
l'idillio si rompe quando Francesco torna effettivamente a lavorare in azienda.
Il rapporto ricomincia, da vicino, lui lascia la ragazza definitivamente, e, qui nascono i problemi.
Strano ma vero.
Tutti sanno che ormai Eva e Francesco stanno insieme da tempo, ma lui continua a sostenere di essere single.
Il segreto di Pulcinella.
Quante notti mi abbia tenuto al telefono Eva per chiedermi lumi sul suo comportamento e quanto la Telecom abbia guadagnato grazie a questo argomento non è nemmeno valutabile: fiumi di parole, lacrime a cascate, silenzi interminabili, e poi sospiri, urla, imprecazioni.
Devo essere onesto, ancora non ho capito il vero motivo di questa reticenza, poiché l'interessato, Francesco, è uno strano soggetto, di discreta intelligenza, ma con la stessa fiducia nel prossimo di un impala braccato da un predatore. Egli ha continuato a negare l'evidenza di un rapporto, arrivando addirittura al paradosso di prendere in giro gli amici perché interrompevano le cene di piacere per telefonare alle loro belle.
Magari è discepolo di qualche religione che gli impedisce di trovare moglie e buoi di paesi non suoi....
Bisogna aggiungere che il buon Francesco mantiene un alone di mistero intorno al suo passato ed alla sua vita familiare, ne parla con estrema difficoltà e comunque sempre per breve tempo, rispondendo alle domande in modo evasivo.
Questo lo so perché la povera Eva, nei suoi sfoghi notturni mi ha raccontato anche di quando lei tentava di sapere qualcosa della sorella di lui, del rapporto col padre, ma non riceveva alcuna risposta. Ed io dall'altro capo del telefono ad ascoltare paziente...
Il punto fondamentale, ed inspiegabile per lei, come sarebbe stato per qualsiasi donna, è , ovviamente, la negazione sociale della loro relazione, associato, paradossalmente, ad un forte senso di possesso.
Lei è sua, senza se senza ma. Soltanto quando non sono in pubblico.
Assoluta incongruenza per una qualsiasi persona nata dopo l'età del bronzo. Non sono rare, infatti, le volte che, per convegni o vacanze lui parte e si rende irreperibile per ore pretendendo contemporaneamente che lei stia a in casa senza frequentare altri.
Ovviamente, dopo qualche vano tentativo di contattarlo, l'eterna concubina cerca di alleviare l'epatomegalia da accumulo di bile chiamando me e aggiornandomi sulle ultime malefatte. Il mio ruolo, lungi da qualsiasi mira espansionistica sulle sue femminee rotondità, richiede semplicemente delle risposte alle continue richieste di conferme. Ed io ci provo, nonostante cerchi di produrre tali risposte, quanto più oggettive ed impersonali possibile, tentando di mantenere un certo distacco, non termino una conversazione senza alterarmi ed inveire contro la sfortunata Eva per le sue scelte sbagliate.
Ciò che mi provoca tali reazioni poco signorili, non è tanto il fatto che lui la tratti come una clandestina, o che pretenda la clausura in sua assenza, (anche perché tratta lei così, non me) quanto il fatto che lei accetti tutto senza fare una piega soltanto in nome dell'amore che nutre per lui. Le nostre discussioni terminano sempre nella stessa maniera, lei che lo giustifica sostenendo «Sapevo tutto questo, me l'ha detto fin dall'inizio». Ovvia la mia risposta «Allora non lamentarti con me a quest'ora di notte, parliamone quando avrai deciso di farla finita».
Il tempo passa tra alti e bassi, come in tutti i rapporti, quando negli occhi di lei appare una luce diversa, disincantata, prima raramente, poi più spesso; contemporaneamente lui mostra maggiori attenzioni e carinerie nei suoi confronti. Alla mia immancabile domanda mi risponde «Si...non so, non è più come prima, ora non m'incazzo più non me ne frega più niente. Lui è molto più attento e gentile, ma ora sono io che...». Penso come al solito ad una delle solite crisi bisettimanali, quando un giorno con un collega li vediamo passeggiare, deliziosi, tanto da strappare il commento «Proprio due innamoratini». Li guardo soddisfatto pensando, beh finalmente!! Si tengono la mano davanti a tutti.
La incontro dopo qualche giorno e mi dice che si sono lasciati.
La mia faccia si trasforma in un punto interrogativo tra il divertito e lo sconcertato, davvero non avrei mai pensato che sarebbe riuscita in questa impresa. «Era inevitabile» mi dice «Il motivo è sempre lo stesso, ero stanca di fingere davanti a tutti, volevo che lui non avesse paura o vergogna di presentarmi in pubblico. Lui non ha nessuna intenzione invece...».
Conclusione, si erano lasciati quindi potevano stare insieme in pubblico. Dall'esterno non era cambiato assolutamente niente, anzi forse erano un po' più uniti, anche lei mi conferma «E' come prima solo che non si va a letto». Bella forza.
Ovviamente è durata non più di due settimane, poi sono tornati anche a fare l'amore. Giustamente, almeno prendono un lato positivo...
Questa storia è un po' contorta, perché tali sono i personaggi, ma rispecchia più o meno la sofferenza e le difficoltà di discernimento della povera Eva. La persona da studiare è soprattutto lei che, pur di non perdere la persona amata, accetta delle condizioni che chiunque, anche dopo vodka e martini, considererebbe una follia. Forse perché la sua storia è iniziata come amante e non si è più riuscita a scrollare di dosso questa maschera, o forse, volendo seguire una tesi psicoanalitica (sicuramente esisterà) l'accettazione di questa condizione sottintenderebbe una inconscia paura di affrontare un vero rapporto perché questo è destinato al fallimento, come il matrimonio dei genitori. Sulle cause del comportamento ostinato di Francesco posso dire poco, mi interesserebbe capire cosa lo abbia spinto a tale censura di forma, considerando che per tutto il resto abbia vissuto (e lo faccia ancora) un rapporto assolutamente normale. Sarà vergogna, paura, convinzioni religiose, non lo so. Ma nonostante tutto sembra che si amino.
Alla fine questo è l'importante.
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