Bisessualità (il mio lato gay)

23 Febbraio 2020

La prima volta che ho visto "La vita di Adele" ero nel salotto di casa mia, non ricordo molto altro, nemmeno se sapessi già della mia bisessualità oppure no. A prescindere mi era piaciuto, e da lì l'avrò visto altre mille volte.


Entrata nella fase 'Teen-ager', ovvero nella prima fascia d'età a doppia cifra, avevo deciso inconsciamente di non voler vedere gli anime yuri perché timorosa di un "contagio". Ebbene sì, dall'alto del mio non essere omofoba pensavo, inconsciamente, che guardare uno yuri mi potesse in qualche modo cambiare. La parte davvero divertente, però, è che durante i miei quattordici anni ho esternato questa mia folle paura con la ragazza che sarebbe diventata la mia prima cotta al femminile. (Anche lei era d'accordo con me e, anzi, si rispecchiava nel mio pensiero; e ne ridevamo imbarazzate).

Da lì tutto è precipitato abbastanza velocemente: parole, tocchi di mani, sguardi, imbarazzo, affetto, sogni celati e BUM: mi piace la mia migliore amica.


Credo sia un buon classico con cui iniziare: nella norma, solito, capitato migliaia di volte a migliaia di ragazze ignare di questa loro segreta attrazione verso il genere femminile.

Poi da lì si è un po' aperto un mondo: intanto quella paura per gli anime yuri devo dire essere scomparsa, anzi, ho iniziato a guardarli volentieri. (Peccato debbano essere la maggior parte cartoni di ragazze 'ben fornite' che fanno cose sconce con altre ragazze ben fornite e voilà la trama dell'intero anime). Poi sono arrivate le cotte passeggere per altre ragazze: Karolina, polacca ma residente a Dublino, nonché "tutor" durante il mio viaggio studio in Irlanda. Poi è arrivato il coming out, un po' fallimentare lo ammetto, con la donna che m'ha tirata fuori dalla sua vag- pancia, sì pancia. Sei confusa, cosa dici, ci sto male blablabla eccetera eccetera. Pianti.

Okay, Ischia smette di parlare di ragazze.

(Ah con mio padre tutto okay, non ci si lamenta)

I primi appuntamenti con ragazzi, nonché ansia assurda e delusione. (Ma che, sta tutto qua quindi?).

Terminata l'ultima uscita decido di ritentare la fortuna con un secondo coming out (again), se si può ancora più fallimentare del primo. Pianti, urla, fattene una ragione, son cazzi tuoi, blablabla. Smetto di avere quel rapporto così profondo che avevo prima con mia madre, non l'abbraccio più. Anche quando ne sento la necessità mi trattengo, per orgoglio, o per coerenza. (O per entrambi).

Okay, Ischia smette di provare a fare coming out.

In realtà ho solo deciso che non ce n'è bisogno e a sto punto aspetto di avere una ragazza per ritirare fuori l'argomento, nel frattempo litigate inutili non le voglio. Sticazzi.

Ho riassunto in malo modo l'esperienza sulla scoperta della mia sessualità, evitando le aggiunte del tipo: leggo miliardi di ff sceme su coppie lesbiche, inizio serie tv su coppie lesbiche, scopro che Zendaya e King Princess(oddio ho appena scoperto che è nata il mio stesso giorno) animano i miei sogni più reconditi, mi prendo una cotta per ogni ragazza mascolina (perché sì, mi piacciono un po' di più le tom boy), costringo le mie amiche a portarmi in Via Borgo Allegri a Firenze (da qualche parte su internet ho letto essere una "via gay") solo per poter vedere ragazze lesbiche, litigo sempre con le stesse amiche perché non vogliono venire al gay pride (finale: non ci sono andata) e mi prendo una cotta stratosferica per Chloe Price giocando a Life is strange.

Ah, quasi dimenticavo, inizio a seguire quella figata di "She-Ra e le principesse guerriere" su Netflix dove vige la ship tra le due antagoniste nonché ex-migliori amiche (meglio di così non posso chiedere), tant'è che al Lucca Comics mi trasformo proprio in She-ra. (L'anno prima ero la principessa Gommarosa, non meno gay).

Insomma, c'è stata quell'esplosione di arcobaleni che ci s'immagina. Ho accettato alcune cose: come il fatto di non eccitarmi nel toccare un paio di addominali o bicipiti scolpiti sul corpo di un ragazzo e di provare più attrazione sessuale nei confronti del genere femminile.

Non è così semplice la cosa, non è che essere bisessuali divida in una metà perfetta la mia sessualità: entrambi i sessi si contendono alcune cose. Ma credo sia così anche per un etero: magari vedere uno coi dread ti fa impazzire di più che vederne uno coi capelli a spazzola.Son sempre gusti.

L'unica cosa su cui ho lottato (solo metaforicamente e mentalmente perché non è che uno si possa dare chissà che da fare) è stato il farmi notare, nel senso che mi sembra sempre che la gente, in particolare le ragazze, non veda questo mio lato gay.

Le uniche lotte intraprese alla fine sono state giusto la visita alla "via gay" di firenze (peraltro tutti i locali erano chiusi, che culo), il tentativo di andare al gay pride e l'assillante richiesta, sempre agli stessi amici, di portarmi in un locale gay.

Lo so a cosa state pensando: che sembra siano sempre gli altri a dovermi portare/accompagnare, però io da sola un po' non riesco e un po' non posso. Che faccio, prendo il treno per Milano e vado da sola in un locale gay che non conosco?                                                 Fosse stato anche un normale locale non avrei avuto il coraggio di far tutto da sola, per certe cose io ho bisogno di avere qualcuno accanto.

A volte mi vien voglia di scrivermelo in fronte: bisessuale, ragazze avvicinatevi e non abbiate paura!Lo dico perché anche solo fare l'esperienza di un appuntamento con una ragazza mi piacerebbe, a prescindere dal resto.

Poi tutti dicono:"devi fare esperienze, solo così capirai meglio la tua sessualità!", ma io come posso? Non è che quando sono uscita con due ragazzi me la sia cercata io, son stati loro.

Ah si, avete ragione: fai te il primo passo. Mettiamo da parte il fatto che sono una timidona per quanto riguarda i primi approcci, comunque non ne ho avuto tanto l'occasione: ho avuto le mie cotte sì, ma ora come ora non saprei nemmeno con chi fare il passo avanti. Non c'è nessuno.

Aspetti che spunti qualcuno dal nulla?

Sinceramente? Sì. Vorrei essere stupita dal nulla. Nel mentre io continuo ad uscire, non è che mi chiuda in camera e aspetti che entri una versione femminile di Peter Pan dalla mia finestra; però all'orizzonte non c'è terra.

Forse sono gli ormoni a parlare, ma io dico che parla anche una diciannovenne che, dopo quattro anni di scoperta di sé stessa, ha voglia di mettersi in gioco.

Sono sinceramente e amorevolmente STUFA di vedere le relazioni altrui, di sentirmele raccontare, di osservare con curiosità due mani intrecciate e di farmi mille paturnie mentali leggendo "Diario di un seduttore" di Kierkeegard, condannando l'amore ancor prima di averlo provato.Questo mi fa rabbia, perché non ho più voglia di aspettare, e l'unico modo che ho per andare avanti è non pensarci e continuare a sbandierare ai quattro venti la mia sessualità, il che mi sembra una stronzata perché nessuna ragazza o ragazzo ha mai avuto bisogno di dichiararsi etero.

Sì, sogno un mondo dove ci sia un bel miscuglio di persone "aperte a tutti", non timorose di capire se l'altro è etero o gay per poter fare il passo avanti. (Un mondo come quello di "The L world", dove sembra che tutte le ragazze possano essere lesbiche se messe di fronte a una Shane).

Poi lo so che questi sono i normali problemi che si fanno anche le mie amiche, perfettamente etero, mentre si lamentano di San Valentino e celebrano con una risata (abbastanza drammatica) San Faustino.

Questo non toglie la mia assoluta impazienza.

Angolo Immagine

Come avrete notato non si tratta di un quadro come al solito, ma ciò non toglie che sia Arte: si tratta infatti di una scena presa dal libro "Il blu è un colore caldo", fumetto dal quale è nato il film de "La vita di Adele". È in assoluto una delle mie scene preferite del film, perché sogno un incontro così romantico e sfuggevole anch'io. Che altro dire, guardatevelo il film, che siate o no etero si tratta pur sempre di una meravigliosa storia d'amore, non abbiate timore come la me quattordicenne di un tempo.

[Come vi sarete accorti è un testo diverso dal solito, sto cercando di cambiare e di provare a scrivere cose nuove(come se fossi in una relazione in cui inizia a mancare un po' quella nota piccante), non voglio rimanere bloccata negli scritti "filosofici", mi piace anche raccontare di me in modo più leggero e divertente; spero che possa essere apprezzato ugualmente]

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