AMICI
"Gli amici." Mormora, trattenendo a stento un singhiozzo. "Sono la ruota di scarto, lo sono sempre stata."
"E non ti sei ribellata?"
"Come potrei?" Guarda il soffitto scuro della sua camera. "Non otterrei nulla. Se per loro sono una via di fuga quando non trovano altre strade, gridare non servirebbe. Li perderei comunque ed in più verrei ricoperta d'odio."
"L'odio non è una brutta cosa." Le rivela il demone. "Sarebbe la migliore giustificazione delle cattive azioni dell'uomo, ma non è così. L'invidia, la gelosia, l'avarizia..."
"Non sono i sette peccati capitali a muovere il male nell'uomo, non sempre perlomeno." Rivela con un fil di voce. "Se sei strano o diverso, diventi automaticamente usabile."
"Non hanno tutti i torti."
"Non piangere!" Borbotta il demone, irritato dai singhiozzi. "Mentirei se dicessi che sei un'umana comune."
"La diversità è davvero così terribile?" Piagnucola tremante. "Sono giovane e godo di ottima salute. Ho due gambe, due braccia, due occhi, una testa, un cuore...proprio non capisco cosa ci sia di sbagliato in me."
"Prova a capire il motivo per il quale sei sempre la ruota di scarto."
"Non lo so. Proprio non capisco."
"Sparli alle loro spalle?"
"No, certo che no!" Dissente con forza. "Non faccio all'altro quello che non vorrei fosse fatto a me. Eppure mi ritrovo sempre a soffrire."
"Non sei senza macchia."
"Non ho mai detto di esserlo!"
"Dunque perché additi i tuoi simili?"
"Perché...non sopporto quello che mi accade." Ammette senza filtri. "Agli amici ho donato tutto quello che possedevo. Tempo, fiducia, conforto, gioia e loro mi hanno ripagato con una bella pacca sulla spalla, un addio ed a mai più arrivederci."
"Potevi prevederlo."
"E come?"
"Non è la prima volta che ti capita."
"Però volevo che fosse l'ultima." Rivela con gli occhi gonfi. "Spero sempre che la volta successiva vada meglio. Purtroppo ne esco sempre a pezzi e, con il passare del tempo, questi si moltiplicano."
"Buffo il pensare che possa andar meglio."
"Se perdessi la speranza, che senso avrebbe vivere?"
"Non vuoi morire?"
"Mai pregherò la mia morte. La vita è l'unico dono che mi è rimasto."
"Peccato." Mugugna il demone tra i denti. "Toglierti di mezzo risolverebbe tutti i tuoi problemi."
"Ma ne creerebbe di peggiori a chi mi ama."
"C'è qualcuno?"
"La mia famiglia." Ammette con il labbro tremante. "Mia madre mi ha consigliata, ma non sempre l'ho ascoltata. Dovevo essere più accondiscendente, disponibile e meno razionale."
"Credi che sarebbe cambiato qualcosa se l'avessi ascoltata?"
"Avrei rimandato il rimandabile." Rivela con il cuore sanguinante. "Non penso che sarebbe finita diversamente. In fondo l'amicizia è un legame che si fonda sul dare ed avere."
"Dunque è un baratto?"
"La si può pensare in questo modo. Eppure ero e sono convinta d'aver dato senza aver ricevuto altrettanto."
"Non dovrei neppure parlartene, ma sbagli." Sibila il demone. "Non puoi aspettarti di ricevere solo perché hai donato."
"Non lo esigo però non credo nemmeno di meritarmi...questo." Trattiene a stento le lacrime mentre il petto s'alza ed abbassa lentamente. "Sono un'umana solitaria, ne sono consapevole, eppure talvolta sento l'esigenza di voler parlare con un amico."
"E non c'è mai nessuno?"
"Ci sono stati anni della mia vita dove ne avevo uno speciale, ma poi in un modo o nell'altro si è tolto dalla mia vita."
"L'ultima ti ha ferito di più."
"Siamo diventate amiche per caso. Anzi, un'amicizia più bizzarra non poteva nascere." Sorride triste, congiungendo le mani al petto. "Lei si truccava, si vestiva firmata e non aveva interesse né negli sport né nella scuola. Al contrario, io non mi sistemavo più di tanto. Studiavo continuamente, leggevo e suonavo pianoforte nel tempo libero. Praticamente eravamo i perfetti opposti."
"Come siete diventate amiche?"
"All'inizio del quarto anno di superiori ci trovammo ad essere compagne di banco. Lei fu esclusa dal gruppo delle oche giulive della classe, io invece dalle mie. All'inizio avevo molti pregiudizi su di lei, credendola una ragazza frivola ma mi sbagliavo."
"Su cosa?"
"Su tutto." Chiude gli occhi per ricordare quei giorni felici. "Lei discuteva spesso con la madre e quasi odiava il padre. Non ho mai compreso appieno la sua situazione familiare ma di una cosa ero certa, i suoi genitori la ferivano con le parole e con le azioni, rendendola sempre più instabile. Talvolta piangeva altre, invece, restava rabbiosa per l'intera mattinata."
"Perché, secondo te, era instabile?"
"Soprattutto durante il primo anno d'amicizia non manteneva la parola data. Che fosse un progetto, un compito o una semplice uscita questa poteva saltare sino a due minuti prima dell'orario stabilito." Spiega così rapidamente da accavallare alcune parole. "Devo ammettere che mi irritavo parecchio, ma poi mi rassegnai. Non potevo cambiarla se lei non era disposta a farlo."
"Cosa l'ha fatta mutare?"
"In quinto superiore iniziò ad uscire con il mio gruppo di amici e qualche notte dormì persino a casa mia. Ero al settimo cielo...nessuno mai era rimasto a dormire nella mia stanzetta se non familiari o amici dei miei genitori. Ricordo che la prima notte tornammo tardi dal cinema e di nascosto cucinammo i pancake in cucina. Preparammo pure il cappuccino ma all'ultimo si unì mia sorella e, anziché versare lo zucchero nelle tazzine, aggiunse il sale. Sputammo la bevanda e ridemmo. Gustammo poi il dolce e chiacchierammo fino a notte fonda, addormentandoci per la stanchezza. Quella fu una delle notti più belle della mia vita." Si ferma un istante per poi proseguire più lentamente. "Pian piano feci qualcosa che non avevo mai fatto con nessuno, neppure con mia madre e mio padre, ovvero le due figure più simili ai confidenti che avevo. Decisi di rivelarle chi ero. Le parlai dei miei incubi, di quello che solo io vedevo o sentivo in casa, delle mie paure, delle mie debolezze, della mia famiglia, delle mie passioni, dei miei sogni."
"Poi cos'è accaduto?"
"Ci siamo diplomate ed abbiamo preso due strade universitarie diverse."
"La vostra amicizia si è conclusa per questa sciocchezza?"
"Certo che no! Eppure da quel momento tutto è andato a farsi fottere." Ribatte con amarezza. "Nei primi mesi di università ci siamo viste solo un paio di volte ma, nonostante ciò, ci scrivevamo continuamente. All'inizio non detti peso alla questione perché alla fine si stava aprendo un nuovo capitolo della nostra vita ed entrambe eravamo impegnate. La situazione degenerò verso Natale ed al mio compleanno esplose. Durante le feste le chiesi di incontrarci un paio di volte almeno per scambiarci gli auguri e prenderci un caffè così da raccontarci gli ultimi avvenimenti e trascorrere del tempo insieme, come facevamo una volta. Lei non si presentò. Lasciai correre. Poco dopo giunse il mio compleanno. Decisi di offrire la pizza agli amici nel weekend successivo ma lei mi dette buca quella sera stessa. Piansi e mi inquietai molto. Mi sentii un'idiota. Fu come ricevere una secchiata gelida..."
"La vostra amicizia si è distrutta per così poco?"
"Certo che no! Questo era solo l'inizio..." Sospira e guarda il soffitto. "Lei mi scrisse ma non lessi nessuno dei suoi messaggi. L'ira ed il dolore non mi facevano ragionare. Se le avessi scritto quello che mi passava per la testa, sicuramente dopo l'avrei rimpianto. Decisi quindi di non risponderle. In verità non lo feci anche perché il mattino successivo accadde una terribile sventura. Mia madre trovò mia nonna stesa in cucina. Non rispondeva e teneva gli occhi sbarrati. Ci spaventammo e tememmo per la sua vita. L'ambulanza arrivò subito e, non appena arrivati in ospedale, nonna fu sistemata nel reparto di terapia intensiva. Trascorsi un periodo orrendo."
"Tua nonna non morì?"
"Fortunatamente no."
"Non divaghiamo e torniamo alla questione principale." Asserisce il demone stizzito. "Cosa c'entra tua nonna con la tua amica?"
"Risposi ai suoi messaggi dopo giorni." Ammette apatica. "Decisi di dirle quello che pensavo senza farmi possedere dalle cattive emozioni, rivelandole anche della sventura di mia nonna accaduta il mattino seguente della festa. Lei, al contrario di come pensavo, si infuriò. Si inventò una storia assurda. Disse che per venire alla mia festa si gettò dalla macchina in corsa del padre, il quale non voleva accompagnarla. Lei per me aveva fatto più di quello che credevo quindi non potevo colpevolizzarla per la sua mancanza. Le dispiaceva per mia nonna ma, secondo lei, non era un buon motivo per non rispondere ai messaggi. A quel punto smisi di controllarmi. Le dissi che sapevo che era venuta in città sia il giorno precedente che il successivo alla mia festa, perciò era inutile mentire. Rimasi delusa dal suo comportamento e dalla sua mancanza di umanità."
"Così terminò la vostra amicizia?"
"No, purtroppo no." Ammette rammaricata. "La perdonai."
"Usciste di nuovo insieme?"
"In verità poco dopo dilagò la pandemia, oggi conosciuta con il nome di COVID-19. Non ci vedemmo fino all'estate, ma ci messaggiammo spesso e passammo pure qualche pomeriggio a chiacchierare al telefono. Ricordo che una sera ero stesa sul tappetino per fare sport sul terrazzo e guardavo il cielo azzurro con un'infinità di nuvole. Iniziammo a scherzare e ad inventarci storie su quello che vedevamo dalle rispettive abitazioni. Stetti bene. Forse fu uno dei momenti più sereni della mia breve esistenza."
"Poi cosa accadde?"
"In estate tutto cambiò. Ci rivedemmo ma non era l'amica di una volta." Sospira con le lacrime agli occhi. "Entrambe sapevamo che era tutto finito. Era come se qualcosa non quadrasse più...come se il filo invisibile che ci legava si fosse spezzato senza preavviso. Ci allontanammo sempre più fin quando smisi di scriverle. Lei non mi cercò mai."
"Sai che fine ha fatto? Magari è morta."
"Credo si sia di nuovo iscritta all'università, ma non so in quale corso. Ha stretto nuove amicizie e per un periodo si è frequentata con un ragazzo." Rivela senza troppi pensieri. "È ritornata ad essere la ragazza del quarto superiore, ovvero esce spesso e fa baldoria sino al mattino, infischiandosene delle regole e dei doveri...ha ripreso pure a fumare."
"Eri riuscita a farla smettere?"
"Sì, per circa un anno." Guarda il soffitto con aria assente. "La sostenni in questa sua ardua impresa ma fu solo grazie alla sua volontà che smise. Il merito non è di certo mio."
"Concordo in parte."
Il demone la spinge di lato e si stende accanto a lei. L'umana non se ne cura e continua ad osservare il soffitto, chiedendosi il motivo per il quale ancora non la possegga.
"Combattere in due risulta meno spaventoso, non credi?"
"Ma non fumavo come lei."
"Non dico questo." Si corregge il demone. "Affrontare una difficoltà, sapendo d'aver qualcuno a fianco su cui poter contare non è per nulla un'ovvietà."
"Eppure tutti si dimenticano di me."
"Succede a tutti gli umani." Ammette la presenza oscura. "La morte porta via i ricordi. I più fortunati vengono commemorati in parte dalle scritture."
"Parli di poeti, re ed eroi?"
Acconsente sogghignando: "Tu come ti definiresti?"
"Un'allevatrice di porci."
"Perché?"
"Spalare fango è la mia specialità. Raccolgo solo quello dalle amicizie."
"Ti piangi un po' troppo addosso."
"Sono emotiva, è un problema?"
Non appena si rende conto di quello che ha detto, arrossisce per la spavalderia.
"Dunque torniamo alla questione di partenza, credi nell'amicizia?"
"Sì, ma questo non vale per me."
"Credi che non ti sia concesso dal tuo Signore?"
"Lui non c'entra. Il problema sono io."
"Allora perché continui a rincorrere questa fantasia?"
"Spero che prima o poi capiti pure a me questo miracolo."
"Non credi di esagerare?"
"Per nulla." Scuote il capo con sicurezza. "L'amicizia è uno dei vincoli più sacri al mondo. Solo la famiglia e l'amore puro sono al di sopra di essa."
Rimane in silenzio per un istante poi il demone balza in piedi sul letto, furioso: "Dannazione!"
"Cosa succede?"
"Il sole sta per sorgere." Ringhia inviperito con se stesso. "Non pensare che ti lasci perdere. Non provo pena per te. Eppure sono curioso. Tornerò e parleremo ancora ed ancora. Solo quando gli argomenti saranno esauriti, rivendicherò la tua anima."
"Non fuggo, anche perché sarebbe da sciocchi."
Il demone l'osserva colpito e soddisfatto. Il patto era sancito. Un raggio di sole squarcia l'oscurità della stanza e la presenza oscura svanisce. La fanciulla si volta sul fianco e si addormenta.
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