Il primo morso
Maoko's pov
Era stato tutto così veloce, impreciso, ma soprattutto strano: come facevo a conoscere una persona, persino da quando ero piccola, anche se non la conosco? Non era spiegabile.
Comunque, mi ritrovavo ancora ad abbracciare quel povero ragazzo che era stato il mio bersaglio, per poi scioglierlo da quella stretta. Scossi leggermente il capo cercando di togliere quell'immagine chiara,la quale presentava il giovane di fronte a me.
-Ti chiedo scusa- furono le mie prime parole -Non era mia intenzione- ammisi abbassando il capo così da non dover guardare i volti confusi dei presenti: era veramente imbarazzante tutto questo.
Continuai a guardare in basso, fino a quando non decisi di calmare il mio cuore in preda all'imbarazzo, così da alzare il capo e dire in maniera frettolosa, così da scappare a quella situazione -Credo sia meglio che mi ritiri nelle mie ...emh...stanze!-
Un passo compiuto dal secondo genito, ovvero Reiji, mi fece venire un piccolo colpo al cuore, visto che non volevo sentire altre parole su quel discorso -Se hai tanto bisogno di affetto ragazzina, penso tu sia venuta a stare nel posto più sbagliato..- disse lasciando un attimo in sospeso quella frase.
Se voleva mettermi paura o, nuovamente in imbarazzo, penso che non sarebbe potuto funzionare, o almeno speravo non funzionasse.
- ...qua siamo tutti vampiri e affetto non ce n'è per nessuno- concluse porgendomi uno dei suoi sorrisi più lugubri, ma sopratutto assettati di sangue.
Potevo dirlo: ero nella merda.
Il mio corpo si bloccò di colpo: i vampiri erano una pura invenzione, lo sapevano tutti, no?
O almeno era quello che credevo fino a quel momento.
Porsi i miei occhi verso i sei ragazzi presenti sperando che non fosse vero quello che stava dicendo, ma non era così: vedevo i loro ghigni assettati di sangue rivolgersi a me e non era per niente bello.
Ora mi chiederei, ma mia madre era a conoscenza di tutto ciò? E se ne era a conoscenza, che cazzo le è venuto in mente?!
Reiji, o almeno da come avevo potuto capire, fece cenno ad Ayato,come se dovesse fare qualcosa di cui si erano già messo d'accordo in precedenza.
Io feci qualche passo indietro sperando che in mezzo al suo compito non ci fosse di mezzo io, ma era ovvio come la luce del sole.
Il corpo del rosso mi si avvicinò con fare infastidito, dopo aver mugugnato qualcosa di simile ad un "Come al solito tocca a me il lavoro sporco", mentre portave le mani nelle tasche dei suoi pantaloni, i quali erano indossati in una maniera alquanto ambigua: il primo orlo arrivava alle caviglie,mentre il secondo era stato piegato svariate volto e raccolto sopra il ginocchio.
-Cerca di non fare la difficile e muoviti "tavoletta"- mi incitò prendendomi per un braccio, dopo aver estratto la mano dalla tasca e ad avermi afferrata, trascinandomi di conseguenza via.
Quella stretta era troppo ferrea per poter essere sciolta dalla mia forza, così senza dire alcuna parola salii le scale seguendo quel ragazzo, che a malapena conoscevo.
Però se mi avesse guardato lo avrei potuto distruggere alla sola vista, non mi importava cosa poteva capitare: era tutto così fastidiosa quella situazione, anche se avevo un po' di paura.
Non potevano esistere dei vampiri e non sarebbero mai esistiti, per conto mio.
Raggiungemmo una stanza che aveva dei tratti molto antichi, ma soprattutto troppo eleganti per come potevo sembrare: insomma, un po' di modernità!
Poi tralasciamo che la stanza era di una tinta molto simile al rosa, possiamo chiamarlo "rosa antico".
Appena furono al centro della stanza, notai che molti dei miei abiti erano già riposti nell grande armadio di quella stanza, che sarebbe divetata il mio punto di "salvezza".
Mi ritrovai a stare a faccia con il rosso, il quale si era girato verso di me con quel stupido ghigno sulla faccia, ma io risposo con uno sguardo serio, ma soprattutto infastidito.
-Che hai da guardare "tavoletta"? - disse in maniera scontrosa Ayato.
La cosa più brutta sarebbe stata rispondergli allo stesso tono, ma feci ancora peggio: non risposi.
Il ragazzo sembrò irritarsi di più così, portandomi una mano sotto al mento, così da doverlo guardare in volto mi disse - Visto che non parli, parlo io. - iniziò il suo discorso, poi aggiunse - Ti voglio avvertire su una cosa, sei una mia sottomessa e dovrai eseguire ogni cosa che ti dirò - concluse.
Qua stiamo alzando un po' troppo la cresta, mi va bene che siate vampiri, ma che mi facciate diventare una fottuta schiava scordatevelo.
Con irruenza caccia uno schiaffo alla mano pallida del vampiro, così da non aver più alcun contatto con quel putrido vampiro.
-Azzardati a toccarmi un'altra volta e ti ritrovi a terra - ringhia con fare infastidito - E non sarò mai una tua schiavetto! - sottolineai.
Il ragazzo ridacchiò probabilmente gli piaceva che ribattessi in quella maniera
- Quando sarai mai capirai il motivo - concluse.
Ma appena finí di parlare h a seconda voce si poté udire in quella stanza e di sicuro non proveniva da nessuno dei due, infatti proveniva dal letto dove, come per magia comparve Raito, il quinto genito.
Come fosse arrivato lì non potevo dirlo, ma di sicuro non era entrato dalla porta.
La sua voce molto sensuale e ammaliatrice, o almeno è quello che sembrava, si lamentò dicendo al fratello - Ayato non essere così ingordo. Bisogna condividere tra fratelli, non concordi, "bitch-chan"? -
A quel "Bitch-chan" avrei voluto dire qualcosa di veramente offensivo, ma l'unica cosa che feci fu paralizzarmi, sentendo qualche spiffero di freddo colpirmi la schiena, anzi le spalle.
Di scatto mi girai cercando di capire se fosse stata un'invenzione della mia testa o chissà quale brivido, ma non era niente di tutto ciò, era semplicemente il ragazzo dai capelli viola: Kanato.
-Hai proprio un buon profumo.. - fu l'unica cosa che disse quel piccolo ragazzo dagli occhi enormi.
Che brutta sensazione mi pervase la mente: tre vampiri contro una giovane, come me? Non era una delle situazioni migliori, proprio no.
Una mano gelida come la morte mi si posò sulla spalla e scese fino al braccio, stringendo i, anzi afferrando i saldamente.
Un altro spiffero di freddo, ma stavolta a avo capito da chi era stato causato.
-Sento già il profumo del tuo sangue- disse estasiato con quella voce troppo amara, per essere ancora definita sensuale - Ho l'acquolina in bocca - ammise leccandosi successivamente le labbra sottili.
La mia forza, ma soprattutto la mia voglia di rimanere da sola e lontana da tutto quel gran casino che mi incasina a la testa, mi fecero dire - Andatevene o giuro che vi farò veramente del male -
I tre riservo in maniera fragorosa, come se non avessero paura della sottoscritta: gliel'avrei fatta vedere a quei tre stupidi, soprattutto ad Ayato,anche se in quel momento disse - Su lasciamo andare questa lurida preda - la sua voce era così ricca di divertimento che avrei voluto tirargli uno schiaffo - Deve prepararsi per quando avrò sete - ammise dirigendosi, con le mani in tasca, versoa porta.
-Non scherzare Ayato! Voglio bere anch'io il sangue di Maoko - si lamentò il ragazzo dai capelli viola, seguendo il fratello verso l'uscita, mentre Raito era rimasto al mio fianco, non intenzionato a scollarsi.
-Muoviti Raito, o giuro che potresti morire - lo minacciò il terzo genito ormai sulla soglia della porta, insieme al quarto genito.
Con delicatezza lasciò la mia spalla e si diresse verso l'uscita, lanciandomi in velocità un bacio volante: avrei tanto voluto sputargli in faccia, invece.
Fortunatamente chiusero la porta e se ne andarono dalla mi vista lasciandomi finalmente sola: però che odio tutto questo e poi, mi chiedo, perché a me? Cosa potevo aver fatto per meritarmi tutto questo?
Riuscii finalmente a sistemare le mie cose, con il mio ordine, e nel mentre decisi di farmi anche una doccia, avevo bisogno di rilassarmi un po'.
Presi tutto il necessario, dopo essere passata per il bagno ad accendere l'acqua, così da trovarmela già pronta.
Ma, ripeto non so come sia possibile, mi comparve Shu, ovvero il primo genito, nella vasca: indossava ancora gli indumenti e stava come dormendo al suo interno.
In quel momento notai che alle orecchie portava degli auricolari, ma ciò non doveva essere un motivo di distrazione.
Nonostante questo, posai tutto il necessario sul piano del lavandino e mi rivolsi a Shu con fare infastidito, molto infastidito.
-Mi spieghi che stai facendo? - dissi con tono duro.
Di primo impatto non ricevetti una risposta, ma subito dopo lo sentii dire - Ziita, stai disturbando la mia musica -
Non aveva totalmente senso.
-Shu, non mi interessa niente ciò che stai facendo! - disse spazientito dalla situazione - Vattene da qui -
Lui, a tali parole, aprì un occhio e uscì dalla vasca o almeno si mise seduto, come se volesse darmi ancor più fastidio, ma subito dopo si alzò uscendo dalla vasca e fermandosi davanti a me.
Aveva gli abiti fradici, non parlando del suo corpo in generale.
Senza rendermene conto mi prese, anche lui, il polso, come Ayato aveva fatto in precedenza e mi mise al muro, bloccandomi successivamente i miei movimenti.
I suoi occhi glaciali stavano osservando il mio corpo con fare serio e freddo, come se ad ogni spostamento delle sue pupille sentissi dei brividi sulla mia pelle.
Utilizzò la mano destra per bloccarmi entrambi le mani mentre l'altra, la utilizzò per alzarmi il mento, così da puntare i suoi occhi azzurri sul mio collo.
La tensione in me salì e di molto, sentivo il mio petto esplodere da quanto il cuore stesse battendo dalla paura e il mio sangue si stava come raggelando.
Delicatamente le sue labbra sfiorarono la mia pelle come se volesse lasciarmi un bacio o chissà quale cosa, ma subito dopo sentii il caloroso alito sul collo: aveva pronunciato qualcosa.
-Devi temermi, stupida - disse con quel tono di voce basso che gli apparteneva e che non avevo ancora potuto sentire.
Nel silenzio più totale,avvenuro successivamente, si poté sentire un piccolo mugolio da parte delle mie candide labbra.
Il mio corpo aveva percepito una presenza molto feroce sul di esso; un gran dolore che mi penetrava fino al midollo.
I suoi canini mi avevano azzannata e io, dopo pochi attimi, o forse dopo ore, in cui mi trovavo lì in quella stanza, caddi in un sonno profondo.
Shu's Pov
Mollando la presa sul collo della castana e osservandola, ripensai al sangue appena gustato: aveva un gusto particolare, che già in passato avevo potuto assaggiare, ma era difficile da ricordare chi fosse, quella persona.
Posai lo sguardo sulla ragazza, ormai stesa a terra e caduta in un sonno profondo,sperandi che il suo viso potesse darmi qualche indizio.
Scossi il capo evitando di pensare ad altro, e prendendo la giovane donna tra le braccia la riporta nella sua stanza, stendendola, successivamente, a letto.
Non avevo intenzione di dilungarmi ancora per molto in quella camera, così dopo aver lasciato la giovane sul letto mi diressi verso l'uscita.
Però la voce della giovanei bloccò.
"Non stava dormendo?" pensai girando verso di lei e guardandola con fare serio, ma soprattutto confuso.
-Shu.. Hai proprio un bel cagnolino -
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