4. - Andata senza ritorno.

Piccoli frammenti di vetro rotto erano sparsi per la stanza, macchiati di sangue, mentre la luna piena l'illuminava con la sua chiara luce. Il loro essere puri, trasparenti, tutto era stato violentemente sporcato da quell'orrido liquido.

Sguardi persi e sguardi pieni di pazzia erano ormai diventati parte di quella stanza. Pianti disperati, risate maniacali, grida, oggetti che si rompevano e pezzi che diventavano tutt'uno con la densa linfa rossa.

D'improvviso, il suono di uno sparo interruppe l'inferno. Ruppe quel terrore che, nella camera, si era creato: lo strillare era cessato.

Una piccola pallottola d'argento si era conficcata e incastrata nella sua carne.

Ma non fece in tempo per salvarla, purtroppo.

" Ah, gli umani! Sono sempre così lenti e indifesi. Sono così piccoli, possono essere feriti con così tanta facilità! Basterebbe solo un piccolo soffio per farli cadere.
Lo sai, vero?"

.

"Adesso non potrà più appartenere a nessuno. Era troppo condivisa, era troppo persino per questo mondo.
E se non posso averla io, allora nessun'altra persona potrà desiderarla.
E giuro sulla mia vita, fosse l'ultima cosa che faccio, che ucciderò ciò che ha causato questo macello."

- - - - - - - - - - -

« Ohi, svegliati! »

« Cosa? »

La forte voce di Subaru, seduto accanto a lei, la fece tornare velocemente nel mondo reale.
Era nuovamente caduta nel mare dei suoi pensieri. Sapeva quanto affogare in essi fosse negativo, eppure sembrava fosse impossibile evitarlo. Come se un vortice la risucchiasse verso un fondo.

Un fondo inesistente.

Alzò lo sguardo verso l'albino, il quale, irritato, stava guardando fuori dal finestrino della limousine.

"Ah, giusto ... "

I sei fratelli le avevano riferito, all'ultimo momento, che lei avrebbe partecipato a lezioni scolastiche serali assieme a loro. Era una cosa non prevista e specialmente non gradita per lei: odiava stare in mezzo alle persone, e stavano proprio andando in un luogo in cui v'erano presenti, se non più, duemila persone.

" Bello. Avrò tutti gli occhi su di me. "

Sospirò e si sistemò la gonna, notando che Laito stava osservando con occhi lussuriosi le sue gambe.
La cosa positiva era che, in quell'auto, regnasse il più religioso dei silenzi: nessuno parlava con l'altro e ognuno pensava ai fatti suoi. Forse, l'unico piccolo fastidio era Ayato, che, qualche volta, borbottava in continuazione non avesse voglia di andare a scuola: ma veniva zittito dallo sguardo glaciale di Reiji.

Posò i suoi teneri occhi, dello stesso colore del cielo sulla luna che, con grande imponenza, regnava sovrana nel suo regno di stelle. I suoi pensieri caddero di nuovo sul sogno fatto: quella ragazza aveva gli occhi dello stesso colore dell'astro. Occhi che risaltavano perfettamente tra i suoi capelli neri. Non aveva mai visto un tale colore degli occhi, e si domandava se l'avesse già vista. Una ragazza così particolare non l'avrebbe mai dimanticata, anche perché 

« Siamo arrivati. »

Ancora una volta Subaru la 'svegliò', scuotendole una spalla. Sophia lo guardò e annuì, e, dopo aver preso la sua cartellina, uscì dalla limousine insieme ai sei fratelli.

L'enorme edificio scolastico che si mostrava davanti a loro era grande e imponente. la ragazza si fermò un secondo ad ammirarlo, mentre i vampiri, che non ci prestarono neanche uno sguardo disattento, avanzarono. Li raggiunse poco dopo, in fretta, ed entrarono all'interno: era pieno di studenti che, camminando oppure stando fermi davanti alle loro classi, parlavano tra di loro.

" Ugh ... Quante persone ... "

I sei non l'avevano di certo avvisata di avere una certa popolarità. Per cui si sorprese, quando vide molti sguardi rivolti verso di lei e continui bisbigli, soprattutto di ragazze. Invece, i ragazzi, la guardavano chi con innocente curiosità, chi con occhi di qualcuno che avesse voglia di ben altro che conoscerla.

In poche parole, la vita in un posto del genere non sarebbe stata facile. Ma si domandava, specialmente, perché dei vampiri andassero a scuola. I maggiori, soprattutto – Shu e Reiji – sembrava non ne avessero per nulla bisogno.

« Molto bene. Sophia. »

Parlando proprio del diavolo, Reiji si voltò verso la ragazza, con un posato e autorevole sguardo sul volto. I suoi occhi magenta la osservavano in ogni singolo dettaglio: cosa che odiava profondamente. Non l'aveva già, forse, analizzata abbastanza?

« Dimmi Reiji. » rispose gentilmente, anche se con un piccolo tocco di secchezza , cosa che fece, anche se leggermente, nascere una smorfia contrariata sul volto del vampiro.

« Da oggi in poi starai in classe Shu. Ma passiamo alle regole: sai già come funziona, vero? Dovrai ubbidire a ogni nostro piccolo ordine. Sei il nostro pezzo di carne e – purtroppo, devo dire – dobbiamo portarti con noi a queste lezioni serali. Ah, i tuoi voti ovviamente li contiamo. Per ogni brutto voto che prenderai, sarà una punizione. »

" Pezzo di cane. Sono proprio caduta in basso ... "

Sophia lo guardò seria per uno o due minuti, poi fece una smorfia, quasi come se volesse sfidarlo. Una sfida che, dallo sguardo assottigliato di Reiji, sembrava avesse colto in pieno. Gli avrebbe sbattuto in faccia le sue conoscenze.

« Vedremo come ti comporterai, Sophia-chan! ~ In tal caso prenderai un brutto voto, vorrò essere il primo a punirti~ »

Le parole di Laito, mischiate con la voce lasciva e con il suo solito tocco di lussuria, la lasciava abbastanza schifata. L'idea che qualcuno come lui potesse affondare quei canini nel suo collo le faceva gelare il sangue.

« Non vorrai gustartela mica tutta per te, Laito!! Tch ... Voi non sapete proprio condividere le cose! »

« Kanato-Kun! Tu non dovresti neanche parlare~ »

« ... perché invece non state tutti zitti? ... State rovinando la mia musica. »

Shū interruppe quella strana e orrida conversazione, con la sua solita voce svogliata e assonnata. Difatti, dopo aver ripreso i fratelli, sbadigliò. Non aveva nemmeno aperto gli occhi, ed era rimasto appoggiato al muro da quando si erano fermati nel corridoio.

« E tu, invece di poltrire, porta la ragazza nella tua classe. »

Reiji guardò il fratello maggiore con astio. Si notava, dal suo sguardo, quanto lo odiasse e quanto il biondo se ne fregasse. Ma la domanda era: perché così tanto odio? Non solo tra loro, ma in generale. Perché così tanta tensione in quella famiglia?

« Come se Shū riuscisse a fare più di due passi! Reiji, mi sorprendi, dovresti conoscerlo. Sai che crollerebbe a terra!»

Finalmente, le palpebre del biondo si aprirono. Il suo sguardo si posò su Ayato, l'autore della battuta, il quale lo guardò con una smorfia, vittoriosa e sicura di sé in volto. Shu sospirò annoiato.

« ... Se ha bisogno di cercare, c'è il tabellone delle classi all'entrata. Accompagnarla sarebbe troppo faticoso ... »

« Anche io sono troppo pigra per andare a vedere sul tabellone. Sarebbe una fatica, no? »

Shu la guardò, con intensità, per qualche secondo, con lo sguardo assonnato e assottigliato verso di lei. I suoi occhi blu si scontrarono contro le iridi azzurro cielo della ragazza: una scena che aveva un certo senso di Deja Vù.

« ... Eh ... Desideri così tanto la mia presenza? ... »

« Eh?! »

« ... Se non ti fregasse nulla di me, saresti andata al tabellone senza problemi. E invece ... Sei qui a stuzzicarmi. »

« ... In realtà io non desidero la presenza di nessuno di voi. Né di te, né di Reiji, né di Laito né degli altri. Non vorrei neanche essere qui. Sono stata obbligata a stare qui come voi siete stati obbligati ad ospitarmi. E purtroppo, dovete prendervi cura di me. Voi non mi volete – ma purtroppo mi avete – e io vorrei essere in un altro posto – che non posso raggiungere, o almeno, non più – »

La campanella suonò, lasciando, dopo il suo lungo e fastidioso suono, solamente silenzio e tutti gli sguardi puntati verso di lei. Nessuno dei Sakamaki se ne era andato nelle proprie classi, ancora, ed erano rimasti lì ad osservare la scena.

« AH, mi avete rotto tutti e sei le palle!! Muoviti, ti accompagno io nella tua classe! Tch ... tutta questa cazzo di storia per che cosa?! Una classe! »

Subaru, stanco di perdere tempo inutilmente, prese la ragazza per un polso e iniziò a tirarla, di modo che accelerasse il passo. La presa era molto stretta, e infatti la rossa gemette di dolore.

" Già. Un posto nel quale non potrò non potrò più far ritorno ... è un luogo che neanche con l'immaginazione riesco a toccare. Un desiderio che, a malincuore, non si avvererà mai.

Come quello stupido desiderio della felicità.

La felicità non esiste.

È solo un illusione nata dalla nostra testa. È solo la speranza, la speranza di poter fuggire dai problemi della vita, sapendo che non succederà MAI nulla di tutto ciò.

L'unica cosa che si può fare è lasciare che il destino faccia di noi quello  che vuole " 

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(( Angolo Autrice ))

#grazieSubaruperavercisalvatidaquestamerdadicapitolo

Scusate se questo capitolo, oltre ad essere arrivato tardi, è pure corto. Questa settimana cercherò di scrivere il prossimo.
E' noioso, lo so, ma non avevo molte idee. Ma forse per il prossimo ci sarà un po' di movimento C:

Alla prossima!

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