.
25 Gennaio 2038
«Non ci credo, Manu, ce l'abbiamo fatta!»
La voce di Simone riempie completamente l'abitacolo nel quale sta viaggiando con Manuel.
Sulle ginocchia ha un enorme fascicolo pieno di documenti che tiene stretto tra le mani per evitare che scivolino via sotto il sedile.
Quello sì, che sarebbe un enorme guaio.
Ha ragione di credere che ci sia un mondo parallelo, sotto quei sedili.
Specie sotto quello lato passeggero, qualsiasi cosa finisca lì sotto viene inghiottita da un vortice che la rende irrimediabilmente persa per sempre.
«Ce l'abbiamo fatta! Ce l'abbiamo fatta!» ripete ancora e la sua felicità è talmente grande da riempire ogni singola molecola del suo corpo.
Lo attraversa come una scarica elettrica, lo spinge a gesticolare, gli illumina gli occhi.
« Ti rendi conto di cos'è appena successo? Oh!? »
Con una mano strattona il maggiore, afferrando la manica del giubbotto verde che indossa.
Gli sta oltremodo largo per cui non afferra il suo braccio, solo il tessuto, ma la stretta è talmente forte da far oscillare il maggiore che tiene gli occhi fissi sulla strada ed il pugno ben stretto intorno al volante.
Manuel sembra costringersi ad un'assenza di reazioni, per mantenere costante l'attenzione sulla stretta carreggiata che stanno percorrendo.
Rimane fermo, seppur non riesca a tenere a freno un enorme sorriso che sembra estendersi da un lato all'altro del viso.
Simone non riesce a star fermo sul sedile, continua ad agitarsi e saltellare da seduto, completamente entusiasta e galvanizzato dall'esito dell'incontro appena avuto.
Si agita talmente tanto da sentire caldo, quindi si piega un po' sul sedile per avere lo spazio necessario a sfilare via la giacca. La getta alla rinfusa sui sedili posteriori, per vederla poi scivolare sui tappetini della vettura.
Si sporge per recuperarla quando «Simò, ti stai fermo!? Poggia 'sto culo sul sedile e statte fermo!»
È ancora girato quando il rimprovero di Manuel squilla nelle sue orecchie e due schiaffi ben assestati si abbattono sulla sua natica destra, facendolo sobbalzare in avanti.
Si stringe appena sulle spalle per poi rimettersi seduto, leggermente più composto ma non meno felice.
«Amore scusa, è che non riesco- non riesco a star fermo!» ammette.
«Ho capito Simò ma io non me posso trovà te che me sventoli 'sto culo qua!» lo rimbecca subito l'altro, agitando una mano ad indicare lo stretto spazio che separa le loro due sedute.
«Pensavo te piacesse!»
Soffoca una risata mentre il maggiore lo spinge lievemente verso il finestrino.
«Ma falla finita, Simò!»
«Amore, ma tu ti rendi conto di cosa significa questa cosa? Ci pensi?»
L'euforia iniziale sembra essersi placata, ora osserva il maggiore in attesa di una sua risposta, gli occhi si fanno ancora più grandi e, questa volta, si fanno anche lucidi.
«Ce penso, ce penso. E onestamente, non mi pare ancora vero.»
Le mormora, quelle parole.
Trattandole come fossero leggerissime bolle di sapone che se pronunciate a voce alta, se trattate con poca delicatezza, esplodono, lasciando traccia solo nei ricordi.
Con lo sguardo sempre fisso sulla carreggiata, rallenta, per lasciar passare alcune auto che sfrecciano di fianco.
Sa che Simone, ormai da diversi anni, non ama la velocità.
Anzi, per meglio dire, lo terrorizza.
Se n'è accorto già da parecchio tempo, soprattutto quando, le prime volte in auto insieme, lo vedeva chiudere gli occhi e per questo cerca di mantenere sempre una velocità contenuta e di restare molto distante dalle altre auto o da qualsiasi altro ostacolo.
«Me chiedo se ne saremo all'altezza, se riusciremo a dargli tutto quello che vorrà-» confessa.
«-Se sarà lui a rimproveramme perchè combino casini!»
Simone lo ascolta come incantato, sorride e scuote la testa.
«Non combinerai nessun casino, vedrai.» dice, per rincuorarlo.
Spinge la schiena contro il sedile che lo accoglie, avvolgendolo un po'.
«Sarà una bella sfida.»
Una mano di Manuel si posa sul suo petto, accarezzandolo piano.
«Amore, andrà tutto bene. Ce la caveremo, anzi! Saremo i due più bravi papà che siano mai esistiti sulla faccia d'a terra!»
«Due papà.» ripete Simone, facendogli eco, sovrappensiero.
«E poi non saremo soli eh, ce stà mi madre, ce stà tu padre. Ce stà perfino a vicina che vero è che non se fa i cazzi sua e ce stà a finì chili e chili de sale, però è nonna!»
Sorridono insieme, al pensiero dell'anziana signora Concetta che si è appena trasferita nella villetta accanto alla loro e che ogni sera passa a trovarli presentandosi alla porta con un bicchiere vuoto da riempire con del sale.
Dice sempre d'aver dimenticato di prenderlo al supermercato, ma sanno bene che è una scusa per avere un po' di compagnia.
Quindi la lasciano entrare, invitandola per un tè caldo, qualche fetta biscottata e un paio di racconti dei tempi passati, in cui i suoi figli erano ancora in città e i nipoti passavano a trovarla.
«Potrebbe diventare una sorta di nonna adottiva pure per lui.» mormora Simone.
Lo sguardo è basso, diretto sulle maniche del maglione con le quali giocherella nervosamente.
«Avremo casa inondata de giocattoli e de bicchieri pieni di sale!» risponde il compagno, soffocando il più possibile una risata.
Scuote la testa, per ricomporsi in un istante, volgendo lo sguardo verso il più piccolo che ora è pensieroso. Gli occhi sono piuttosto assenti, puntati su di un punto indefinito del cruscotto.
«Amore, riceverà un sacco di amore.»
Il tono è piuttosto alto, per richiamare l'attenzione di Simone e tirarlo fuori da quella nube fitta di pensieri che posizionandosi intorno a lui, lo tenevano prigioniero.
Osserva la strada, immettendosi nel vialetto che li condurrà a casa.
Il silenzio che contraddistingue quella contrada li avvolge, mischiandosi con il silenzio che ora fa da padrone all'interno dell'abitacolo.
Sono entrambi persi nei loro pensieri.
L'auto rallenta, si ferma. Le luci abbaglianti si spengono.
Rimangono ancora qualche istante in silenzio, si guardano negli occhi, si amano.
«Sei pronto a questa nuova vita?»
Simone lo guarda, le labbra schiuse, lo sguardo attento.
«La vivremo insieme? Io, te e Jacopo?»
«Sempre.»
Allora annuisce, mentre un sorriso riaffiora sulle labbra.
«Ricordi cosa ci ha detto mia madre quando abbiamo detto di voler diventare papà?»
«È solo amore che moltiplica.»
«Esatto. È solo amore che moltiplica.»
_________
NOTE AUTRICE:
Avevo intenzione di scrivere questa brevissima storia già da diverso tempo, per descrivere il viaggio in auto di Manuel e Simone dopo aver ricevuto l'autorizzazione per poter adottare il piccolo Jacopo, che ormai conoscete dalle storie della raccolta "Latte e Biscotti"
È ambientata ovviamente in un futuro molto lontano, nella speranza che, entro allora, le cose nel nostro paese cambino.
Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere come sempre nei commenti.
Grazie per aver letto, vi voglio bene e vi mando un grande abbraccio.
Vostra, G.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top