In ritardo
Tutto scorre, il tempo scorre, la lancetta della dannata sveglia scorre. Dici sempre " ce la faccio, e ancora presto", così leggi, leggi e ti lasci prendere dalle storie in cui ti immerge, immaginando , sognando. A un tratto senti un peso e ti spaventi, ti svegli di colpo, un tonfo nel silenzio rimbomba," cosa è stato?" . Ti guardi attorno, ti accorgi che il tuo piccolo tablet è a terra. Spalanchi gli occhi, lo raccogli e sospiri. "Nulla di rotto, per fortuna."
Noti che dalle persiane entra un filo di luce, pensi che sia strano. Posi gli occhi per un istante sulle lancette, credi di aver visto male, mentre la tua mente si sveglia piano piano, cerchi di capire cos'è che non va. Eppur non ha suonato, e ti avvicini sconsolata, " ma che ora s'è fatta?". Ti accorgi che sei in ritardo, ma più ti muovi e più sei lenta. Ti sembra ancora di sognare, ma l'affanno ti tradisce. Finalmente ce la fai. Scendi i gradini di corsa, esci dal portone e dici, " cavolo che tardi". La macchina è lì, al solito posto, la apri e butti letteralmente la borsa nel sedile. Il movimento del polso è deciso, il pedale premuto, eppur non si accende, mentre tu infuriata ti scaldi, come se non facesse già caldo.
Scendi dall'auto, e indispettita le dai un calcio: " hai!", lanci un grido soffocato. "E adesso che faccio?". Telefoni al lavoro per avvisare del ritardo, ma non risponde nessuno. "Ma porc..." . E mentre ti svegli un'idea arriva: "mi farò prestare l'auto dalla mia amica". Certo non era proprio un'orario decente per svegliarla, ma il tempo passava e il caldo aumentava. Il bello della sua auto è che ha la radio, mentre la tua... non si sa come fa ad andare ancora avanti. Mentre sfrecci con la musica a palla, e con l'ansia.." Che palle", cerchi un posto all'ombra, che trovi ovviamente molto distante. Corri, arrivi all'ingresso della fabbrica... e ti fermano, 'come se non fosse già così tardi'. Gli lasci nome e cognome e scappi via, se non è che per raggiungere lo spogliatoi ce ancora molta strada, ma c'è la fai. Questo è il momento più tragico perché devi indossare la divisa: jeans, maglia, scarponi con punta di ferro e occhiali. È un toccasana con i 38 gradi di temperatura, purtroppo non sei un'impiegata, sei un'operaiaaaa. Fattene una ragione! Corri giù dalle scale, imbocchi il corridoio senza fine e... finalmente sei arrivata,' beh con un'ora di ritardo'. Quel che da più fastidio sono gli occhi maliziosi dei colleghi, che con battute stupide pensano di essere simpatici, e tu sorridi per non fare la scontrosa come sempre. Percorri tutta la linea per raggiungere il tuo posto, e mentre indossi i guanti che oltrepassano i gomiti... è proprio li che cominci a fantasticare, a creare storie che rimarranno racchiusi nella tua mente. E mentre, come un automa ti muovi, tra le urla della gente, e rumori assordanti in sottofondo... la calura ti soffoca, ed immagini di tuffarti in mare, 'tanto sei già bagnata', di sdraiarti su un amaca e lasciarti cullare. E invece c'è sempre qualcuno che ti riporta alla realtà . - Più veloce, più veloce. Dovresti essere più svegli visto che sei arrivata in ritardo-. Ti giri di colpo e lo fulmini con lo sguardo. Ma chi è questo che cammina a tre metri dal pavimento? E da quel momento non aspetti altro che di scappare da quella prigione che non ti rappresenta, da quelle persone che se potessero ti accoltellerebbero alla schiena. Non vedi l'ora di tornare a casa. E nonostante tutto, ti senti comunque fortunata.
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