65. Notte Prima Degli Esami

Sebastiano vide il libro sul quale stava studiando sparire di colpo.

«Alex, cazzo, ridammelo!»

Ma il rosso negò con la testa, buttandolo sul letto.
«Hai studiato abbastanza. Ci meritiamo una pausa» e gli porse una birra che lui accettò volentieri.

Era un caldo tremendo quel giorno, e nella camera di Alex non circolava un filo d'aria. Ma com'era possibile, nel duemila e ventuno, non avere un diavolo di ventilatore?

Tracannò quasi metà bottiglia, poi si ripulì la bocca col dorso della mano e via al rutto libero.

Il suo amico scoppiò in una sonora risata e per poco non si soffocò con la sua Coca Cola.
«Ma bonjour finesse

Fu il turno di Sebastiano di ridere e, dopo aver finito la birra, andò a stendersi sul letto del rosso.
«Cazzo, domani abbiamo la prima prova d'esame. Ma quando è passato tutto questo tempo?» domandò, più a sé stesso che ad Alex.

Lo sentì ridacchiare, poi il materasso affondò appena sotto il suo peso, ora stravaccato di fianco a lui.
«Tu non te ne sei accorto perché ora vivi da Léon e siete tutto "due cuori e una capanna"! Per me, invece, è stato tremendamente lento! Non vedo l'ora che finisca tutto» sospirò.

Beh, in effetti Seba non poteva dargli torto.
Quando aveva parlato a Léon della lite che aveva avuto coi suoi genitori, il francese non aveva esitato a proporgli di andare a vivere lì con loro.

Certo, in cambio avrebbe dovuto cucinare almeno una volta al giorno, ma a Sebastiano era sembrato un compromesso più che valido.

La verità è che non si sentiva più a casa, dai suoi genitori.
Per assurdo, con Léon, Isabelle e Lisa si sentiva decisamente più parte di una famiglia, rispetto a quanto non ci si sentisse con sua madre e suo padre.

Era andato in banca direttamente il giorno dopo quella lite, aveva ritirato i risparmi che aveva accumulato in tutta una vita di regalini da nonni e zii e aveva fatto un borsone col minimo indispensabile, trasferendosi da Léon neanche due giorni dopo.

Suo fratello aveva fatto la stessa identica cosa; la loro fortuna era sicuramente stata avere dei nonni che elargivano euro come se non ci fosse un domani, sia a Natale che ai compleanni.

Entrambi avevano messo da parte un gruzzoletto che sarebbe bastato a renderli indipendenti per almeno sei mesi, ma di questo Seba non si preoccupava: aveva tutta l'intenzione di trovare un lavoro subito dopo essersi diplomato, e la stessa cosa valeva per suo fratello.

E così, tra un pranzo e una cena cucinati da lui, tra le maratone su Netflix e Léon che rideva sempre più spesso, erano già passati tre mesi.
Era incredibile rendersi conto di come vola il tempo quando si è felici.

Ecco perché capiva perfettamente il discorso di Alex: per lui, il tempo, doveva essere passato al rallentatore, considerando che non poteva vivere la storia con Filippo alla luce del sole.
Ma mancava poco anche per loro, e poi avrebbero potuto essere liberi.

Lo guardò, mentre giocherellava col braccialetto che gli aveva regalato il suo ragazzo e aveva assunto il broncio tipico dei bambini. Era un uomo, ormai, ma quel lato tenero che veniva fuori ogni tanto gli ricordava il bambino che aveva conosciuto ormai molti anni fa.

«Manca pochissimo, Alex. Avete resistito per quasi un anno, qualche settimana volerà in un attimo!»

Il rosso voltò il viso verso di lui, sorridendogli e annuendo.
«Lo sai che ieri ho visto Chiara con uno?» si sentì dire dopo qualche secondo di silenzio.

«Alto, biondo e con gli occhi azzurri?»

«Sì!»

«Era Paolo» fece spallucce lui.

Lo sapeva che prima o poi Chiara avrebbe ceduto alla corte di quel ragazzo.
Anzi, ricordando come ne parlava negli ultimi tempi, si chiedeva perché lo avesse fatto aspettare così tanto.

«E chi sarebbe?» domandò Alex, curioso.

Cielo, quando ci si metteva era una vera e propria comare.
«Un ragazzo che aiuta le catechiste in parrocchia come lei. È a posto, l'ho conosciuto un po' di tempo fa e mi è sembrato una brava persona.»

Alex annuì, di nuovo, e poi si mise su un fianco, gli occhi spalancati e il sorrisino malizioso.
«E l'ultima, invece, la sai?»

Sebastiano drizzò le orecchie. Al diavolo quello che diceva la sua ex: i pettegolezzi, ogni tanto, erano una gran figata!
«No! cosa?»

«Ti ricordi che l'anno scorso abbiamo dato buca ad Andre per San Valentino, e che Giada era uscita con quel Luca?»

Seba annuì, sempre più interessato alla succulenta notizia.

«E ti ricordi che Andre ha tirato fuori 'sta storia proprio a San Valentino di quest'anno?»

«Sì.»

«Ecco, noi ancora non lo sapevamo, ma evidentemente l'ha tirata fuori perché era geloso marcio! Bene, quel famoso Luca è tornato dall'università qualche giorno fa e ha chiesto a Giada di uscire» affermò, il sorrisetto malefico stampato in viso e la voce degna del peggior portatore sano di gossip.

«No! E Andre?»

«Andre l'ha saputo ed è andato sotto casa sua, gli ha riempito la cassetta della posta di piscio e gli ha lasciato un biglietto sulla macchina con scritto che non doveva mai più contattarla, e che la prossima volta gliel'avrebbe scritto con le chiavi direttamente sulla fiancata!»

Seba scoppiò a ridere immaginando tutta la scena, seguito a ruota da rosso.
«Ma te lo immaginavi così geloso, tu?» gli chiese, e vide Alex scuotere la testa.

«Assolutamente no! Ma in effetti c'era da aspettarselo... Insomma, per essersi messo con Giada, vuol dire che era cotto da un pezzo.»

«Voi due cazzoni dovreste smetterla di parlare di me!»

La voce del protagonista del pettegolezzo si palesò nella camera del rosso, e Seba lo vide tuffarsi sul letto in mezzo a loro con la sua solita non grazia, spaventandoli a morte.

«Ti prego, la prossima volta fai un video per i posteri» lo scongiurò Seba, di nuovo preda di un attacco di ridarella isterica.

«Non fare lo stronzo! Tu eri geloso di Léon prima che vi metteste insieme, coglione.»

«Touché» rispose il castano, conscio che, in effetti, Andrea avesse proprio ragione.

I ragazzi si spostarono un po' per far spazio all'ultimo arrivato, e tutti e tre si ritrovarono a guardare il soffitto.

«Questo è stato proprio un grande anno, eh?»

«Già» risposero Seba e Alex, mentre Andre si sistemava con le braccia incrociate sotto la testa.

«Siete felici?»

Entrambi si voltarono verso di lui, che aveva un gran sorriso stampato in volto.
«Sì» risposero di nuovo insieme.

«Anche io» concordò.

Seba e Alex si guardarono, scambiandosi un'occhiata d'intesa, e in un attimo gli furono addosso.
«Ma quanto sei romanticone tu, eh?» e iniziarono a strizzargli le guance, mentre Andrea cercava, tra le risate, di fermare quei due cretini che erano i suoi amici.

Sebastiano, tra una cazzata e l'altra detta con i ragazzi, dentro di sé non poteva far altro che concordare: quello era stato un anno decisamente importante.

Ricordava ancora il desiderio che aveva espresso per il suo compleanno, quando aveva sperato di vivere un qualcosa che lo travolgesse completamente.

Beh, quel qualcosa era sicuramente arrivato, e lui era decisamente felice.

L'appuntamento con le ragazze e con Léon era per quella stessa sera, ovviamente sul terrazzo di Alex.

Seba era già lì dal pomeriggio e aveva mangiato una pizza insieme al rosso e ad Andre, e ora stavano aspettando l'arrivo degli ultimi invitati.

Avevano portato di sopra bevande e patatine, e lui stava approfittando di quell'attesa per ripassare un po' la sua tesina, quando sentì il campanello suonare.

Quando alzò la testa, per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.
Chiara si era presentata insieme a Paolo, e dal suo viso -rosso come un pomodoro maturo- poteva capire che non era poi tanto convinta di aver fatto quella scelta.

Trattenne a stento una risata, mentre salutava anche Giada e Léon, arrivati insieme a loro.

Vide il rosso studiare il nuovo arrivato con estrema attenzione, poi girarsi verso di lui.
«No, fatemi capire, quindi stasera sarò il reggi moccolo della situazione?»

Ed ecco che il ghiaccio era rotto; scoppiarono tutti in una grassa risata, mentre Alex metteva su un mezzo broncio e incrociava le braccia al petto.

«Non ti preoccupare, amore mio, lo sai che per me sarai sempre l'unico.»

Come al solito, il padrone di casa tentò di dare un calcio ad Andrea, con la sola differenza che stavolta ci riuscì in pieno, facendolo contorcere dal dolore.

Salirono in terrazzo e presero posto un po' ovunque, chi sui cuscini e chi sui materassini, ovviamente tutti stravaccati e con il naso all'insù, verso il cielo.

«Quindi questa è la famosa notte prima degli esami?» domandò Giada, accoccolata ad Andrea.

Chiara sospirò con lo sguardo perso tra le stelle.
«Già...»

«Non dovreste fare qualcosa di epico? Che ne so, l'anno scorso, la notte prima della maturità, sono stato in giro con i miei compagni di classe fino all'alba e siamo andati a scuola senza aver dormito neanche un minuto.»
Paolo non aveva usato un tono saccente, o provocatorio... Semplicemente era curioso di capire le dinamiche di quello strambo gruppo di ragazzi; o per lo meno, questo è quello che pensò Seba.

I ragazzi si guardarono tra loro, gli occhi che brillavano sotto la luce delle stelle e i sorrisi aperti come fiori appena sbocciati.

Erano giovani, avevano tutte le possibilità del mondo a loro disposizione e, nonostante non avessero ancora ben chiaro cosa volessero fare del loro futuro, sapevano bene che essere lì, su quel terrazzo, era già qualcosa di fantastico.

«Siamo noi qualcosa di epico» rispose Seba, una mano intrecciata a quella di Léon e l'altra sulla spalla di Alex.

Quella notte non avrebbero fatto nulla di straordinario, ma d'altronde non ne avevano mai avuto bisogno.

Sebastiano aveva detto una grande verità: erano loro stessi, insieme, qualcosa di straordinario.

Spazio S.

Sono in ritardo sono in ritardo sono in ritardo!!!
E probabilmente lo sarò anche domani 🤭
Ho controllato: la parola "decisamente" è stata usata ben 86 volte! Pensavo di più 😂
Buona giornata a voi,
Un bacio, S. ❤️

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