62. L'ecografia
Sebastiano aprì gli occhi molto prima del suono della sveglia, quella mattina.
Voltò appena il viso per poter vedere Léon, disteso accanto a lui, bello come sempre.
La sera prima erano scappati dalla festa in discoteca in fretta e furia, ansiosi di recuperare il tempo perduto, e la notte l'avevano passata a fare l'amore.
Gli si avvicinò piano, iniziando a lasciargli una lenta scia di baci che partiva dal viso e finiva sul collo.
La voce ancora roca di Léon che stava iniziando a svegliarsi lo incitò a continuare, e pian piano scese lungo l'addome nudo del compagno.
Aveva voglia di lui. Ancora.
Com'era possibile non sentirsi mai sazi di una persona?
Fino a poco tempo prima, per Sebastiano, sarebbe stata una cosa impensabile; ora, invece, non sapeva più come fare per domare quel desiderio che si accendeva in lui ogni volta che guardava Léon.
Sentì le sue mani tra i capelli, mentre stringevano appena la presa, e lo percepì mentre arcuava la schiena.
Fanculo! Perché mai avrebbe dovuto trattenersi?
Gli abbassò lentamente i boxer e prese in bocca la sua erezione, prima di bagnarsi un dito e portarlo alla sua apertura.
I gemiti di piacere che sentiva uscire dalla bocca del francese gli fecero capire che anche lui non avrebbe decisamente voluto mettere un freno alla loro passione.
Con una lentezza estenuante lo penetrò con un secondo dito, sentendo il più grande andargli incontro in una muta richiesta di aumentare il ritmo.
«Mi fai morire così...» la voce supplichevole e il respiro sempre più accelerato.
Sebastiano sorrise, soddisfatto, ma anziché accontentarlo uscì da lui, che alzò la testa per guardarlo con gli occhioni grigi spalancati.
Il più piccolo afferrò il tubetto di lubrificante e ne spalmò un po' sulle mani, prendendo poi a massaggiare la propria erezione.
Gli occhi di Léon si accesero di puro desiderio mentre lo guardava compiere quel semplice gesto e Seba lo vide alzarsi di scatto a sedere, per poi sbatterlo letteralmente sul materasso e sovrastarlo.
La sua espressione scioccata fece nascere un sorrisetto malizioso sulle labbra del francese, che molto presto furono sulle sue, avide e bisognose.
Si calò su Sebastiano lentamente, prendendolo dentro di sé e mandandolo immediatamente in tilt.
Non c'era nulla da fare: ogni volta che facevano l'amore, per Seba era come la prima volta.
Le sensazioni sembravano essere sempre più amplificate, ogni movimento sembrava mandarlo sempre più in visibilio.
Lo attirò più vicino a sé portando una mano dietro alla sua nuca e finendo per specchiarsi nei suoi occhi.
Gli occhi di Léon erano sempre un qualcosa che lo lasciava senza fiato.
Era come se ci fosse un mondo nascosto dietro a quelle iridi grigie, un mondo che lui avrebbe voluto abitare per sempre.
Il ritmo del francese si fece più serrato e Seba soffocò un gemito più forte degli altri sulle sue labbra.
L'orgasmo arrivò qualche secondo più tardi, travolgendo entrambi con un piacere che li lasciò storditi per qualche attimo.
Léon si accasciò piano sul suo petto, ormai senza forze, e ci rimase per qualche minuto, mentre Sebastiano aveva preso ad accarezzargli i capelli.
«È oggi l'ecografia?» chiese all'improvviso, facendo nascere nel più piccolo il terrore che ci avesse ripensato di nuovo; che ancora volesse tirarsi fuori da quella storia.
In un attimo ribaltò le posizioni e si trovò a torreggiare sul francese, che dall'espressione che aveva messo su doveva esserne rimasto sorpreso.
«Se cambi idea di nuovo, giuro che ti spezzo le gambe.»
Okay, non era vero... Sebastiano non avrebbe mai fatto una cosa del genere a nessuno, figuriamoci a Léon.
Ma aveva bisogno di fargli capire che era ora di smetterla di avere tutti quei ripensamenti. Seba aveva bisogno di sapere che lui sarebbe rimasto al suo fianco, a prescindere dal fatto che sarebbe diventato padre. Aveva bisogno di sapere che l'avrebbe scelto comunque.
La risata che scoppiò sulle labbra del francese lo lasciò perplesso, ma sentirlo ridere in quella maniera era una cosa talmente bella, che il suo essere stranito venne presto sostituito dalla meraviglia per quel suono.
«Ma che cazzo ridi?»
Beh? Doveva pur mantenere una parvenza di serietà.
«Oddio! Scusa amore, ma hai fatto una faccia così seria che...» e di nuovo scoppiò a ridere.
Come l'aveva chiamato?
Sebastiano aveva sentito chiaramente il suo cuore accartocciarsi su sé stesso e poi esplodere in mille fuochi d'artificio.
Gli sembrava surreale essere insieme a Léon, nudi nello stesso letto, e vederlo così sereno.
Era una visione alla quale non avrebbe mai voluto rinunciare.
Fu quello il momento in cui decise che sarebbe stato l'obiettivo della sua vita: farlo ridere in quella maniera, decisamente.
Alle nove meno un quarto era davanti a casa di Chiara.
Aveva lasciato l'abitazione di Léon a malincuore, facendosi giurare più volte che non sarebbe scappato da nessuna parte e non avrebbe avuto nessun ripensamento.
Il suo atteggiamento da bambino insicuro aveva infastidito persino sé stesso, ma Léon era stato paziente nell'assicurargli che non se ne sarebbe andato più.
Vide la sua migliore amica uscire di casa, un sorriso sul volto e gli occhi emozionati.
«Sei pronto, papà?» gli chiese allegra.
Sebastiano annuì e insieme si diressero alla clinica, chiacchierando del più e del meno per smorzare un po' l'ansia che li aveva pervasi.
Una volta arrivati si accomodarono nella saletta esterna, in attesa di essere chiamati dalla ginecologa di Chiara.
Seba guardò proprio quest'ultima: aveva il viso leggermente pallido, e il movimento frenetico del suo piede sinistro gli lasciava intendere che fosse parecchio agitata.
E le labbra! Chiara stava martoriando quelle povere labbra a furia di mordersele, e quando Seba tentava di fermarla, quella passava alle pellicine delle unghie.
La porta dell'ambulatorio si spalancò, rivelando la figura di una donna sulla cinquantina di bell'aspetto, con i capelli raccolti in una coda e il camice bianco.
«Savini?» chiese guardando i due ragazzi, per poi allargare le labbra carnose in un sorriso, «Prego, potete accomodarvi.»
Ed ecco che Chiara aveva perso un altro po' del suo colore.
Seba le posò una mano sulla spalla nel tentativo di calmarla un po', e insieme entrarono.
«Allora, Chiara, come ti senti?»
La dottoressa sembrava avere un debole per la ragazza, Seba lo poté notare dal tono quasi materno con cui le stava parlando.
«Oh... Un po' agitata» rispose lei, mentre aveva ripreso a martellare il pavimento col piede.
«D'accordo, stenditi sul lettino e facciamo la visita. Dei dettagli parleremo dopo, va bene?»
Chiara annuì, probabilmente grata del fatto che la ginecologa avesse saltato i convenevoli.
Sparì dietro un paravento chiaro, e Sebastiano vide la sua ombra mentre si spogliava.
Andò al suo fianco solo quando si fu accomodata sul lettino, mentre la ginecologa si preparava per farle la visita, e rimase abbastanza scioccato nel constatare che non si fosse tolta la maglietta, ma i pantaloni.
E quando la ginecologa prese una specie di sondino in plastica, fu ancora più perplesso.
«Non andrebbe fatta sulla pancia l'ecografia?»
La Coralli -così recitava la scritta sulla sua scrivania- sorrise e gli lanciò uno sguardo veloce.
«È ancora troppo presto per quella. Quando si è nei primi mesi di gravidanza viene fatta quella interna» spiegò.
Seba voltò il viso dall'altra parte quando vide la ginecologa inserire quell'affare; gli sembrava di violare, in un certo qual modo, l'intimità di Chiara.
«Eccoci qua, ragazzi. Ora vi indicherò sullo schermo cosa dovrete guardare. Tenete conto che non si vedrà un granché, all'inizio.»
Ed ecco che Seba tornò a voltare di nuovo il viso.
Si concentrò su quel piccolo schermo, che al momento era grigio, e prese la mano di Chiara stringendola nella sua.
Era emozionato.
Ne aveva passate parecchie nell'ultimo periodo, eppure quel momento gli stava regalando un sentimento che non aveva ancora mai provato durante la sua vita, e a cui non avrebbe neppure saputo dare un nome.
Sentì la mano di Chiara ricambiare la sua stretta e le sorrise, mentre entrambi aspettavano di veder comparire qualcosa su quel monitor.
Il sorriso della dottoressa iniziò a vacillare pian piano e una piccola rughetta si formò nel mezzo della sua fronte, facendo preoccupare entrambi.
«Qualcosa non va?» domandò Chiara, che aveva alzato appena la schiena per poterla guardare meglio.
«Un secondo» rispose lei, mentre continuava ad assottigliare gli occhi alla ricerca di chissà cosa.
Tirò fuori quella specie di sondino e lo appoggiò da qualche parte, poi si sfilò i guanti e sospirò.
«Tesoro... Sei sicura di aver fatto bene il test?»
Chiara spalancò gli occhi e voltò di scatto il volto verso Sebastiano, ora confuso più che mai.
«Sì! L'abbiamo fatto insieme. Abbiamo seguito tutta la procedura che c'era scritta sul foglietto» rispose convinta, mentre Seba annuiva confermando.
Non poteva di certo aver sbagliato: quella mattina se la ricordava perfettamente e Chiara aveva letto le istruzioni almeno quattro volte a voce alta!
«Hai controllato che non fosse scaduto?» domandò ancora la ginecologa.
Seba alzò le sopracciglia così tanto, che per poco non si unirono all'attaccatura dei capelli.
«Perché, quei cosi hanno una scadenza?» chiese infatti.
«Io non... Non sapevamo che avessero una data di... Insomma, mica è un cibo!»
«Infatti!» le diede man forte lui.
La dottoressa annuì, ancora col sorriso sul viso.
«E quando l'hai acquistato?»
Seba la vide sbiancare leggermente, poi la sentì rispondere con un tono sommesso.
«Me l'ha regalato mio fratello per scherzo quando io e Seba ci siamo messi insieme.»
«Ovvero?»
Sebastiano portò una mano al viso e iniziò a sfregare appena.
«Quasi tre anni fa» rispose al posto suo, dato che lei sembrava improvvisamente ammutolita.
La Coralli annuì di nuovo, poi appoggiò una mano sul polpaccio della ragazza, che ora era diventata improvvisamente rossa d'imbarazzo.
«Come immaginavo... Mi dispiace, cara, ma tu non sei incinta. I test scaduti possono falsare i risultati» disse facendo spallucce, cercando di usare un tono dolce.
«Ma... Ho un ritardo di non so quanti giorni, e di solito sono puntualissima» affermò Chiara, le sopracciglia aggrottate e l'aria confusa.
«Beh, può succedere... Se ti fa stare più tranquilla possiamo fare delle analisi, ma probabilmente sarà solo un po' di stress, e il fatto che fossi convinta di essere incinta potrebbe aver contribuito. La testa ha molto più potere di quanto noi possiamo immaginare, in certe situazioni» concluse in modo gentile la ginecologa.
Chiara annuì, mentre si alzava per rivestirsi.
Dopo aver scambiato due chiacchiere con la dottoressa, i ragazzi uscirono dalla clinica, e una volta fuori Sebastiano si appoggiò alla sua macchina.
Cazzo.
Chiara non era incinta.
Non sarebbero diventati genitori.
E anche se una parte di lui si sentiva triste, l'altra era comunque sollevata.
Guardò la sua amica, appoggiata come lui al cofano dell'auto, le mani davanti al viso e piccoli tremolii che le facevano scuotere le spalle.
Era così emozionata quando aveva saputo che sarebbe diventata madre... E ora il mondo doveva esserle caduto addosso.
E lui si sentiva pure sollevato!
Che stronzo.
Si avvicinò a lei e l'avvolse in un abbraccio, sperando di confortarla un minimo.
«Mi dispiace tantissimo, Chia'» le disse, le labbra tra i suoi capelli e le mani ad accarezzarle la schiena.
«Non ci posso credere» la sentì sussurrare, la voce un po' strozzata e il corpo sempre più scosso dai singhiozzi.
Poi si tirò fuori da quell'abbraccio, e Seba vide i suoi occhioni lucidi.
«Ma ti rendi conto? Che cretini!» e scoppiò in una risata che lo lasciò abbastanza stupito.
«Ma...»
Chiara aveva piegato il busto e si stava quasi tenendo la pancia, mentre le risate le scuotevano le spalle.
«Che razza di figura!» e giù a ridere di nuovo.
Dopo lo smarrimento iniziale, Sebastiano attaccò a ridere con lei, che sembrava sempre più divertita dall'intera faccenda.
«Quindi... Sì, insomma, non ti dispiace?» si azzardò a chiederle, sperando che non fosse soltanto un attacco isterico dovuto alla situazione.
Chiara, non appena si riprese, sospirò e lo guardò coi suoi occhioni blu.
«Nell'ultimo periodo ho parlato molto con mio fratello... Avevamo deciso di cercare un appartamento per poter andare via di casa, ma praticamente sarei stata del tutto a suo carico... A dire la verità, la cosa non mi entusiasmava... Ero felice, davvero, ma anche tanto preoccupata» disse con un sorriso.
«Perché volete andare via di casa?»
Lei fece spallucce e iniziò a guardare altrove.
«Così... Ultimamente le cose non vanno benissimo coi miei e ci piacerebbe avere un posto tutto nostro.»
Seba era davvero sorpreso da quell'affermazione.
I genitori di Chiara l'avevano accolto bene in casa e gli erano sempre sembrati una famiglia molto unita. Chissà cos'era successo per far pensare a lei e a suo fratello di cercare un altro posto in cui abitare.
Stava per chiederglielo, quando lei gli propose di andare a fare colazione al bar e aspettare i loro amici fuori dalla scuola per dargli la notizia.
Probabilmente era un argomento che non era ancora pronta ad affrontare con lui, e la cosa gli lasciò un po' d'amaro in bocca, ma annuì, e insieme si avviarono al bar preferito di Sebastiano.
Spazio S.
Eeeh insomma insomma, tutto è bene quel che finisce bene, no? Chiara non è incinta, solo un po' sbadata, e Sebastiano non diventerà papà!
Chissà come la prenderà Léon 🤭
Vi informo che mancano cinque capitoli, e poi sarà ora dell'epilogo...
Non sono pronta, nel caso vi interessasse saperlo 🙃
Ci rileggiamo domani, cuoricini 💕
Buona giornata a voi,
Un bacio, S.
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