51. Pan Di Spagna
Léon aveva percorso quei pochi metri che dividevano casa sua da quella di Alex di corsa.
Si era fiondato su per le scale ignorando persino il saluto di sua zia ed era arrivato nella sua camera col fiatone e l'agitazione a serrargli lo stomaco; e ora si trovava davanti al comodino, quello dentro cui Sebastiano aveva detto di aver lasciato un foglio per lui.
Niente di smielato, niente che riguardi noi due.
Così aveva promesso.
Camminò avanti e indietro per la sua stanza per minuti interi, lanciando occhiate furtive a quel pezzo di legno che racchiudeva l'oggetto della sua curiosità.
Non doveva guardarlo, Léon lo sapeva.
Si fidava di Sebastiano, sapeva che aveva detto la verità, ma sapeva altrettanto bene che, qualunque cosa ci fosse stata scritta su quel foglio, lui sarebbe stato male.
Ma, in fondo, male ci stava già, no? Tanto valeva soddisfare la curiosità che lo stava lacerando dentro e leggere quel dannato pezzo di carta.
Aprì il cassetto e lo vide, piegato in maniera sgraziata, come se Sebastiano avesse sentito qualcuno avvicinarsi e avesse dovuto fare tutto di fretta per non farsi scoprire.
Una piccola scritta recitava: "nel caso non fossi con te, giovedì" e già a Léon si appannò la vista.
Il problema non era solo quel giovedì; il problema era che, con molta probabilità, Sebastiano non sarebbe stato con lui mai più.
Ma andava bene così; in fondo era stato proprio lui a deciderlo, e il proverbio dice "chi è causa del suo mal pianga sé stesso".
Aprì il foglio lentamente, come se avesse avuto paura di tagliarsi con le parole di Sebastiano, e iniziò a leggere.
Ogni chef che si rispetti ha il proprio quaderno di ricette personali, quindi non offenderti, Léon, questa non è una guida, ma solo un promemoria per una delle tante ricette che imparerai.
Per prima cosa, controlla che il forno sia vuoto (tranne che per la griglia, quella ci deve essere) poi accendilo a 180° con la modalità ventilato (è quella con la ventolina, hai capito quale? Se non hai capito chiamami, o chiedi a Isabelle, lei lo sa).
Ora passiamo agli ingredienti:
4 uova a temperatura ambiente (temperatura ambiente vuol dire che devono essere fuori frigo, quindi toglile il prima possibile e lasciale fuori. Guarda che è importante!)
100 grammi di zucchero.
65 grammi di fecola di patate (te l'ho comprata qualche giorno fa e l'ho messa nel mobile di fianco al frigo, ché tanto tu non saresti stato in grado di riconoscerla.)
65 grammi di farina 00 (è quella col pacco blu, mi raccomando! L'ho messa vicino alla fecola, comunque, così non ti sbagli.)
Procedimento:
Prendi una ciotola grande (quella blu con i fiorellini è perfetta), rompici dentro le uova, controlla che non siano caduti dei pezzetti di guscio (e levali se è così) e aggiungi lo zucchero.
Prendi le fruste elettriche (sono quelle con cui abbiamo fatto la torta di mele a Natale, ti ho fatto una stellina sulla scatola, così non ti confondi) e accendile a velocità massima (possibilmente prima metti la spina nella presa, ahah).
Monta tutto per quindici o venti minuti (Léon, per favore, non fare che ti sembra che possa andare bene e smetti di montarli quando ti sei stancato. Guarda l'orologio e segui tutti i passaggi!).
Quando hai finito di montare le uova con lo zucchero, prendi un'altra ciotola (quella arancione col gatto andrà bene) e setaccia la farina con la fecola. Setacciare vuol dire che, dopo averle pesate, le butti insieme nel colino che è appeso sopra il fornello, quello col manico verde, e poi piano piano lo sbatti contro la mano libera come se fosse un tamburello, fin quando tutta la farina non ricade nella ciotola. Ci sono i tutorial su YouTube se non hai capito come fare, guardali!
Ora, un cucchiaio alla volta, devi aggiungere il mix di farina e fecola nella ciotola in cui ci sono uova e zucchero. Aggiungi e mischi, aggiungi e mischi. Mi raccomando, in modo delicato! Non fare lo smanettone come al solito!
Prendi la tortiera che è nel cassetto di fianco al lavello e prendi anche un pezzetto di burro, passalo dentro e ungila bene bene dappertutto. Prendi una piccola manciata di farina e buttala nella tortiera, falla girare in modo da infarinarla completamente.
Ora prendi il composto che hai creato poco fa e versalo pian piano nella tortiera.
Sbattila un po' sul ripiano della cucina, così si stenderà meglio.
Mettila in forno e imposta il timer a venticinque minuti.
Quando suona, apri il forno, prendi una presina, tira fuori leggermente la griglia con la tortiera e infila uno stecchino nel pan di spagna, poi appoggialo sulle labbra: se ti sembra ancora bagnato, lascialo cuocere per altri due o tre minuti, e poi fai di nuovo la prova. Se invece ti sembra asciutto, tiralo fuori e lascialo raffreddare.
In ogni caso, mi raccomando, appena hai fatto spegni il forno! È spento se la righina è sullo zero.
Quando sarà completamente freddo potrai tagliarlo a metà e farcirlo con quello che vuoi, una delle cose più facili e veloci è l'abbinamento Nutella e cocco (ti ho comprato quello disidratato e l'ho messo nello stipite vicino allo scolapiatti, così non lo confondi con la farina o la fecola).
Okay, penso di averti detto tutto.
Per favore, chiamami se non hai capito qualcosa o hai qualche dubbio, d'accordo?
Sono sicuro che comunque verrà buonissima la tua prima torta, ho fiducia in te.
Mandami una foto appena avrai finito l'opera, okay?
Seba.
Léon strinse quel pezzo di carta al petto, quasi come se fosse una lettera d'amore scritta solo per lui.
In effetti, in parte si poteva considerare proprio così.
Sebastiano si era dato la pena di scrivere tutto nei minimi dettagli per fare in modo che lui non sbagliasse nemmeno un passaggio e il risultato fosse soddisfacente.
Addirittura aveva comprato gli ingredienti giusti e li aveva nascosti in casa sua, pur di non confonderlo.
Dio, gli mancava già da impazzire quel ragazzo.
Lo aveva pensato così tanto, in quei due giorni...
Aveva rivisto nella sua testa tutti i momenti passati insieme, tutte le volte che avevano fatto l'amore, tutti i baci e le carezze.
E poi aveva viaggiato di fantasia: se l'era immaginato insieme a Chiara e al suo pancione a passeggiare felice per la città; con un bambino piccolo in braccio, sorridente e soddisfatto della sua nuova vita.
In fondo, si disse, aveva fatto bene a scegliere di allontanarsi da lui.
Un figlio è qualcosa che ti cambia dentro per sempre, è l'amore più grande che si possa provare, e Sebastiano certamente si sarebbe scordato di lui quando avrebbe guardato negli occhi il suo bambino per la prima volta.
Anzi, forse sarebbe successo anche prima.
Magari quando avrebbe sentito il suo cuoricino battere alla prima ecografia, o quando avrebbe sentito il primo calcio attraverso la pancia della sua ragazza.
Nove mesi.
Massimo nove mesi e poi almeno uno dei due sarebbe tornato a stare bene.
Era un buon compromesso, pensò.
E lui?
Lui era abituato al dolore.
Sapeva gestirlo, ormai.
La vita lo aveva già messo di fronte alla perdita di tre persone che per lui erano fondamentali: sua mamma, il suo papà e Antoine.
Tutti e tre lo avevano abbandonato, in una maniera o nell'altra, e lui era riuscito ad andare avanti.
Sì, la perdita di Sebastiano sarebbe solo stata l'ennesima cicatrice da portare su quel cuore martoriato che ormai batteva a stento nel petto.
Quel giorno Léon saltò la scuola.
Sua zia era uscita la mattina presto per il suo turno in ospedale, poi si sarebbe fermata a pranzo con le sue amiche per festeggiare e sarebbe rientrata nel tardo pomeriggio.
Lui aveva tutto il tempo per provare a fare quella benedetta torta, così come aveva programmato.
Per sicurezza, la sera prima aveva tirato fuori dal frigo otto uova, giusto nel caso avesse dovuto rifare il pan di spagna una seconda volta.
Riprese la lettera che gli aveva lasciato Seba nel comodino e iniziò a fare tutti i passaggi che vi erano scritti, non senza difficoltà, visto che il foglio risultava ormai stropicciato per quante volte l'aveva chiuso e riaperto durante la notte.
Con non poca sorpresa, riuscì ad ottenere un composto che somigliava vagamente a quello che aveva visto in foto, quando aveva provato a guardare le ricette su internet.
Infilò la tortiera in forno e aspettò che i minuti passassero, mentre cercava di dare una riordinata alla cucina piena di utensili sporchi e schizzi di uova e farina.
Beh, aveva detto che ci era riuscito, non che non avesse combinato disastri.
Quando il timer suonò, Léon afferrò uno stecchino come gli aveva suggerito Sebastiano e lo infilò nel pan di spagna, gonfio e dorato; lo portò alle labbra e lo appoggiò delicatamente, verificando che fosse asciutto.
Non poteva credere di essere riuscito a preparare una torta tutto da solo!
Erano quasi le 10:30, la cucina era stata ripulita e il suo pan di spagna era riuscito alla perfezione!
In un periodo come quello che stava passando, gli sembrò una cosa per cui esultare alla grande.
Tolse la tortiera dal forno e lo spense, proprio come gli aveva detto Seba, poi afferrò il telefono e scattò una foto della sua opera d'arte.
Non doveva scrivergli, lo sapeva, ma lo aveva aiutato tantissimo e glielo aveva espressamente chiesto, che male avrebbe fatto mandare una semplice foto?
Andò sul suo contatto e la inviò, attendendo col cellulare in mano una risposta che non tardò ad arrivare.
Da Sébastien:
È perfetto! Sei stato bravissimo.
A Sébastien:
Merito della tua scrupolosa spiegazione. Grazie mille
Da Sébastien:
Figurati. Fai gli auguri a tua zia da parte mia, per favore.
Léon ripose il telefono su uno dei ripiani e andò in salotto.
Gli era già venuta voglia di scrivergli di passare in serata per farglieli di persona, e non poteva davvero permetterselo.
Scrivere a Sebastiano era stato un errore enorme, perché per un momento aveva pensato di poter mettere da parte tutto quello che stava succedendo nelle loro vite e ritagliarsi un piccolo spazio in quella di Seba.
E questo non era giusto.
Dopo tutto quello che aveva passato col suo patrigno, si era ripromesso di cercare nella vita solo ciò che fosse amore incondizionato, vero, pulito.
Sicuramente non meritava di vivere una vita all'ombra della finta famiglia felice di Sebastiano.
Così come Sebastiano non meritava di dover dividere la propria cercando di barcamenarsi tra lui, Chiara e il loro bambino.
Entrambi meritavano di vivere un amore che potesse essere raccontato a tutti.
No, decisamente non doveva scrivergli mai più.
Si sarebbe limitato a vederlo nelle uscite di gruppo fino a quando non avrebbe trovato altri amici con cui passare un po' di tempo.
In fondo nella sua classe erano tutti abbastanza simpatici, e Luca gli aveva chiesto più volte di uscire e fare serata insieme a lui e ad altri ragazzi.
Sarebbe uscito dal gruppo piano piano, in silenzio, così come ci era entrato.
Era sicuramente la decisione migliore per tutti, quella.
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