38. In Segreto

Il lunedì era sempre traumatico per Andrea, ma quello era decisamente peggiore degli altri.

La settimana precedente erano stati in gita, quindi niente scuola, niente compiti e niente studio. Trovarsi di nuovo di fronte all'edificio di Ragioneria gli faceva venire quasi un senso di nausea.

Addirittura, quella mattina non aveva nemmeno fatto colazione per quanto sentiva lo stomaco sottosopra.

La verità era che non era pronto a rivedere lei.

La sera prima si era aggregato alla compagnia di suo fratello, forte del fatto che i ragazzi più grandi frequentassero pub e discoteche anche fuori città. Si era divertito, aveva trovato qualche ragazza con cui passare un po' di tempo e di nuovo era tornato a casa ubriaco fradicio. 

Non era più bravo come un tempo a negare a sé stesso i sentimenti che provava.

Ricordava bene che, agli inizi di tutta quella storia, gli bastava trovare una ragazza con cui appartarsi per pomiciare un po', ed ecco che i pensieri assurdi che aveva in testa andavano a scemare.

Poi aveva aggiunto a quei baci un boccale o due di birra, e di nuovo aveva provato sollievo dai timori che gli attanagliavano il petto.

Eppure non bastava.
Nulla sembrava essere mai abbastanza per allontanare lei dalla sua mente.

Così aveva cominciato ad andare a letto ogni volta con una ragazza diversa e, per quel tempo in cui rimaneva chiuso in una stanza o nel cesso di un locale, stava bene.

Tornava a casa che era ridotto uno straccio, la sua reputazione lo precedeva, eppure era stato pronto a sacrificarla per un paio d'ore di libertà.

Adesso, invece, la guardava dall'altra parte della strada, bella e pure com'era sempre stata, e sentiva nel petto un ronzio di emozioni che non era più in grado di zittire.

Andrea si era innamorato dell'unica ragazza che non avrebbe mai neanche dovuto guardare.

Quella che non lo avrebbe mai considerato.
Quella che sicuramente lui non meritava.
Stava lì, con qualche compagna di classe, mentre scuoteva la testa divertita da chissà quale aneddoto e mostrava la fila di denti bianchi e perfetti.

La chioma quella mattina era stata lasciata libera di correre giù per le spalle, creando onde naturali che facevano venir voglia ad Andre di passarci le dita in mezzo.

Si sarebbe limitato a salutarla anche quella mattina, con un sorriso tiepido e magari una mezza battuta di quelle che la facevano ridere.

Erano in classe insieme e lui da due anni preferiva sedere nei posti in fondo solo per poterla guardare. 

Anche di schiena gli andava bene, si faceva bastare quei momenti in cui riusciva a intravederle il profilo, magari perché stava parlando con la sua compagna di banco.

Chissà se si era mai accorta che i suoi occhi erano sempre puntati su di lei.
Chissà se aveva mai capito qualcosa.

No, era impossibile.
Andrea era diventato un esperto nel nascondere le sue emozioni.
Nemmeno i suoi amici si erano mai accorti di nulla.

Chissà cos'avrebbero detto se avessero saputo che il dongiovanni della scuola aveva una vera e propria ossessione per una ragazza della sua classe.

Dio, lo avrebbero preso per il culo a vita.

Qualche tempo prima Léon gli aveva detto che prima o poi avrebbe preso una botta nei denti incredibile; quella frase lo aveva fatto davvero sorridere.

Lui, la botta nei denti, l'aveva presa ormai due anni prima, quando in una mattina come le altre l'aveva vista sorridere, e si era reso conto che quel sorriso avrebbe voluto guardarlo per sempre.

Era scoppiato così quel sentimento nel suo petto, come un tuono all'improvviso in un cielo estivo. Era stato qualcosa di inaspettato, che aveva fatto mancare il respiro ad Andrea, lo aveva fatto barcollare.

Si era innamorato senza preavviso, senza essere d'accordo, senza nessuna via d'uscita.

D'altronde sua nonna glielo diceva sempre, quando era più piccolo: l'amore non chiede il permesso a nessuno. È come un pungo sul naso: arriva, ti lascia stordito e tu non puoi farci nulla.

Ma Andrea non ci aveva mai creduto a questa sua teoria; lui era convinto che l'amore fosse qualcosa che progrediva pian piano, un po' come una di quelle piantine che si comprano nei vivai, di cui ci si prende cura, che si guardano crescere giorno dopo giorno.

E invece no, invece aveva dovuto ricredersi: l'amore assomigliava di più al bambù. 

Andrea aveva visto in un documentario che quella pianta poteva crescere, in particolari occasioni, anche un metro all'ora. 

Ecco, la sera prima lui era andato a dormire tranquillo e la mattina dopo si era ritrovato incastrato in una foresta di bambù.

«Che fai? Spii quelle di prima? Ti conoscono anche loro ormai.»
La voce profonda di Alex fece nascere un sorriso sul suo volto, si voltò e salutò il suo amico con una pacca sulla spalla.

«Prima o poi dovrai passare all'altra sponda, è l'unica soluzione che ti rimane, te l'ho già detto.»

Andre scoppiò a ridere scuotendo la testa.
«Seh, ti piacerebbe! Questo ben di Dio non sarà mai tuo, ricordatelo!»

Alex fece ruotare gli occhi al cielo.
«Ma chi lo vuole! E poi, a dire il vero, ho visto davvero di meglio in giro!»

Andre mise su un'espressione sconvolta che fece ridere il rosso, impegnato a scappare da lui mentre tentava di dargli un calcio.

Tutte le mattine era la stessa storia: Alex lo trovava perso nei suoi pensieri ed escogitava un modo per farlo ridere, per distrarlo. E ogni mattina tutta la scuola assisteva a quella specie di scenetta di loro due che si rincorrevano per tutto il cortile.

Andrea non avrebbe cambiato quella loro tradizione per nulla al mondo.

La campanella suonò segnando l'inizio della ricreazione e lui non poteva esserne più felice.

Quelle tre ore iniziali erano state infinite, Andrea aveva rischiato di addormentarsi più volte durante la lezione di storia.

Si stiracchiò sulla sedia e andò al banco di Seba e Alex, a cui tirò un leggero scappellotto sulla nuca.
«Andiamo di sotto?»

«Devo passare alle macchinette, prima» rispose Seba.

E figuriamoci! Quel ragazzo non sarebbe mai uscito dalla sua dipendenza da zuccheri.
In gita si era portato una scorta di caramelle gommose che sarebbe bastata per l'intera classe.

«D'accordo, andiamo.»
Tutti e tre si avviarono verso i distributori automatici e, mentre Alex giocherellava con una sigaretta tra le labbra, Seba sceglieva con quale dose di glucosio drogarsi quella mattina.

Cioccolato bianco e nocciole, doveva essere la sua nuova fissa.
Con la sua tavoletta in mano Sebastiano si voltò verso i ragazzi, l'aria soddisfatta e il sorriso da un orecchio all'altro.
Cielo, gli sarebbe venuto il diabete prima o poi.

Raggiunsero gli altri che stavano già chiacchierando seduti sull'erba, in uno dei pochi punti al sole del grande giardino della scuola.

«Sto morendo di sonno» si lamentò Andre, rivolto a tutti e a nessuno.

«Dio, anch'io! Ieri sera mi sono addormentata tardissimo» concordò Giada, prima di coprirsi la bocca con una mano e lasciarsi andare a uno sbadiglio.

«E hai fatto addormentare tardi anche me» la guardò truce Chiara.

«Perché? Che avete fatto, siete uscite senza di noi?» Alex mise su un mezzo broncio, mentre buttava fuori una boccata di fumo.

«Ma no, chiacchiere tra ragazze fino a tardi» Giada gli fece un occhiolino e con un sorriso tornò a guardare la sua amica.

Gli unici che sembravano riposati e felici erano Léon e Sebastiano: uno giocherellava col solito legnetto di liquerizia, l'altro mangiava la sua tavoletta di cioccolato.

«Prima o poi ti cadranno tutti i denti a forza di mangiare schifezze» gli fece notare Andre, incapace ormai di trattenersi.

«Li metterò nuovi» rispose quello, facendo un'alzata di spalle.

«Ha ragione Andre. Ieri ti sei mangiato una confezione intera di coccodrilli gommosi, oggi il cioccolato. Prima o poi ti dovremo portare in ospedale per una lavanda gastrica» affermò Léon, mentre scuoteva la testa.

Sul volto di Alex comparve una smorfia confusa.
«E tu che ne sai? Anche voi avete fatto le chiacchiere tra ragazze?»

Andre scoppiò a ridere, mentre Seba cercava di non strozzarsi con l'ultimo boccone che aveva in bocca. 

Léon invece sembrava tranquillo.
«L'ho chiamato per un esercizio di matematica ed era a bocca piena, ha confessato dopo due secondi.»

Chiara sorrise a quell'affermazione e guardò il suo ragazzo.
«Hanno ragione, amore. Adesso facciamo una settimana di dieta depurativa insieme, così ti disintossichi un po' da tutti quegli zuccheri.»

Sul volto di Seba comparve un'espressione corrucciata, alla quale seguì immediatamente una sorta di lagna come quella che fanno i bambini quando non vogliono andare a dormire.
«Ma io non la voglio fare la dieta depurativa. Falla insieme a Giada.»

«Ehi! Io non mangio caramelle come se non ci fosse un domani. Sono già bella depurata, grazie!»

Andrea decise di porre fine a quell'inutile battibecco che si stava venendo a creare e iniziò a parlare del nuovo pub che avrebbe aperto nel week end.
«Sabato tenetevi liberi, apre un locale nuovo dietro alla zona industriale! Ne stanno parlando da mesi, dobbiamo assolutamente andare.»

Ad Alex si illuminò il viso.
«Grande! Hanno fatto un sacco di pubblicità su Facebook, dev'essere una figata.»

Andre annuì in direzione del rosso tutto entusiasta.
Le ragazze si avviarono per prime per poter andare un attimo in bagno; loro rimasero lì qualche secondo prima che la campanella sancisse la fine della ricreazione.

Si incamminarono tutti e quattro verso le porte e Andrea la cercò un'ultima volta con lo sguardo.

I suoi capelli inconfondibili spiccavano tra il marasma di gente che affollava il cortile.

Andrea sorrise alla sua figura di schiena, mentre continuava a chiacchierare con i suoi amici.

Spazio S.

Ecco il primo e ultimo pov di Andrea... Anche il nostro playboy, in gran segreto, è innamorato 😍
Con la reputazione che si è creato, chissà se riuscirà mai a raggiungere questa ragazza...
Noi ci rileggiamo lunedì ❤️
Buon fine settimana a voi
Un bacio, S.

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