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- Senti, non sei mai stata a questo campeggio, ma è bene imparare subito le regole. Qui lavorano tutti e tutti si danno una mano, perciò muovi quel culo a mandolino che ti ritrovi e fila nel tuo bungalow che Milena e le altre hanno bisogno anche del tuo aiuto per pulire.

- Chi cazzo saresti tu? - le chiedo, con aria di sfida.

- Tessa, una delle volontarie che gestiscono il campeggio. Alle persone villane e nullafacenti come te dovrebbero vietare questo posto.

- Vai a cagare - sibilo.

Mi solleva per un braccio e mi costringe a mettermi in piedi.

- Fila a pulire, stronzetta!

Mi avvicino e le afferro un polso.

- Dai, mandami a cagare. Lo so che lo vuoi più di ogni altra cosa. Le persone come me devono marcire nella merda più schifosa, vero?

- Cosa fai? Lasciami immediatamente!

- Altrimenti che succede? - le chiedo, ridendo.

- Aiuto! Aiuto! - comincia a lamentarsi quella.

Mollo la presa dopo averle sputato in faccia e torno nel bungalow. Milena mi tira addosso un flacone di detergente da bagno.

- Deciditi a fare qualcosa, sfaticata - commenta.

- Anche tu deciditi a non rompermi più il cazzo, sfigata - rispondo, sdraiandomi sul letto.

- Emma c'è? - la voce di Simone interrompe il nostro discorso - ha dimenticato il suo cellulare sul pullman.

- Oh accidenti, è vero! Grazie Monno - commenta Emanuela, abbracciandolo.

- Figurati! La Cianni ha detto di sbrigarsi a pulire che stasera ci cucina lei la pizza. E la pizza della Cianni è da giù di testa.

Non mangio. Non me ne frega nulla di mangiare, soprattutto visto che sto trattenendo una stramaledettissima pipì da quando siamo arrivati solo perché ho un blocco psicologico con i bagni pubblici.

- E tu non dici niente? - commenta Simone, sedendosi sul mio letto.

- Non ho un cazzo da dire - rispondo.

- Ah ma davvero?

Simone scoppia a ridere e si sdraia sopra di me iniziando a farmi il solletico.

- Fermati - mormoro, dato che il solletico non lo sopporto.

Continua imperterrito a farmi il solletico sulla pancia mentre incrocio le gambe cercando di non cedere alla pipì che sto trattenendo da quando siamo scesi dal pullman. Finalmente riesco a scaraventarlo giù dal letto e corro in bagno. Mando al diavolo il mio blocco psicologico perché sto davvero scoppiando. Simone entra proprio in quel momento e si mette a ridere.

- Ah, ecco perché mi hai buttato a terra in quel modo... scusami, non immaginavo avessi un'urgenza di quel tipo...

- Esci! Subito! - gli intimo, gettandogli addosso una converse.

Mi rivesto ed esco dal bagno sotto lo sguardo divertito ma dispiaciuto di Simone.

- Beh, allora, ci vediamo dopo - commenta, uscendo dal bungalow.

- Adesso però pulisci - Milena mi allunga una spugna e mi spedisce in bagno - noi ci occupiamo della cucina.

- Oh ma si può sapere che cazzo vuoi, eh? - la allontano da me con uno spintone - se ti va tanto di pulire perché non pulisci te?

- Basta, smettetela - interviene Emanuela - le regole del campeggio sono queste, se non ti stanno bene tornatene da dove sei venuta.

Sbuffo, afferro la spugna e il flacone di detersivo, poi mi chiudo in bagno. Ne rovescio un po' nel lavandino e tiro l'acqua per far vedere un po' di schiuma. Faccio lo stesso nella doccia. Poi torno in cucina dicendo di aver finito.

- Ci voleva molto? - commenta Emanuela - adesso c'è il momento delle presentazioni. Dai, andiamo, non manca molto.

- Presentazioni?

- Sì, ognuno presenta se stesso agli altri. Dobbiamo passare del tempo insieme, dovremo pure conoscerci, no?

- Sì, ma dove facciamo queste presentazioni?

- In piazzetta. È lo spazio vicino alle docce dei camperisti. È il momento topico del campeggio - commenta Valeria, eccitata.

Sinceramente, non capisco tutta questa eccitazione. In realtà neppure perché debba condividere ossigeno con questi sfigati, ma me ne devo fare una ragione perché due settimane sono tante se inizio ad annoiarmi già ora. 

Aspetto che tutte e tre siano uscite e poi mi fiondo in bagno. Mi tolgo la maglia e rimango in reggiseno davanti allo specchio. Fisso i miei lividi che stanno diventando viola e poi mi rivesto. Esco, tirandomi dietro la porta pensando che nessuno mi chiederà mai perché ne abbia così tanti. 

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