Hannibal/il silenzio degli innocenti ( prima parte )
Questa One shots ce l'avevo nel cassetto da un sacco di anni, ringrazio le storie della bravissima GladiaDelmarre a tema #hannigram che mi hanno spinta a riprenderla in mano ( se non l'avete fatto seguite il suo profilo e anche se non siete fan di quei fandom ne vale la pena perché la scrittura è spettacolare ).
Io adoro il personaggio di Will Graham e il rapporto sviluppato con Hannibal Lecter, esplorato nella serie TV Hannibal di Bryan Fuller, ma adoro anche il personaggio di Clarice Starling ( interpretato da Jodie Foster, poi da Julianne Moore nel film seguito "Hannibal", e infine da Rebecca Breeds nella serie TV "Clarice" appunto sul personaggio di Clarice Starling - senza Lecter purtroppo - ma per me avrà sempre il volto della bravissima Jodie Foster ) così ho voluto unire questi due personaggi immaginando un ipotetica storia che li vede protagonisti ( mai trasportata in televisione e tanto meno nella serie TV per una questione di diritti ) gli aventi di Clarice seguono quelli del libro "Hannibal" dopo che a lei viene fatto il "lavaggio di cervello" con tanto di droghe ipnotiche e allucinogene che sì guariscono i suoi traumi passati ma annientano la sua personalità trasformandola in una sorta di Bedelia Du Maurier - solo che lei a differenza di Clarice era lucida e ben consapevole di ciò che stava accadendo, anche se fino a un certo punto - aspetto che nel film non viene evidenziato ( nel film finisce con Lecter che la lascia libera dopo la famigerata cena a base di cervello ).
E niente, buona lettura questa storia sarà divisa in massimo tre parti.
- Mi scusi...-
L'uomo seduto al bancone che stringeva fra le mani un bicchiere pieno di qualche wiskhy scadente, sussultò quando una mano gli toccò la spalla, accompagnata da una voce femminile.
Si voltò stizzito per capire chi fosse la gustafesta, non era serata quella anzi, a dirla tutta, nessuna era la serata adatta per attaccare bottone.
La donna aveva i capelli scuri raccolti in una coda, e il volto pallido lo trovo' familiare così come quegli occhi azzurri, stranamente cupi e colmi di una malinconia che non riuscì a decifrare ( cosa che lo turbò ancora di più della familiarità che la donna gli ispirava ) dove l'aveva vista?
- Che vuole?-
Mormorò scorbutico evitando il suo sguardo, ben consapevole di come si sarebbe posato sul suo volto sfregiato, ma ormai ci era abituato, eppure il suo indugiare lo infastidi' ulteriormente, così finì il whisky in un sorso, facendo cenno al barman di volerne un altro, sperando che si stufasse e decidesse di andarsene.
- Agente Starling, FBI. Vorrei scambiare due chiacchiere con lei.-
Sputò il whisky sul legno laccato ignorando le imprecazioni del barman, mentre la nausea gli rimestava le viscere, fulminea all'udire le parola FBI, e ancora prima, quel cognome...
Quindi era quella era la famosa Clarice Starling, salita alla ribalta dopo il caso Buffalo Bill, e poi tristemente soprannominata l'angelo della morte dopo quella sparatoria in cui era morto un bambino e poi...
No basta, doveva fermare i ricordi, di quella donna sapeva quel poco che aveva letto sui giornali e basta.
Si stupi', solo vagamente, che a quattro mesi dal suo ritrovamento le avessero permesso di riprendere servizio.
Certo, dev'essere stato Jack ad aver convinto i suoi superiori a riprenderla in servizio dopo tutto quello che ha fatto. Avrebbero dovuto metterla in prigione o in psichiatria per incapacità di intendere e volere, e invece no, eccola qui a piede libero, al lavoro.
Che tu sia dannato Jack.
Se la Starling era lì significava solo una cosa sola, e lui aveva chiuso con l'FBI da anni, non era più un agente e tanto meno voleva esser utile a loro, si chiese solo se fosse stata mandata lì da Jack Crawford, molto probabile che fosse stato lui a darle l'indirizzo di quel bar sperduto in Florida.
- Finalmente la conosco signor Graham. Lei è una leggenda all'FBI, lo sa?-
Disse la donna chiudendo il tesserino identificativo e rimettendoselo in borsa, conscia che l'uomo non gli aveva nemmeno dato un occhiata però l'aveva riconosciuta, ormai anche lei era un personaggio "pubblico, la fermavano spesso, per un autografo, delle "condoglianze" per chissà che cosa esattamente, o solo congratularsi del suo essere una sopravvissuta.
Ma immaginò che Will Graham ormai fosse svanito dalla memoria dei più, erano passati anni dal caso del Drago rosso, lui dopo era sparito dalla circolazione e voci di corridoio dicevano che era diventato un alcolizzato, altre che fosse finito in una clinica psichiatra altre ancora che fosse stato ucciso e fatto a pezzi...a quanto pare l'aspetto attuale dell'ex agente corrispondeva a tutti i tre pronostici.
Quell'uomo puzzava di alcool in modo nauseabondo, la camicia a quadri era macchiata da chiazze marroni di cui Clarice non volle indagare la provenienza, i capelli un tempo ricci e folti ( così aveva visto dalle foto mostrare negli archivi ) erano tagliati quasi a zero e aveva una barba di almeno tre giorni, aveva dovuto chiedere per assicurarsi che quell'uomo stravolto ( per non parlare del volto, un mosaico di cicatrici fra cui spiccava lo sfregio sulla guancia mal celato dalla barba ) fosse davvero il Will Graham che Jack Crawford aveva considerato un fedele alleato nella lotta contro i più degenerati killer d'America.
Will Graham prese il cappotto appoggiato alla sedia accanto a lui, un vecchio pastrano ormai sbrindellato ma funzionale, si frugò nelle tasche dei jeans per poi tirare fuori delle banconote stropicciate che, senza contarle o verificare che la somma fosse giusta, sbatté, con un tonfo che gli valse un occhiataccia del barman, sul balcone.
- Io all'FBI non ho più niente da dire. Saluta Jack da parte mia. Buona giornata agente.-
Clarice Starling sospirò, sapeva che non sarebbe stato così semplice, così per perdere tempo ed evitarlo di seguirlo subito, abbottonò con un sospiro gli ultimi bottoni del suo tailleur grigio anche se poco adatto a un ambiente come quello.
Ma, con studiata lentezza, si preparava per uscire avvertì le occhiate dei presenti, tutti uomini, un misto di diffidenza, curiosità e desiderio, quelle occhiate viscide le fecero tornare alla mente le celle del manicomio criminale di Baltimora, ma scacciò il pensiero.
Seguì Will fuori dal locale, il sole delle tre e mezza illuminava la strada deserta, solo una striscia di terreno screpolato, i raggi colpivano le auto parcheggiate, per lo più pick-up o vecchie chevrolet, come quella rossa e grigia a cui si stava avvicinando Will, cercando le chiavi nelle tasche del cappotto.
Clarice lo raggiunse, sì guardo le scarpe nere, nuove comprate per l'occasione, poi sorrise a Will con quella tristezza di fondo che l'uomo non riusciva a decifrare, e notando che si metteva gli occhiali da sole ( senza aver ancora aperto la macchina, stava ancora cercando le chiavi imprecando ) se ne uscì con una frase che bloccò l'uomo.
- Oggi picchia forte il sole, e il meteo prevedeva cielo coperto... sai una volta qualcuno mi disse che il sole è un materasso incendiato sul qualche è morto il suo Dio. Non sei d'accordo?-
Will si sentiva la bocca secca e la nausea non aveva smesso di scombussolargli le budella, dovette trattenersi per non vomitare ai piedi dell'agente i quattro bicchieri di whisky bevuti al bar, e ora cominciavano pure a pulsargli le tempie.
Ma dalla reazione e dal lieve tremito delle mani, Clarice capì di aver fatto centro, utilizzando quella frase.
Clarice dovette allontanarsi, forse la nausea era contagiosa, perché anche lei cominciava ad avvertirne un principio, o forse era solo nervosismo ma no, non era più una novellina.
Non più ormai. In un altra vita, forse
Clarice aveva studiato a fondo il profilo di Will Graham, ben prima che Crawford gli desse le informazioni, seppur forzate, ma anche dopo aver letto delle sue capacità e della sua storia passata, non era riuscita a capire come mai una persone come Will avesse suscitate il suo interesse.
Un empatico che cosa aveva da spartire con uno psicopatico "puro"( così l'aveva definito Chilton ), se non la capacità di venir manipolato facilmente a causa di essa?
Cosa che effettivamente era successa, ma non riusciva a capire come avesse fatto a restare in vita così a lungo, sapeva di come lui si annoiasse facilmente con i burattini dopo averne tirato i fili a piacimento.
Come aveva fatto anche con lei, dopotutto.
Gli venne alla mente, fulmineo come un schiocco di frusta ( una balestra ) un frammento del dialogo che loro due avevano avuto la prima volta che era stata al manicomio criminale di Baltimora:
- Come sta Will Graham?
-Non conosco Will Graham.
- Ma sa chi è. Il protetto di Jack Crawford. Quello prima di lei. Com'è la sua faccia?
-Non l'ho mai visto.-
- Questo si chiama "qualche vecchio tocco", agente Starling.
E che tocco, pensò la donna fissando spudoratamente lo sfregio sulla guancia dell'ex agente, completamente ricucita dopo uno scuarcio che gli aveva lasciato una cicatrice, come un ghigno malevolo.
Chissà come doveva essere svegliarsi e trovarsi davanti agli occhi quelle cicatrici, rivivere giornalmente quei ricordi.
Istintivamente si toccò la macchia scura sulla sua guancia, polvere da sparo che non aveva voluto togliersi, per ricordo, come un portafortuna un monito per ricordare a sé stessa del perché faceva quel che faceva, e di come si potesse sopravvivere, nonostante tutto, all'orrore.
Forse anche per Will Graham era lo stesso?
Will Graham, un intelligenza pari quasi alla sua empatia, quella che, a detta di Crawford, l'aveva rovinato facendolo sprofondare in un buco nero da cui non sarebbe più uscito ( e me vedeva le conseguenze davanti ai suoi occhi ), Will che era sopravvissuto a più di uno scontro con i peggiori serial killer in circolazione, Will che più di una volta aveva rischiato di morire, ed eccolo lì un uomo completamente a pezzi, distrutto sia all'esterno che nell'animo e di ciò ne era sicura, perché lui faceva proprio questo.
Ed era così che si sentiva anche lei, non aveva cicatrici visibili, esterne, ma dentro, era un mosaico pieno di schegge che a fatica cercava di ricomporre, sanguinando nel farlo.
Era dura perché guardare Will Graham era come specchiarsi in uno di quegli specchi che rimandano l'immagine deformata, ed era convinta che Will ne fosse benissimo consapevole, che evitasse di guardarla ( per davvero, non quegli sguardi fugaci e scocciati con cui l'aveva accolta al bar ) per non doversi riflettere nei suoi occhi e leggervi lo stesso orrore.
Voleva dimenticare, Will, era palese ma lei voleva, doveva insistere.
Will ignaro dei pensieri della donna dovette respirare lentamente, sentiva che gli stava per venire un attacco di panico.
Dov'erano quelle maledette chiavi?
- Sai mi hanno raccontato di te Will, eppure ho ancora difficoltà a combaciare l'immagine che mi hanno fatto di te con quella attuale. Gli altri non potranno mai capire, ma io posso, siamo simili. Abbiamo vissuto le stesse cose, Will.-
Guardami Will, guardami veramente. Picchiami, urlami contro, ma guardami, non scappare di nuovo.
È ora di chiuderla una volta per tutte, farla finita.
Will che ormai aveva trovato le chiavi e aperto la portiera per sedersi al sedile del guidatore, mentre dentro di sé malediva quella donna, le chiavi che non trovava e soprattutto lo stramaledettissimo Jack Crawford che lo aveva lasciato a marcire in quel posto senza uno straccio di telefonate, mai una mail o solo una cartolina in quegli anni, niente.
Se la Starling era lì a cercarlo significava una sola cosa, che lui era tornato, ma la verità era che non gli importava di nulla, erano anni che non guardava i notiziari né leggeva giornali o ascoltava radio, non gli importava di nulla ormai, solo della sua attività di riparazione di barche ( a cui si dedicava quando non era troppo ubriaco ) dei suoi cani e della pesca, nient'altro altro.
Se lui era ritornato in azione ( mesi dopo dopo aver abbondonato Clarice ai bordi di qualche strada, come si fa con i cani, drogata e in stato confusionale ) bastava che lo lasciasse in pace e gli stesse alla larga.
Se le sue supposizioni corrispondevano al vero, perché non ne aveva sentito parlare dai suoi clienti quelli che veniva a farsi riparare il motore delle loro imbarcazione, o solo udito dalle chiacchiere che i soliti ubriaconi intavolavano al bar?
Era troppo stanco e vecchio per combatterlo, non solo lui ma anche contro i suoi mostri e i ricordi, semplicemente viveva giorno per giorno senza pensare al passato né al futuro, solo al presente.
Se i ricordi si facevano troppo chiassosi c'era sempre l'alcool e qualche pillola prescritta con ricette false per quelle occasioni.
La sua vita era stata monotona in quegli anni ma di una monotonia, un tran tran rassicurante e ipnotico, e tutto d'un tratto compariva un agente dell'FBI.
Non uno qualsiasi...quello sì che era stato un colpo basso da parte di Jack.
Ma che andassero al diavolo tutti quanti.
Il tremito che precedeva gli attacchi di panico ( ecco con quelli aveva imparato a convivere e sedare a furia di alcool e droghe, ma non erano mai svaniti, così come gli incubi...almeno era sparita l'insonnia e il sonnambulismo) era sparito così come la nausea, si sentiva avvolgere da una stanchezza che lo invadeva a ondate, inframezzate da una rabbia che non riuscì a non ignorare, e quando sentì quelle parole, non riuscì più ad arginarla.
Gli altri non potranno mai capire, ma io posso, siamo simili. Abbiamo vissuto le stesse cose, Will.
Clarice vide che l'uomo, dopo aver aperto la portiera, era rimasto qualche minuto fermo immobile, per poi richiuderla con forza, facendo un rumore che la fece sussultare, inaspettatamente.
Poi si voltò verso di lei, togliendosi gli occhiali da sole, rivelando occhi rossi e pesti per la sbornia, ma ora mentre fissava la donna si rese conto di non essere mai stato così lucido prima in tutti quegli anni di isolamento e volontaria autodistruzione, e parlò tentando, nonostante l'ira, di mantenere un tono distaccato e trattenuto.
Le si avvicinò, abbassandosi perché la donna gli potesse vedere bene il viso, e le indico' una piccola cicatrice all'attaccatura dei capelli.
- Mi ha guardato la faccia tutto il tempo Clarice, ma questa non l'ha notata, vero?
Hannibal ha cercato di aprirmi la testa per mangiarmi il cervello mentre ero ancora in vita e sotto farmaci. Lo stavamo cercando a Firenze, per poco non siamo morti sia io che Jack.-
Clarice sorrise piano, scuotendo la testa e per nulla impressionata, nonostante quella sensazione di inquietudine non fosse svanita del tutto.
Ma una realizzazione la colpì fulminea come uno schiaffo, Will lo aveva chiamato per nome, con naturalezza, lei no, dopo tutti quei mesi, da quando era stata trovata, ancora non ci era riuscita, non a voce almeno.
Lo ha nominato, lo ha chiamato per nome, io non sono riuscita a farlo, non ancora.
L'ho sempre chiamato, mentalmente, Dottor Lecter, una precisazione che lui stesso aveva chiesto in carcere, perché non siamo mai stati sullo stesso piano, io sono rimasta la ragazzina inesperta che ha visto nel manicomio, una ragazzina da guidare, che trovava interessante per le sue ferite e traumi, e il modo con cui riusciva a utilizzarli per prendere Jame Gumb, grazie alle sue conoscenze e i suoi consigli.
No, io e Will non siamo simili.
Sono sempre stata quella che è venuta dopo, che ha trovato interessante, ma per piegarmi e rendermi la compagna ideale ha dovuto drogarmi, mallearmi mentre ero debole e vulnerabile, con la scusa di curarmi.
Lui invece lo chiama per nome, come fossero sullo stesso piano, e forse lo sono stati davvero.
Ora forse comincio a capire.
Sono stata solo un tuo rimpiazzo, Will?
Lo fissò bene negli occhi, ma lui li riabbassò, non riuscendo a sostenere lo sguardo, la schiena curva e le braccia flosce, annientato dalle sue stesse parole, ognuna di esse pesanti come macigno, la prima volta che confessava un evento del suo passato con lui a un estraneo.
- Io ho visto un uomo drogato ma ancora vivo e cosciente con la testa aperta mentre pezzi del suo cervello venivano cucinati davanti ai miei occhi, l'ho visto delirare, perdere le parole e la ragione, mentre lui gli dava da mangiare il suo stesso cervello. Questo può bastare, Will?
O continuerai a fare la vittima, come se fossi l'unico ad aver sofferto a causa sua?-
Will Graham, la rabbia e il principio di attacco di panico svanito scosse la testa, e con estrema lentezza salì in macchina al posto di guidatore osservando, senza guardarla veramente, la donna nella speranza che se ne andasse, finalmente.
Aveva detto quel che doveva dire, potevano finirla lì.
Questa donna mi è davvero così estranea seppur non l'abbia mai vista né conosciuta prima? Lo è davvero, dopo tutto quello che abbiamo passato? Forse è stata un errore giudicarla male, però su una cosa si sbaglia, non siamo simili.
Gesù sono così stanco, voglio solo tornare a casa, basta cosi.
- Continuiamo a non essere uguali, Clarice. Tu sei ancora arrabbiata, piena di vendetta, per questo sei venuta da me vero? Perché io Hannibal Lecter l'ho conosciuto davvero, e speri di utilizzare questa conoscenza per trovarlo e forse finalmente ucciderlo.
Ma è la tua guerra, la mia è finita su quella scogliera, quando mi sono guardato dentro davvero. Vuoi sapere cosa ci ho trovato?-
Clarice lo aveva seguito, sedendosi nel sedile del passeggero passeggero ( l'uomo non aveva chiuso le portiere, forse un invito inconsapevole, che lei aveva colto al volo ), e scosse la testa a quella parole, anche se lo sospettava cosa avrebbe detto, anzi lo sapeva.
- La bellezza della morte, dell'omicidio. Pensavo che il mio essere un empatico, entrare nella mente degli assassini mi avesse rovinato, che la troppa immersione mi avesse convinto di essere un mostro come loro, come lui. Ma la verità è che lo sono sempre stato. E ora non posso più tornare indietro, non dopo questa consapevolezza, e le droghe e l'alcool aiutano fino a un certo punto, l'unica cura per me è cercare di dimenticare, non importa se questo comporta il mio annullamento psichico.
È questa la differenza fra me e te, Clarice. Tu non sei un assassina, anche se hai ucciso, e non vuoi dimenticare.
Ma lascia che ti faccia questa domanda: il tuo desiderio di vendetta di ritrovarlo, e immagino di ucciderlo, no non mentirmi so che è così è ciò ho provato anch'io un tempo, non ti mette al suo stesso livello? E prima che tu mi risponda, permettermi di darti un consiglio: lascia perdere, o finirai come me. Se non vuoi perdere te stessa, se non vuoi guardarti davvero dentro, per l'amor di Dio lascia perdere.-
Clarice lo fissò senza dir nulla, ma avrebbe voluto dirgli che era troppo tardi, aveva già perso sé stessa in quegli anni con lui, aveva già sperimentato tutto ciò di cui parlava, ma continuava ripetersi che erano state le droghe e la manipolazione mentale, e forse lo stesso Doctor Lecter doveva averlo capito, che lei non sarebbe mai stata la compagna ideale ( Non sono te Will ) e quindi l'aveva lasciata andare.
Si era risvegliata, come da un sogno lunghissimo, su una striscia di strada che tagliava i campi, e aveva camminato con la mente vuota per miglia fino ad arrivare alla prima città disponibile, chiamare Ardelia - il primo contatto che le era venuto in mente - e farsi venire a prendere. E poi ospedali, medici, Jack che le chiedeva cos'era successo, che l'aveva ospitata per un periodo ( intercedendo per lei evitando che finisse ricoverata o peggio, cercando di tenerla lontana dai giornalisti ).
E poi era tornata da Ardelia Mapp quando aveva capito che Jack l'aiutava solo per avere informazioni su Lecter.
E poi, come la luce in fondo al tunnel, aveva conosciuto o meglio, riconosciuto una sua vecchia fiamma, con cui si era sposata ( il matrimonio era stato appena una settimana prima ).
- Sai Will, ti ho mentito. Non sono mai ritornata in servizio, il tesserino era quello del mio precedente servizio che non ho mai restituito, lavoro con mio marito, lo aiuto nei suoi studi, e non sono qui perché Jack mi ha chiesto di trovarti, e sopratutto Lecter non è ritornato, è da quando mi ha lasciato andare che non so più nulla di lui. Ti ho cercato io, per un altro motivo.-
Will Graham la fissò, perplesso, con il mal di testa che cominciava a martellargli le tempie, non sapevo più a cosa credere.
Dopo questa notizia mise in moto la macchina che si mise in moto con un rombo malconcio per poi uscire dal parecchio del bar.
- Bene, non mi interessa allora. Dimmi dove abiti che ti accompagno a casa. Hai davvero bisogno di cure, non sei per nulla lucida se pensi di reclutarmi per una folle ricerca di quel mostro. Mi dispiace ma mi tiro indietro.-
La donna scosse la testa, e la chinò per fissare la borsa a tracolla posata in grembo, giocherellando con le stringhe di cuoio che fungevano da chiusura, e Will la osservava di sottecchi, notando la ruga sulla fronte corrucciata, le borse scure sotto gli occhi e le rughe intorno alla bocca elegante, il ritratto di una donna a pezzi, non molto diverso da come poteva apparire lui stesso, e sentì nei suoi confronti un senso di colpa misto a pietà.
Oh se potessi osservarci qui insieme, Hannibal, vedere come hai ridotto entrambi.
- No Will, non sono qui per questo.-
Risollevò il capo, ora con uno sguardo risoluto e una nuova determinazione negli occhi ( o forse era solo disperazione? ), e ciò che disse annientò definitivamente Will Graham:
- Sono incinta, Will. L'ho scoperto prima di sposarmi e non è di mio marito.-
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