Ed Nygma ( Gotham ) - Verrà la morte, e avrà i tuoi occhi ( prima parte )
Piccolo riassuntino per i profani su Gotham ( magari con questa invoglio qualcuno a guardare la serie TV ) una serie TV di cinque stagioni che racconti le origini degli antagonisti più celebri di Batman, e la trasformazione di Bruce Wayne nell'uomo pipistrello più famoso al mondo ( piccola premessa, Bruce ragazzino e poi adolescente - che attraversa una fase ribelle facendo esasperare il povero Alfred - non è uno dei miei personaggi preferiti, insieme al "protagonista" Jim Gordon mi dispiace per chi lo apprezza ma ricalca troppo lo stereotipo del poliziotto eroico senza macchia né paura e si alcune volte esce dagli schemi, vedesi le sue alleanze e accordi con Pinguino o i Falcone, però è fin troppo palloso e quadrato, per i miei gusti, ok va bene che è un personaggio tratto dai fumetti e film che lo ritraggono in un determinato modo però, anche meno ( ho apprezzato più il suo collega, Harvey Bullock più credibile ).
Inutile dire che i miei preferiti rimangono i "cattivi" ( Pinguino, L'Enigmista, Poison Ivy, i "Joker" alias gemelli Valeska, Catwoman qui ancora Selina Kyle, coetanea di Bruce ), premetto che le mie conoscenze dell'universo di Batman si fermano ai film di Tim Burton ( avevo una cotta per il Joker interpretato da Jack Nicholson, e una curiosità, l'attore che fa il padre di Pinguino della serie TV è lo stesso del film di Burton, "Batman - il ritorno" dove interpreta il padre del Pinguino di Danny DeVito, e lo stesso Danny DeVito ha apprezzato l'interpretazione del di Robin Lord Taylor, con tanto di complimenti, immagino l'onore ) e non conosco i fumetti né i cartoni, quindi a fedeltà del canone classico non posso esprimermi.
Lo ammetto, ho iniziato a guardare questa serie TV venendo a conoscenza da altri fonti della ship fra Pinguino e l'Enigmista, e sono stata bene ripagata a quanto pare ( la terza stagione, ragazzi, ci va giù pesante, poi già è una stagione all'insegna dell'amore e delle coppie, e quello a senso unico di Pinguino mi ha devastato).
Piccola premessa sul perché Pinguino ( o Pingui ) alias Oswald ( per gli amici Ozzie ) è il mio personaggio preferito, voglio dire è un infido leccapiedi e manipolatore, che usa le informazioni anche come spia, per tornaconto personale e senza essere fedele a nessuno, insomma un vero e proprio personaggio inizialmente meschino e a tratti detestabile nel suo essere viscido e servile, per poi pugnalare chiunque alle spalle.
Ma ehi, nella prime due stagioni è legato a sua madre da un rapporto morboso ( chiaramente non ha superato un po' di fasi freudiane infantili ) ma adorabile, e poi dopo questo suo bisogno d'affetto lo riversa sul padre, poi su Nygma ( e nella quarta stagione prima su Sofia Falcone - personaggio che per me non merita spazio tanto l'ho detestata - figlia del boss Falcone e su un bambino, Martin ).
Fatta eccezione per il bambino verrà sempre fregato, e a ogni fregatura si trasforma nel "pinguino definitivo", insomma un po' come Patriota deve fare terra bruciata dei sentimenti umani per diventare definitivamente crudele.
Ma qui non siamo in The Boys, e la non - storia fra Pinguino e Nygma è la migliore della serie ( non resa canonica è dell'omofobia dell'emittente televisiva - però Tabitha e Barbara nessun problema, giusto? ) un occasione sprecata il non averla resa canonica ( nonostante fosse voluta dai loro due interpreti, entrambi uomini queer e gay ).
Bando alle ciancie, vi lascio alla lettura di questa...cosa.
Il capitolo è incentrato su Ed Nygma che dopo aver "ucciso" Ozzie prende pastiglie allucinogene pur di vederlo perché gli manca, quindi ecco un confronto fra lui e l'allucinazione di Oswald ( e un piccolo cambiamento di QUELLA scena del terzo episodio, perché managgia agli autori che non hanno messo un bacio, era palese perfino a mia madre che non sopporta queste cose ).
P.s una delle cose migliori delle allucinazioni di Edward è Ozzie che canta Wake up alone di Amy Winehouse ( assolutamente tutto molto etero, oh sì).
Beh buona lettura, e i pareri sono accetti.
"Così fu quell'amore dal mancato finale
Così splendido e vero da potervi ingannare"
Dolcenera - Fabrizio De Andrè.
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Una pillola, per dormire, e una di giorno, per restare sveglio a programmare i suoi "giochi" ( una contraddizione che nemmeno lui stesso riusciva a spiegarsi ), colpi inutili, si era stancato di tutto quell' affannarsi, a che scopo, già si era già fatto beffe della polizia.
Ed Nygma cominciava a stancarsi anche di creare enigmi che ( quasi ) nessuno era ancora riuscito a risolvere.
Quante persone ancora avrebbe dovuto uccidere fino a trovare un degno avversario, no, un mentore, una guida, o era il contrario?
Non aveva importanza, ormai la polizia e i cittadini di Gotham conoscevano lui, o meglio, la sua firma, il suo alter ego teatrale e sopra le righe, quello che aveva preso il posto del terrorizzato Ed Nygma, incapace di fare fronte al suo primo omicidio.
Isabella, Kristen, le vedeva negli specchi, nei suoi sogni, ed entrambe si facevano beffe di lui, e insieme a loro lui, l'Enigmista.
( O era Ed, l'emotivo Edward Nygma che aveva ucciso il suo migliore amico per rabbia e vendetta - era stato davvero Oswald a uccidere Isabella, o lui, involontariamente aveva lasciato libero spazio all'Enigmista di agire, ripetendo lo stesso schema di Kristen? - no li era stato impulsivo, quello stupido Ed non avrebbe mai agito in quel modo elaborato
Ma chi era, veramente, dei due? )
Era stanco, tanto stanco, le sue identità si confondevano così come l'alternarsi dei morti di cui era stato la causa, affollavano la sua testa, non poteva zittirli del tutto, ma farli sparire per un po' si.
Prese la terza pasticca della giornata.
E poi subito una quarta.
Non erano veri e propri farmaci, bensì un mix di psicofarmaci con una percentuale di droghe psicotrope, prese in una quantità eccessiva davano gli stessi effetti dell'LSD e di una pessima sbornia.
Ed era quello che Edward voleva ottenere, delle ore di pace e ottenebranento mentale, voleva silenzio dalle voce e dai fantasmi, fermare o anche solo rallentare quell'ingranaggio impazzito che era la sua mente, sempre affamata di curiosità, di enigmi e piani d'azione.
Ma quei piani non erano serviti a nulla, solo a scavare ancora il buco nel petto che sentiva espandersi, come una voragine vorace, ogni giorno di più.
Nessuno era alla sua altezza, né come guida né come nemico, nessuno era come Oswald Cobblepot, il suo migliore amico, l'ex sindaco di Gotham che aveva costruito la sua carriera strisciando fuori dalla melma come un parassita e un ratto, dai bassifondi di Gotham fino alla sua cima.
Era un idrovora, Oswald, un idrovora che metteva le mani su ogni attività, illecita e non, avvinghiando e assorbendo chiunque a sé attraverso minacce e promesse, in una ricerca ossessiva, patetica e infantile, di amore e attenzioni.
( In realtà non era mai stato capace di amare nessun altro se non i suoi egoistici interessi, e ricevere attenzioni era uno di quelli, attenzioni e bisogno di compagnia che aveva scambiato per amore ).
E appena queste non gli erano più concesse, prima batteva i piedi e strillava come un ragazzino, poi passava all'azione, diventando totalmente incapace di soppesarne le conseguenze ( un ossimoro stridente con la personalità calcolatrice e spietatamente lucida di quel mingherlino pennuto, sempre un passo avanti rispetto a chiunque ), e così era accaduto con Isabella.
Isabella, Isabella, non fai altro che parlare e pensare a lei, se ne sei così ossessionato, non dovresti sentirti meglio, appagato dalla tua vendetta?
Hai ucciso il suo assassino, giusto?
Quindi perché te ne stai sdraiato a pensare ancora a lei e a prendere droghe allucinogene per vedere il suo assassino nonché tuo ex migliore amico?
Non è un po' un assurdo controsenso?
Ed si voltò verso la voce, proveniente da un Oswald Cobblepot vivo e vegeto, grondante di viscida e sporca acqua di porto ( la stessa in cui Edward lo aveva visto scomparire, andare giù senza alcuna possibilità di potersi salvare ) che con un ghigno gli si avvicinò con la sua tipica andatura zoppicante.
Uno degli effetti spiacevoli delle pasticche era che, se zittivano le voci e le visioni, queste venivano sostituite dall'allucinazione fin troppo viva di un redivivo e sarcastico Oswald.
Ammetti una volta per tutte che quella di Isabella è solo una scusa per crogiolarti nel dolore della perdita, convincendoti che stai piangendo ancora lei quando in verità sono io quello che ti manca, e quello che vedi è una proiezione dei tuoi desideri e sensi di colpa nei confronti di Oswald, non di Isabelle.
Edward lo ignoro', chiuse gli occhi e ingoiò un altra pasticca, la quinta di quella giornata e la terza di fila.
- Isabella, Oswald, Isabella. Hai sempre, volontariamente, pronunciato male il suo nome, sapendo di infastidirmi.-
E tutti i tuoi colpi da professionista, il giocare con la polizia e il cercare una guida, sono solo un modo per dimenticare che IO ero l'unico a capirti e vederti davvero, IO ero l'unico ad accettarti nonostante i tuoi raptus omicidi e il tuo essere uno sociopatico incapace di relazionarsi senza snocciolare indovinelli incomprensibili per mascherare le sue insicurezze sociali.
Tre pastiglie erano fin troppo anche per la sua tossicodipendenza giornaliera, piano piano iniziava a sentire gli effetti, la testa che gli girava, la vista annebbiata, il salotto in cui si trovava cominciava ad ondeggiare davanti a lui, tutto appariva irreale, riusciva a distinguere nitidamente solamente Oswald, in piedi davanti a lui.
Aveva una macchia di sangue, nello stesso punto in cui Edward gli aveva sparato.
Non solo lo vedeva distintamente, ma sentiva l'odore di acqua putrida che emanava, avvertiva le gocce che gli cadevano addosso, se ne tolse una sul viso all'altezza dello zigomo destro, stupendosi di avvertire la sensazione di bagnato sulle dita.
Oswald o meglio la sua allucinazione continuava a parlare, infierendo su di lui, denigrando le sue capacità e definendolo un patetico schizzato incapace di controllarsi e con manie di protagonismo ( curioso, con quei termini avrebbe potuto descrivere anche lo stesso Oswald).
Ed Nygma tento di alzarsi, reggendosi sui braccioli della poltrona sui cui era sdraiato, ma perse l'equilibrio, cadendo rovinosamente a terra.
Vide il suo ex migliore amico morto chinarsi su di lui, pronto a riprendere la schiera di insulti e degradazioni, quando Ed allungò, ormai completamente in balia dei sintomi del sovradosaggio della droga, una mano per accertarsi che Oswald fosse davvero un allucinazione ( a quel punto iniziava a mettere in dubbio perfino quella certezza ).
La mano si aggrappò al soprabito fradicio del Pinguino, che non batté ciglio, anzi parve soddisfatto nel vedere lo sbigottimento sul volto dell'altro.
- Tu...non sei reale, come... com'è possibile?-
Balbettò il povero Ed Nygma, ora davvero pericolosamente convinto che Oswald Cobblepot fosse tornato dal mondo dei morti, vivo e vegeto, per tormentarlo, o peggio, ucciderlo.
Sentì un brivido di ribrezzo invaderlo, l'impulso di ritirare la mano e urlare, scappare da quella stanza, da villa van Dahl, dalla stessa Gotham, via da sé stesso, con la follia che ora cominciava a insinuarsi in lui, rapide come scosse elettriche di terrore, trovò la forza per alzarsi, sempre aggrappato al soprabito di Oswald, e, con la mente ovvatta, senza ragionare, tiro' un pugno al volto dell'ex sindaco.
Con stupore notò che l'allucinazione prese a indietreggiare, la figura che non era Oswald si mise una mano sul labbro, notando che sanguinava, per poi fissare Edward con uno sguardo fra il sorprese e lo sbigottito.
Era così reale, il labbro gonfio e insanguinato, se fosse stato vivo il giorno dopo si sarebbe svegliato con un livido, ma non era, vivo, era un morto fradicio che puzzava di alghe marce e acqua purtrida, era la stessa proiezione di Oswald che da settimane faceva risorgere dal mondo dei morti grazie alle droghe eppure, solo oggi aveva preso il coraggio di aggredirlo.
E poi rise, Edward lo vide chinarsi e stringersi la pancia per le risate, poi lo vide rialzarsi, gli occhi chiari lucidi di scherno, e derisione.
Tutto qui, Edward, quello che sai fare? È facile uccidere con una pistola, ma a mani nude, senza l'Enigmista, sei un incapace che agisce solo per istinto, i tuoi indovinelli sono inutili, quando devi uccidere veramente.
Non mi hai nemmeno guardato negli occhi mentre mi sparavi, mi hai guardato ma senza vedermi davvero.
Hai una seconda occasione, sono qui, avanti, cosa aspetti?
Ti impasticchi da settimane solo perché io ti aiuti a elaborare i colpi, e ora che ti sei stufato, vuoi già eliminarmi?
O ti sei già pentito di quello che hai fatto?
Perché non lo ammetti, una volta per tutte, che ti manco?
Passato i primi attimi di sgomento, quelle parole scatenarono una furia cieca in Edward, un istintiva rabbia che lo portò a scagliarsi contro la proiezione di Oswald.
Solo una frase gli vorticava nella mente, una frase che ripeté come una nenia:
Tuhaiuccisoisabellatuhaiuccisoisabella
Altri pugni e calci, nemmeno udiva le sue stesse urla, solo una curiosità di fondo, come era passato da quella sensazione di ovattezza, vuoto mentale, a quella furia cieca?
Non aveva la minima importanza, anche se quell'Oswald era un'allucinazione, era stato il sovradosaggio probabilmente a causare quelle sensazioni e forse non doveva prendere tutte quelle pillole una dietro l'altra, o forse, cos'era stato, il vuoto, la disperazione di quei giorni senza significato, qualsiasi cosa fosse, doveva ringraziarla, perché ora aveva una seconda possibilità:
Ti posso ammazzare con le mie mani, la seconda volta sarà più soddisfacente, posso guardarti fisso negli occhi, mentre muori, di nuovo...
L'allucinazione ( così vivida, così reale ) che portava le fattezze di Owsald Cobblepot, rideva e commentava vecchi ricordi su di loro, a ogni pugno, a ogni calcio, eppure continuava a tenersi aggrappato a Edward, senza alcuna intenzione di lasciarlo andare.
Erano solo ricordi quelli che uscivano dalla bocca di quell'imitazione del Pinguino, la prima volta che si erano incontrati alla GCPD, il modo in cui lo aveva fissato insistentemente, con una curiosità a tratti ossessiva...
Peccato che allora non ti avesse minimamente calcolato, era ancora il periodo in cui andava dietro a Jim Gordon come un cagnolino scodinzolante.
Per farti notare hai dovuto scovarlo nel bosco, ferito e distrutto emotivamente, una casualità che si trovasse poco lontano dalla tomba improvvisata di Kristen, bravo, Ed, te ne sei preso cura al punto che lui si è convinto di essere il tuo migliore amico, spingendolo a venirti a trovare ad Arkham, farti uscire e poi innamorarsi di te, ottima mossa lavorare con lui quando era sindaco, a così stretto contatto...o era tutto un elaborato piano, come quello che hai proposto a Butch per farti eleggere come eroe agli occhi di Gotham e ai suoi?
Ma Edward non ascoltava ciò che aveva da dire, sentiva solo quella rabbia e sì, affanno, disperazione, un mix esplosivo che lo portava a desiderare di ucciderlo, quel fantasma dalle fattezze del suo ex migliore amico.
Sentiva le mani, le nocche doloranti e sanguinanti per i pugni inflitti, il contatto con la pelle dell'altro che si rompeva e sanguinava, si formavano i lividi ( così reale, fin troppo) mentre intorno a lui la realtà si disfaceva, ondeggiava e i contorni sfumavano in un luccichio alcolico.
Sentiva i ricordi invaderlo insieme alle emozioni, e poi la voce di Oswald che non era Oswald, proveniente dalla sua testa, la figura sotto di lui, sfregiata dai colpi - non si era ribellata, l'allucinazione di Oswald Cobblepot, era rimasta a osservare, sorridendo, Edward che, seduto sopra di lui, lo riempiva di pugni e calci:
Se era tutto pianificato, come mai ti sei stupito così tanto quando ti ha confidato i suoi sentimenti, dopo aver vissuto mesi letteralmente appiccicati e insieme a ogni evento pubblico, eravate così imbarazzanti mentre vi comportavate come una coppia sposata.
E davvero, Ed, lo consideravi solamente il tuo migliore amico, era davvero semplice amicizia, oppure un tornaconto personale come organizzare quel falso attentato in cui per poco non venivi ammazzato da Butch, oh e quel "farei qualsiasi cosa per te", ma quanto è stato commovente, era manipolazione anche quella, Edward?
Strano che tu lo definisca ancora migliore amico dopo tutto quello che ti ha fatto, eppure, ti sei mai chiesto come sarebbe potuto andare, Edward, se non avessi mai incontrato Isabella all'enoteca, se lei non fosse mai comparsa nella tua vita?
Nemmeno allora avresti ricambiato i sentimenti di Owsald, o forse sì?
O sarebbe stato solo il naturale proseguimento del tuo piano, avresti gongolato, forse gli avresti dato quello che desiderava, per un po', per poi usare la scusa dell'amicizia e scaricarlo definitivamente, prendendo il suo posto.
Edward si era distratto un attimo a causa della voce, e per la prima volta rispose, urlandogli a pochi centimetri dal volto, fissandolo bene negli occhi, anche se non sapeva bene a chi parlasse all'Oswald morto, quello vero, o all'allucinazione.
- Non era un piano, per la prima volta quello che facevo non era premeditato o per un tornaconto personale, è così difficile crederlo? Io ti volevo davvero bene, eri il mio migliore amico ed ero felice di essere il tuo braccio destro, non avevo nessuna intenzione di diventare sindaco né di distruggere il tuo impero, PRIMA! Eravamo felici, finché non hai ucciso Isabella, e potevamo continuare ad esserlo, ma no, a causa della tua gelosia da bambino viziato hai dovuto rovinare tutto!-
La nenia si fermò nella sua testa si blocco', o forse era l'immobilità dell'altro a fermarlo, ed Edward Nygma si irrigidì, colto da un dubbio, poi controllo', ma la diagnosi era una sola:
Nonostante fosse solo una vivida allucinazione indotta dalla droga, il corpo sotto di lui, seppur avesse gli occhi aperti, non aveva battito né respiro.
Ho ucciso Owsald, il mio migliore amico, di nuovo.
Si alzò sgomento, barcollando, era sporco, aveva gli occhiali storti e i capelli arruffati ( da tre giorni era chiuso a villa Van Dahl a impasticcarsi, con la scusa di elaborare un nuovo piano ) e mentre la stanza continuava a ondeggiare nonostante fosse certo di averlo ucciso di nuovo, continuava a sentire la voce dell'amico nella sua testa, che lo sbeffeggiava, ancora e ancora.
Non fece in tempo a rispondergli che si accorse che stringeva fra le mani il vuoto, ed era seduto sul nudo pavimento, abbassando lo sguardo vide che il corpo di Owsald era sparito.
Nonostante una parte di sé fosse ancora lucida e consapevole che tutto ciò era solo un allucinazione indotta dai farmaci, si alzò per poi dopo pochi passi cadere sul divano.
Si guardava intorno, febbrilmente, mormorando fra sé e sé, sconvolto da quella scomparsa improvvisa, con la sensazione di una voragine che iniziava ad aprirsi nel petto e a espandersi fino ai polmoni, impedendogli una corretta respirazione.
È solo un attacco di panico dovute allo sbalzo emotivo indotto dalla droga, questa è la fase calante, sei quasi alla fine, Edward, respira. È normale che Oswald sia sparito, sei tu che l'hai fatto sparire.
- Owsald...nonono non di nuovo...ti prego, non ti nuovo, Oswald...-
È morto, anzi, sono morto, dato che mi hai ucciso di nuovo, stupido cretino! A dirla tutta non mi hai ucciso veramente visto che sono solo un allucinazione, ma poi di cosa ti lamenti, hai portato a compimento la tua vendetta, per la seconda volta. Perché non sei felice, cos'è quel muso lungo?
Edward Nygma si aggirava per la stanza, ubriaco, febbricitante e sudando copiosamente.
Perché sentiva così caldo, non era normale, si tolse la giacca e inizio' a sbottonarsi la camicia, doveva bere un po' d'acqua, e magari mangiare, avrebbe attenuato gli effetti della droga.
Sì fermò accorgendosi che la stanza era buia, solo la luce lunare illuminava flebilmente ciò che gli stava intorno ( stranamente nitido, senza colori intensi e luccicanti né i bordi che ondeggiavano, che fosse già svenuto l'effetto psichedelico delle pillole? ).
Cielo, ma se un attimo prima era giorno, quando si era sbarazzato dell'allucinazione di Owsald c'era ancora luce.
Che ora era, da quanto tempo era in quegli stati?
E sopratutto, da quanto tempo non beveva né mangiava?
In quel momento si sentì debole e la testa girare, sostenendosi alla pareti si avviò versa la cucina, aprì il frigo e inizio' a mangiare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro, senza badare se fosse crudo o scaduto non gli importava.
Mentre beveva da un bicchiere d'acqua ( il terzo ) avvertì uno spostamento dietro di sé e un improvviso abbassarsi delle temperature.
Si voltò, venendo colpito da un pugno, e poi un altro, uno sul collo, uno sulla guancia, fino a riuscire a distinguere di nuovo, Oswald, il labbro ancora tumefatto e il mento sporco di sangue, e gli occhi, più dei pugni venne colpito dall'intensità del suo sguardo, che sembrava volergli scavare fino al cervello e buttare all'aria tutti i suoi pensieri.
Non sentiva il dolore dei pugni ( era solo mentale, il dolore ) ma avvertì la voragine nel petto che fermava la sua espansione, e poi i polmoni finalmente liberi dalla morsa delle crepe, si sentì respirare, finalmente.
Si udi singhiozzare, e osservandosi dall'esterno si vide bloccare i polsi dell'ex amico e abbracciarlo, e solo mentre stringeva a se il corpo fradicio dell'amico, finalmente pianse, pianse tutte le lacrime che non aveva versato per Kristen, quelle che doveva ancora versare per Isabella, e quelle che aveva anestetizzato con le droghe per Oswald, e tutti questi pianti si sommarono in un unica crisi di lacrime e balbettii.
- Sei vivo, oh sei vivo, mi dispiace Oswald, mi dispiace tanto...non avrei dovuto...non avrei dovuto picchiarti a morte, mi dispiace...-
Oswald, che non era Oswald, lo lasciò sfogarsi, azzardando ad accarezzargli la schiena e i capelli, azioni che fecero piangere ancora di più Edward, una parte di lui solo consapevole che stava stringendo un po' troppo l'ex amico, e che una persona vera, con voce strozzata, gli avrebbe chiesto di allentare la stretta se non voleva sofficarlo ( Oswald non si lamentava mai degli abbracci di Edward, anzi cercava sempre di prolungarli il più possibile, era l'altro a staccarsi per primo).
Ti dispiace solo di questo, Ed? Non di avermi ucciso sul molo mentre ti imploravo dicendo di amarti, e per amore ho rifiutato di venderti per salvare il mio impero e le penne, ma non è bastato questa dimostrazione che potevo cambiare, hai dovuto uccidermi comunque. Non una, ben due volte.
- Mi dispiace, mi dispiace per tutto, saranno le droghe, sarà lo sfinimento, domani forse mi dimenticherò tutto e quindi ne approfitto, io... farei di tutto per averti con me di nuovo, e sì, ho preso le droghe perché mi manchi, mi manca il tuo zoppicare per la casa, mi manca quando ti arrabbi con i tuoi sottoposti, sei sempre stato così buffo e tenero anche da fuori dai gangheri, e quando ti infastidivi per i miei indovinelli, i tuoi comportamenti esagerati, e mi manca la tua intelligenza, il fare progetti insieme, mi manca tutto di te...-
-...e senza di te non sono niente, sei tu che mi hai costruito, senza di te non esisterebbe l'Enigmista sarei solo il patetico Ed Nygma, uno psicopatico qualsiasi, un killer come tanti altri a Gotham senza nulla di speciale, sei stato tu, a rendermi speciale.-
Una parte di Edward gli sussurrava che si stava rendendo ridicolo e patetico, piangere fra le braccia di un fantasma, di qualcuno che fino a poche ore fa era felice di uccidere di nuovo, dimentico di tutto quello che gli aveva fatto, dimentico di...Isabella.
Isabella.
Alzando lo sguardo la vide, in piedi, che lo osservava, scuotendo la testa, con amarezza.
E una nuova emozione lo invase, una rabbia che non era più diretta verso Oswald, ma verso la donna bionda che era la copia di Kristen.
Perché sei dovuta entrare nella mia vita, e rovinare tutto? Se tu non ti fossi avvicinata a me in quel negozio, non avrei mai distrutto l'impero di Oswald, né devastato psicologicamente ed emotivamente compiendo un azione ignobile come profanare le ossa di suo padre, per vendicarmi, né tantomeno lo avrei ucciso!
Sarebbe ancora vivo, e saremmo insieme!
Oswald si stacco da lui e voltò il capo nella direzione dello sguardo dell'amico, ed Edward non seppe mai se la stesse vedendo ( appena il Pinguino si era staccato da lui Isabella aveva fatto un sorriso trieste ed era scomparsa) ma lo vide annuire con aria seria per poi voltarsi nuovamente verso Ed.
Quindi lo ammetti?
Edward Nygma sussultò nell'incrociare lo sguardo dell'amico, ammettere cosa?
Lo sai, Edward, dillo.
L'altro annuì, avvertiva la voragine nel petto diminuire, lasciando solo delle crepe, che, come delle cicatrici indelebili, non sarebbero mai scomparse.
E capì, quello che gli stava domandando, e lo ammise, finalmente.
- Una parte di me ti odierà sempre per aver ucciso Isabella ma ora...io la odio, sì odio Isabella per averti strappato da me. Quando non prendo le pillole vado ogni giorno al molo, mi siedo nel punto in cui ti ho ucciso, e ti parlo della mia giornata, dei miei piani, e di quanto mi manchi. Non sono ancora andato a visitare la tomba di Isabella, non ancora, non ci sono riuscito, ma ora so che non l'ho fatto perché sarei stato preso dalla disperazione, non solo per la sua perdita, ma perché dopo la sua morte ho iniziato a odiarti, dopo aver capito che sei stato tu. E ho detestato, quest'odio che mi ha consumato fino a dimenticare il vero movente che mi ha spinto ha ucciderti. Mi ha dominato, impedendo al dolore di uscire e fare il suo corso, ho bloccato, il dolore, l'ho congelato e al suo posto, perché qualcosa doveva sostituirlo, ho messo l'odio. Dimenticando quello per lei. Sì Oswald, ho odiato anche Isabella, ma mai quanto ho odiato te. Perché lei era il mio amore, tu solo il mio migliore amico.-
Oswald annuì, sorrise, sembrava soddisfatto, me nella penombra Ed non riusciva a vedere bene il suo volto quindi non poteva essere certo che quello fosse un sorriso.
Gli effetti della droga stanno svanendo, Ed. Sfogati, se vuoi uccidermi di nuovo fallo pure, dì quello che senti, perché domani tutto ciò ti sembrerà un sogno, e lo dimenticherai, continuando nella tua spirale autodistruttiva senza sapere il perché.
Edward aveva già in mano il flacone e e lo apri prendendone un altra, incurante del fatto che si stesse pericolosamente avvicinando al dosaggio fatale che lo avrebbe portato a un overdose, e alla morte.
Ma l'effetto delle precedenti pillole è già sparito, sono solo residui, questi, quindi non è pericoloso. Barbara capirà se non mi vede anche oggi, o forse no, non me ne importa nulla.
Edward stava per mettersi in bocca la pillola quando Owsald gli afferrò il polso, per impedire di assumerla.
Resterò qui ancora qualche ora, hai ancora abbastanza sostanze psicotrope per un altra giornata, se prendi questa, rischi di morire.
- Pazienza. Ci rivedremo all'inferno, qualsiasi posto ci sia dopo la morte. Anche se non c'è nulla, va bene lo stesso. Sono così stanco, Oswald, così stanco. Vorrei solo dormire, resti con me finché non mi addormento?-
Edward comincio ad avere dei giramenti di testa e la nausea, eppure i sintomi sembravano spariti, sembrava che l'effetto delle pasticche fosse scemato, avvertì anche la tachicardia, cominciava a spaventarsi.
Guardò Oswald, gli occhi erano diventati improvvisamente scuri, il corpo era teso, ma ciò che non si aspettava fu che l'ex amico gli spinse la pastiglia in bocca, tenendo premuta la mano per impedire a Ed di sputare il farmaco.
Vuoi morire? E allora muori! Così farai felice molte persone, a cominciare da Tabitha, che se troverà il tuo cadavere ne farà scempio e insieme a Butch balleranno al tuo funerale, se mai si qualcuno si degnerà di farne uno per te, certo sempre se Tabitha lascerà qualcosa di te da seppellire.
Io non ho avuto un funerale, a farmelo saranno i pesci che banchetteranno con i miei resti.
All'inferno non ci sarò io ad aspettarti, ci saranno Isabella, Kristen e il suo fidanzato poliziotto che hai ucciso, e non solo loro, ci saranno tutti gli altri che hai ammazzato, e io sarò lì a brindare e guardarli mentre ti faranno passare pene infernali.
L'altro si divincolò, non voleva buttare giù la droga
Prima non la pensavi così, prima volevi morire e ora vuoi vivere?
Codardo!
L'ex sindaco di Gotham gli stringeva il mento per fargli tenere la testa alta e costringerlo a ingoiare la pastiglia, cosa che Ed, impanicato, fece suo malgrado.
Con un rantolo venne lasciato libero, dovette appoggiarsi al frigo per non cadere.
Oswald era sparito, di nuovo.
Rabbrividi, continuava a sentire freddo, e la testa a girargli, a fatica raggiunse la camera da letto, non sua, quella che apparteneva a Oswald , e si butto' sul materasso nudo ( aveva fatto togliere tutte le sue cose, comprese portare via le lenzuola, non voleva avere nulla in giro che gli ricordasse lui...
Ma il quadro lo hai tenuto, e ora perché sei entrato nella camera di Oswald, Ed?
...Si butto sul materasso, strizzando gli occhi, gli girava tutto.
Con la mente vuota, e una stanchezza abissale a invaderlo a momenti alterni, come una marea scura e appiccicosa, si tolse gli occhiali per metterli su un comodino lì accanto.
Che strano, perché era rimasto lì quel comodino, perché non lo aveva fatto portare via?
Sapeva che era stata Olga a occuparsi della camera dell'ex sindaco, le aveva detto, se li trovava, di prendersi pure gli oggetti di valore ( un morto non può reclamarli ).
Accese la luce, e rimettendosi gli occhiali, incuriosito aprì il primo cassetto, certo che la domestica avesse messo da tempo le mani su qualsiasi cosa ci fosse li dentro, era certo di trovarlo chiuso.
Eppure, ciò che lo vide gli diede la stessa sensazione che si provava nel masticare cubetti di ghiaccio, un gelo che gli tolse il respiro, dimenticandosi, quando tentò di prendere fiato, perfino come fare, a respirare.
Dentro non vi era nulla, solo il pinguino di carta che una volta, molto tempo prima, quasi in una vita precedente, aveva realizzato per Oswald durante una delle sue visite ad Arkham, utilizzando la carta in cui l'ex amico aveva avvolto un regalo per lui, un rompicapo che aveva risolto immediatamente.
Lo fisso' per parecchi minuti come se da un momento all'altro potesse esplodere, chiedendosi perché diamine Olga lo avesse lasciato lì invece di buttarlo via.
Poi si ricordo' di avere il corpo imbottito di psicofarmaci ( uno solo bastava a stendere un cavallo ) mischiati a sostanze psicotrope, così strizzò gli occhi, se li sfregò, si rimise e si tolse gli occhiali più volte, il tutto nella speranza che quella sorta di origami tridimensionale sparisse, che fosse solo un'altra scherzo della sua mente.
Ma i minuti passavano e il pinguino di carta restava lì fermo, nel cassetto, dove lo aveva lasciato.
Lentamente, come se tenessi di scottarsi, avvicinò la mano per prenderlo, e una volta afferrato trattenne il respiro, aspettando che qualcosa accadesse, ma nulla, tutto restava immobile, nessuno spostamento d'aria né i tipici scricchiolii di una casa vecchia come quella.
Edward si rigirò fra le mani quel pinguino creato con carta da regalo, per ringraziare Oswald e dargli un consiglio, senza indovinelli, però.
All'epoca non riusciva proprio a capire perché un uomo potente come il Pinguino, che gestiva la malavita di Gotham, si interessasse a uno che lavorava con i cadaveri per la GCPD ed era un assassino.
Certo lo aveva curato quando era stato colpito da Tabitha Galavan ed era latitante, ma poi lo aveva lasciato in balia di sé stesso quando si era accorto che Hugo Strange, ad Arkham, gli aveva fatto il lavaggio di cervello, rendendolo docile e "buono".
Non era stato molto gentile con lui, eppure, perché continuava a andare a trovarlo ad Arkham?
Cosa mai Oswald Cobblepot aveva visto in Edward Nygma, da spingerlo a cercare la sua amicizia e vicinanza?
Non avrebbe mai dimenticato il sorriso imbarazzato e la sorpresa di Oswald quando gli aveva realizzato quel pinguino di carta, e che aveva conservato, dopo tutto quel tempo.
La crepa nel petto riprese ad espandersi, e sentì formarsi un groppo in gola e gli occhi inumidirsi, li sbatté, basta, ora piangere.
Mise con cura il pinguino di carta sul comodino, spense la luce e si voltò dall'altra parte.
Doveva dormire ora, eppure era difficile si sentiva come su un mare in tempesta, il letto ondeggiava come dopo una bevuta, ogni volta che chiudeva gli occhi gli girava la testa procurandoli una fitta nausea.
Respirò lentamente, e inizialmente funziono, la nausea scomparve così come i giramenti di testa.
Se ci arrivava, al giorno dopo, doveva assolutamente buttare via le pillole.
Ormai si sentiva in pace, sentiva di essersi riappacificato con il fantasma del suo ex migliore amico morto, era sicuro che dopo quella notte non sarebbe più venuto a tormentarlo.
Non aveva più bisogno di lui, non più.
Sapeva anche di dover dare ragione ad Oswald, era stato lui a far si che diventasse ciò che era o almeno ciò che tentava di essere, doveva solo liberarsi dal ricordo e l'attaccamento che ancora provava per quell'infantile pinguino.
E poi sarebbe stato finalmente libero.
Dubito fortemente di ciò, Ed.
- Va via ora, Owsald. Abbiamo discusso abbastanza, fammi dormire.-
Col rischio che poi non ti risvegli più?
Edward Nygma sospirò a aprì gli occhi, sentiva la voce di Oswald nella sua testa, ma nella stanza non c'era nessuno.
- Sei stato tu a darmi l'ultima pillola, ricordi?-
Non è una dose mortale, ce ne vorrebbero almeno dieci prese tutte assieme, anzi l'intero flacone, ma ora sei troppo fatto per poterti alzare e andarlo a prendere e scolarele tutte insieme. Senti sonno, non è vero? Eppure i sintomi sono troppo forti per permetterti di addormentarti, è corretto?
- Ora sei anche un dottore?-
Sono il tuo inconscio, stupido! So quello che sai tu.
Ma cambiando discorso, hai visto che bel regalo ti ha lasciato il nostro amico pennuto?
- È stata Olga ha lasciarlo lì invece di buttarlo via!-
Perché non l'hai fatto tu, una volta trovati, allora? Mi aspettavo di ritrovarlo accartocciato o strappato e invece eccolo lì in bella vista.
- Se lo strappo poi te ne vai?-
Assolutamente no, ho bisogno che tu resti sveglio.
- PERCHÉ? Ti prego, Oswald, basta. Ti ho ucciso di nuovo, ho ammesso che mi mancavi, e che avrei preferito non aver mai conosciuto Isabella se questo fosse servito a non rovinare il rapporto fra di noi arrivando a ucciderti, lì su quel molo. Cos'altro vuoi, uccellaccio maledetto?-
Non posso essere comprato, ma posso essere rubato con uno sguardo. Sono inutile per uno, ma inestimabile per due. Cosa sono?
Edward Nygma rabbrividì, sapendo benissimo che quello non era un brivido di freddo.
- Sono io quello che fa gli enigmi.-
Non voleva rispondergli, non su quell'argomento, non ora.
E quando, Ed? Domani potresti essere morto...
- NON CHIAMARMI ED!-
Parliamo di quella sera, per esempio.
- Stai zitto, STA ZITTO O MI ALZO E MI SCOLO TUTTE LE PASTIGLIE CHE RESTANO.-
Se ti alzi ti girerà la testa in un modo tale che implererai di morire seduta stante, oltre a vomitare l'anima, sempre se ne hai una.
L'uomo si alzò di scatto, e come aveva previsto la voce, tutto intorno a lui iniziò a ondeggiare pericolosamente, e la nausea, oh la nausea.
Se vomito, mi libero delle pillole, sì vomitare è l'unica soluzione...
....e domani ti ritroverai a impasticcarti come fai da un po' di tempo ( da quanto tempo andava avanti così? ) fino ad oggi...
Il fu Ed Nygma gemette e su sdraiò nuovamente, in posizione fetale, strizzando gli occhi fino a vedere puntini colorati davanti a sé.
E non vide solo quelli.
La serata dopo il tuo eroico salvataggio, cominci a perdere la memoria?
Davvero non lo hai visto lo sguardo di Oswald quando gli hai detto quella cosa?
Ti ha abbracciato, ma entrambi sappiamo bene che non era quello che avrebbe voluto fare, solo non aveva ben chiaro un nome adatto alle sue emozioni.
Oh per fortuna la notte era lunga, e tu eri piuttosto sconvolto, oltre a quel thè avete bevuto anche del gin, vecchia annata ma adatta a quelle situazioni.
Olga poi, l'indomani è stata davvero soddisfatta nel vedervi scendere insieme per la colazione.
- No...no. È stato, un errore...
Sì poi non ne avete più riparlato, è vero, ma se ci pensavi giustificavi il tutto con l'alcool, l'esser quasi morto, l'adrenalina ancora in circolo, il calore del caminetto, tutte scuse, e lo sai benissimo.
Hai avuto tante di quelle occasioni, Ed, poi è arrivata Isabella e hai trasferito su di lei i neonati sentimenti che iniziavi a provare per Oswald, quello, più complice la somiglianza di lei con Kristen, è il gioco è fatto, è stato semplice innamorarsene.
- Ti prego...-
Affondò la testa nel materasso, Edward, per non vedere la sagoma zoppicante che gli stava per avvicinarsi, e per scacciare dei ricordi che aveva chiuso ben a chiave e si era ripromesso di seppellire in fondo all'acqua del porto, con l'uccisione di Oswald.
Ma come era riaffiorato lui, affiorarono anche loro.
Non dovresti seppellire i bei ricordi, Ed
Edward Nygma, ancora con il volto schiacciato contro il materasso, il volto di Ed era contratto, visto dall'esterno poteva sembrare un uomo che stesse soffrendo enormemente ma che tentava di trattenere dentro di sé il dolore.
E soffriva, e vero, perché ripensare a quei momenti gli faceva venire in mente tutte le possibili alternative, tutti i "se", tutto il vulcano di parole non dette che stavano emergendo, e quella sofferenza era terribile, affilata come un coltello rovente e no, non voleva provarlo non quella notte.
Quella notte aveva già fatto pace con i suoi fantasmi, aveva detto quello che doveva dire, si era chiarito, era pronto a lasciar andare Oswald.
Ci avrebbe pensato poi, al resto, quando pensarci avrebbe smesso di fare così male.
So che fa male, Edward, ma proprio per questo li devi affrontare, e poter andare avanti.
Mormorò la voce, con tono triste, ma non era più una voce, Edward, che non voleva più essere Edward, avverti una carezza sulla testa, delicata e gentile.
- Ti prego Oswald, ti supplico, basta.-
Di nuovo, fuggì dal confronto, riuscì ad alzarsi e rifiutandosi di guardare l'amico accanto a lui ( ma non gli scacciò via la mano, che continuava, con delicatezza, ad accarezzargli i capelli ).
Devo vomitare, solo eliminando le pastiglie dal mio corpo spariranno le allucinazioni e le voci, sì è la soluzione.
Ma la sudetta allucinazione sospirò, smise di giocherellare con i capelli del moro ( Edward non l'avrebbe mai ammesso, ma gli dispiacque ) e gli prese entrambe le mani, stringendole.
Affrontalo, ammettilo a te stesso, e poi sarai libero.
Guardami, Edward.
Quello che un tempo era lo scienziato forense della GCPD alzò lo sguardo ( ora la vista sembrava esser tornata normale, e non aveva più la nausea ) sul volto serio del Pinguino.
Non posso essere comprato, ma posso essere rubato con uno sguardo. Sono inutile per uno, ma inestimabile per due. Cosa sono?
- Quell'amore era solo tuo, Oswald. Era solo tuo. Tu per me eri il mio migliore amico, e la verità, Oswald, è che tu sei stato amato da due splendidi genitori che ti sono stati portati via troppo presto, hai conosciuto solo quell'amore incondizionato di un genitore per il proprio figlio. Il tuo era un amore infantile, e in una relazione si devono fare dei sacrifici, da entrambe le parti per mantenerlo vivo. Non può essere a senso unico e basta. E ne eri continuamente affamato, e questo è sempre stata la tua debolezza, appena qualcuno ti si avvicina, tu te ne innamori, è sempre stato così, Ozzie. E io non potevo gestirlo, il tuo amore, non così.-
Tolse le mani da quelle di Oswald e si alzò, senza guardarlo.
Codardo. Sei solo un codardo.
Edward che ora finalmente stava cominciando a non esserlo più, scosse la testa, fissando l'allucinazione con infinita stanchezza ( e una profonda tristezza, anzi, pietà, per il suo vecchio amico ).
- La risposta è sì, Oswald. Avrei potuto amarti, e probabilmente una parte di me lo ha fatto, ma anche se non avessi conosciuto Isabella, non so quanto saremmo durati, non poteva funzionare. Quella notte è stata bella, anzi, stupenda, ma è stata un errore. E ora è finito tutto.-
Lo fisso', e vide il volto di Oswald contratto, come quando, per testare la sua reazione, gli aveva detto di volersi licenziare per poter diventare soci, e Oswald, che aveva frainteso, si era ritrovato con il cuore spezzato, e lo sguardo, era il medesimo.
Edward continuava a fissare quell'Oswald che non era Oswald bensì la proiezione del suo inconscio, il volto di pietra e fermo, la pietà e la tristezza ormai sopraffatti dalla stanchezza di tutta quella situazione, e, insieme, un senso di liberazione.
Gli guardò gli occhi, di quell'azzurro che a volte sembrava verde chiaro, acquso, e li vide luccicare, lacrime di tristezza, o frustrazione?
Si concesse di pensare a quella notte, al luccichio degli occhi dell'amico, alle loro sorpresa e felicità, si ricordo' di aver pensato che non aveva mai visto occhi simili ai suoi, ed erano così belli, e glielo aveva sussurrato, dopo, una volta finito tutto.
Ed era stata anche l'unica notte in cui avesse mai dormito serenamente, senza incubi, e né voci.
All'improvviso avverti un crampo, e si piegò dal dolore, e poi un dolore lancinante alla testa, e la nausea.
Dovette sostenersi alle pareti, ma cadde lo stesso, gemendo.
Un ambulanza, ho bisogno di una lavanda gastrica...o morirò.
Aveva la nausea, ma nonostante i suoi sforzi, non riusciva a vomitare.
Pensò di chiamare Olga, per poi ricordarsi che l'aveva licenziata, praticamente subito dopo la morte di Oswald.
È finita.
Vide Oswald inginocchiato davanti a lui, che gli accarezzava una guancia sorridendogli con tristezza.
Gli ripeté l'indovinello, e Edward Nygma, che doveva morire e rinascere per non essere più tale, annuì, stravolto dai crampi e dal mal di testa.
Oswald si aspettava una risposta, ma lui non riusciva a parlare, si sentiva la bocca piena di sabbia, a malapena riusciva a deglutire.
Lo sai, non riesci ancora a dirlo.
Il moro gemette, si avvicinò ancora più a Oswald, e siccome quello continua a restare immobile ad aspettare una risposta, non riuscendo ad esprimersi a parole, lentamente gli si avvicinò al volto per poi baciarlo.
Soddisfatto, adesso?
Oswald ricambiò, e Edward riuscì a pensare che le sue labbra avevano lo stesso sapore di the e alcool di quelle notte, e anche il rossore delle guance era il medesimo così come il modo in cui l'altro gli aveva accarezzava le guance, per poi scendere al collo fino ai lembi della vestaglia, con mani sudate, e il moro realizzò che il suo subconscio gli stava facendo rivivere un ricordo, un piacevole ricordo, prima della fine di quella lunga giornata.
E forse la fine di tutto, o forse solo di Edward Nygma.
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Quando si risvegliò era giorno inoltrato, forse anche pomeriggio, non riusciva a capirlo, c'era solo una grande luce che penetrava dalle tende, facendogli strizzare gli occhi.
Si tiro su, e prima di avvertire spilli roventi pungergli la testa, si accorse di essere nella vecchia camera di Oswald Cobblepot.
Ho bisogno assolutamente di un aspirina, anzi forse due ma...cosa ci faccio qui dentro?
Tenendosi la testa dolorante e barcollando andò verso il bagno, armeggiò fra le medicine nell'armadietto prima di trovare quelle che cercava, ingoiando tre aspirine senza l'acqua.
Che dolore alla testa, ma in verità mi fa male tutto, che diavolo è successo ieri sera? Non ricordo assolutamente nulla.
Chiudendo l'armadietto dei medicinali si osservò allo specchio.
La figura che vedeva riflettersi, ebbe fatica a riconoscerla, tanto era stravolta.
Ma una consapevolezza lo invase, quello nello specchio non era Ed Nygma.
Era l'Enigmista
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